ABBADO NELLA STAMPA

Intervista a "Le Monde de la Musique"
Settembre 2003


Questa intervista è stata fatta da Peter Hagmann per conto della Neue Zürcher Zeitung il 27 giugno scorso, ovviamente già pubblicata dal nostro sito il giorno stesso, rinviamo il lettori che leggono il tedesco all'intervista in lingua orginale










































































































































































































































































































































































































































































































































































































































 




Claudio Abbado – Un Italiano del centro-Europa

Quale carriera quella di Claudio Abbado! Dalla Scala di Milano alla Filarmonica di Berlino, questo direttore d’orchestra dal repertorio eclettico e dalle sfide coraggiose, ha dato prova di un rigore esemplare e, senza ostentazione, si è mantenuto sui livelli più alti possibili. Festeggia oggi il suo settantesimo compleanno –

Intervista con Peter Hagmann – da: Le monde del la Musique, settembre 2003

LE MONDE DE LA MUSIQUE (MDLM) – Il suo ultimo CD con l’Orchestra Filarmonica di Berlino è dedicato a Wagner, compositore che lei ha scelto recentemente per il programma del concerto inaugurale con la nuova Orchestra del Festival di Lucerna. Si tratta di una musica a cui si sta riaccostando ora?

CLAUDIO ABBADO (CA) – No. Ho sempre diretto Wagner. Amo molto la sua musica. Il mio primo grande incontro con Wagner è avvenuto con la produzione di Lohengrin che ho diretto nel 1981 alla Scala di Milano, con la regia di Giorgio Strehler. Ma accade di Wagner come di tutti gli altri grandi compositori: ho sempre saputo che bisogna concedersi tutto il tempo necessario con le sue opere! E che felicità ora di avere il tempo di studiare, il tempo di leggere!

MDLM – Il suo disco su Wagner comprende una “Suite da Parsifal”. Di cosa si tratta?

CA – Non è precisamente una “Suite”. Lo stesso Wagner ha adattato il Preludio e il “Liebestod” d’Isotta dal Tristano e Isotta per renderli in forma di concerto, senza la parte vocale. Per Parsifal Wagner ha composto un arrangiamento simile ma lo spartito, distrutto durante la guerra, è andato perduto. Tuttavia ho trovato delle vecchie registrazioni di Furtwangler, di Reiner e di Karl Muck che contengono frammenti di Parsifal per sola orchestra. Esiste una registrazione di Furtwangler con la “Musica del Venerdì santo” nella versione da concerto fatto da Wagner stesso. Mi sono allora domandato cosa venisse dopo la fine di questo pezzo da concerto nello spartito originale. E’ in effetti uno dei passaggi più belli. Allora mi sono detto; che peccato che non si suoni questo pezzo in concerto!

MDLM – E quindi è proprio lei che ha messo insieme i frammenti sulla base di quelle vecchie registrazioni?

CA – Sì, e credo che il risultato dal punto di vista musicale sia molto soddisfacente.

MDLM – Wagner come compositore le dà qualche problema?

CA – No, perché? Come ho già detto, amo la sua musica. Intende invece dire se mi crea problemi dal punto di vista politico?

MDLM – Sì.

CA – Non credo che sia una buona cosa che la sua musica, come quella di Richard Strauss sia bandita in Israele. Quando ero in quel Paese – ho lì degli amici e vi ho diretto la Filarmonica d’Israele – ho affermato che il regime nazista aveva commesso un terribile e immenso errore bandendo i compositori ebrei. Ma ora si commette lo stesso errore in Israele. La musica di Wagner, come quella di Strauss, è una grande musica. Bisognerebbe davvero che gli Israeliani potessero ascoltarla. Ma capisco anche che alcuni non possano ascoltare la “cavalcata delle Walkirie”, dal momento che questa musica è stata utilizzata in un contesto spaventosa.

MDLM – A Lucerna, nel 1996, lei ha diretto il preludio da “I Maestri Cantori”, un’opera problematica, carica di connotazioni storiche. La sua interpretazione era apparsa allora molto leggera, con un andamento lineare. Questo ha a che vedere con il fatto che lei è italiano, che le sue idee propendono più a sinistra e che lei volesse esorcizzare questa musica e le sue implicazioni autoritarie?

CA – Scusi, ma questo non ha niente a che vedere né con il fatto che io sia nato in Italia né con il fatto che abbia delle idee di sinistra. La musica è la musica. Ho studiato tutto lo spartito, certamente, e non solo il Preludio. Se si conosce il contesto esatto da cui provengono i vari temi e se si ascolta la musica con la parte di canto, allora le cose prendono un altro significato, un colore differente, e l’interpretazione cambia.

