Serata CAI del 16 febbraio (2): Resoconto /Attilia Giuliani
Guy Cherqui, 2007/02/17
Il 16 febbraio 2007 presso il Centre Culturel Francais di Milano, si è
svolta la proiezione di Candide di Leonard Bernstein nella produzione
del Théâtre du Châtelet andata in scena a Parigi nel dicembre scorso,
con la regia di Robert Carsen.
Ve ne faccio un breve resoconto.
Hanno presentato la sottoscritta e Gabriele Boccalini che ringrazio di
cuore di avermi aiutata con la sua proverbiale competenza e acutezza.
E’ stata fatta una premessa sul perché dell’iniziativa e sulla storia del Candide di Bernstein nelle sue varie versioni.
L’interesse
per Candide nasce dalla minacciata cancellazione dal cartellone della
Scala. E’ stato detto che lo spettacolo “non è da Scala” e quindi noi
che amiamo tanto questo teatro ci siamo chiesti se non sia da Scala lo
spettacolo specifico preparato da Carsen, oppure il Candide in sé come
opera, o piuttosto non si pensi che il pubblico di Milano non possa
accettare alcune supposte provocazioni. In quest’ultimo caso ci sarebbe
da preoccuparsi della maturità dei frequentatori del nostro massimo
teatro lirico, visto che a Parigi la cosa è andata in scena senza
problemi e, anzi, con grande gradimento e godimento del pubblico per una
regia considerata anche dai critici di grande intelligenza.
Candide,
liberamente tratto dal Candide di Voltaire, ha avuto molte versioni e
revisioni, a partire dalla prima di Boston (1956), tanto da essere
considerato praticamente un work in progress. Le revisioni, fra l’altro,
sono sempre state fatte a più mani, sia sul libretto, di cui si citano
come autori Bernstein stesso, Lillian Hellman, Hugh Wheeler, John
Latouche, Richard Wilbour, ma con contributi anche di altri, come
Dorothy Parker ad esempio, sia sulla parte musicale, revisionata più
volte da Bernstein con la collaborazione di altri musicisti come Harold
Prince, John Mauceri e Jonathan Miller. Per di più si è sempre oscillato
fra una versione con scene e costumi (fra l’altro esiste una versione
“Broadway” , cioè stile musical, di Candide) e l’esecuzione in forma di
concerto, come quella storica del 1989 al Barbican Center di Londra
nella direzione di Leonard Bernstein stesso. Per una analisi più precisa
delle diverse versioni di Candide,sulla cronologia e la discografia,
consigliamo di consultare i seguenti siti:www.leonardbernstein.com
www.geocities.com/bernsteincandide/
Per una sintesi della trama dell’opera, costituita da una serie di scene, potete invece consultare il testo alla pagina:http://www.operamanager.com
Dalla
storia delle varie edizioni, rappresentazioni e registrazioni
discografiche di Candide si deduce che è un opera che non ha una
versione di riferimento precisa e che soprattutto nelle sue forme
scenografiche si presta all’attualizzazione. Quindi, tornando a noi e ai
recenti fatti di cronaca, non ha senso parlare di “inopportunità che un
regista si sovrapponga all’originale”, come è stato detto, perché
appunto non esiste un “originale” certificato a cui rifarsi.
Se il
Candide di Voltaire (1759) è definito come un racconto filosofico che fa
della satira sul potere e sulla Chiesa, quello di Bernstein, pur
mantenendo sostanzialmente trama e personaggi di Voltaire, viene
attualizzato all’America del maccartismo con la caccia ai comunisti che
sostituisce la caccia agli eretici.
Anche da un’analisi superficiale
del libretto (o delle varie versioni del libretto) del Candide di
Bernstein è chiaro che l’attualizzazione per chi lo voglia mettere in
scena non solo è possibile, ma direi anche doverosa; per lo spettatore
di oggi infatti non ha molto senso riportarsi solo all’America del
dopoguerra e ai fatti di cronaca degli anni 50-60 dell’epoca in cui
nacque il Candide. D’altra parte, il fulcro dell’opera è la satira sul
potere e sul senso della vita, partendo dalla riflessione filosofica,
derivata da Leibnitz, che ci troviamo nel “migliore dei mondi possibile”
e che quindi tutto avviene per necessità secondo un fine più elevato
che ai più sfugge (ogni disgrazia è un’armonia mal compresa); questa
dottrina, declamata da Pangloss, si scontra di continuo con l’evidenza
delle cose che non sembrano affatto andare per il meglio ma Pangloss
insiste, come insistono i potenti e i prepotenti (compresa la Chiesa o
la religione in genere) nei loro errori, soprusi e ingiustizie, spesso
contrabbandati come “bene”. Bernstein stesso in un’intervista sembrava
far capire di non essere troppo ottimista sulla possibilità di cambiare
il mondo, mentre la storia del protagonista sembra aprire uno spiraglio
almeno sulla felicità personale (se non su quella collettiva, storica),
visto che la scena finale propone Candide e Cunegonda che si promettono
reciprocamente una vita in comune fatta di lavoro e fatica, rinunciando
alla purezza, alla saggezza che pensavano di possedere e ai sogni che
avevano fatto; si accettano per quello che sono e ridimensionano le loro
prospettive di vita.
All’introduzione è seguita la visione di
alcune parti del video della versione del Barbican Center diretta da
Bernstein che musicalmente è sicuramente superiore ma perde notevolmente
di efficacia nel complesso senza la parte scenica. (ANDERSON June
(sop); BERNSTEIN Leonard (pf) (dir); GEDDA Nicolai (ten); HADLEY Jerry
(ten); LUDWIG Christa (m.sop); London Symphony Orchestra DEUTSCHE
GRAMMOPHON)
Infine, del video del Candide di Robert Carsen sono state presentate le seguenti parti:
- Ouverture
- Corale di Westfalia
- Il migliore dei mondi possibile
- Annegamento dell’anabattista, terremoto, autodafé
- Arrivo nel Nuovo Mondo
- Barcarole des rois
- Scena finale
La
visione di questi spezzoni dello spettacolo ha rivelato una regia di
grande intelligenza, piacevole e per niente volgare:la famigerata
Barcarole des rois con i potenti della terra in mutande e
cravatte-bandiera dei rispettivi paesi (Putin,Berlusconi,Chirac,Bush e
Blair) non è sicuramente irriverente più del contenuto stesso del
libretto lungo tutta l’opera o più delle scene precedenti e seguenti;
una sua modifica o censura ci sembra del tutto ingiustificata e inutile
Attilia Giuliani 17 febbraio 2007