Carlos Kleiber
(1930-2004)

Carlos Kleiber ci ha lasciati.

Eravamo abituati ai suoi lunghi silenzi, ma anche tenacemente attaccati alla speranza di rivederlo sul podio, per farci rapire ancora una volta dal suo gesto grandioso, dalla perfezione delle sue interpretazioni, dalla purezza del suono, dal suo indimenticabile sorriso.

In questo momento il rimpianto e il dolore, hanno messo a tacere l’enfasi entusiasticamente scatenata che ero solita usare, parlando di lui.
Ho scelto, quindi per ricordarlo questa poesia che la grande poetessa Anna Achmatova scrisse in memoria di Boris Pasternak.

La voce irripetibile ieri è taciuta,
ci ha lasciato chi parlava alla macchia.
Si è mutato nella spiga vivifica,
nell’esile pioggia che aveva cantato.
E tutti i fiori che esistono al mondo
di fronte a questa morte sono sbocciati.
Ma d’improvviso il silenzio è disceso
su un pianeta dal nome modesto……Terra.

Addio Maestro, la gioia che ci ha donato non ci abbandonerà mai

Maria Vittoria Zocchi
al nome del Club Abbadiani Itineranti


Carlos Kleiber

(1930-2004)






Vi riportiamo le note pubblicate sui siti del Corriere della Sera e di Repubblica:

Dal sito del Corriere:

E' morto Kleiber, grande direttore d'orchestra

Aveva 74 anni ed era da tempo malato. Era nato a Berlino e aveva debuttato nel 1954 a Potsdam nella Germania dell'est
BERLINO - Il mondo della musica colta ha perso uno dei suoi più grandi interpreti. Carlos Kleiber, considerato uno dei più grandi direttori d'orchestra del secondo dopoguerra, è morto all'età di 74 anni dopo una lunga malattia. La notizia della morte, (avvenuta secondo alcune fonti il 13 luglio scorso), è stata data dall'Opera di Stato di Baviera, teatro che Kleiber diresse dal 1968 al 1973. Il musicista è stato sepolto sabato in Slovenia a Konjscica, terra natale di sua madre.

LA VITA E LA FAMA - Era nato a Berlino il 3 luglio del 1930. Suo padre era il grandissimo direttore d'orchestra Erich Kleiber, di cui Carlos superò la fama. Nel '35 la sua famiglia lasciò la Germania ed emigrò in Argentina, per protestare contro il regime nazista. Conclusa la guerra Kleiber tornò in Europa. Debuttò a Potsdam, allora in Germania dellest, nel 1954. Da allora in poi diresse opere e musica sinfonica nei più grandi teatri del mondo lavorando con i più grandi cantanti. Di lui si ricordano le direzioni storiche del «Tristano e Isotta» di Wagner, della «Traviata» e dell'«Otello» di Verdi, il «Rosenkavalier» di Richard Strauss, l'operetta «Fledermaus» e la «Boheme» di Puccini. Nel 1980 Kleiber aveva preso la cittadinanza austriaca. Precedentemente, durante il suo soggiorno in Sudamerica, era diventato cittadino onorario argentino. Da alcuni anni viveva a Monaco. L'ultima volta che Kleiber aveva diretto un concerto in Italia era stato nel '93 a Cagliari.


Dal sito di Repubblica:

Vienna, l'artista è deceduto il 13 luglio. Solo oggi la notizia
Perfezionista e taciturno, chiamato "il maestro di riservatezza"
Morto Kleiber, "gigante solitario" tra i grandi direttori d'orchestra

Riccardo Muti: "Ogni sua interpretazione era imprevedibile"
Non rilasciò mai interviste. Rare e memorabili le incisioni


VIENNA - L'olimpo degli "dei in frak" perde un altro grande direttore d'orchestra: l'austriaco Carlos Kleiber è morto il 13 luglio scorso dopo una lunga malattia. La notizia è stata data oggi, a sepoltura avvenuta, nel rispetto di quella riservatezza che ha contraddistinto tutta la sua vita. Kleiber, 74 anni, era considerato tra i più grandi direttori viventi sebbene le sue esibizioni, negli ultimi tempi, si fossero fatte sempre più rare. "Sale sul palco solo quando ha il frigorifero vuoto", disse di lui una volta l'illustre collega Herbert von Karajan.