Un giorno ero a Vienna con la Filarmonica di Vienna (Wiener Philharmoniker) e suonavamo Bruckner. Helmut Wobisch, prima tromba e membro del Comitato dell’orchestra, è venuto a parlarmi: “Sa che non pensavo – mi disse – che lei come Italiano, e per di più un Italiano di sinistra, potesse eseguire Bruckner così bene?” “Eseguo Bruckner – risposi – perché amo questa musica. E inoltre ho studiato a fondo la cultura della Mitteleuropea, la musica, la letteratura, le arti figurative.”

MDLM – La creazione dell’Orchestra del Festival di Lucerna risponde agli stessi principi che lei ha sviluppato con le orchestre giovanili che lei ha fondato in passato. Da dove viene questa idea?

CA – E’ nata poco a poco, a partire dal 1962-’63, quando insegnavo Musica da camera al Conservatorio di Parma, con degli studenti meravigliosi. Ero felice di poterli fare lavorare su musica da camera per grandi “ensembles”. E’ stato lì che ho cominciato a dirmi: bisogna ascoltare, unicamente ascoltare, e solo dopo suonare. Poi mi sono detto che si poteva procedere allo stesso modo con un’orchestra. E’ stato allora che sono stato invitato, nel 1975, ad un festival di orchestre giovanili, ad Aberdeen.

MDLM – Come mai ha deciso di andarci?

CA – Era una cosa che desideravo fare. E poi pensavo che sarebbe stato bello fare qualcosa con dei giovani musicisti dei Paesi europei. E’ molto speciale lavorare con i giovani. Mi sono sempre rivolto a loro come a dei professionisti, e quello che loro danno in cambio è straordinario. Suoniamo tutti senza cachet ed essi hanno un’assoluta fiducia in me. Se io dico “noi possiamo volare”, ecco che noi voliamo!

MDLM - Prima che tutto ciò cominciasse, lei ha studiato a Milano e poi ha deciso di andare a Vienna. Era davvero così vicina alla Lombardia l’antica capitale degli Asburgo? Si suonava la musica di Mahler al Musikverein?

CA – Raramente. Ma lei o sa cosa ho ascoltato? Una marcia funebre suonata sulla strada che conduce all’immenso cimitero di Vienna. Per le esequie solenni l’orchestra suonava come in una sinfonia di Mahler.

MDLM – Ma lei allora conosceva già Mahler?

CA – No, ho cominciato a studiarlo più tardi.

MDLM – Le ho fatto questa domanda perché si dice spesso che è stato a Vienna che lei ha scoperto Schoenberg, Berg, Webern e Mahler, appunto. In realtà la musica della Scuola di Vienna non era affatto conosciuta a Vienna nel 1955. E la Mahler-renaissance era appena iniziata. Lei stesso ha preso parte in seguito a questa renaissance.

CA – E’ vero. Ascoltavo regolarmente Mahler in concerto. E ovviamente conoscevo le registrazioni leggendarie di Bruno Walter con i Wiener Philharmoniker.

MDLM – Lei è stato per un certo periodo assistente di Leonard Bernstein, una delle grandi figure di questa Mahler-renaissance . Ha mai parlato di Mahler con lui ?

CA – Bernstein dirigeva a quell’epoca la seconda sinfonia di Mahler, e mi ha raccontato molte cose di quello che succedeva nei corridoi, durante la famosa registrazione con Bruno Walter.

MDLM – E’ proprio con la seconda di Mahler che lei ha debuttato alla testa dei Wiener Philarmoniker, nel 1965 a Salisburgo. Ha allacciato subito dei buoni rapporti con l’orchestra?

CA – Sì e no. Dopo la seconda di Mahler, due signori del Comitato dell’orchestra sono venuti da me per chiedermi cosa avrei voluto dirigere d’altro. Ho detto che avrei voluto dirigere tutte le sinfonie di Schubert. “Lei, un Italiano?” “Sì, amo molto Schubert” , ho risposto. Ed è quello che si è fatto. Le prime sinfonie, fino alla quinta, sono state molto belle, nell’esecuzione dei Wiener. Ma con le ultime due si sono avuti dei problemi. Loro avevano le loro abitudini e, per esempio, recalcitravano a suonare la ripresa nel primo movimento dell’ Incompiuta, quegli accordi dotati di pedale nella partitura originale di Schubert, il che suona come un errore, ma che è in realtà così bello e così moderno. Mahler ha ripreso questa idea. Ma i Wiener non li volevano fare. Ne è nata una grande discussione. Ho detto allora che il manoscritto della Sinfonia detta “La grande” in re maggiore, così come quelli di alcune altre sinfonie, era custodito proprio nell’edificio dove essi suonavano ogni giorno. Andate nell’archivio e controllate cosa c’è scritto! Tutto è chiaro.

MDLM – Sembra che il suo rapporto con i Wiener e con Vienna in genere si sia piuttosto raffreddato…

CA – In effetti è successo qualcosa. Era previsto che dirigessi Così fan tutte e Tristano a Salisburgo. Avevo chiesto di avere gli stessi musicisti per ciascuna rappresentazione, senza rotazione. L’Orchestra filarmonica di Vienna non ha voluto accordarmi questo, allora io ho annullato l’impegno. Da allora non ho avuto altri contatti con i musicisti di Vienna.

