Impressioni da Tokyo

Mandato in Giappone, Guy Cherqui ha incontrato i nostri soci giapponesi che lo hanno guidato attraverso Tokyo. Racconto di una scoperta umana, prima che turistica

Primo episodio: 
L'arrivo.
Secondo episodio: 
A Teatro
Terzo episodio:
Al museo
Quarto episodio:
Il Kabuki
Quinto episodio:
 Una cena giapponese
Sesto episodio: Al giardino
Settimo epiodio: Al tempio
Ottavo episodio: Au revoir les amis

Leggere anche la
cronaca del Wanderer N°15

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Impressioni da Tokyo

Incontro con i membri giapponesi del CAI, cronaca di un viaggio a Tokyo

Primo episodio: l'arrivo:
Venerdì 1 Dicembre, ore 9.00:
Non essendo mai venuto in Giappone, avevo una grande curiosità, e nello stesso momento una certa ansia. Ma quando ho visto Keiko Tagawa aspettare all'uscità dell'aeroporto di Narita con un cartello "Sig.Guy Cherqui", l'ansia è sparita subito: Keiko parla italiano e tedesco e la comunicazione è stata immediata: abbiamo cominciato a parlare di Claudio Abbado durante tutto il percorso fino a Tokyo. Certo ogni tanto facevo domande su quello che vedevo, e soprattutto chiedevo se eravamo arrivati a Tokyo: Narita è a 70 km, ma su tutto il percorso si vedono solo città, fabbriche, case, dunque non si sa mai quando si arriva. Passato Disneyland Tokyo, si arriva a Tokyo: l'arrivo è marcato dal traffico intenso, dagli ingorghi, dall'aumento dei svincoli, dall'abbondanza delle linee ferroviarie. Arrivati nel Terminal di Tokyo, si passa dal Bus alla Metropolitana. E subito, una sorpresa, piacevolissima: L'incredibile pulizia della Metropolitana, il capo stazione in uniforma con i guanti bianchi, l'uomo delle pulizie che passa nel vagone, quell'altro impiegato che cambia con grande tecnicità e rapidità i piccoli pannelli pubblicitari.

Dopo essere arrivati in albergo, Keiko mi lascia: ci diamo appuntamento alle 16, la rappresentazione è alle 17.30, e l'albergo, situato di fronte ai giardini del Palazzo Imperiale, si trova a circa 30 minuti dal Teatro. Con la mia amica Marie Angèle, arrivata da Taiwan dove lavora per vedere per la prima volta Claudio Abbado dirigere, ci avviamo verso la stazione centrale "Tokyo Station", dove ci è stato segnalato un grande centro commerciale sottoterraneo. Prendiamo un taxi: si circola a sinistra in Giappone, dunque la porta sinistra del taxi si apre automaticamente, taxi pulitissimo, autista con i guanti bianchi, fazzoletti di merletto sui sedili...Assai velocemente arriviamo alla stazione, troviamo dopo un po' il passaggio verso il centro commerciale immenso (tutto o quasi essendo scritto in giapponese...rimane difficile di trovare al volo quello che cerchiamo, ma siccome siamo fortunati...) dove si offrono a noi una marea di ristoranti con le vetrine che lasciano vedere i piatti serviti non con delle foto, ma con dei modelli di cera molto realisti e un po' kitsch: piatti giapponesi certo (sushi, shashimi, tempuras), ma anche ristoranti italiani (pizza, tortellini e anche prosciutto di Parma in cera..) o tedeschi (wurstel falsi di un realismo incredibile). Cerchiamo un ristorante giapponese e troviamo un ristorante specializzato in Tempuras, tipo di fritti di verdure in una pastella leggerissima portata in Giappone dai portoghesi.
Tornati in Albergo, ci prepariamo per il Teatro. Keiko arriva. Ci avviamo.

