Il trionfo del ‘divin’ Claudio
Ovazioni per Abbado e l’Orchestra Mozart ieri sera al Ponchielli

di Roberto Codazzi CREMONA — Quando si dice il destino: come fece Sviatoslav Richter in occasione del suo recital pianistico al Ponchielli, anche Claudio Abbado ieri pomeriggio ha fatto una passeggiata fino al Po, quasi a rigenerarsi, a caricare le pile sulle sponde del Grande Fiume. E si è compiaciuto nel vedere un parco intitolato a Ugo Tognazzi. È stato un Abbado pieno di slancio quello che ieri sera ha diretto l’Orchestra Mozart al Ponchielli per il primo dei due concerti al festival monteverdiano (questa sera alle 21 si replica). Per il pubblico che ha gremito il teatro è stata un’emozione grande, forte, profonda, perché era da una vita che il grande maestro milanese mancava da Cremona. La rentrée sotto il Torrazzo è stata favorita dal tour che Abbado sta effettuando con la sua nuova creatura, questa Orchestra Mozart nata due anni fa a Bologna sulla spinta dell’anniversario mozartiano e che da allora naviga col vento in poppa, nonostante il ‘sistema Italia’ non favorisca questo genere di progetti. Classicissimo il programma, che nella prima parte ha distillato l’ouverture Coriolano di Beethoven, proposta anche nella versione orchestrata da Mahler, e il Concerto per fagotto e orchestra K 191 di Mozart. Nella seconda parte, quel capolavoro che è l’Eroica di Beethoven. Va detto che la Mozart è nata come formazione ‘ibrida’ rispetto alle diverse orchestre giovanili fondate da Abbado nella sua lunga carriera. Oltre a una quarantina di elementi tra i 18 e i 26 anni selezionati in tutta Europa, il maestro ha infatti reclutato nella nuova compagine musicisti di chiara fama a ricoprire il ruolo di prime parti e di docenti, come il violinista Giuliano Carmignola, i violoncellisti Mario Brunello ed Enrico Bronzi, e così via. Ieri sera però questi fuoriclasse non si sono visti e la Mozart era una vera e propria orchestra giovanile, eccezion fatta per la prima viola (Wolfram Christ) e per un paio di musicisti brizzolati. Un motivo in più per ringraziare il famoso direttore, che in poco tempo è riuscito a trasformare un complesso di giovanissimi in una vera macchina da musica, come già gli riuscì con la European Community Youth Orchestra e con la Gustav Mahler Jugendorchester. Già nell’ouverture Coriolano, Abbado ha manifestato il suo assunto interpretativo beethoveniano, che è poi lo stesso già perseguito negli ultimi anni con i Berliner. Anche al Ponchielli il maestro ha proposto un Beethoven che è la quintessenza della chiarezza, della trasparenza. Quasi un gioco cameristico, quello tra le varie sezioni dell’ensemble ottenuto dal direttore, con un’orchestra ‘scarnificata’ rispetto alla vecchia tradizione interpretativa (quella fino a Karajan, per intenderci) ancorché nitida e luminosa nella costruzione architettonica. Il Concerto di Mozart non è certo il capolavoro di Amadeus ma è servito ad Abbado a svolgere il suo eterno ruolo di pigmalione, perché trovare un 25enne fagottista bravo come il francese Guilhaume Santana e non valorizzarlo è un peccato mortale: è un fenomeno dalla tecnica incredibile, dal suono perfetto e infallibile. Nella seconda parte l’Eroica: Abbado ha realizzato un costruzione ariosa, piena di respiro, di ideali. Una costruzione piena di musica. Un’esecuzione coronata da vere e proprie ovazioni, da ripetute chiamate alla ribalta per il maestro, che non ha concesso bis ma è uscito a ringraziare il pubblico un’ultima volta quando l’orchestra era già uscita di scena.