Perfezionista, uomo e artista complesso, spesso faceva infuriare i direttori dei teatri e il pubblico annullando all'ultimo momento concerti in cartellone. Era un uomo molto discreto, soprannominato per questo "il maestro della riservatezza": Kleiber non ha mai rilasciato un'intervista in tutta la sua vita. E di lui restano pochissime incisioni.

Nato a Berlino, figlio del direttore d'orchestra austro-argentino Erich Kleiber, fuggì in Argentina con la famiglia per protesta contro il regime nazista. Riacquistò la cittadinanza austriaca solo nel 1980. Proprio in Argentina, nel 1952, iniziò la sua carriera di direttore: il debutto fu al teatro de la Plata di Buenos Aires. Tornato in Europa, fu costretto dal padre a studiare chimica all'università di Zurigo. Ma la passione per la musica rimase al primo posto: il suo debutto fu a Monaco. Dal 1964 al 1966 diresse l'Opera di Zurigo, poi lavorò a Stoccarda e di nuovo a Monaco. Salì per la prima volta su un podio viennese solo nel '73, quando diresse il 'Tristano' all'opera di Stato. Nel 1978 eseguiva la 'Carmen' in una messa in scena di Zeffirelli e nel 1985 la 'Boeme' di Puccini. Nel 1989 e nel 1992 gli fu affidata la direzione del concerto di Capodanno. Trionfo assoluto fu la direzione nel 1994 del 'Rosenkavalier', sempre nella capitale austriaca.

Per Carlos Kleiber: contribuzioni dei soci

Alessandro Di Gloria

Il 26 Febbraio 1999 è una data che entra di diritto nella leggenda: quella sera Carlos Kleiber ha danzato con la sua bacchetta per l’ultima volta. Ed è un ricordo indelebile per chi, come me, era presente quella magica notte al nuovo Teatro lirico di Cagliari. Dopo i trionfi di Vienna, Milano, Monaco, chi avrebbe mai immaginato che proprio in Italia, e proprio a Cagliari, Kleiber avrebbe diretto il suo ultimo concerto, anzi, il suo ultimo valzer. Con le due sinfonie di Beethoven. IV e VII, il concerto era naturalmente giunto a vertici di inesprimibile bellezza e carica emozionale ma quando quella bacchetta ha preso a dirigere Strauss, l’ouverture dal Pipistrello, ecco compirsi il miracolo: non c’erano più poltrone, luci o pubblico, ma un empireo luccicante, una Vienna festosa e opulenta cominciò a volteggiare e a godere. Godere di una felicità senza compromessi, fatta di pura bellezza e musica, quella musica che assumeva in se stessa, in quei dieci minuti, l’essenza della vita sprigionata da quella bacchetta e da quell’uomo, Kleiber: dal podio mostrava un viso raggiante e le sue mani, i suoi gesti, regalavano con invidiabile eleganza il biglietto di sola andata verso l’estasi. Mi scuso se tanti superlativi si disseminano in queste frasi, ma sono reali e necessari per chi c’era in quel momento e oggi sente il dovere di rendere un minuscolo omaggio, un semplice pensiero, in memoria del più grande direttore d’orchestra del mondo: questo era Carlos Kleiber. E non lo dico solo adesso, in questo specifico contesto, quando Kleiber non c’è più, ma da sempre è stato per me un dato inconfutabile. Perché lui aveva la musica nel sangue e in più mostrava quell’estro, o forse consapevole follia - se così la si vuole chiamare – che gli consentiva di ottenere dalla partitura “la” musica e non una esecuzione.

