Questo spazio è dedicato alla pubblicazione delle lettere più significative ricevute .

Lettere


Diamo spazio alle vostre opinioni, buone, cattive, scriveteci e pubblicheremo!
Pubblichiamo alcune delle lettere ricevute

Fine estate 2006

Una lettera ad Attilia Giuliani di Rosemary Ripperger, sempre sulla Quinta di Mahler, pubblicata con l'autorizzazione dell'autrice.

Chère Attilia,

Comme tu sais, je ne parle malheureusement pas l'italien, donc je ne sais pas ce que tu as écris sur le site. Je peux seulement te communiquer mes impressions. Je suis descendue à Rome avec 3 autres amies allemandes et (je l'avoue) nous avons crus entendre un concert dirigé par Dudamel et un par Abbado. Mais je dois dire (et je pense pouvoir parler aussi pour les autres) que je n'étais pas décue. J'ai beaucoup d'admiration pour cette décision d'Abbado et j'ai énormément apprécié l'interprétation de Dudamel. Bien sûr, ce n'était pas la même chose - mais je suis sûre qu'il murira encore et l'atmosphère était très spéciale. Inutile de te dire aussi que j'aurais aimé entendre de nouveau Abbado diriger cette oeuvre, mais la vie réserve parfois de ces surprises... A condition que celles-ci ne soient pas plus désagréables je suis bien heureuse.

Nous avons eu un bon temps ensemble et j'étais très contente de te voir.

Je t'embrasse,,

Rosy

Cara Attilia

Come lo sai bene, non parlo purtroppo l'italiano, dunque non so cosa hai scritto sul sito. Voglio solo comunicare le mie impressioni. Sono venuta a Roma con altre tre amiche tedesche e confesso che abbiamo pensato di ascoltare un concerto diretto da Dudamel e uno da Abbado. Ma devo dire (e penso anche poter parlare per le altre) che non sono stata delusa. Ho molta ammirazione per questa decisione di Abbado e ho molto apprezzato l'interpretazione di Dudamel. certi non era la stessa cosa - ma sono sicura che maturerà ancora e l'atmosfera era molto speciale. Inutile dire anche che avrei voluto ascoltare ancora una volta Abbado dirigere questa sinfonia, ma la vita ci riserve qualche volta sorprese. Se queste non sono più cattive, ne sono ben felice.
Abbiamopassato un buon momento insieme ed ero molto contenta di vederti.

Un abbraccio
Rosy

Una lettera di Attilia Giuliani, sempre sulla Quinta di Mahler

Caro CAI,

anch’io scrivo come appassionata abbadiana e come lettrice del sito; quindi quello che segue non è la posizione ufficiale del CAI, direi anzi che non ci deve essere una posizione ufficiale, ma che sia giusto lasciare spazio a opinioni diverse. Ero a Roma anch’io nei giorni scorsi e vi racconto le mie impressioni sui due concerti e sulla questione della V di Mahler diretta a sorpresa da Dudamel.

Come sempre, ma forse questa volta piu’ di altre, l’atmosfera di festa attorno a questo doppio appuntamento era palpabile; tutti avevano compreso l’importanza del progetto del Maestro Abreu, un sogno tradotto in realtà, in cui la musica è diventata anche un mezzo di riscatto sociale. E quello a cui stavamo per assistere era la parte migliore di questo lavoro in cui l’arte era diventata partecipazione attiva per migliaia di ragazzi, spesso strappati a un destino infelice. La maggior parte di noi accorsi a Roma si affrettava alla proiezione del documentario di Alberto Arvelo sulla storia della Simon Bolivar che precedeva i concerti in tutte e due le serate e poi correva ad accaparrarsi almeno una copia dell’altro DVD, completato da un libro, di Helmut Failoni e Francesco Merini (L’altra voce della Musica) che pure racconta l’avventura venezuelana di Claudio Abbado con questi ragazzi.

Molte le nostre socie d’oltralpe, arrivate anche da Berlino per questo evento, sorridenti e felici di parteciparvi; avrebbero voluto vedere Claudio per testimoniargli la loro presenza, ma credo non siano riuscite (e me ne dispiace, forse avrei potuto fare qualcosa di piu’ anch’io); e questo non è esibizionismo, è affetto sincero, ma l’affetto va dimostrato e sarebbe stato giusto che anche Abbado avesse potuto annotare che loro c’erano, avevano fatto un lungo viaggio, preso giorni di ferie e speso anche parecchi denari per essere a Roma, consapevoli dell’importanza della cosa e di quanto Claudio Abbado tenga a questo genere di progetti e di iniziative.

L’energia di questi giovani e l’entusiasmo di Dudamel ci hanno rapidamente contagiato e la fine del primo concerto, dedicato alla musica latino-americana (dopo l’esecuzione della V di Beethoven), con una serie di bis travolgenti, ha trascinato tutto il pubblico in un crescendo di gioia collettiva.

Ma ecco la sorpresa del giorno successivo: Claudio Abbado dirigerà solo il Triplo concerto di Beethoven e lascerà la bacchetta a Dudamel per la V di Mahler; sorpresa a dire il vero preannunciata da quello che era avvenuto a Palermo due giorni prima e soprattutto annunciata da esigenze discografiche, se solo si fosse stati attenti alla programmazione della DGG per la registrazione dal vivo della V di Mahler con l’Orchestra Simon Bolivar e Dudamel come direttore d’orchestra.

Che dire? Ho sentito reazioni diverse e mi auguro che altri scrivano sull’argomento. Personalmente mi sono lasciata trascinare dall’entusiasmo per questo focoso e comunicativo giovanissimo direttore e da un’interpretazione diversissima da quella che, secondo me, avrebbe dato Abbado: un Mahler senza gli abissi di disperazione, solitudine, incomprensione, infelicità che di solito mi lasciano stravolta, ma un Mahler così energico e dirompente da essere molto meno tragico e un po’ piu’ ottimista, in sintonia con le caratteristiche della compagine orchestrale che avevamo davanti e del suo direttore. Insomma una interpretazione nuova, interessante, vigorosa, che mi è piaciuta (ma forse non commossa) e questo spiega perché tutti mi abbiano vista applaudire con sincero entusiasmo alla fine, nonostante la mia iniziale punta di delusione per non aver visto Claudio Abbado salire sul podio. Capisco però che per altri la delusione sia stata forte: sono convinta che il comunicato letto in sala fosse sincero e che la volontà di Abbado fosse quella di promuovere ancor piu’ l’orchestra e il suo giovane direttore, come a dimostrare che potevano essere applauditi ed apprezzati anche senza l’aiuto della sua famosa bacchetta. Ma l’intento era velato dal sospetto (fondato) che l’esigenza della registrazione per la DGG avesse giocato il ruolo predominante in questo! E allora?

Potrei dire che i piu’ convinti e partecipi del progetto Abreu, fatto proprio da Claudio Abbado con il suo solito entusiasmo, consapevoli del potenziale immenso di questa orchestra che va al di là del suo valore tecnico, hanno accettato senza remore la sostituzione, mentre è normale che siano stati delusi (e forse anche arrabbiati) quelli che pregustavano l’ennesima interpretazione della V di Mahler da parte di Abbado, che sicuramente – anche con un’orchestra giovanile di queste caratteristiche - sarebbe stata piu’ profonda, piena di sfumature, travagliata, piu’ aerea e sottile soprattutto nel famoso adagetto… E la differenza di impostazione, che si è vista nettamente nell’interpretazione del Triplo fatta da Claudio Abbado, sarebbe stata comunque un valore aggiunto e un’ulteriore vetrina – e quindi un modo di promozione – dell’orchestra!!!

In fin dei conti, non per viltà o opportunismo, ma sulla base di convinzioni diverse, o meglio sulla base di un peso diverso dato a motivazioni opposte, posso dire che dò ragione agli uni e agli altri, a chi approva e a chi contesta la scelta di Claudio.

Con affetto, la vostra Attilia

Milano, 18 settembre 2006


PS:A qualcuno che mi accusava di non difendere abbastanza la "causa" di
Claudio ho proposto questa metafora: "Pensate se uno si innamora di una
donna (vale anche viceversa), le dà un appuntamento e lei ci manda la sua
migliore amica; può anche darsi in un caso su mille che quello si trasformi
nell'incontro della sua vita, però..."

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Lettera di Danilo Marangio(cambiamento di programma di Roma)

Ieri sera ero al concerto di Abbado a Roma. Vorrei rimarcare un paio di elementi. Il primo è che i prezzi dei due concerti (che all'inizio erano uno tutto Dudamel e l'altro tutto Abbado) erano sensibilmente differenti.
Implicitamente, quindi voleva dire che Abbado vale di più (e meno male...).

La seconda cosa è che prima delle biglietterie veniva distribuito un foglietto che informava del cambio di programma con la quinta affidata a Dudamel, quindi chi voleva, poteva rinunciare al concerto e andare via.
Peccato che una marea di persone (me compreso) avevano acquistato i biglietti due mesi prima... Immagino la delusione degli abbadiani di ferro che adorano la quinta di Mahler; è vero che la lettura di Dudamel era assolutamente valida, ma se ordino le vongole non puoi portarmi i porcini perche "tanto sono buoni ugualmente".

Un altro particolare: alla fine del concerto siamo stati invitati ad uscire rapidamente dalla sala perchè dovevano effettuare una registrazione. Probabilmente i tecnici (Rai? DGG?) si erano accorti di pezze da rattoppare? Mi sembra questa una prova della volontà di incidere il disco di Dudamel precedente al concerto e non, come affermavano durante l'intervallo che "Abbado, visto il trionfo di ieri sera ha deciso di lasciare la bacchetta a Dudamel".

Insomma, se uscirà un cd DGG-Dudamel-Mahler registrato a settembre a Roma, sarà la prova definitiva della predeterminazione del cambio di bacchetta.
Cordiali saluti, Danilo Marangio

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*Lettera di Antonella Perini a proposito del cambiamento di programma di Roma

Il cambiamento di programma, ma soprattutto di direttore ha lasciato molti degli spettatori sorpresi e delusi, nonostante si siano prontamente adeguati alla generosa volontà di Claudio Abbado. Salvo alcune persone che hanno lasciato il posto disgustate durante la V di Mahler, le altre sono state catturate dal giovane Dudamel.

Questa generosità estrema di Claudio Abbado, questa suo profondo desiderio di cedere il suo podio al giovane collega è un gesto bellissimo in sè considerato,ma un colpo basso agli spettatori dell'auditorium che hanno letteralmente subito la scelta di Claudio. Uno dei valori di cui Claudio spesso ha parlato e si fa portatore è la libertà di scelta. Perchè non ci ha lasciato liberi di scegliere Dudamel e ce lo ha imposto? Nel primo concerto Dudamel aveva avuto la SUA serata con meno avventori di quelli che ha avuto la sera che avrebbe dovuto essere tutta di Claudio Abbado!

E' vero,come dice Maccapani, che fra le righe dei cambi di programma, si poteva intuire questo cambiamento. Anche senza conoscere i programmi della DG: la V di Mahler è passata dal programma Dudamel al programma Abbado, sostituendo la Fantastica di Berlioz....ma francamente-nonostante il precedente Harding-Aix en Provence-non avrei mai immaginato un colpo così basso da parte di Claudio Abbado, anche perchè i prezzi dei concerti dei due concerti erano differenti!

In ogni caso abbiamo conosciuto una realtà musicale stupenda! E che bravura tecnica! C'è davvero molto da imparare dal punto di vista dell'educazione musicale dal Venezuela.

