Pubblichiamo lo scambio di opinioni pubblicato sul Corriere delle Sera. Inutile commentare. Ma leggete l'editoriale di Guy Cherqui di gennaio 2002.

Pensiamo che questo possa servire alla riflessione su questo lungo dibattito (ri)nato dopo la tournée trionfale dei Berliner diretti da Claudio Abbado a Roma e Vienna.

il manifesto dell primo concerto

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Abbado e Milano

La Filarmonica compie 20 anni...foto...lettera..risposta..commento...

Claudio Abbado agli "Amici del Loggione" per l'incontro annunciando la nascita della Filarmonica

Una lettera di lettore

Caro Vergani, oggi la Filarmonica della Scala compie 20 anni ...

Caro Vergani, oggi la Filarmonica della Scala compie 20 anni. E' un grande orgoglio di questa nostra Milano. Non è campanilismo. Lo dicono i giornali stranieri, lo dicono le scritture alla Musikverein di Vienna, le esecuzioni al Festival di Salisburgo, al Festival di Lucerna, le «tournées» a Parigi, a Mosca, in Russia, in Giappone, in Australia. Ho letto che la «Süddeutsche Zeitung» ha scritto di «un ensemble di prim'ordine, agile e flessibile, con una compattezza di espressione stupefacente». Io non sono un abbonato perché non ho i mezzi, forse neppure gli interi. Ma sono un fedele dei concerti trasmessi per televisione e ringrazio Claudio Abbado di avere fondato la Filarmonica e Riccardo Muti, che se non sbaglio ne assunse la direzione 15 anni fa, di averla fatta maturare. Ringrazio anche i grandi maestri che l'hanno diretta da Giulini a Sawallisch, dagli scomparsi Bernstein e Sinopoli a Pretre, da Rozdestvenkij a Metha, da Ozawa a Maazel.
Albino Sirtori



La risposta di Vergani

Quattro anni fa, il violoncellista Enrico Dindo, che ormai ha una brillante carriera di solista, mi ha parlato di «suono identificabile, differente da tutte le altre orchestre, italiano, un suono caldo, espressivo che appartiene al nostro Dna». La Filarmonica, composta in gran parte da strumentisti dell'orchestra scaligera e, di volta in volta, corroborata anche da apporti esterni, era nata puntando a una credibilità internazionale sul piano sinfonico. «Era un traguardo lontano», mi ha raccontato il violinista Ernesto Schiavi. «Quando nascemmo, qualcuno giustamente disse che era stato un parto senza gestazione. Noi dicemmo che, in un Paese dove si avviano un sacco di gestazioni e non si arriva mai al parto, anche un neonato da incubatrice meritava di essere aiutato. I fatti ci hanno dato ragione. E' stata una strada lunga e difficile. La tradizione italiana è puramente lirica. L'abbiamo affrontata con umiltà e soprattutto con l'aiuto del maestro Muti». Nel racconto dei professori della Filarmonica è ricorrente il richiamo all'impegno di Muti con l'orchestra e per l'orchestra. Il primo clarinetto Fabrizio Meloni ha detto: «La Filarmonica è cresciuta moltissimo perché Muti si è occupato personalmente di tutti i giovani: li ha voluti, li ha scelti, li ha fatti maturare e li ha portati alla ribalta anche come solisti». E' il caso del violino di spalla Francesco Maria Manara, della prima viola Danilo Rossi («Anni fa, una sinfonia di Mahler ci costava nove prove e ancora non funzionava. Oggi, ci appartiene e di prove ne bastano due») e di Enrico Dindo: «E' stato un rodaggio ostinato e capillare. Muti ha lavorato nel microdettaglio all'interno di ogni sezione e con ogni strumentista». La prima viola Simonide Braconi, in quella intervista a più voci, ricordava: «Sono arrivato alla Filarmonica nel '94. Avevo 23 anni. Ho subito avvertito vitalità, entusiasmo, comunanza di idee, di valori: la gioia di fare musica insieme». Braconi ha poco più di trent'anni. Al suo confronto, la prima tromba Giuseppe Bodanza è un decano ma, nel racconto, ha uguali accenti: «Il maestro vive molto dentro l'orchestra. Conosce le potenzialità di ogni strumentista e non lascia mai andare, non si accontenta se uno suona solo correttamente».


Cronaca di Milano - venerdì 25 gennaio 2002



Il commento di Attilia Giuliani

Caro Vergani, leggo in questo momento la lettera pubblicata sul Corriere di oggi che ricorda la nascita vent'anni fa della Filarmonica della Scala; devo dire che trovo sorpredente quanto poco, ossia niente, lei abbia dedicato della sua risposta al ricordo della fondazione di questa orchestra, nata grazie alla caparbia volontà di Claudio Abbado!!! E meno male che almeno il lettore che Le ha scritto lo ha citato con gratitudine, anche perchè la teoria dell'autogestazione mi sembra molto lontana dalla verità!
E' davvero incredibile come in questa città quando si tratta di parlare di Abbado si entri in una specie di campo minato per cui o bisogna minimizzare e ricordarlo il meno possibile, quasi che il suo nome potesse suonare offensivo a qualcun altro, oppure lo si supplica (proprio dalle pagine dei giornali) con trombe e fanfare perchè ritorni a dirigere là dove è stato di scena per quasi vent'anni, ben sapendo che non potrà accettare simili inviti, provenienti da chi tutto si augura fuorchè che accetti davvero!

Un cordiale saluto