MDLM – Con loro lei ha realizzato, dal 1985 al 1988 la sua prima integrale delle sinfonie di Beethoven. Molte cose, in queste interpretazioni, rimandano alla tradizione viennese. Nella sua seconda integrale, realizzata nel 2000 con la Filarmonica di Berlino, l’esperienza delle esecuzioni “storiche” ha chiaramente lasciato la sua impronta.

CA – Certamente. Abbiamo imparato molto nel corso di questi ultimi decenni. Un tempo consultavo spesso la partitura autografa. So adesso che la prima edizione è quasi più importante. Bruckner e Mahler hanno fatto delle correzioni sul manoscritto, correzioni che sono state riportate nella prima edizione. E ho visto io stesso molti compositori del nostro tempo fare dei cambiamenti nel momento in cui ascoltano la loro opera eseguita per la prima volta. Per tornare a Beethoven, naturalmente, c’è ancora da imparare. Ancora molto tempo fa, leggevo le discussioni sulle indicazioni metronomiche e le indicazioni di tempo originali di Beethoven e mi dicevo: qui c’è qualcosa che non va. Solamente più tardi ho capito cosa era importante. Non sono le indicazioni metronomiche in sé ad essere importanti, ma la relazione fra i tempi dei differenti movimenti, così come si esprime attraverso le indicazioni metronomiche.

MDLM – E’ questa la ragione per cui, dopo aver registrato le sinfonie di Mahler con la Chicago Sympony Orchestra (CSO) negli anni ’80, le ha registrate in seguito con i Berliner?

CA – Come la Settima. Dapprima pensavo che la registrazione con la CSO fosse soddisfacente. Poi mi sono reso conto di quanto la mia visione di quest’opera fosse cambiata. L’ho quindi rielaborata con la Gustav Mahler JugendOrchester (GMJO) e quindi con i Berliner. Penso che queste ultime interpretazioni siano molto migliori di quella con la CSO.

MDLM – Lei ha diretto molta musica contemporanea a Milano, alla scala, in concerto e nella serie “Musica e realtà” a Reggio Emilia. Come vede tutto ciò oggi?

CA – Penso che fosse bene aprire la Scala ad un nuovo pubblico. Prima solo un’élite vi aveva accesso. In Italia abbiamo una grande tradizione lirica, ma non dei grandi compositori di musica sinfonica. Ho quindi giudicato opportuno suonare la musica del nostro tempo, così come Mahler e Bruckner, le cui opere allora non erano ancora praticamente sconosciute. Persino le prime sinfonie di Schubert erano sconosciute al pubblico, e non solo a Milano. In quanto alla musica contemporanea, il pubblico era molto male informato. Sono sempre stato convinto che non bisogna chiudersi a nessuna possibilità. Gran parte della musica considerata impossibile all’epoca, è in realtà molto bella e oggi la si ascolta come dei classici.

MDLM – In questo vi siete reciprocamente incoraggiati, lei, Maurizio Pollini e Luigi Nono?

CA – Sì, eravamo buoni amici. Molti pensavano che si trattasse di una questione politica perché Luigi Nono era iscritto al Partito Comunista.

MDLM – E lei no?

CA – No, mai. Ho sempre detestato l’idea di appartenere ad un partito. Bisogna essere liberi. E’ per questo che nel 1968, con Rafael Kubelik, Nathan Milstein e Daniel Barenboim, ho protestato contro l’invasione di Praga da parte dei Russi. E’ stato terribile, ma nessuno ne parlava perché la cosa non faceva piacere ai partiti di sinistra. E neppure per la destra a dire il vero…

MDLM – Il suo lavoro in Italia non aveva quindi nessuna connotazione politica?

CA – Non direttamente. Ma se si parla di politica culturale, allora è un’altra cosa. Credo che si debba sostenere la modernità. E ho semplicemente cercato di aprire le porte a tutti, non soltanto alla Scala. Mi sono accorto per esempio che molti non potevano andare alla Scala perché costava troppo. Abbiamo quindi ridotto i prezzi a favore degli studenti. E poi ho diretto l’Orchestra della Scala nelle fabbriche. E a Reggio Emilia, a “Musica e Realtà”, organizzavamo dei dibattiti con il pubblico durante le prove aperte a tutti. La gente non aveva mai ascoltato la musica di Nono ma non aveva ascoltato neppure mai l’Eroica di Beethoven.

MDLM – Da dove pensa che abbia origine questo suo impegno?

CA – Mio nonno insegnava lingue antiche all’Università di Palermo. Prima di terminare il suo diploma, era entrato in conflitto con l’università ed è partito per Lipsia per concludervi gli studi, in tedesco naturalmente!

MDLM – Pensa che questa cultura del nord-Europa abbia trovato posto in lei?

CA – La cultura del centro-Europa, sì, certamente.







































































































































































































































































































































































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