Un grazie particolare a Claudio per averci fatto vivere questa meravigliosa esperienza, raccontata dal documentario di Arvelo e da quello del libro-dvd di Faliloni e Merini. Un grazie per averci proposto nella prima sera Dudamel, un giovane di talento che concertato in modo molto originale la V di Beethoven nella SUA serata e anche la V di Mahler in quella di Abbado! Alla fine delle due serate rimane l'allegria della festa musicale latino americana! Rimane la gioia di un triplo concerto in cui un'orchestra così corposa ha suonato con una delicatezza e lievità come un piccolo gruppo da camera dialogando con i tre splendidi solisti, si è notato come è cambiato il suono dell'orchestra sotto la bacchetta di Abbado? Rimane il rimpianto per quello che ci siamo persi, tanto più che nel documentario proiettato all'auditorium si è avuto un assaggio della V di Mahler che non abbiamo potuto sentire ...e una puinta di rabbia per quello che ci è stato imposto!

Antonella Perini

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ll nostro amico Achille Maccapani , a proposito del cambiamento di programma nei concertti di Roma e Palermo ci scrive:

Cronaca di una sorpresa…annunciata

Ha suscitato molto scalpore la notizia del passaggio di bacchetta da Claudio Abbado a Gustavo Dudamel, la sera di giovedì 14 settembre presso l’auditorium di Roma, in occasione del secondo concerto della Simon Bolivar Youth Orchestra. E soprattutto per la composizione in programma nella seconda parte: la Quinta sinfonia di Gustav Mahler.

In realtà, si trattava di una sorpresa preannunciata sul web. Già molti mesi fa, ancor prima che Dudamel debuttasse sul podio del Teatro alla Scala con la Filarmonica, proprio con la Quinta di Mahler, in una lettura violenta, accesa, molto vicina nello spirito alla visione dell’ultimo Bernstein viennese, il sito Internet della Deutsche Grammophon rendeva nota la notizia della firma del contratto esclusivo con il direttore venezuelano e la programmazione dei primi cd che sarebbero stati da lui realizzati per la label gialla, e cioè il binomio Quinta-Settima beethoveniano e la Quinta di Mahler, entrambe proprio con la Bolivar.

Mi aveva colpito tuttavia un particolare: nei piani di produzione DG (curiosamente preannunciati con largo anticipo, circostanza che non accade spesso in quel di Amburgo) era già prevista la registrazione live della Quinta di Mahler all’Auditorium di Roma, nel mese di settembre 2006. E non era stato ancora annunciato il programma definitivo delle quattro date della Bolivar tra Palermo e Roma.

Quando venne poi diffusa la scaletta finale del tour italiano della Bolivar, ebbi un sussulto. Nel primo concerto, Dudamel avrebbe infatti proposto Beethoven e i bis sudamericani già noti, a spizzichi e bocconi, agli abituali utilizzatori di YouTube.com, dove – grazie ad una camera a spalla o ad un telefonino – si può ammirare i numerosissimi musicisti della Bolivar che nel Palasport di Barquimiseto si scatenavano mentre suonavano in piedi, ondeggiando e ballando, creando un groove davvero inusuale in una sala da concerto. Mancava invece nel programma il suo Mahler, preannunciato invece dalla DG (e riservato invece a Claudio Abbado).

Mi domandavo il perché, e sono giunto alla possibilità di un ripensamento, e forse di una volontà di Claudio Abbado di ritornare sul luogo del delitto, a poca distanza dal concerto di Lucerna (immortalato su dvd): quella di rileggere la Quinta di Mahler per la terza volta su disco con la DG (dopo la CSO e i Berliner). Invece non era così.

Come ad Aix-en-Provence si consumò la sorpresa della diretta su RadioFrance della prima del Don Giovanni mozartiano, e l’avvento di Daniel Harding davanti alla Mahler Chamber Orchestra, a Roma è accaduto un colpo di scena dal sapore vagamente noir che, in realtà, era già preordinato da tempo. I diritti radiofonici per la trasmissione in diretta, concessi a RadioRai, comprendevano il solo concerto del 13 settembre: Ma non anche quello del giorno successivo…

Purtroppo non ero presente a Roma nel luogo del misfatto. Ma non mi stupirei se al posto del banco mixer digitale di Saxa Rubra, figurasse invece, quella sera di giovedì 14 settembre lo staff al completo della Deutsche Grammophon, pronto ad immortalare l’incredibile secondo tempo di un concerto che ha fatto ulteriormente conoscere al pubblico romano (dopo quello milanese) la folle genialità, lo scavo analitico e lo sguardo rivolto al futuro di Gustavo Dudamel.

Un giovanissimo direttore che sta letteralmente bruciando le tappe e rischia seriamente di diventare non di certo un nuovo Karajan (come affermava poche settimane fa Le Monde de la musique) ma di sicuro un talento fuori dal comune che non mancherà di coglierci più d’una volta di sorpresa: già mi prefiguro un suo Brahms o un Bruckner (a quando un’Ottava da pelle d’oca, come non ne sento più da tempo, dopo quelle di Giulini e Celibidache?) nell’arco di pochi anni.

Ultimo particolare: il micro-sito della DG dedicato a Dudamel con le news è stato prontamente rimosso (non si trova più neppure su Google), e con esso la notizia della sua Quinta mahleriana all’auditorium di Roma. Al suo posto, comunque, è stato inserito (vi si può accedere dalla sezione “Artists” della homepage del sito DG) il link diretto al nuovo official web site del direttore venezuelano, comprensivo di un diario personale, aggiornamenti vari, nonché i links relativi ai suoi gusti letterari, sportivi, musicali e perfino gastronomici. Il nome del sito? Eccolo: www.gustavodudamel.com.

Achille Maccapani

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Alessandro di Gloria scrive le sue impressionni personali dopo "Il Flauto magico" di Edimburgo, in reazione all'articolo di "the Independent" (lettera indirizzata a Attilia Giuliani e pubblicata con il permesso dell'autore)

non ho gran voglia di scrivere in questo momento, però ti dico che la
critica è esageratamente negativa. Insomma, lo spettacolo non è certo un
capolavoro di quelli che rimangono nella memoria e in effetti non è
all'altezza di un Festival di prim'ordine come quello di Edimburgo. Però
distruggerlo così categoricamente mi sembra "isottiano". Per quanto
riguarda le voci continuo a non essere d'accordo, nel senso che si sono
sentite solo belle cose e nulla di cattivo o stonato. Tuttavia anche qui
si può rilevare che delle voci importanti per il Flauto ci sono, e il cast
che quest'anno era a Salisburgo ne è la prova.
La direzione non si discute ma parliamo di Abbado e non di uno appena
arrivato e quindi potrebbe anche un minimo sforzarsi per trovare risorse
vocali di livello superiore. E questo vale per tutte le sue ultime cose..
dal Falstaff al Simone, dal Parsifal al Flauto.
L'accanimento della critica quindi mi sembra un pò forte però... che
l'insieme possa sembrare provinciale è decisamente vero.

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Inverno 2006

Il nostro amico Achille Maccapani , a proposito del disguido avvenuto a Totino col disco dell'Orchestra Mozart pubblicato da La Stampa.

Carissimi amici del CAI,

quello che avete raccontato sul disco dell’Orchestra Mozart è solo, purtroppo, una minima parte di quanto è avvenuto comicamente in terra ligure/piemontese. A tale riguardo, mi preme raccontarvi l’esperienza personale sulla vicenda.

La mattina del 26 gennaio scorso mi sono recato presso la solita edicola di Ventimiglia, dove ho richiesto copia del libretto e cd: mi sono sentito rispondere dalla edicolante che il distributore (Ragalzi di Sanremo) non le aveva fornito il cofanetto, in quanto sarebbe pervenuto solo con la seconda distribuzione, prevista in altra ora della mattinata. Le evidenziai che detto cofanetto era da quel giorno in distribuzione con “La Stampa”, ma mi sentii dire che si trattava di disposizioni del distributore locale. M’arresi all’evidenza, e mi recai in un’altra edicola per l’acquisto (per la precisione a Camporosso).

Salii in macchina, aprii il cofanetto togliendo il cellophane e inserii il cd nell’autoradio, pronto a gustarmi la Sinfonia concertante per violino e violoncello. Quand’ecco che…sorpresa! L’orchestra dà inizio ad una vibrante e filologica esecuzione dell’Egmont ouverture di Beethoven. Provo a chiedermi se è un delirio tutto questo, se sto sognando. No, è proprio l’Egmont. Passo oltre, cambio traccia, mentre do un’occhiata alla tracklisting, totalmente diversa (Sinfonia concertante, Sinfonia n. 35 e i bis mozartiani). E nella traccia 2 trovo la Sinfonia concertante: meno male. Vado avanti, intanto che faccio un rapido calcolo della durata presunta del cd, così come indicato nel cofanetto: ben 81 minuti, un record! Arrivo alla traccia 5: e qui mi aspetto la Haffner. No! C’è il concerto n. 20 KV 466 per piano e orchestra: il solista? Boh, il cofanetto non dice nulla. Ma ricordavo dalla diretta radio RAI che il pianista era Till Fellner. E il cd si conclude proprio con quel concerto. Durata: circa 71 minuti. Interessante, un cofanetto che ti annuncia un programma su cd, e un cd contenente ben altro programma.

Ho segnalato il tutto all’ufficio marketing della Stampa. Imbarazzati, m’hanno spiegato che il tutto è stato causato da “un disguido con l’Orchestra Mozart”, la quale invece di spedire un cd col best del concerto inaugurale, gli hanno mandato il mastering di un doppio cd contenente tutto il concerto!

Il cofanetto è già stato ovviamente ritirato, il giorno dopo, presso tutte le edicole. Prossimamente ci sarà una nuova e, spero, più attenta diffusione.

Allora mi domando: Ma nessuno, dico, nessuno alla Stampa ha effettuato un controllo sul prodotto, prima di metterlo in vendita?

Dov’è andata a finire la qualità del prodotto da fornire ai lettori?

Siamo ben lontani dall’epoca in cui “La Stampa”, in partnership con Musicom, ci fornì in vendita la “Passione secondo San Matteo” di Bach con i Berliner, che tuttora conservo tra le mie cose più care (peraltro è richiestissima all’estero!).

Povero Mozart, bel modo di festeggiare il 250° della nascita.

A proposito: con anticipo di notizia di solo un giorno, la Rai ha acquistato i diritti della giornata Mozart, curata da Euroarts, e ha fornito in diretta la prima parte del concerto di Salisburgo (la seconda, in differita, durante la notte!). Peccato solo che siano stati acquistati i diritti per la sola diffusione in Italia, con codifica Nds: in questo modo, solo gli abbonati a Sky sul ricevitore satellitare hanno potuto godersi il concerto. Evidentemente per la Rai la cultura costa troppo cara!

Achille Maccapani

Ventimiglia (Imperia)

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Autunno 2005
Due lettere di soci sul Festival romano.

Passio secundum Claudium...

La settima bruckneriana, per te che l'hai già vista e sentita a Lucerna, sarà stata cosa già "archiviata"... per me arrivato fresco da napoli al festival romano, era l'incontro col Monumento.

Quella musica tanto refrattaria all'orecchio italico, quel sagrestano tanto poco amato nelle nostre terre, col vizietto dell'ottone ridondante e la passione dei cinque, dieci minuti in più a movimento, ha sempre riscosso ben poco successo da noi... Eppure, la stupefacente meraviglia di un tessuto complesso, di fraseggi delicatissimi negli archi, lo struggente lirismo e la voce accorata nella Marcia per Wagner (... e per Hitler, qualche decennio più tardi) sono tra le fulminazioni più potenti dell'ultimo scorcio dell'Ottocento. Il Romanticismo che si decompone e migra da Wagner a Mahler utilizzando come incredibile mezzo il "Ligabue" bigotto organista asessuato visionario d'una cattedrale austriaca.