Ascoltare Carlos Kleiber dal vivo significa scoprire un mondo. Dopo quella sera ho ritrovato il vero Beethoven molto più tardi e solo in altre particolari occasioni. Allora grazie Carlos Kleiber, per i ricordi dei tanti che ti anno ascoltato e conosciuto, per le testimonianze che ci sono rimaste.

A Cagliari gli applausi erano infiniti, scroscianti: la gente urlava letteralmente e non si stancava di osannare e ringraziare il maestro. Anche noi ci uniamo a quell’applauso che idealmente, siamo sicuri, continuerà per sempre.

Alessandro Di Gloria


Ci mancava tanto, ci mancherà sempre.

Carlos Kleiber si è allontanato definitivamente, e non lo sentiremo più nei Teatri d’Opera e le sale da concerto. Ci era rimasto la speranza di rivederlo un giorno sul podio …questa speranza non c’è più. Tutti i giornali del mondo hanno pubblicato la notizia e commentato l’avvenimento. Rinviamo i lettori a tutte queste testate. Tutti sappiamo bene che l’uomo era particolare, non andremo come certi a scavare nei meandri del privato. Mi accontenterò di raccontare qualche aneddoto, raccontato a me da musicisti, o vissuto in prima persona

Quando provava al MET di New York, aveva preso l’abitudine dopo la prova di scrivere ai musicisti, se necessario, qualche notula scritta su un pezzo di carta che lasciava discretamente sui leggii. Gli orchestrali conservavano preziosamente questi scritti. Quando se ne accorgò, ne fu sorpreso e si commosse.

All’epoca del Ring di Chéreau-Boulez a Bayreuth, era diventato una tradizione andare a Monaco durante le giornate libere, tra Walküre e Siegfried o tra Siegfried e Götterdämmerung: Gwyneth Jones tra due Brunnhilde (quella del martedì e del giovedì) cantava a Monaco la Marschallin (mettiamo il mercoledì..)… tempi d’oro…. Andavo dunque spesso a Monaco ritrovare Carlos: e tutti i “fans” di Bayreuth erano li. Alla fine del terzetto del Rosenkavalier, piangevamo, sempre, e senza mai sapere perché, senza mai accorgersene durante lo spettacolo così affascinante. Solo alla fine sentivamo il nostro viso lacerato di lacrime.

I musicisti di Monaco lasciavano sempre sul podio una rosa per il direttore…

Qualche volta tornavo a Monaco alla primavera: si dava Bohème o il Pipistrello, con Kleiber: una sera di Carnevale ci fu e Carlos Kleiber arrivò alla sprovvista sul podio vestito da…Boris Becker, con tanto di parrucca e di racchetta…

A Milano, Carlos Kleiber fu’ l’ultimo nel 1987, a far crollare il teatro sotto i bravi dopo un’opera, in occasione del centenario dell’Otello di Verdi : non mi ricordo più simile trionfo da allora in Scala, non ho più fatto neanche 36 ore di coda come allora.

Un’altra volta, lavoravo per un Festival Parigino ed ebbi l’idea folle di scrivere a Carlos Kleiber per invitarlo a dirigere: fonti private vicine mi avevano detto che non voleva ricevere ne fax, ne chiamate al telefono, bastava una semplice lettera, magari scritta a mano. Per di più, se era scritta in francese era meglio perché adorava la mia lingua. Scrissi la mia lettera in francese al suo indirizzo di Monaco, a Grünewald . Quattro giorni dopo, arrivò una cartolina manoscritta, firmata C.K. e scritta in verde…

"Je ne sors plus de maison, je ne veux plus diriger, je ne réponds jamais aux lettres. ......Mais la vôtre était si gentille 1...." .

Ho questa cartolina nel cuore.

Grazie Maestro.

