Pubblichiamo le ultime lettere apparse nella stampa a proposito dei rapporti tra Claudio Abbado e Milano, argomenti emersi di nuovo dopo i trionfi di Vienna e Roma.

Riportarsi anche al ritratto scritto nel giornale austriaco Der Standard

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Milano e Abbado
Il Corriere della sera, 24 febbraio 2001

Una lettera di Muti

Caro Abbado torni con noi alla Scala
di RICCARDO MUTI


(
NOTE al direttore. dopo lettera di Marco Vitale (Corriere 20 gennaio) su mancato invito Claudio Abbado alla Scala. risposta di De Bortoli)


Caro Direttore, La lettera del professor Marco Vitale, pubblicata dal Corriere il 20 febbraio, che fa riferimento al ritorno di Claudio Abbado a Milano e al presunto mancato invito della Scala a riaverlo sul podio del Teatro, mi spinge ad alcune considerazioni. Guido Vergani ha già risposto in modo esauriente a quella lettera, citando i numerosi inviti, che sia il Sovrintendente Carlo Fontana che io personalmente abbiamo rivolto al Maestro Abbado negli anni passati, inviti rimasti senza una risposta, tranne una lettera a me indirizzata dal segretario del Maestro, che sottolineava l' impossibilità di un suo ritorno alla Scala per ragioni di impegni. A questo punto le parole del professor Vitale sull' atteggiamento ostruzionistico della Scala nei confronti di un grande Artista, che tanto ha dato al nostro Teatro e per il quale nutro una profonda stima, mi spingono ad un ulteriore intervento allo scopo di fugare, ove ce ne fosse ancora bisogno, ogni ombra. Questa è la ragione per cui attraverso il suo giornale, che ha pubblicato insieme alla lettera in questione anche alcuni stralci dei nostri appelli con il commento di Guido Vergani, desidero rinnovare, e questa volta pubblicamente, l' invito a Claudio Abbado a tornare a dirigere alla Scala. Questo invito sottintende, ovviamente, la nostra piena disponibilità ad accogliere qualsiasi proposta che il Maestro Abbado intenda fare sia in campo sinfonico sia in quello operistico e nei periodi da lui indicati. È un invito personale che rivolgo, certo di interpretare il pensiero di tutta la Scala.

Risposta di F.de Bortoli : Caro Maestro Muti, la ringrazio di cuore della lettera e del cortese invito che rivolge, attraverso il Corriere, al Maestro Abbado. Mi auguro, credo interpretando il sentimento di tutti coloro che amano la musica, e non solo dei milanesi, che, creandosene le condizioni, l'invito possa essere accolto da un grande musicista e direttore d' orchestra, figlio di questa città, che della storia della Scala è stato tra i massimi artefici, protagonista di tante indimenticabili esecuzioni.

Il Corriere della sera, 25 febbraio 2001

Lettera al direttore del Corriere del sindaco di Milano, Gabriele Albertini

"Maestro, la vogliamo per applaudirla"

Caro direttore,
la Scala è il simbolo della cultura più alta e universale.
E' naturale dunque che si apra a tutti i grandi artisti, in un confronto che arricchisce Milano, conferendole ulteriore prestigio. Per questo ho condiviso con entusiasmo, e favorito, l'invito che Riccardo Muti, da anni simbolo e interprete della cultura milanese, ha voluto rivolgere al maestro Claudio Abbado.
Smentendo le gelosie fra artisti, Muti ha così dimostrato ancora una volta la sua grandezza umana, pari solo a quella professionale.
Ora aspetto che un altro grande personaggio della musica torni a Milano e alla Scala.
Maestro Abbado, la vogliamo con noi, per applaudirla con il calore e l'affetto che lei già conosce.
Il Corriere della sera, 25 febbraio 2001

Hanno detto:

Carlo Azeglio Ciampi: "Avendo ascoltato due meravigliosi concerti di Abbado a Roma, non posso che augurarmi che i milanesi abbiano la fortuna di poterlo ascoltare presto anche loro"

Claudio Magris: "Sarebbe magnifico, invocare il suo ritorno è quasi un dovere. Come interprete e come uomo Abbado ha una qualità rara, degna di Mozart e di Hofmannsthal, la leggerezza nella profondità".

Dario Fo: "Quando se ne andò da Milano aveva tutte le ragioni. Fra le gravi perdite subite da questa città negli ultimi anni c'è anche lui, uomo di grande valore, intelligenza, apertura mentale. Quand'era alla Scala, insieme realizzammo Histoire du soldat, uno degli spettacoli poi più visti. Il suo ritorno sarebbe quindi un'enorme gioia. Se accadrà, spero non sarà solo per un concerto, ma per un impegno più importante e continuativo. Non dimentichiamo che, oltre ad essere un super direttore d'orchestra, Claudio è un genio creativo e un grande organizzatore".

Mario Martone: "Muti ha fatto un gesto necessario, Claudio è un tale genio che nessuno, tantomento il suo Paese, la sua città, e la Scala, dovrebbero negargli nulla. Lui ama l'Italia anche se la sua è un'ottica del tutto internazionale. I suoi valori non sono necessariamente legati alle gratificazioni immediate. E questo fa di lui lo straordinario artista che è".

Fabio Vacchi: "Il segno che Abbado ha lasciato a Milano e che sempre lascia nel luoghi dove svolge la sua attività, è andato e va al di là delle singole esecuzioni, peraltro memorabili, ma consiste in un significativo contributo culturale di grande respiro. Per cui vedrei come una cosa magnifica il suo intervento in un importante progetto legato alla città".

Luciano Pavarotti: "Mi associo anch'io all'appello. Il fatto che alla Scala ci sia Muti non deve pregiudicare altre presenze. Soprattutto se di prestigio come quella di Abbado".

Bruno Canino: "Mi auguro che il miracolo accada davvero anche se, conoscendo la riservatezza di Claudio, potrebbe essere improbabile una sua accettazione immediata. Però, rivederlo alla Scala, che magnifica emozione".

Sergio Escobar: "Lo aspettiamo da tanto tempo, chissà che il sogno si avveri. Con Abbado e con Muti la città potrebbe davvero avere il meglio. Se in passato fra i due ci sono stati problemi non importa. Gli screzi vanno superati. Se lo merita Milano, che oggi sta conoscendo un momento di rinascita musicale, dove si aprono nuovi spazi importanti. Il prossimo sarà il Dal Verme. Un teatro caro a Claudio fin dai tempi in cui era alla Scala. Insomma se Abbado torna, si ricomporrà un altro pezzo di Europa della musica".

Il Corriere della sera, 25 febbraio 2001

Una lettera di Muti