Nell'esecuzione ci ho trovato tutto quanto mi fa amare Abbado... La capacità assolutamente straordinaria di un dominio "consenziente" sull'orchestra, la capacità di dipanare ogni trama con un nitore non esprimibile in parole adeguate, il controllo ... uno ad uno, dei suoi strumentisti. Quella bacchetta puntata su ciascuno degli orchestrali, quel suo richiamo del "sì, dico proprio a te", mi lascia stupefatto ad ogni esecuzione. L'anno scorso con la Quinta di Mahler a Lucerna e quest'anno con questa Settima, il tuo "Claudio" genera emozioni incontrollate. La potenza che scatena, il dolore che infligge, sono ... beh sono "SUE" assolutamente abbadiane. Non è la Settima, ieratica (e meravigliosa anche quella) dell'ultima incisione di Karajan. Ha un piglio di razionalizzazione dell'impossibile. Di Bruckner. Fornisce solidi corpi sonori, controllo del suono, testo intelliggibile... in sostanza ciò che col pazzo Anton è impossibile fornire...

E il gesto, è uno degli elementi che produce un attaccamento viscerale a Claudio. Non è mai l'imposizione del direttore, non è la "scena" sul palco à la Bernstein, il legame estatico al divino di Giulini, il compiacimento ieratico del suono puro che fornisce Karajan.

E' la grandiosità del far musica. E' la partecipazione di un uomo, dell'orchestra che con lui crea suono, alla messa in opera sulla Terra di ciò che mente umana genera.

Attilia, grazie per avermi messo in contatto l'anno scorso con questo Direttore, è di volta in volta un'esperienza assolutamente eccezionale!

Peppe
Giuseppe Norma (Napoli)

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...che dire, e' proprio vero che e' un po'... divino.
e' stato un gran bel Mahler, perfetto fino all'ultima nota. Goduto immensamente, una pagina dopo l'altra del monumentale spartito. Piu' sparkling Mahler di Shumann, tutto sommato, Pollini mi e' sembrato poco entusiasta, ma forse sono io ad amare Mahler piu' di ogni altro autore.

Stefano Ceri

Primavera 2005

Ciao Attilia!

Che ne diresti se la prima volta che vai a Berlino alla Philharmonie con moglie e figli ti capita di arrivare in biglietteria e di verificare che la tua prenotazione risulta per ignoti motivi prima effettuata e poi cancellata?! Ovviamente avevamo con noi la stampa dell'e-mail del Kartenbüro con la conferma e il numero della prenotazione: sicché gli addetti alla biglietteria hanno provveduto a fornirci di quattro ingressi ai Podium-Plätze, e la mancata conferma della prenotazione si è così trasformata nella possibilità di seguire il concerto praticamente "dentro l'orchestra! Un'"esordio" indimenticabile"! Berliner come sempre strepitosi, un suono di una bellezza e nitidezza inarrivabili e, dal podio, un Abbado fantastico nel dare rilievo alla miriade di sollecitazioni delle due partiture all'interno di un'esecuzione di incantevole fantasia e fluidità. Il tutto condito dalla meravigliosa acustica della Philharmonie di cui avevo tanto sentito parlare (la "mano" di Karajan!).
E che dire della "complicità" fra orchestra e direttore e degli strumentisti fra loro? Un conto è parlare e leggere di
"zusammenmusizieren", un conto è viverlo praticamente "dall'interno".Ho letto tante volte nei resoconti dei vostri Wanderer del rapporto speciale instauratosi negli anni fra Abbado e il pubblico della Philharmonie, ma davvero le acclamazioni che hanno accolto la conclusione del concerto (il solito, "magico" momento di sospensione dopo gli accordi dell'arpa!) hanno dato la piena percezione del segno lasciato a Berlino negli anni dal nostro direttore.
Il tutto nel solito, assordante silenzio dei nostri mezzi di informazione. Che dire? Teniamoceli stretti, eventi come questi. Spero che fra qualche anno anche i miei figli (il più grande ha 15 anni ed entrambi hanno già potuto ascoltare i Wiener e i Berliner...) si rendano conto di cosa significhi la musica anche per il faticoso cammino dell'Europa.In fondo, essendoci recati per la prima volta in Germania e quindi alle prese con qualche problema dal punto di vista linguistico, l'unico momento che non necessitava di "testo a fronte" è stato quello in cui un direttore d'orchestra italiano dirigeva un'orchestra tedesca che eseguiva brani di un compositore austriaco e di uno boemo! Non sono forse anche queste le nostre radici e il nostro linguaggio comuni?

Ciao e a presto!
Alessandro

Una lettera del nostro caro amico e socio Giancarlo:

Carissima Tilla ,sono Giancarlo.Io parlo poco,ma bisogna riconoscere che è proprio vero,come dice Claudio,che,parlando poco,si riesce ad ascoltare meglio e ad andare oltre il frastuono che ci circonda.Sarò anche miope,però-perdonami-io non vedo proprio il motivo per bacchettarlo come si è fatto da parte di quasi tutti quelli che-ben sappiamo-sembrano stare al mondo per attaccare chi"devono"...

Simona(???anche se so chi è.....) non risponde a Claudio e anche l'ultima lettera(quella che era la prima) e tutti quelli che dai quotidiani hanno offeso e l'hanno buttata sempre e solo in bassa politica.

Per me si è voluto alzare un gran polverone e vi è purtroppo stato un annebbiamento generale.Anch'io

ho avuto un momento di sbandamento e allora ho letto e riletto l'articolo di Claudio sul Corsera e dopo una lunga riflessione credo di aver capito cosa lui ci ha voluto dire.Tutto sta nelle prime parole che ha scritto:
Girando il mondo,in tanti anni di lavoro,ho sempre cercato di trovare i lati positivi di ogni cultura.

e nelle ultime:
Mi chiedo anche perchè non si parli quasi mai di nuove idee e realtà italiane.................
Non riuscivo a capire il nesso, ma c'è.

Un artista VERO non ragiona come la massa.Un artista VERO è un portatore di idee .
Il Male è parte della vita dell'uomo, ma anche il Bene anzi è il Bene che porta alla creazione .Qui interviene Claudio ,dicendo :" Io cerco il bene in qualsiasi circostanza(qui lui è rivoluzionario).Mi trovo a Cuba e non guardo il male, ma evidenzio il bene.Mi trovo in America e cerco il bene e cosi di fronte ad ogni cultura cerco i lati positivi ,per poter migliorare me stesso e tutto quello che mi circonda .Vedi ,qui non è più solo politica ,ma è qualcosa di più!Certo ,se tu andassi da lui e gli chiedessi se accetta la pena di morte ti direbbe di no senza alcun dubbio .Lui dice:"Prendo un pezzo della loro cultura , la porto con me e faccio crescere me, loro e noi tutti "e questo per lui è libertà.Lui è portatore indiretto di liberta: senza fucili e bombe ,lui ha solo una bacchetta ,ha solo la sua musica ,ha solo la sua arte e non vuole intervenire con eserciti per combattere le dittature.Vuole che noi esaltiamo tutto quello che è positivo e ,se qualcosa di buono è stato fatto,sarà grazie a quello che noi potremo trovare la nostra libertà.

L'artista VERO non può essere definito ingenuo.Chi lo fa non ha capito la profondità del suo discorso.L'appello è PER ELIMINARE L'EMBARGO,NON PER ESALTARE CASTRO!Claudio è un pacifista e pensa che la cultura possa cancellare i dittatori più e meglio delle armi.L'artista VERO sconvolge le opinioni,fa pensare la gente e lui ha fatto proprio questo.Io per esempio non avevo mai pensato tanto a Cuba come ci sto pensando adesso!

All'Artista VERO non puoi dire che è un ingenuo,tutt'al più utopista,ma di un'utopia"realizzabile"o almento in parte realizzabile(Lui spara grosso;non avrà tutto,però qualcosa otterrà).

E' talmente evidente che la costituzione cubana è anti democratica che la crescita culturale di Claudio ,il suo essere stesso non possono essere in accordo con essa(vedi tutta la sua storia politica giovanile ,lì sì politica ,oggi al di sopra della politica ).Ci sara chi combatterà per i diritti umani e lui starà certamente con loro ma per adesso lui usa i suoi mezzi ,partendo sempre di più da quello che di buono può aver fatto l'uomo, perche solo così ,ripeto ,potremo distruggere ogni forma di sopruso,crescere e migliorare(Vedi la similitudine che fa ,quando alla fine dell'articolo al Corsera ,parla dell'Italia e delle cose positive ,che sono state fatte:bisogna prendere il buono,che c'è anche in Italia,perchè qualcosa di buono c'è sempre e costruire."Mi chiedo anche perché non si parla quasi mai di nuove idee e realtà italiane, a mio avviso, molto importanti per l'ecologia e per l'ambiente, come i treni con nuovi locomotori che trasportano i Tir, o altri camion, attraverso il Brennero, da Monaco di Baviera a Innsbruck, Bolzano, Trento, Verona con nuovo innesto dal Veneto all'Emilia Romagna. Oppure di quella cittadina vicino a Trento che sta realizzando un progetto impostato sul traffico e riscaldamento totale con l'utilizzo di energie naturali (pannelli solari, idrogeno). Questa cittadina ha vinto fra l'altro il primo premio per il miglior progetto in Europa."

Non so se mi sono fatto capire.Mi auguro di sì e ancora una cosa vorrei dire:non credo che Claudio risponderà agli attacchi dei giornalisti o alle lettere preoccupate,allarmate,deluse,a chi lo esorta a rimangiarsi quel che ha scritto,perchè quello che voleva dire lo ha detto e chi non ha inteso non intenderà.
Perdonami,se ho imitato Patrizia per lunghezza,ma sentivo il bisogno di dirti cosa io avevo capito e ho voluto farlo alla meno peggio possibile .Spero di esserci riuscito


Unabbraccio

Giancarlo


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Marzo 2005: Cuba

Gentili amici Abbadiani,


il dottor Davide Giacalone ha scritto un intervento durissimo (a mio parere, addirittura derisorio e offensivo) nei confronti del maestro in merito al suo intervento su Cuba apparso sul Corriere di alcuni giorni fa. Ho risposto al suo attacco. Che ne pensate?

Leggete e giudicate.

Cordialmente,

Alessandro Romanelli
Il Musicante.net - www.ilmusicante.net



Articolo di Davide Giacalone:
Claudio Abbado vede Fidel come un faro

di Davide Giacalone

Claudio Abbado interviene a proposito di Cuba ed inanella una serie impressionante di castronerie. Non d’opinioni da me non condivise, no, di castronerie. Peccato, si spera sempre che la frequentazione della cultura, e quella musicale è certamente cultura, renda capaci di leggere senza pregiudizi le cose del mondo ma, talora, ed in questo caso sicuramente, si resta delusi.

L’antefatto è un appello, firmato da molti prestigiosi signori, fra i quali Abbado, con il quale si chiede di non legittimare “l’aggressione anticubana da parte dell’amministrazione Bush”. Fin qui si esprime un sentimento antiamericano, che non condivido, ma che è pur sempre legittimo. In fondo gli Usa mantengono, nei confronti di Cuba, un embargo che più che ingiusto è inutile. Nello stesso appello, però, si sostiene che a Cuba non esiste “un singolo caso di scomparsa, tortura o esecuzione extragiudiziaria”. Affermazione che ha creato un certo sconcerto, fortunatamente anche nella sinistra. Che significa? Anche nell’Italia fascista gli Ernesto Rossi o i fratelli Rosselli, venivano trascinati in catene in virtù di sentenze del Tribunale Speciale, ma è assai difficile sostenere che quelle sentenze avessero qualche cosa a che vedere con la giustizia. Ai firmatari risulta che a Cuba ci sia giustizia? Uomini di cultura sono condannati a decenni di prigione solo per aver scritto romanzi e poesie. Basta, a far tacere la coscienza dei firmatari, il fatto che ci siano delle sentenze? Dei ragazzi che tentano di scappare da Cuba, che vogliono raggiungere il mondo libero, sono stati fucilati. E’ sufficiente dire che la condanna a morte è stata data non da Castro, ma da degli esecutori in toga, che se non lo avessero fatto sarebbero stati passati loro per le armi? Roba da matti! Ed è talmente da matti che più d’uno se ne dice scandalizzato. Allora Abbado decide di rispondere, mettendo alla luce del sole l’ignoranza colorata d’ideologia.