1Non esco più da casa, non voglio più dirigere, non rispondo mai alle lettere. Ma la Sua era così carina…

Guy Cherqui


Grandissimo Direttore d'orchestra e personalità spiccata; sapeva cogliere ogni sfumatura e riusciva a personalizzare con grande professionalità le doti delle orchestre che di volta in volta era chiamato a dirigere. I Suoi due concerti di capodanno che ricordiamo tutti sono passati agli annali della storia della musica classica per il grande carisma che è riuscito a dare a questo evento. E' veramente una grande perdita per i mondo della musica classica e sinfonica. Non si dimenticherà mai! Addio grande Carlos Kleiber.

Marcello de Caro


La notizia della scomparsa di Carlos Kleiber è arrivata inaspettata e mi ha lasciata veramente attonita... anche perchè a volte ci facciamo l'idea che i nostri Miti non debbano morire mai! E invece questa morte ci rammenta che i Miti sono Uomini, seppure Geni.

Un grazie particolare a Guy Cherqui che ci ha tracciato, con qualche anedotto personale, un profilo umano di Kleiber e a Maria Vittoria per la bella dedica che ha voluto fare al Maestro a nome del CAI.

In molti di noi, era viva la speranza di poterlo ascoltare in qualche angolo del mondo, ora non ci resta che ricordarlo ascoltando le sue poche ma preziose registrazioni, fra cui mi piace ricordare la smagliante IV di Brahms e la brillante e appassionata incisione de "La Traviata".

Antonella Perini


 DAL SITO "MUSIC ON TNT", un'articolo su uno degli ultimi dischi di Kleiber usciti (recensione di Maurizio Germani)

Finalmente! Eccomi con un nuovo disco di Carlos Kleiber tra le mani. Si tratta di una primizia assoluta; oggi, 13 dicembre 2003, deve essere il primo giorno di vendita al pubblico, lo osservo golosamente e, ancora prima di ascoltarlo, non ho dubbi: l’ascolto sarà un’esperienza memorabile. Incontrare Kleiber in concerto o in disco è sempre un’esperienza memorabile.

Nato a Berlino nel 1930, naturalizzato argentino, figlio di Erich Kleiber (1890 - 1956) uno dei grandi direttori del secolo scorso, Carlos si concede molto poco al suo pubblico che, nonostante la sua ritrosia, lo ama moltissimo. In attività dalla metà degli anni cinquanta, fa il suo esordio importante a Monaco nel 1968 e da lì inizia una carriera fatta di inviti presso i più grandi teatri del mondo. Persona assai schiva ha un approccio estremamente rigoroso con le composizioni musicali, le sue registrazioni ufficiali proprio grazie, o a causa, di questo estremo rigore, sono poche e tutte importanti, posso citare a memoria: quarta, quinta, settima sinfonia di Beethoven, quarta sinfonia di Brahms, Traviata, Tristano, Cavaliere della Rosa, Franco Cacciatore, terza e ottava di Schubert, un paio di concerti di Capodanno, il concerto per pianoforte di Dvorak, … e adesso finalmente questa sesta di Beethoven … fine.

Tra le grandi occasioni mancate, l’incisione dei concerti per pianoforte e orchestra di Beethoven con Arturo Benedetti Michelangeli: due miti della musica del novecento che s’incontrarono, fecero qualche prova, scoprirono di non potersi mettere d’accordo nemmeno sui particolari più minuti e si lasciarono.

Ma parliamo di questo cd; dal libretto allegato, le cui note sono stese dalla figlia minore di Kleiber, Lillian, risulta che suo padre ha diretto questa sinfonia una sola ed unica volta il 7 novembre 1983. Da allora, per vent’anni, i nastri originali sono rimasti ben conservati negli archivi della casa discografica, in attesa che il nostro si decidesse a dare il permesso per la pubblicazione. A permesso accordato, i tecnici si accorsero con raccapriccio che i nastri erano deteriorati, fortunatamente esisteva una registrazione su cassetta effettuata appositamente per il figlio di Kleiber. Con stupore ci si accorse che la qualità audio di questa cassetta risultava essere migliore di quella dei nastri in possesso della casa discografica…Le note partono da lì, siamo avvertiti di non aspettarci una qualità audio spettacolare; ma c’importa davvero?

