Corriere della sera 8 novembre 2009

Bruckner diventa «mediterraneo» grazie ad Abbado


(Enrico Girardi)
Ce ne sono anche altre, che per ragioni artistiche o per lo meno storiche, occupano un posto di rilievo nel panorama musicale nazionale. Ma tra le cosiddette ICO (le orchestre regionali, una per regione tranne la Puglia che ne ha tre) un posto speciale, per qualità, lo occupa la «Haydn di Trento e Bolzano». La formazione del Trentino-Alto Adige è infatti affidabile, non scende mai sotto un minimo garantito, ha un bel mercato discografico ed è guidata da Gustav Kuhn, personalità originale e «sui generis», ma di musicista vero. Quest' anno poi si gode i risultati di una lunga semina. Celebra il bicentenario della morte del gigante di cui porta il nome e i suoi primi 50 anni di storia. Ha messo perciò in piedi una stagione di alto profilo per la quale si è anche permessa di commissionare 8 pezzi ad altrettanti compositori e d' annoverare tra gli ospiti Claudio Abbado, che in precedenza l' aveva guidata una sola volta, nel 1962. Un avvenimento eccezionale, quest' ultimo, non attutito ma reso anzi ancor più prestigioso per avere il carismatico direttore fuso la Haydn con la sua ultima creatura, la Mozart di Bologna. In programma c' era infatti la Sinfonia n.7 di Bruckner, che richiede più leggii di quanti l' organico della Haydn, per non dire della Mozart, possa annoverare. Prima però, a ranghi ridotti, ecco il Concerto per violino di Alban Berg, solista la convincente, sensibile Isabelle Faust. Esecuzione ineccepibile, cristallina eppur pervasa da tutta la tenerezza del caso, specie nella sezione Adagio, quando alla ben nota citazione di Bach seguono pagine in cui logica e rigore sembrano lasciare il passo alla dimensione privilegiata dell' abbandono lirico. Ma sulla Settima, invero non priva di piccole imperfezioni, nessun abbandono. Il Bruckner di Abbado (perché ancora senza bacchetta) non indulge all' afflato romantico, è piuttosto il recupero di quel tanto di mediterraneo che non è oscurato dalle brume nordiche ostinatamente esibite dalle esecuzioni correnti. È anche il recupero di un disegno formale più lineare di quanto si pensi. È un Bruckner che vive e respira schiudendo luci più accese dei bagliori lunari, anche laddove il tema sottotraccia della morte si squaderna nella sua sacra cupezza. Lunghe ovazioni al Comunale di Bolzano come alla replica di due giorni dopo a Bologna.