Prima tesi: io, scrive, quando giro per il mondo cerco di vedere il lato positivo delle cose, non cerco “i lati negativi delle altre civiltà”. Ora, a parte il fatto che quella cubana non è un’altra civiltà, la pensavano come Abbado i viaggiatori che, durante il ventennio, non smettevano di estasiarsi con le meraviglie di Capri od il mandorlo in fiore nella valle dei templi. La pensavano come lui quanti s’inlanguidivano ai ritmi latini nel Brasile governato dai militari. Quanti esploravano la Grecia classica durante il regime dei colonnelli. Quanti andavano a gustare yogurt durante la dittatura di Ceausescu. E chi se ne frega se gli oppositori politici, gli intellettuali, gli uomini liberi se ne stavano in galera. Quel che conta è cogliere il lato positivo delle cose. Confesso di non avere mai letto, prima, una simile dichiarazione di miseria morale.

Seconda tesi: a Cuba non c’è analfabetismo e la ricerca scientifica, in campo medico, funziona bene. Quant’è bella l’ignoranza. Cuba era il Paese dell’America Latina più alfabetizzato e con le migliori università prima dell’insorgere della dittatura castrista. Già, all’orecchio delicato di Abbado stonerà sentirlo, ma questo era vero anche con Batista. Con una differenza: gli alfabetizzati di allora potevano scrivere e leggere riviste letterarie e politiche, in un clima di non totale, ma accettabile libertà di pensiero; gli alfabetizzati d’oggi non possono fare né l’una né l’altra cosa, altrimenti gli fanno un bel “regolare processo” e li sbattono in galera per venti anni.

Terza tesi: non è vero che le persone non possono circolare liberamente, tant’è che io, Abbado, ho portato con me degli orchestrali fino a Caracas. Santa ignoranza. E non viaggiavano, forse, i coristi dell’Armata Rossa, o i ballerini del Bolshoi, gli artisti del Circo di Mosca? Che ne deduce, il maestro, che l’Unione Sovietica era da considerarsi un Paese libero, ove la gente poteva entrare ed uscire? Lo racconti ai contadini che non potevano lasciare neanche la loro contrada, lo spieghi ai tedeschi orientali fucilati dai Vopos mentre cercavano di scavalcare il muro. Non gli punge vaghezza che la sua gita musicale non dimostra assolutamente un accidente?

Quarta tesi: noi, amici di Cuba, abbiamo portato colà corde e strumenti musicali, perché siamo buoni ed aiutiamo un Paese povero, mica lo attacchiamo. No, voi siete cattivi e nemici dei cubani, aiutandone il dittatore. Perché Cuba non è nemmeno un Paese povero, è solo un Paese depredato, ridotto in miseria da un pazzo che lanciava le campagne della canna da zucchero come Mussolini quelle del grano. Si liberi quel Paese dal giogo del dispotismo, violento ed assassino, e stia sicuro che sono perfettamente in grado di permettersi le corde. Ma tutto a tutto questo è cieco, Claudio Abbado. E sospetto non abbia mai letto niente della migliore letteratura cubana, composta quasi integralmente da intellettuali costretti a fuggire. E’ cieco, il nostro ignorante con la bacchetta.



Risposta di Alessandro Romanelli

Egregio dottor Giacalone,


ho letto sul sito di "Azienda Bari" con vivo stupore e notevole disorientamento il suo violento attacco a Claudio Abbado.

Quando un intellettuale-artista della statura del maestro milanese si permette di operare, o meglio di fare cose realmente fuori dagli schemi ideologici imperanti nel nostro materialista, obeso Occidente (per esempio: aiutare dei giovani ad uscire dalla miseria e dalle difficoltà della vita con la Musica, come sta facendo Abbado in Venezuela e a Cuba), ecco la levata di scudi di santoni (o presunti tali) della politica e del giornalismo italiano, che tutto sanno e tutto hanno da insegnare agli uomini e al mondo.

Io sono convinto, letteralmente convinto, caro Giacalone, della bontà delle sue conoscenze su Cuba e sulla sua storia (lontana e recente), nè mi permetto di entrare nel merito delle questioni da lei sollevate. Le sue "controdeduzioni" a quanto dichiarato nei giorni scorsi da Abbado saranno pure legittime e oltremodo puntuali.

D'altro canto, mi permetta di dirle, lo slancio e la passione di un artista sono tali, certe volte, da fargli perdere il contatto con la realtà effettiva delle cose. Probabilmente, questo è accaduto al Maestro, ma lei non lo ha colto, perchè con gli artisti non ha forse sufficiente dimistichezza o perchè troppo preso dall'elencare le "castronerie" dette da Abbado ai nostri giornali.

Oggi l'autorevole editorialista del Corriere della Sera Sergio Romano risponde invece ad un medico (altrettanto...disorientato) che stigmatizza un'altra dichiarazione di Abbado, con la pacatezza dello storico e l'intelligenza di chi non casca nel tranello della sterile polemica, ma cerca invece le ragioni profonde che spingono un maestro della notorietà e del carisma di Abbado ad esporsi su temi così delicati ed attuali di politica internazionale. E c'è, ritengo, solo da imparare con la dovuta umiltà dalla sua risposta.

Concludendo: ho trovato, mi consenta, di cattivo gusto, non quanto da lei affermato con indubbia cognizione di causa sull'argomento, ma il tono arrogante e derisorio del suo intervento nei confronti di un Maestro da lei liquidato come "ignorante" (Abbado potrebbe dire anche domani lo stesso di lei in campo musicale) e che invece rappresenta o dovrebbe rappresentare - per tutti noi - un vanto artistico e culturale (uno dei pochi rimasti purtoppo) per l'Italia nel mondo.

Penso che questa mia amarezza sia condivisa anche da chi vede una decadenza culturale davvero profonda e irreversibile nel nostro ex "Belpaese". Se Abbado provoca e sollecita gli italiani su temi musicali (e quindi culturali), operando in paesi americani economicamente meno fortunati del nostro, sarebbe allora il caso di rispondergli per le rime, non offendendone adesso (e con gratuita violenza verbale, quella sì da "Ventennio") la sua statura di uomo alla costante ricerca della verità.


Distinti saluti.


Alessandro Romanelli

Commento di Davide Giacalone in risposta:
Gentile Signor Romanelli, rilegga lo scritto di Sergio Romano (Nota del CAI: vedere lo
scritto nel sito degli abbadiani) e vi troverà scritto che le opinioni di Abbado su Cuba, non essendo materia musicale, valgono quanto quelle di chiunque altro. Il che non è derisorio, ma, certo, piuttosto duro. Lo stesso Corriere della Sera, del resto, avendo pubblicato in prima pagina l’intervento di Abbado, intriso, quello sì, di pregiudizio ideologico e di scarsissima conoscenza della realtà, ha poi pubblicato una pagina intera di Amnesty International (ove si racconta cos’è il regime castrista), e due pezzi di cronaca nei quali la sinistra, Fassino in testa (ma anche Ingrao) prendono le distanze dallo stesso Abbado. Il mio pezzo non era derisorio, o, almeno, non intendeva esserlo. Era un attacco duro, argomentato, senza sconti, ad un uomo di cultura che aveva razzolato nell’ignoranza e nell’insensibilità più pure. Saper dirigere un orchestra non mette al riparo dalgli scontri politici, e ricordo che Toscanini abbandonò la Scala, pur di non servire il fascismo. E, stia attento, quel che sostengo è che Abbado non ha affatto aiutato dei giovani musicisti, ma un regime che li opprime e li affama. Non mi pare una situazione che consenta i mezzi termini. Con un cordiale saluto Davide Giacalone


Cara (...), mi rivolgo a te come abbadiana doc, che ha fatto scoprire ed apprezzare sul campo perfino a me, che purtroppo ho un limitatissimo bagaglio di cultura musicale, le doti straordinarie dell'insigne Maestro. E' vero che a questo mondo ogni cosa e persona ha qualche insormontabile limite o handicap, e tuttavia io non so a che cosa attribuire la sparata di simpatia che il Maestro ha tributato, non a Cuba o al suo popolo, che è cosa facile anche per chi li conosce, come dire, solo in cartolina, ma al suo inquietante regime: istruttivo, sanitario e... musicale: per dindirindina! Ed è anche proprio vero ( ed è questa l'unica differenza con il nazismo, per cui basta la parola) che il totalitarismo di sinistra intender non lo può chi non lo prova, e tra coloro che, anche se volessero, non lo potrebbero assolutamente provare ci sono di certo gli ospiti privilegiati, da Abbado a Bertinotti a Cofferati, che vedono solo quello che i castristi (o castranti?) sono disposti ad esibire: è la solita storia delle mucche di Mussolini. Tuttavia mi fa specie che una figura di grandi esperienze internazionali come Abbado non si sia reso conto di prestarsi alle strumentalizzazioni ideologiche più marchiane, quelle che solo ai politici di mestiere si possono in un certo senso perdonare: infatti questi sono "costretti" a mostrarsi "votati" a sostenere i più deboli, perché il consenso delle grosse minoranze diseredate anche in occidente è effettivamente determinante per conquistare il potere, e sia i destri che i sinistri hanno bisogno di volta in volta di appoggiarsi su contraffatti "miti" internazionali. Quindi, se non si può verificare di persona, bisogna avere qualche cautela nell'imbarcarsi in dichiarazioni di "solidarietà" sospette soprattutto in campagna elettorale : o vogliamo farci "spendere" insieme a Castro contro Storace e Berlusca?

Io ed una mia amica siamo state talmente "turiste per caso" a Cuba, che le autorità locali scambiandoci per cubane ci facevano serie difficoltà prima di ammetterci in alberghi "riservati" ai turisti. Abbiamo visto cose di quotidiana tragicità, non dovute al criminale embargo statunitense, su cui certamente sarebbe difficile avere la meglio per chiunque e non solo per la piccola patria socialista Cuba, ma alla fatale miopia di chi crede di avere la ricetta per interpretare i valori, e soddisfare i bisogni e le aspirazioni: di tutto un popolo? Macché. di tutto il genere umano! , e che ovviamente attribuisce il fallimento di una cosa così impossibile alle carenze, o peggio, alla malvagità altrui. Questo è l'insensato fanatismo che affligge la politica castrista e che ne fa un regime, magari al di là delle intenzioni, tanto più vessatorio quanto più deliberatamente "incurante" dei propri errori. Come mai per gli appena adolescenti scolarizzatissimi di Cuba, è più rischioso "vendere" una conchiglia raccolta sulla riva del mare, che il loro corpo al turista sessuale? Guarda che è questo che incoraggia la diffusione del "libero amore" a prezzi stracciati che ho visto con i miei occhi praticare a Cuba dai rossi aficionados del melodramma e dai compagni (produttori e grotteschi esportatori) di inutili merendine tipo Mulino Bianco. Scusami la filippica, ma come ben sai io non ho mai votato a destra o al centro, ma non saprei proprio che partito prendere se, nonostante la caduta del fatidico muro tutta la sinistra ritenesse che bisogna "sopravvolare" sui cubani che fanno di tutto per andarsene a Miami proprio come gli extra che arrivano a Lampedusa... semplicemente ritengo che può pensarla così solo la sinistrissima sinistra del partito di Bossi. Ovviamente bisogna fare di tutto per inviare gli strumenti musicali ai giovani cubani, ma credo che per per il loro bene sarebbe altrettanto indispensabile fare in modo che Cuba rinunciasse senza indugio all'odioso autoembargo (autodafè?) dei libri. Ciao. Simona.