Devo comunque dire che il lavoro fatto dagli ingegneri del suono è stato eccellente, non ci si aspettino suoni di qualità “telefonica”, si tratta in realtà di una registrazione più che dignitosa.

Veniamo a noi.

Ludwig van Beethoven (1770 – 1827) è stato certamente uno dei maggiori compositori di tutti i tempi. Nei cinquantasette anni della sua vita ci ha lasciato un catalogo di poco più di 300 composizioni di cui 138 con numero d’opera e 205 senza numero di catalogazione ed indicate con la sigla WoO (Werke ohne Opuszal). Tra i suoi lavori spiccano per popolarità le sinfonie, le sonate per pianoforte, i quartetti per archi e i concerti per pianoforte e orchestra.

Non è certamente questa la sede per tracciare una storia del compositore e per commentare la sua opera, mi limiterò pertanto a dare qualche sintetica informazione sulla sinfonia Pastorale.

Questa sinfonia porta il numero d’opera 68 e fu eseguita per la prima volta pubblicamente il 22 dicembre 1808 a Vienna, in un programma che comprendeva anche la prima esecuzione pubblica della quinta; l’accoglienza del pubblico non fu entusiastica, veniva rimproverato a Beethoven un secondo movimento troppo lungo.

La sesta sinfonia è il più importante, esempio di “musica a programma” presente nell’opera beethoveniana, vi sono ruscelli mormoranti, temporali, canti di uccelli …

Si tratta di un genere musicale che andava di moda ai primi del diciannovesimo secolo, ma è certo che Beethoven non intendesse scrivere musica meramente descrittiva, tant’è vero che il titolo finale dell’opera indica chiaramente: “Sinfonia Pastorale, ossia memorie della vita in campagna. Più espressione dei sentimenti che pittura”.

Dalla metà del ventesimo secolo la Pastorale è divenuta nota anche ai non appassionati … purchè siano stati bambini …

Walt Disney la utilizzò infatti, in parte, nel suo “Fantasia” per accompagnare le evoluzioni di cavalli alati, ninfe e centauri in un Olimpo gioioso.

Che si tratti di vera musica a programma o meno rimane questione da esperti, si può osservare comunque che la sinfonia è tutta percorsa da senso di intima comunione con la natura, ed anche i titoli apposti dal compositore ai suoi cinque movimenti sono indicativi di questo orientamento. Di seguito riporto questi titoli nella loro traduzione italiana, con le rispettive indicazioni di tempo.

1 – Risveglio di lieti sentimenti all’arrivo in campagna; Allegro ma non troppo;

2 – Scena presso il ruscello; Andante molto mosso;

3 – Gioiosa riunione di contadini; Allegro;

4 – Temporale, Tempesta; Allegro;

5 – Canto pastorale; gioia dopo la tempesta; Allegretto.

Beethoven dà, per questa sinfonia, indicazioni anche sui tempi di esecuzione, per esempio indica per il primo movimento un tempo di 66 “minime” al minuto.

La nostra analisi dell’interpretazione di Kleiber potrebbe partire proprio da qui.

L’indicazione del tempo dovrebbe dare luogo ad esecuzioni molto simili, almeno per la durata. In realtà i direttori d’orchestra, dopo aver preso atto della volontà espressa dai compositori, seguono il più delle volte una propria linea interpretativa ignorando le indicazioni di tempo. Kleiber, rigoroso come sempre, rispetta le indicazioni di Beethoven e la sua esecuzione risulta, soprattutto nel primo movimento, sensibilmente più veloce rispetto alle altre.