Secondo episodio: A Teatro
Come il Wanderer lo ha già segnalato, il Tokyo Bunka Kaikan si trova di fronte alla stazione "Ueno", nodo importante della rete dei trasporti pubblici di Tokyo, e all'ingresso di un grande parco dove si può trovare tutti i più grandi musei della città. il Tokyo Bunka Kaikan, Teatro dove hanno avuto luogo le rappresentazioni

Il Teatro si trova su un piazzale pedonale dove c'è anche il Museo d'Arte occidentale (si notano opere di Rodin davanti all'ingresso). L'insieme è molto moderno (un po troppo di cemento per il mio gusto...). Dopo un pò, troviamo Michael Dewitte, direttore del Festival di Pasqua di Salisburgo, che ci aspetta e ci accoglie con cordialità. E' anche il momento dell'incontro con gli amici, Shiho, Kimitoshi, Kyoko, che saranno le mie guide nella mia scoperta di Tokyo, e con chi abbiamo già tanto scambiato via email, ma anche con tutti gli altri membri. Mettere un viso su tutti questi amici è molto commovente. Per di più, siamo uniti tutti nell'impazienza di entrare in Teatro e nella gioia di ritrovarsi, così diversi e così simili. Entriamo in Teatro. Grande folla. Strano anche l'impressione di riconoscere visi già visti a Salisburgo, che ti salutano sorridendo. Insomma, un'impressione di diversità, ma anche di familiarità. Quello che mi colpisce anche è l'abbondanza di giovani spettatori, e i vestiti assolutamente normali, senza sfarzo, molto semplici: vanno dal jean alla cravatta, qualche kimono, nessun abito da sera ! Non è l'occasione di mettersi in mostra.

La sala è un Teatro a visione frontale, che ricorda nella pianta (ma con due balconate) il Teatro Strehler di Milano. Non è grandissima. . Tanti spettatori si sporgono lungo la buca assai profonda salutando i musicisti, guardando l'orchestra preparandosi, fino all'ultimo minuto prima dell'inizio. Quando si fa il buio, l'arrivo del Maestro è avvertito da un "battipiede" dall'orchestra, e scoppia l'applauso. Del resto il Wanderer ha detto quasi tutto. Gli intervalli sono l'occasione di discutere della recita: secondo il parere di tutti gli amici, questa terza recita è la migliore in assoluto, per la passione, l'energia, e anche per la prestazione dei cantanti. Durante gli intervalli, gli spettatori lasciano in sala borse, e vestiti...E' vero che Tokyo è una città molto sicura! E' si mangia pannini, sushi, dolci, preparati come se fosse il picnic. Tutti gruppetti fanno così il picnic all'interno del Foyer, con grande naturalezza...Decisamente, non siamo alla Scala o all'Opéra di Parigi!! Fa piacere vedere questa relazione semplice al Teatro: la gente viene non per farsi vedere , ma per amore per la musica: la mondanità è assente. E questa impressione di un pubblico felice e disteso è molto stimolante: insomma mi sento benissimo.

Alla fine, dopo la standing ovation L'ovazione agli artisti
che saluta Claudio Abbado e che dura più di 15 minuti, Michael Dewitte ci aspetta e ci guida lungo i corridoi verso il camerino del direttore. Perdiamo durante il percorso un pò di amici, come lo racconta nella sua lettera Kimitoshi. C'è gente che aspetta, ci sono un pò di amici del Maestro che abbiamo incontrato in altri luoghi, c'è la Signora Dewitte, sempre sorridente, che mostra una grande sorpresa quando mi vede arrivare...è infine, siamo introdotti presso il Maestro, che è sorridente e visibilmente molto felice dell'esito della rappresentazione, am anche, lo credo, di vederci. Saluta con grande disponibilità tutti i presenti, e rimaniamo così a lungo a chiacchierare con lui che il pubblico che aspetta diventa impaziente e ce lo fa sapere....Ho un pensiero per gli amici milanesi. M'imagino come sarebbe la nostra Tilla....e lo Stelio!

La missione non è compiuta: c'è ancora il gruppo di Kimitoshi indietro. Vado a prenderli: aspettano sopra al piano terra (i camerini sono nel primo interrato). Voglio assolutamente che almeno vedano il Maestro da vicino, ma non c'è tempo da perdere. Li vedo, li chiamo, mi seguono con una lieva esitazione. Poi arriviamo di nuovo al camerino, ma il Maestro sta andando, li chiedo di salutare il resto del gruppo e lui, con molta disponibilità ancora, saluta personalmente ciascun membro: leggo negli occhi di tutti l'ammirazione e anche l'emozione palpabile. La sensibilità estrema dei nostri amici si vede : il loro affetto per il maestro si legge non solo nei loro occhi, ma anche nel modo di muoversi, di porre il corpo, così espressivo. Una volta di più, sono molto commosso di quello che succede. Il Maestro si allontana. Incontriamo uscendo Deborah Polaski, la Meravigliosa Isolde. Molto disponibile anche lei, sopratutto quando sa chi siamo, tutto il gruppo le fa festa.I membri del CAI in Giappone il 1.dicembre scorso

Usciamo..un po storditi, assai silenziosi. Nella mia lunga carriera di abbadiano itinerante, ho la consapevolezza di aver vissuto uno dei quei momenti indimenticabili, " un de ces moments qu'il vaut la peine de vivre", come direbbe Stendhal.