Stim.mo maestro,

stimo da sempre il Suo talento musicale, che fa onore all'Italia, in patria e all'estero.

Anche per questo motivo, mi ha lasciato molto perplesso la Sua firma all'appello pro Castro, come pure il contenuto dell'articolo sul "Corriere" di stamane. La Germania degli anni Trenta era un paese ordinato e prospero, ma ciò non toglie che Hitler e il nazismo stavano preparando all'Europa anni spaventosi e sofferenze indicibili.
Penso che Castro e il regime cubano siano indifendibili, al pari di Pinochet e della sua dittatura, da anni, grazie a Dio, terminata (non ci vedo grandi differenze).
Maestro, Le chiedo rispettosamente di ritirare quella firma e di unirsi alla petizione dei giornalisti e intellettuali a favore dei detenuti politici cubani e del ripristino del rispetto dei diritti umani nell'isola.
Mi scuso per essermi permesso di scriverLe, spinto dall'ammirazione per la Sua opera di musicista. Con immutata stima, La saluto.


Massimo Cioccarelli


Marzo 2005: piccoli fans

Buongiorno a tutti sono la mamma di un bimbo di 2 anni e mezzo di nome Mattia. Mio figlio dopo che suo padre gli ha mostrato in dvd la 9° di beethoven è diventato un appassionato di claudio abbado. Ascoltiamo la sinfonia almeno 2-3 volte al giorno e lui si diverte ad imitare il direttore e a dirigire l'orchestra con un pennello in mano in piedi sopra un libro (la pedana). Dirige per tutta la durata della sinfonia ed in particolare quando si alza il coro è per lui un momento veramente emozionante tanto che ti viene a chiamare. Addirittura se ha il ciuccio in bocca se lo toglie perchè abbado non cel'ha e vuole che gli accendiamo le luci della stanza anche in pieno giorno perchè Abbado ha i fari che lo illuminano.

Per fortuna ogni tanto decide di metterlo a nanna dopo solo un ora.

Ho pensato di scrivervi perchè non so quanti altri così piccoli fans ci siano del grande Direttore.

Mio figlio si chiama Mattia Mezzadri

Via Monti del Sole, 1

31021 Mogliano Veneto (TV) Italia

è nato a Mestre il 23 settembre 2002 ed è Italiano.


Claudio Abbado l'ha conosciuto per sbaglio guardando insieme al padre un suo dvd ed è diventato un suo grande fans.

Cordiali saluti Chiara Mezzadri


ps se per caso ci fosse un concerto dalle mie parti potete comunicarmelo per piacere?Aprile 2004


Gentili signori,

come musicista ammiratore incondizionato dell'arte di Claudio Abbado e suo
sostenitore, desidero manifestarvi tutto il mio rammarico per l'iniziativa
che, stando a quanto riportato dai giornali e a quanto detto da alcune
persone intervenute, è stata intrapresa in questa occasione da alcuni
rappresentanti del vostro Club itinerante.

Mi riferisco alla distribuzione di volantini precedente il concerto, e al
successivo parziale oscuramento dell'Auditorium durante l'esecuzione del IV
movimento della Sinfonia. Iniziative come questa offendono a parer mio
l'intelligenza di chi assiste a un concerto, e mal si conciliano con la
poetica e il mondo spirituale del Maestro Abbado, che certo non abbisogna
di questo tipo di "suggestioni" o "suggerimenti" adatti a confermare il suo
carisma presso il pubblico. A chi e a che giovano simili idee? Non pensate
forse che l'immenso fascino dell'esecuzione avrebbe, da sola, costretto la
gente a concentrarsi SULLA MUSICA (e non sulle... luci di sala) e ad
accogliere con rispettosa esitazione l'ultimo, estenuato accordo
dell'Adagio, senza bisogno di consiglio alcuno? E che, in ogni caso, mille
volte meglio correre il rischio di un applauso frettolosamente elargito che
di una odiosa "claque" rituale?

Spero che quanto accaduto non trovi conferma nelle venture manifestazioni
concertistiche che vedranno impegnato il Maestro, sennò dovrei arrendermi
all'idea che oggi non sia possibile cercare di educare il pubblico del
domani senza ricorrere a simili trucchetti di poco valore.
Grazie per l'attenzione,

Giampaolo Z. - Cagliari
(lettera firmata)


Dal Corriere dell’Alto Adige del martedì 6 aprile 2004

Diamo maggior spazio alla musica

MA ABBADO MERITA DI PIỪ

di Milena Visintainer

Tra i miei ricordi dell’università ci sono alcune parole del professore di storia della musica che, all’esame, saputa la mia provenienza, disse: mi aspetto molto da lei. Voi altoatesini dovete avere dimestichezza con la grande musica, visto l’incontro nella vostra terra delle due più alte tradizioni musicali. Mi è tornato il ricordo leggendo del maestro Abbado a Bolzano, dove ha trionfato con le sinfonie di Mahler. Direttore d’orchestra conteso da tutta Europa, Claudio Abbado mostra una speciale predilezione per il nostro capoluogo (di cui è cittadino onorario). L’unica città – egli ricorda – ad aver dato residenza stabile alla Gustav Mahler Jugend orchester, da lui fondata nel’86. Ospitando i suoi giovani musicisti europei di varia provenienza –uniti dalla passione per la musica, linguaggio universale per eccellenza, quando l’Europa unita era solo un’idea – Bolzano ne è divenuta una specie di antesignana. Ideale, del resto, dato l’incontro nella nostra provincia – sottolinea Abbado – delle due tradizioni musicali italiana e tedesca che si aggiungono alla sua multiculturalità linguistica.

Bene, si dirà, non c’è che da rallegrarsi dell’apprezzamento per il nostro Alto Adige. Eppure non ci riesco pienamente. Certo a confermare la consuetudine musicale bolzanina lodata dal maestro c’è l’orchestra citata, oltre alla più antica Haydn; c’è il conservatorio Monteverdi, c’è il Premio Busoni (per i pianisti di tutto il mondo); c’è l’associazione degli Amici della lirica che partono regolarmente per l’Arena di Verona. C’è poi, anche nelle vallate, l’abitudine delle famiglie che lo possono, di tenere in casa uno strumento musicale, per lo più un alfabeto che la scuola non offre. Ma eccoci appunto al primo neo: la scuola.

La scuola pubblica nazionale (quindi anche quella altoatesina, italiana e tedesca) ignora la musica. La nazione che ha dato al mondo il melodramma non ha mai visto nei suoi programmi scolastici, l’insegnamento della musica. Sarà anche per questo, suppongo, che l’evento musicale più importante in Italia resta Sanremo. È che le canzonette e il pop imperversano anche nelle tivù straniere; ma mi pare che la musica classica non ne sia esclusa, come da noi. E con ciò siamo al secondo imputato: la nostra televisione. Tutti deprecano il suo appiattimento culturale. Ma i suoi padroni dicono che secondo l’Auditel la maggioranza dei teleutenti vuole quel livello. Allora opere e concerti si ignorano, oppure si concedono raramente dopo la mezzanotte (quasi che gli appassionati non dovessero dormire come gli altri).

Però, però…a Bolzano ci sono anche le reti private locali. Perché si allineano all’andazzo nazionale? È troppo chiedere che almeno una di esse compia un atto di coraggio? Quale? Quello di rendere onore alla lode del maestro Abbado per la nostra provincia, trasmettendo periodicamente (l’ideale sarebbe una volta alla settimana) ora musica strumentale, ora operistica. Per tutti gli altoatesini – tanti – che non possono andare ai concerti, né correre a Verona.


Marzo 2004

Lettera del giornalista del Corriere della Sera che ha paragonato Pirlo a Claudio Abbado

Cari amici del Club abbadiani Itineranti,

sono felice che il fatto di aver accostato Andrea Pirlo al Maestro Claudio Abbado nel mio articolo di lunedì 8 marzo vi abbia divertito e non scandalizzato. Uno dei miei hobby più sentiti è la musica e ammiro sinceramente il Maestro Abbado al di là del calcio; l'ho conosciuto una decina d'anni fa a Ferrara, la fortuna ha voluto che avessi trovato alloggio nel suo stesso Hotel. Abbiamo chiacchierato una decina di minuti all'ora dell'aperitivo: io ero curioso di musica e lui invece mi ha parlato del Milan, esprimendomi pure il desiderio di visitare il centro sportivo di Milanello (forse con l'intenzione di portarci il nipotino Gigi, tifoso rosso-nero sfegatato, ndr!). Quella sera poi assistetti ad una sua magistrale interpretazione della 1a sinfonia di Mahler, che non è esattamente il genere di musica di cui sono appassionato (preferisco la musica fra il '500 e il '700), ma ne rimasi entusiasta. Claudio Abbado mi sembra un vero artista, il suo modo di far musica è totalmente lontano da un modo consumistico di intenderla e questo si percepisce chiaramente!

Cordiali saluti!

Alberto Costa


Settembre 2003

Pubblicchiamo con piacere questo splendido testo della nostra socia Maria Vittoria