Proviamo a confrontare le durate del primo movimento di Kleiber con le due versioni di Abbado (1987) e (2000), quella di Bernstein (1980) e quella di Hogwood (1988). Ecco le durate: Kleiber (8’16), Abbado 1987 (13’24), Abbado 2000 (11’22), Bernstein (11’38), Hogwood (10’29).

Allungare il primo movimento consente ai direttori di accentuare il tono elegiaco di questa pagina musicale, la versione di Kleiber è invece tesa e nervosa, gli attacchi degli archi sono frementi, l’ascoltatore non ha attimi di tregua. Tutto si svolge però senza che la velocità faccia mancare il benché minimo particolare, sembra anzi che il livello di dettaglio sia ancor più elevato che nelle versioni più lente.

Del secondo movimento, più allineato come tempi d’esecuzione, colpiscono soprattutto il timbro degli archi e la nitidezza dell’episodio degli uccelli (uno dei momenti topici della sesta sinfonia), quando la quaglia, il cuculo e l’usignolo, rappresentati rispettivamente dall’oboe, dal flauto e dal clarinetto, mandano i loro richiami: Kleiber ferma il tempo, non esiste al mondo altro che questi richiami che, sul tappeto irreale degli archi, scintillano e svaniscono lasciandoci senza respiro.

Altro momento topico della sesta sinfonia è certamente quella tempesta che troppi direttori (sono esclusi tutti quelli nominati qui) interpretano come: l’uragano Catalina intento a devastare le coste della Florida lasciandosi dietro morte e distruzione. In Kleiber questo episodio, evoca terrori primordiali. Non è la dinamica, è il vento, quelle folate di archi che fanno letteralmente paura. Poi la schiarita luminosa, come se nel fluire della vita gli episodi negativi siano solo punti di collegamento tra momenti di serenità. Non è una tempesta ma il preludio alla “gioia dopo la tempesta”: siamo preda degli elementi, proviamo paura ma sappiamo che il tempo si rasserenerà.

In questo clima il messaggio di speranza dell’allegretto finale è dato in maniera magistrale, la musica sale verso l’inesprimibile lasciandoci semplicemente senza fiato, il tempo è sospeso, si vorrebbe che non finisse mai.

Anche gli spettatori presenti in sala probabilmente hanno provato questo tipo di emozione, alla fine l’applauso si fa attendere, poi scatta incerto, poi si smorza, poi esplode un’ovazione. È sicuro che la maggior parte degli spettatori di un concerto come questo conosca perfettamente il brano che viene eseguito, se l’applauso non scatta immediatamente allo spegnersi della musica c’è una sola spiegazione logica: chi era presente non voleva che finisse!

CONCLUSIONI. Ma davvero serve una conclusione? Di belle e bellissime versioni della sesta sinfonia ne esistono molte, io non le ho ascoltate tutte ma una buona dozzina sì, e questa è la più bella versione che mi sia mai capitato di ascoltare. Le lievi imperfezioni nell'esecuzione e nella ripresa sonora non cambiano questo giudizio.

LAMENTELE. Il cd è di prezzo medio, ma chi decide di acquistarlo deve essere avvertito del fatto che porta a casa un cd mezzo vuoto. Una durata di trentanove minuti e trenta secondi, compresi quasi quattro minuti di applausi, è davvero poco.

Per giunta c'è anche la protezione ANTICOPIA con l'avvertenza che il cd non è riproducibile su PC/Mac e che la riproduzione potrebbe essere difficoltosa anche su altri

tipi di apparecchiature. Io non ho avuto alcun problema con i miei cdp di casa e nemmeno sull'autoradio, ma è bene che chi decide l'acquisto sia avvertito di questo

Maurizio Germani (Dal sito:
Music on TNT (http://www.music-on-tnt.com/recensioni/synphony_6_beethoven.htm)