L'editoriale è di Guy Cherqui, redattore del sito. APPELLO

APPELLO

Al Consiglio di Amministrazione della RAI
Al Presidente della Commissione Parlamentare di Vigilanza
Al Direttore della Divisione Radiofonia
Ai quotidiani, ai settimanali, alle agenzie di stampa

e per conoscenza a Radio Tre

CHI HA PAURA DI RADIO TRE?

Metà del palinsesto, che otteneva elevati indici di ascolto, è stato cancellato. Sono scomparsi tra gli altri i seguenti programmi: Lucifero, Mattino Tre, Buddha Bar, Grammelot, L'Arcimboldo. Altri come
Fahrenheit sono stati ridotti ai minimi termini.
L'interessante panoramica sulla stampa internazionale di Radio Tre Mondo è stata spostata dalle 7.15 alle ore 18.30.
Sono state smantellate e disperse redazioni che avevano accumulato anni di esperienza nella realizzazione di questi programmi.
Alcuni responsabili e curatori sono stati umiliati e messi da parte senza alcuna giustificazione. Si tratta di un evidente spreco di risorse dato che continuano a prendere uno stipendio senza che le loro capacità professionali vengano utilizzate al meglio.

Tutto questo è stato sostituito da un contenitore denominato "Il Terzo Anello" caratterizzato da un indistinto e anonimo flusso di musica gestito da un computer. uno sciagurato adattamento per Radio Tre dei freddi meccanismi della così detta "play list" tanto in voga a Radio Due e nelle radio commerciali. Una "play list" che tra l'altro non ha certo premiato radio due per quanto riguarda gli ascolti.
All'interno di questo flusso sono calati programmi spesso farraginosi o impacciati o a volte francamente dilettanteschi come le letture integrali dei grandi romanzi (Ad alta voce) o la riproposizione acritica di documenti storici (Il gusto della storia).
In questo modo è stata cancellata ogni forma di attualità culturale come le recensioni, le interviste, le novità discografiche e letterarie, quel fermento
vivo che caratterizzava i programmi di Radio Tre.
Manca nella freddezza del palinsesto e nei ritmi imposti da un computer qualsiasi voglia di dialogo e divertimento con il pubblico.
Manca anche l'apporto creativo di tanti conduttori ridotti a fare gli annunciatori per musiche che non hanno scelto.
La Radio Tre odierna non è una radio particolarmente brutta, ma è sicuramente in gran parte una radio estranea e aliena.
La protesta degl ascoltatori si è già manifestata in modo forte ed evidente in queste prime settimane di programmazione come testimoniano numerose lettere pubblicate da Repubblica, Il Venerdì, L'unità, Liberazione, Diario e altri organi di informazione.
- Chiediamo ai membri del CDA, ai dirigenti della RAI e alla commissione di vigilanza di intervenire e valutare quanto questo brusco cambiamento stia andando contro il gusto, i desideri, le passioni degli utenti del servizio pubblico, un servizio pubblico che non può rinunciare al suo compito di diffondere scintille di cultura nel panorama dell'informazione. Come consumatori ci chiediamo anche perché una rete che ha aumentato in modo considerevole gli ascolti nel corso degli anni debba essere stravolta e rimaneggiata in questo modo.
- Ai critici radiotelevisivi e ai giornalisti in
generale chiediamo di non tacere su quanto sta accadendo, di pronunciarsi contro o a favore ma di pronunciarsi, di ascoltare e criticare. Vorremmo ricordare loro che i problemi dell'informazione non
possono ridursi solo alle vicende di Biagi e Santoro.

- A tutti gli operatori culturali, ai docenti, ai
musicologi, agli artisti in genere chiediamo di tenere alta l'attenzione contro uno snaturamento di Radio Tre condotto nel segno dell'appiattimento della cultura e della discussione.


Editoriale

Milano Ottobre 2002

Sorrisi e canzoni


Milano, 12 ottobre

Pubblichiamo l'appello degli amici di Radio 3, perché Radio 3 è sempre stata vicina agli abbadiani, dando risalto alle nostre iniziative, e soprattutto dando a Claudio Abbado lo spazio che merita, anche in momenti in cui il suo nome non era gradito in certi ambienti musicali italiani e milanesi.

Non tocca a noi però giudicare quello che avviene nell'azienda RAI, in particolare a Radio 3. In riferimento a quanto scritto nell'appello, preferiremmo allargare il discorso al rapporto tra politica e cultura, e pertanto tra i media e la cultura. Il concetto di cultura di massa è profondamente antidemocratico, cosi antidemocratico come può esserlo il concetto di insegnamento di massa, perché rinvia ad una idea di cultura minima, condivisa dalle masse. A tale proposito, ricordiamo l'uso mediatico fatto del bicentenario mozartiano...Questa cultura minima condivisa, imposta dai mass media, dovrebbe provvedere all'educazione e all'edificazione della folla, a cui non resterebbe che accettare a bocca aperta quello che le viene offerto..

Alla cultura di massa si oppone la cultura democratica, quella che tende a fornire a ciascuno la libertà di accedere a tutti mezzi culturali, a tutti debattiti, a tutto ciò che contribuisce alla costruzione del libero cittadino. Radio 3 era parte importante di questa cultura democratica: distanza riflessiva, ironia, divertimento, stimolazione allo spirito critico erano di casa.

Oggi si orienta Radio 3 verso un modello troppo condiviso dei nostri media, il modello a-critico di massa, perché la vita mediatica deve essere, in fatto di riflessione e di distanza critica, tutta "sorrisi e canzoni".

Sorrisi e canzoni, come lo è stata l'ultima campagna elettorale
Sorrisi e canzoni, come è diventato il nostro Teatro alla Scala, tempio delle superficialità significante così cara a Roland Barthes
Sorrisi e canzoni, perché in questo mondo tutto deve apparire facile, senza problemi, e soprattutto permettere il silenzio anestitico della beata popolazione.
Sorrisi e canzoni, perché è l'unico modo di evitare di porre giusti problemi degni della qualità di cittadino europeo.

Allora anche Radio 3, isola felice della cultura intelligente nei media italiani, deve diventare tutta "Sorrisi e canzoni" per evitare alla massa il rischio di un'abbozzo, di squizzo, di inizio, di riflessione.
Perché nel mondo "Sorrisi e Canzoni", il grande fratello riflette per te e ti indica la strada "giusta" perchè teme che tu scopra la bugia iniziale.

Ma il mondo "Sorrisi e Canzoni" è anche una forma sottile e tragica di totalitarismo. Noi abbadiani odiamo tutti i totalitarismi. Perché per noi, la cultura è l'unica via di apertura verso il mondo e verso l'altro, non una altra via possibile verso il totalitarismo.