Dopo quasi otto giorni ancora non si è placato dentro di me il fragore
delle emozioni provate, e più passano i giorni, e più ascolto e
riascolto; più leggo e rileggo le recensioni, più mi sento invasa e
pervasa da uno stato di benessere totale, che mi spinge a rendervi
partecipi di alcune mie personalissime riflessioni su quanto ho visto,
ascoltato, provato nei giorni 19/20 agosto u.s. in Lucerna.
Dicevo, dunque, che ho letto e riletto tutte le recensioni non solo
italiane, con gioia immensa e molto orgoglio. Mi rendo conto, però, che
per quanti sforzi possano fare i giornalisti, per quanto eccellenti
siano, non possono che dare una pallidissima immagine di quanto abbiamo
provato noi, che eravamo lì. C'è una cosa che però su cui ho letto poco,
quasi niente, su Mahler; sull'incomparabile bellezza della sua musica,
della sua orchestrazione, del suo messaggio, e questo secondo me era il
modo più giusto per onorare il Maestro, perchè Lui ha saputo renderci la
sua musica nel modo perfetto, puro, autentico, originale, (quasi una
Ur-Auferstehung),così come doveva essere nel cuore e nella mente di
Gustav quando l'ha concepita. Certo chi scrive è una mahleriana fino al
midollo delle ossa, una che si porta la sua musica impressa nell'anima,
ma propio questo amore per Mahler mi ha portata a suo tempo a Claudio
Abbado (III sinfonia con i Wiener e Jessye Norman), e a collocarlo vicino
a colui che allora era, a mio avviso, insuperabile nell'eseguire Mahler,
il grande Lenny Bernstein, così impetuoso e struggente.
Oggi non è più così, Abbado ha superato tutti, anche le sue precedenti
letture di Mahler, dove alcuni lampi già fanno presagire lo splendore di
attuale, ma sono ancora lampi. Ora per me, Abbado è oltre, non è più un
direttore, lui è la musica stessa, è l'essenza della musica di Mahler,
portata a noi con l'eleganza del suo gesto, con la purezza del suono, con
una lettura lucida, rigorosa, senza cedimenti, senza sbavature, ma anche
totalmente avvolgente, una musica grazie alla quale testa e cuore cantano
insieme, salvandosi reciprocamente.
La sera del 20/08 (era la terza volta che ascoltavo la 2* sinfonia in due
giorni), ero seduta nella II galleria di destra all'altezza del 2
contrabbasso, e di lì ho visto quello che credevo non avrei rivisto mai
più dopo S. Cecilia 14/02/2001 (VI di Beethoven, prima fila del coro),
era come se dagli occhi del Maestro partisse un filo elettrico di
comunicazione che catturava gli occhi di chi suonava dirigendolo,
parlandogli con lo sguardo, quasi un gioco degli occhi come direbbe
Elias Canetti, e questa elettricità si spandeva in modo circolare fra
tutti i componenti dell'orchestra, anche fra quelli che in quel momento
non dovevano suonare, rendendoli partecipi in modo vibrante di quanto si
andava creando li davanti ai nostri occhi, e per il nostro ascolto. Nel
finale poi è stato come se quell'immenso accumulo di energia esplodesse su,
verso di noi, come un fungo atomico di musica che salvava tutti noi,
dall'odio, dalle meschinerie, dai rimpianti, dalle frustrazioni, dai
tradimenti, restituendoci un'anima nuova, e a una nuova vita
"Auferstehen, ja, Auferstehen" gridiamo anche noi nei nostri cuori, che
come se balzassero fuori da un sepolcro, si slanciassero in alto su, su,
fino a raggiungere le note che volano con il fortissimo del coro per
cantare all'unisono "Bereite dich, zu Leben" eq uando il Glockenspiel
risuona da lontano, è come se annunciasse a ognuno di noi la sua
personale resurrezione, non solo quella ultima finale, ma quella dalle
mille morti dell'anima, che si abbattono su di noi, nel corso della
nostra vita.
Quello che è successo dopo lo sapete, ma prima di lasciarvi, vorrei
aggiungere, ancora qualcosa.
Mentre venivo via, non so perchè mi sono ricordata la risposta di Abbado
dopo la IX di Beethoven al cronista di radio 3 che lo ringraziava, ed
era: "Grazie a Ludwig", e così mi sono fatta prendere dalla fantasia e ho
immaginato, Gustav, il mio Gustav, dalla bella fronte corrucciata, che
non sa capacitarsi del fatto che un italiano, proprio un italiano, lo
abbia saputo leggere così fino in fondo alle ultime pieghe della sua
anima, (lui stimava molto poco i musicisti italiani, e da un giovane
direttore italiano, era stato offeso a New York), ma la musica, e lui lo
sa bene, non ha confini, appartiene a tutte le anime elette, qualsiasi
sia il colore della pelle, la razza, la fede, ..., e sono convita che li
dove si trova, Mahler abbia sorriso, soddisfatto, felice perchè, come
aveva pronosticato quando nessuno lo capiva, il suo tempo era finalmente
venuto, e poi (ma di questo sono assolutamente sicura) credo che, sempre
sorridendo, abbia detto: ".... grazie Claudio",.. e, a pensarci bene,
credo che quella sera del 2001, lo abbia detto anche Beethoven, ci potrei
giurare.

Maria Vittoria, Sett.03


Ci saremmo astenuti, noi spettatori, dal commento alla critica della signora Moreni, se lo scritto non fosse apparso sul Sole 24 Ore, massimo organo di stampa economico italiano e quindi per definizione affidabile. La Moreni con evidente flusso emozionale ritardato o forse spento e ritardata cronaca si lancia in una critica all’esordio della nuova Lucerne Festival Orchestra. La sua critica riguarda innanzitutto i suoi colleghi che l’hanno preceduta, i quali, avendo scritto tutti cose più o meno entusiasmanti vengono accusati di aver detto che “…fanno musica insieme” e pertanto “…panzane da far ridere a crepapelle”. Dice infatti la Moreni che i musicisti quando si trovano fanno per forza musica insieme: certo, anche la Banda d’Affori (borgo oramai compreso in Milano, vicino agli Arcimboldi) fa musica insieme. Ma l’emozione? Quel flusso emozionale del quale si parlava prima dov’è? Il senso vero di quel “fare musica insieme” sta forse in questo, che la musica come forma d’arte deve dare un’emozione, altrimenti rimane esercizio artigianale. Prosegue la Moreni mettendo in risalto ora il gesto troppo plateale di un solista, ora l’inudibilità dell’altro. Questi i rilievi che maggiormente emergono dal ritardato scritto della Moreni.

Ci saremmo astenuti noi spettatori se questo scritto apparso sul Sole di domenica 24 agosto 2003 non avesse trascurato quella parte di cronaca, sia pur ritardata, che era l’essenza dell’avvenimento: che gli applausi alla fine non erano al minimo sindacale come lei vuol far intendere, ma accompagnati da ovazioni, lacrime, commozione non di imberbi adolescenti ma di maturi e oltre spettatori, che il tributo era nei confronti di ciò che sempre più raramente si incontra: l’Arte. Quell’Arte che appunto commuove al di la di ogni miope critica possa essere mossa. Quell’Arte che, parlando all’anima, ai sentimenti della critica se ne infischia, è oltre.

Ci saremmo astenuti e saremmo rimasti emozionati spettatori se lo scritto evidentemente parziale perché non racconta l’essenziale riscontrabile presso qualunque spettatore non di parte presente, non fosse apparso sul Sole 24 Ore, lasciando in noi anche lettori il dubbio sulla correttezza del resto dell’informazione del giornale.

Ci saremmo astenuti, ricordando quella storia cinese del saggio che indicando l’infinito allo stolto,questi gli guarda il dito e consolati da due cose: che le critiche della Moreni non superano il valico di Brogeda e che Lucerna, con suo probabile dispetto, non è poi tanto lontana per noi, commossi spettatori.

Pino


Settembre 2002

Carissimi abbadiani e non, siamo Elena e Cristina,giovani melomani perugine"reduci" dalle trasferte di Lucerna e Bolzano,sedi delle ultime performances live di Abbado con la G.M.J.O.

Dei due eventi sottolineiamo la struggente ,profondissima tensione che Abbado ha infuso al Parsifal, supportata dall'ammirevole prova orchestrale e dalle eccellenti voci dei solisti e dei cori.

Indimenticabili le prove ed il concerto bolzanino, entrambi animati da uno spirito di vivacità musicale e da una buona dose di divertita leggerezza che ha accomunato tutti sul palco, direttore, musicisti e la Argerich,rendendo festoso il commiato del maestro dal pubblico.

Ovviamente anche quest' ultimo, calatosi nel gioco delle parti, ha svolto brillantemente il suo ruolo

richiamando più volte i protagonisti all'uscita, tra applausi ed ovazioni all'insegna dell'atmosfera giocosa della serata. Chi scrive può affermare (non senza una punta di orgoglio!) la fatidica frase:<<Noi c'eravamo!>>.soprattutto grazie al CAI che svolge un'attività preziosissima di divulgazione dell'opera del maestro, senza trascurare il ruolo che gioca nel facilitare l'accesso, specie ai giovani, ad importanti eventi musicali. Certo alcuni giornalisti della carta stampata dimostrano di non conoscere a fondo l'associazione e i suoi meriti quando definiscono, loro sì in modo aprioristico, i nostri tributi come manifestazioni di "isteria collettiva".

Un grazie di cuore alle persone del club che ancora una volta ci hanno dimostrato, con la loro accoglienza, generosità ed amicizia. In particolare un saluto affettuosissimo alla nostra irresistibile, inarrestabile,insostituibile presidentessa Attilia Giuliani ed un grande abbraccio a Fabio e Mariangela Bartolini.

....dimenticavamo

Arrivederci Maestro, a presto .

Elena e Cristina



6 giugno 2001

Una lettera di Marco Grondona alla nostra Presidente

Cara Attilia,

ti scrivo appena due righe con le impressioni sulla recita del "Boccanegra" lunedì a Parma. Devo dirti - e ti farà piacere dopo le polemiche che abbiamo avuto di recente - che sono rimasto colpitissimo dalla direzione come forse non mi capitava da tempo. A dirla francamente: ero già convinto che "Boccanegra" fosse un capolavoro, non nutro alcun dubbio sulla grandezza di Verdi e, come sai, ho per il melodramma italiano dell'Ottocento una passione che va ben oltre le circostanze del mestiere.
Ma ero anche abbastanza convinto che "Simone Boccanegra" non avesse proprio da capo a fondo l'aspetto rigoroso della tragedia: ancora una volta non si tratta di fare i wagneriani ad oltranza o gli adepti ritardatari del Musikdrama: è solo una questione di percentuali. E quel che ho trovato di formidabile sorpresa nella direzione di Abbado è l'aver fornito all'opera una percentuale di tragedia pari al 100% come se stessimo - scelgo a caso un esempio - al "Wozzeck". Un sintomo per tutti - a parte i primi fantastici ingressi del coro - fu la caparbia tenacia con cui non fece pausa alcuna prima dell'introduzione al "Lacerato spirto": è scritto così, mi dirai, eppure tutti si fermano; qui il tirare drammaticissimamente di lungo era a pochi minuti dall'inizio una specie di avvisaglia "modellizzante" che accennava al pubblico come sarebbe andata la - divina! - esecuzione. Lo stesso penso ad esempio per l'interludio avanti il finale del prim'atto e per tutte le altre nobili mancanze d'indugio che (stavolta mi è successo come capita a te!) mettevano a prova i nervi degli spettatori. Che qualche volta i cantanti avrebbero potuto far meglio, che la regìa non pareggiasse Strehler, è cosa che non mi procurò alcun rimpianto: come dice Carmelo Bene nell'autobiografia il copione è la musica, bastava guardare il direttore ed il dramma era fatto. Già, guardare il direttore: perché se qualcosa a parer mio non ha funzionato del tutto è stata l'orchestra; a parte uno o due minuscoli incidenti, in generale avevi la sensazione - non prenderla per contraddittoria come sembra - di un virtuosismo impareggiabile da parte di Abbado e di strumentisti non sempre in grado di seguirlo. Comunque è così che si dirige un'opera, senza l'ossessione del dettaglio è vero, ma facendo sentire le parti e finendola di pensare che davanti all'orchestra basta tirar giù il braccio perché qualcosa succeda. Una piccola difesa alla regìa: in tempi in cui si sta diffondendo l'uso sciagurato delle luci accese in sala durante il concerto, ho trovato utile per l'identificazione l'oscurità costante ed almeno commoventissimo quel buio alla fine (è giustissimo abbassare le luci sui leggìi, il Maestro ogni volta si chinava a spegnere il proprio, ma nessuno lo capisce!!!). Ti saluto coll'affetto di sempre, solidale a quella che, sono sicuro, sarà stata la tua emozione.

MARCO GRONDONA.