Terzo Episodio: Al Museo

Dopo le emozioni della vigilia, ci volevano un po' di visite turistiche per completare il carattere eccezionale di questo viaggio. In tre giorni, i nostri amici giapponesi mi hanno fatto vedere abbastanza per avere voglia di tornare, per avere una piccola idea di quello che puo essere la civiltà giapponese, e soprattutto per capire quanto sia stimolante visitare tutti quei luoghi in compagnia di esseri così disponibili, così colti quali i membri del CAI giapponese...Ci deve essere un segreto: perché gli stimatori di Claudio Abbado hanno spesso qualcosa in comune che va ben aldilà di Claudio stesso: un modo di vedere la vita, una relazione all'arte, al mondo, un sensibilità molto particolari, che fa si che anche se siamo di culture così diverse, possiamo dialogare in modo immediatamente profondo.

Abbiamo il sabato mattina visitato il museo d'Arte Giapponese, che si trova vicino al Teatro "Bunka Kaikan", nel grande parco adiacente alla stazione UENO, insieme ad altri musei.

Il Museo Nazionale di Tokyo

Rendere conto delle meraviglie che abbiamo visto sarebbe del tutto inutile, tutto sarebbe da commentare, dalle ceramiche ai costumi, dalle armi alla pittura. Realismo poetico nei paesaggi della pittura, incredibile bellezza della calligrafia cinese, raffinatezza estrema delle porcellane o dei piccoli oggetti (scatolette per trucco etc..), ma soprattutto armi impressionanti , lame acutissime ed inquietanti, costumi da Teatro. Un mondo molto lontano dalle nostre abitudini culturali, ma nello stesso momento affascinanti! Ma la visita è solo un introduzione, un assaggio, bisogna tornare, per concentrarsi su tale o tale aspetto dell'arte giapponese, ma mi ricordero delle armi !

Quarto Episodio: Al Teatro Kabuki
Appena usciti dal Museo, dove abbiamo passato tutta la mattina e l'inizio del pomeriggio, i miei "ciceroni" mi porpongono di andare vedere il Kabuki; avendo visto a Milano lunghe rappresentazioni, sono un po' stupito che si possa decidere così velocemente di andare a Teatro. Ma poco dopo, in realtà dopo aver attraversato meta della città in Treno e in Taxi, mi ritrovo davanti al celeberrimo Teatro Kabuki. Ce ne sono due a Tokyo, quello che andiamo a vedere è il migliore
.La facciata del Teatro Kabuki, notare infondo una signora che indossa il kimono, molto più frequente nelle strade di Tokyo di quello che si crede

I nostri amici hanno notato che si rappresenta durante il pomeriggio una commedia in un solo atto. Per di più, a Teatro ci sono i biglietti nromali per le quali si fa la coda e quelli in piedi che si può comprare atto dopo atto! Dietro la galleria, un piccolo tavolino dove si vendono i biglietti!

Entriamo in sala e la commedia è appena cominciata. Scena larga, la storia è abbastanza semplice da capire; i miei amici me lo hanno spiegato: un marito vuol uscire senza dirlo alla moglie. Da i suoi vestiti al suo servitore, poi la moglie scopre lo stratagema, e lo usa a sua volta contro il marito...Il marito cade nella trappola...

Molte risate, molta partecipazione del pubblico, e soprattutto, delle urla, degli incorragiamenti da parte della gente che reagisce direttamente urlando parole a me incomprensibili ! Tutto questo da l'impressione di uno spettacolo molto familiare alla gente, assolutamente non distaccato dal mondo di oggi, benché siano pezzi che risaligono a parecchi secoli. Un oubblico partecipe, pieno di famiglie, di giovani. Ne esco molto felice di avere seguito il pezzo e di averlo visto nel suo ambiente: è ovvio che a Milano il pubblico non reagiva così, ed è un aspetto molto importante

Quinto Episodio: Una Cena giapponese