21/04/2001


26 dicembre 1955, una data storica,
apertura della Piccola Scala: "Il matrimonio segreto" di D.Cimarosa con ,fra
altri illustri colleghi, la regina della Piccola Scala, Graziella Sciutti,
che ora, in questi giorni, il 9 aprile, ci ha lasciato. Tante sarebbero le
sue interpretazioni da ricordare; una per tutte la mozartiana Zerlina,
specialmente nell'edizione Salisburghese del "Don Giovanni" , nel 1968,
sotto la direzione di H.V:Karajan, nonche' la grande fama di mozartiana a
Vienna. Anche per lei "Alfin giunse il momento..."19/04/2001

19/04/2001

Gentili Signori,
sono un frequentatore abituale del vostro bel sito, un fervente abbadiano, ed un fortunato possessore dell'ultima splendida incisione integrale delle sinfonie di Beethoven.
Con un certo ritardo ho letto della polemica sorta in seguito alla lettera scritta da Marco Grondona a proposito del ciclo romano di concerti e mi pare che, a partire dalle prime repliche, si sia perso di vista il punto centrale della discussione.
Premetto che, come si sarà capito, a me l'interpretazione di Abbado è piaciuta moltissimo, la trovo anzi l'esecuzione più innovativa e geniale che abbia mai sentito, senz'altro la più bella degli ultimi trent'anni e forse una delle due o tre più belle del secolo; anzi, se potessi, farei qui un appello perché Abbado si dedicasse al più presto anche al Fidelio (per poi magari passare finalmente al Flauto Magico, ma questa è un'altra storia...).
Fatte queste premesse, tuttavia, se ho ben capito, credo di condividere il senso di quanto scritto da Grondona; quello che a me in particolare ha dato fastidio è stata la trasformazione di un grande momento interpretativo e musicale in quella che è una nuova categoria dello spirito creata dalla cultura della comunicazione dei Mass-media, vale a dire in un 'evento'. 'Evento', oggi, può diventare qualsiasi cosa, da un programma televisivo alla firma di un trattato di pace: l'importante è che attiri verso di sé l'interesse dei giornali, di un numero cospicuo di persone, di esperti e, meglio ancora, non esperti, e che in qualche modo abbia la capacità di riempire lo spazio delle pagine e delle immagini. Il tutto, si badi bene, senza il minimo approfondimento critico; ecco quello che è successo anche per il ciclo romano, ecco quello contro cui mi pare giusto prendersela. Che telegiornali per il solito del tutto sordi a forma di musica diverse da quella commerciale inseriscano nei titoli di testa una manifestazione del calibro dell'integrale di Beethoven potrebbe essere un bene se non fosse solo un riflesso condizionato, un caso. Il fatto che certi giornali abbiano affidato i loro commenti non a musicologi di professione ma a generici personaggi di cultura e che questo abbia costretto, per esempio, il povero lettore di Repubblica a stare dietro ai vaniloqui senza senso di un Baricco è un fenomeno che non fa bene alla diffusione della musica, perché il lettore si trova di fronte ad un evento già filtrato come unico, insuperabile, magnifico, senza che se ne diano i motivi, se ne spieghi la grandezza o, magari, se ne dia diffusione non solo per radio, e per questo motivo, non è spinto all'approfondimento.
Questo tra l'altro porta dieto con sé un paio di altre conseguence secondo me piuttosto gravi, e alle quali penso potesse alludere Grondona (rispetto al quale però proprio non posso condividere l'inserimento di Muti o Giulini nel novero dei grandi interpreti beethoveniani; per quest'ultimo credo basti ascoltare la deprimente incisione delle prime sinfonie per Sony con la Filarmonica della Scala): da un lato, finita la festa si torna alla vita di tutti i giorni, con la musica che nelle televisioni compare alle ore più improbabili e nei giornali vive di 'temi' cruciali quali l'insopportabile orgia verdiana di quest'anno (a proposito, sarebbero anche duecento anni dalla nascita di Bellini, cinquanta dalla morte di Schoenberg, trenta da quella di Stravinskij) o dello scandalo di uno dei maggiori giornali d'Italia che ha un critico musicale cultore di Mascagni e calunniatore della musica contemporanea come categoria a sé. Dall'altra una serie di grandi musicisti che trovano eco soprattutto all'estero e che quando tornano in Italia o vengono praticamente ignorati (non era questo, secondo me il promo evento abbadiano in Italia da qualche anno a questa parte...) o, se ben presentati, ingoiati nella caciara generale del 'mitico', 'unico', 'straordinario' di matrice televisiva.
Mi perdonerete, spero, la genericità di questi assunti, ma secondo me si tratta di una serie di fattori che vanno considerati quando ci si chiede, per esempio, perché Abbado stesso sia così restio a tornare in Italia con un po' più di stabilità.

Cordiali saluti e buon lavoro,

Carlo Pernigotti

P.S.: volevo segnalare che, in effetti, una pur minima voce di critica ad un particolare delle giornate beethoveniane è giunta, mi pare, dal critico del Corriere (quello serio, intendo), Colombo, che hi giustamente stigmatizzato la scelta di E. Kissin, unico fra tutti i pianisti, di concedere un bis. Secondo me si poteva anche andare oltre e stigmatizzare la scelta di un Kissin qualsiasi per un evento (non 'evento') di questa portata

12/04/2001

La nostra risposta a Marco Grondona:

Da Attilia Giuliani
Caro Marco,
il sito degli abbadiani non è infrequentabile, come vedi c'è posto per tutti, anche per le critiche non favorevoli (come quelle di alcuni articoli della stampa tedesca sul Falstaff di Salisburgo che abbiamo appena pubblicato) e, ancora una volta, per le tue lettere.
Non è quindi "periferia degradata", tutti possono visitarlo in assoluta sicurezza, e tanto meglio se qualcuno così farà opera di difesa di Claudio Abbado contro i suoi ammiratori dichiarati, i quali d'altra parte, lo ricordo volentieri, corrono a sentire tutta la buona musica, prova ne siano le nostre iniziative di viaggi per concerti e spettacoli con altri direttori d'orchestra, da Rattle a Muti, da Kleiber a Metha, da Giergiev a Baremboin e altri ancora. Se poi succede che dopo averli ascoltati, continuiamo a preferire Abbado, questo non è cecità (o meglio sordità), significa solo la conferma di un'affinità elettiva per questo direttore, che sa quasi sempre emozionarci profondamente (anche se dovessimo accorgerci, come dice il signor Martinelli, che ha "tradito" un certo Autore). E' un artista che suscita entusiasmo e non cieco consenso, che invece altri pretendono, non certo Abbado!
Infine una considerazione sulle posizioni politico-ideologiche: noi ne vogliamo rimanere estranei: l'associazione è apartitica e apolitica, come scritto nello Statuto. Sappiamo che le opinioni di ciascuno, anche in fatto di musica, non possono prescindere dalle proprie posizioni ideologiche e perciò non censuriamo una lettera ricevuta che vi faccia riferimento, ma possiamo rassicurare tutti che fra gli abbadiani sono rappresentate tutte le tendenze politiche e che questo non ha creato mai ostacoli alla nostra reciproca comprensione e amicizia e al comune apprezzamento dell'attività artistica di Claudio Abbado.
Lascio ora spazio ad altri che vogliano intervenire e saluto tutti cordialmente

Attilia Giuliani

Da Guy Cherqui

Caro Signor Grondona,
...Come lo richiedeva ho caricato la Sua lettera sul sito degli abbadiani, di cui sono il redattore. Contrariamente a quanto pensa, saremmo molto felici di avere un po' di discussioni o polemiche sul nostro sito, e come lo potrà facilmente verificare, ho caricato delle critiche tedesche del Falstaff di Salisburgo che non vanno nel senso del "consenso abbadiano". Dunque la invito, quando ha qualcosa da dire (o ridire) sulla vita musicale (che abbia un rapporto con le attività di Claudio Abbado o con il suo percorso), lo faccia ! Noi siamo sempre pronti a rendere questo sito vivace e penso che la discussione in materia "arte" sia sempre produttiva.
Dunque, malgrado le apparenze qualche volta, non siamo seguaci ciechi, schiavi di un consenso di tipo "televisivo" dove si applaude a richiesta. Non si può dire lo stesso di altre istituzioni...La ringrazio del suo contributo e spero che sarà seguito di tanti altri.
Con viva cordialità

Guy Cherqui
Redattore del Sito

10/04/2001

Pubblichiamo la risposta di Marco Grondona alla lettera di Carlo Martinelli (vedere sotto)

10 aprile 2001.

Cara Attilia,
leggo con qualche ritardo due risposte a quanto scrissi sul vostro sito in merito alla tournée romana e viennese di Abbado dei mesi scorsi. Rimango sorpreso dalla villania esuberante del signor Martinelli, il quale "rispetta le opinioni altrui" dopo averle appena destinate a "pozze lutulente": ha un concetto singolare della buona educazione, il concetto che può averne un ragazzotto maleducato. Non torno a discutere perché sarebbe del tutto inutile: il sito degli "abbadiani" - per chi voglia porre un problema quale io avevo seriamente posto - è evidentemente infrequentabile come certi luoghi della periferia degradata. Al Martinelli ricordo solo che la posizione di Adorno su Wagner è assai più variegata di quel che, evidentemente per scarse letture, gli risulta. Gli autori che citavo del resto non erano gratuita "accademia", ma partecipavano ad una tesi, di cui sono convinto: come Adorno scrisse in un titolo su Bach - mi spiace irritare Martinelli - ci vorrebbe davvero qualcuno che volesse "Abbado difeso dai suoi ammiratori", una specie di ABBADO GEGEN SEINE LIEBHABER VERTEIDIGT. Ma per voi tutto questo sono evidentemente chiacchere "sinistroidi". Contenti voi contenti tutti: "Libro e moschetto"! In anni, e forse in giorni, di cieco "consenso" sarebbe ingenuo aspettarsi un ascolto consapevole, anche e soprattutto dei capolavori o degli interpreti migliori. Ti sarei grato se pubblicassi questa mia fra le Lettere.
Cordiali saluti da

Marco Grondona.

15/03/2001

Sul Beethoven di Abbado

Poche righe di commento sulla lettera del signor Marco Grondona, che per volere essere a tutti costi "intelligente", ha rischiato di immelmarsi nelle pozze lutulente di un intellettualismo sinistroide un po' rancido (mi domando perché, a completamento della filippica, egli non abbia inveito anche contro Wagner, giusto per rimanere... fuori tema ma in coerenza col pensiero adorniano). E' bene rispettare le opinioni altrui e io, nonostante tutto, rispetto anche quella del signor Grondona: tuttavia, credo sia doveroso replicargli. Parte bene, egli, citando persino, non ingiustamente e con una certa sussiegosa accademia, alcuni Maestri del pensiero moderno, filosofico ed estetico; ma poi, il medesimo signor Grondona, trasforma la sua pedanteria - già perniziosa in sé - in una gragnuola di banalità preconcette, che parrebbero studiate a tavolino. Potrei opporre, al gentile ospite del sito, che Muti è uno dei direttori beethoveniani più sciapi e noiosi che abbia avuto la (s)ventura di ascoltare; ed ancora, che il Beethoven del Maestro Giulini, grigio e incolore, quasi s'appaia a Bruckner (ad eccezione delle esecuzioni della Missa Solemnis). Non voglio tediare, concludo soltanto con una rievocazione del Beethoven abbadiano da me udito alla Scala più d'una decina di anni fa: forse poté non essere il Beethoven ideale, ma fu senza dubbio il Beethoven più emozionante che dal vivo avessi mai approssimato; e la considerazione, a distanza di due lustri, regge tutt'ora. La musica deve essere ogni volta tradita perché venga fruita. Ben vengano i Giuda come Claudio Abbado.
P.S. Come iscrivermi alla Vostra associazione non conoscendo un socio presentatore?

Carlo Martinelli
Milano

9/03/2001

Una risposta alla lettera di Marco Grondona

Mi riferisco alla lettera del sig. Grondona del 22 febbraio apparsa
sul sito degli abbadiani, e sono rimasto alquanto sorpreso per il contenuto fazioso antiabbado. Le proprie considerazioni, contrarie o meno, si possono esprimere senza tale acredine.
Se i commenti RAI, in occasione della tourne dei Berliner a Roma, gli
sono sembrati "penosi", che cosa si dovrebbe dire allora di quelli, sempre della RAI, in occasione di dirette dalla Scala, con una commentatrice dal continuo sorrisetto da orgasmo, che trova sempre tutto bello, fantastico, sublime!?
Mi spiace per Adorno, Musil e Kafka che non abbiano potuto ascoltare
e vedere Abbado e i Berliner. In quanto a Toscanini, Giulini, Karajan e Muti hanno (o hanno avuto per quelli che non ci sono piu') la loro visione interpretativa, criticabile o meno, come ora per Abbado.
Bisogna valutare e non confrontare: in arte si deve saper rinnovare e chi ci riesce e' un genio, e spesso il genio non e' subito capito, specialmente dai conservatori.
Io non spertico lodi per nessuno: lascio parlare i fatti e gli eventi, perche' nel caso delle tournee di Roma e Vienna l'EVENTO c'e' stato e mi sento orgoglioso nel dire e scrivere: io c'ero!!!

Ermanno Gloria

Una contribuzione piccola, ma molto sentita, da Walter

Gli asceti ed i musicisti sono gli unici uomini che sono in grado di
fermare il tempo. La musica del Maestro Abbado tante volte sembra
proprio fermare il tempo: i fisici dicono che fermare il tempo significa
correre insieme con la luce, forse è così che la musica illumina il
cammino.

Una lettera dalla Grecia, sull'ultimo concerto di Vienna

Hello

It was really one of the greatest experiences of my life this concert
(24/02, Beethoven 9) in Vienna with the BPO under Abbado's baton. My
girlfriend and myself travelled from Athens (Greece) on Friday in order to
attend this concert on Saturday together with Boulez' Mahler 3 the
following day.

Abbado's reading was marvelous but the ovation of the public was something
unforgettable. We were on the first balcon-loge (1st row) and we could see
Claudio very closely during the whole concert. Superb!
Afterwards we waited for him at the exit near the people carrying the big
yellow handwritten message. Unfortunately we have not seen him in order to
take autographs and photos. Let's hope that he will be healthy to offer us
more thrilling moments!

All the best from Athens

Alexandros

2/03/2001

Da Attilia

Questa volta non è stato un semplice ascolto, è stata un'esperienza di vita, un viaggio di formazione fatto attraverso la musica di Beethoven. Non mi era mai capitato di essere così intensamente immersa in un percorso artistico come questa volta: è una situazione in cui mi sono trovata leggendo grandi libri, visitando grandi musei o anche partecipando a studi di ricerca scientifica, ma mai mi era successo di esserne così assorbita.
Alla fine mi veniva voglia di gridare: "Verweile doch, du bist so schön", che esprime insieme la meraviglia di fronte ad una realizzazione interpretativa di questo genere, il mio esserne stata ammaliata e infine il senso di privazione che provo ora.
Grazie ancora una volta.
Attilia

27/02/2001

Da un macchinista della Scala

Maestro non torni a Milano !
L'hanno cacciata per far posto "ai giovani" che non hanno saputo difendere né la musica né la città dalla vandea dei mercanti liberisti.
L'unica musica che si sente è il rumore dei numeri, il cannibalismo sociale, orizzonte culturale di questa città preda di affaristi grandi e piccoli. Anche quello che, un giorno, fu il "suo" teatro è irriconoscibile : tutto si distrugge per soddisfare l'ansia di vincere la gara con i numeri .
Pensi !
Ci si sbarazza di un palcoscenico ecologico, ricorda ? funziona ad acqua, unico e invidiato da tutti, per far posto a "nuova" tecnologia ; si distrugge definitivamente La Piccola Scala per un nuovo e ampio parcheggio di scenografia ; si abbandona quella
tecnica costruttiva (legno) che tutto il mondo ci invidiava e tentava di copiare, per il ferro e la dannosissima vetroresina.
Anche la qualità dello spettacolo è scadente, solo un pubblico, scusi l'arroganza, senza memoria e senza cultura, formatosi alla scuola degli effetti speciali che ansima il biglietto per il prestigio di averci messo piede , può tornare a casa soddisfatto.
La musica, il libretto, il canto, ognuno va' per conto suo.
Perché viene invitato ora? Il prossimo 7 dicembre sarà l'ultima prima al Piermarini, dopo andremo a sponsorizzare l'area Bicocca, quell'area depressa ai confini tra Milano e Sesto S. Giovanni dove prima c'era la Pirelli e gli operai, ora c'è un nuovo
villaggio con università....e un nuovo teatro costruito con i soldi pubblici ma di proprietà
privata.
Sicuramente glie la racconteranno diversamente da me e forse meglio ma queste cose è bene saperle comunque. Dimenticavo Pirelli è uno dei nostri nuovi soci nella
Fondazione, poi c'è Mediaset, Romiti e tant'altri; il Sovrintendente è in buona compagnia e in ottima forma finalmente il suo sogno si realizza.

Un macchinista

Teatro Alla Scala




22/02/2001

Cari amici,
profitto del sito di un'amica per scrivere un parere a proposito della tournée recente di Abbado con i Berliner a Roma e Vienna. Ho sempre trovato indispensabile la meditazione di Adorno sui rischi del "feticcio in musica e la regressione nell'ascolto". Lui naturalmente guardava al mondo americano, e stava avanti di cinquant'anni (così come si dice che Kafka e massimamente Musil sono moderni nel figurare la burocrazia odierna: ma erano spettatori dello stato asburgico, che stava settant'anni avanti a noi). I commenti alla radio - RAI 3 - e la reazione del pubblico (si andava da Baricco a Barbieri, da Berio a
Mauceri): semplicemente penosa. Ho orecchi per intendere, e penso che Abbado sia ovviamente un gran direttore, ma non si rende peggior servigio all'opera d'arte che quando si entra a teatro impermeabili a qualunque problema, estranei all'ascolto critico, come dev'essere ogni ascolto che si rispetti. A quel punto - cito ancora Adorno - il borghese
applaude Toscanini solo perché sa quanto ha pagato il biglietto! Giudizi tutti piattissimi: bello tutto, anche il martoriato terzo tempo della "Nona", anche la garibaldina introduzione lenta della "Settima", anche il finale della "Quinta", dove si sentivano solo le voci secondarie. Bello lui, bella l'orchestra (anche qui una sciocchezza: era evidente come i Berliner non fossero impeccabili; io credo che ci siano solo grandi direttori, Giulini era talvolta divino a Santa Cecilia, in ogni caso se proprio si fanno simili inutili gerarchie un'orchestra star è solo quella di Philadelphia). Ma - anche se mi sembra provincialissimo dimenticarsi di Muti, Karajan, Giulini, ed aver aspettato il febbraio 2001 e probabilmente il cinquantesimo anno d'età per accorgersi di cosa sono le sinfonie di Beethoven - il problema non è questo: il fatto è che l'ascolto acritico è per sua natura sospetto, e chi lo pratica, a mio avviso, non solo non ha compreso Beethoven, ma non ha neppure capito Abbado. Ci vuol tanto ad ammettere che "Wozzeck" e la "Seconda" di Mahler - auspice sempre il Divinissimo ed Uno - erano altra cosa?
Peccato davvero, ma sono i tempi che corrono, e segnati da ben altrimenti gravi revisionismi.

MARCO GRONDONA


05/02/2001


Da Manuela, Riccione

Sono una insegnante di scuola media superiore di Riccione. Ho conosciuto la vostra associazione tramite la radio ma anche qualche intervista rilasciata alla stampa.
Sono una melomane, amo in particolare l'opera. Ho conosciuto il M. Abbado, non personalmente, negli anni in cui mio marito era primo clarinetto al Teatro alla Scala e in quei meravigliosi anni a Milano - mio marito ha lasciato l'orchestra proprio nello stesso anno de Maestro - ho avuto modo di conoscere a fondo il suo talento, la sua genialità e le sue doti non solo dal punto di vista artitico ma anche umano: secondo mio marito, che ha suonato sotto la direzione dei più grandi direttori di questi anni, è uno dei pochi che sa rapportarsi con l'orchestra con professionalità e contemporaneamente con rispetto dei musicisti, sa instaurare un clima cordiale e di collaborazione.
La mia educazione musicale è cominciata in quegli anni: Rossini, Verdi.. ma anche tanta musica del '900.. Non ho purtroppo avuto l'opportunità di risentire il Maestro dal vivo, un po' perchè viviamo a Riccione, fuori dal grande giro..un pò perchè i biglietti sono introvabili o comunque molto difficili da reperire. Pensavo di avercela fatta questa estate a Londra, alla Royal Albert Hall, ma quella sera il maestro era indisposto e i Berliner hanno suonato con un altro direttore.
Vorrei complimentarmi con la Vostra Associazione e magari mi piacerebbe anche aderire, ma ho letto, dal vostro sito, che è necessaria la presentazione di un socio.Io al momento penso di non conoscerne nessuno e non so se qualcuno risiede dalle mie parti: zona Rimini... se poteste darmi qualche informazione in proposito vi sarei molto grata.
In ogni caso, complimenti ancora e continuerò a seguirvi via Internet.
Manuela

p.s. quando è nato il nostro secondo figlio, io e mio marito litigavamo sul
nome.. poi ci siamo messi d'accordo: si chiama Claudio.

Da Michele dall'Ongaro (RAI RADIO3)

Cari amici,

grazie del grande rilievo che avete dato alla nostra iniziativa. Per
ringraziare il Maestro per ciò che fa per la Musica ci vorrebbe ancora
altro. Ma intanto speriamo che il nostro contributo faccia da esempio.

Cordiali saluti
Michele dall'Ongaro

Da Bertrand, Francia

J'ai découvert ce site par hasard. Quelle joie d'autant que depuis une vingtaine d'années maintenant, je n'ai jamais raté un seul des concerts d'Abbado en
France. Que ce soit à Paris, à Montpellier, à Aix plus récemment.
J'ai été frappé plus particulièrement la première fois par une 3eme de Mahler avec Jessy Norman en 8O et c'est tout naturellement qu'il m'a chaleureusement dédicacé mon programme à l'issue du concert, c'est là que je me suis rendu compte de la simplicité, de la sympathie du personnage.
Depuis j'essaie de le voir où je peux : à Londres, à Berlin.
J'ai tous ses disques sauf une 1ere symphonie de Bruckner chez DECCA.
En tous cas bravo pour votre site qui en plus est souvent mis à jour. Seul reproche : il manque de photos récentes d'Abbado ou de ses spectacles.
En tous cas bravo.

Amitiés
_________________________________________________________________________

Da Milijana, Bosnia

Cari Abbadiani,

I am writing you on behalf of my friend and myself.
Some time ago I was looking for some information on Maestro Abbado and somehow I caught a track of a RAI interview with Marta Argerich. There was a photo of her and Maestro Abbado with caption that said that the photo belonged to the Claudio Abbado page with a link to it. That is how I found CAI.I checked the information on membership but, unfortunately, I realized that it was impossible for me to get that amount of money - I am a student only. When I started to passionately follow Maestro's career - and that was around five years ago, I am 20 now - I was constantly thinking of creating some place that would
celebrate his wonderful artistry. Last year, in June,I met a girl who saw Maestro in concert in Sao Paulo (May 22, 2000) and who is now my best friend. Her name is Milena. In November we decided to create a meeting place on the Internet for people who would like to talk to other people about Maestro and his music, but we did not make it a fun club - maybe that is why we do not have many members. One of the purposes of our Internet club is to gather the information we have about Maestro in one place. We are looking for information on Maestro's TV broadcasts and other things that keep us up to date with his activities. Your site has been of great help to us in this matter.
Departments in our club are updated as often as we have enough time and information. We are also building an online photo library ( we already have around 70 photos, including Deutsche Grammophon CD covers) and link archive with around 30 links to pages that have information on Maestro. We have not uploaded everything yet and our work is always in progress. However, though we are not CAI members ( in my case, the reason is my financial situation), we would like to offer our help in building your archive - if there is anything we could do. Our goal is to help by providing people with the information we have, all in wish to spread the word about the greatest living conductor. Many people want to find out more about him and just do not know where to look - your site, for instance, is not among the listed Abbado sites on Yahoo. Anyway, we would like you to know that you can count on us if you can use anything that we have for your site - we would be most happy to share it with you. We are showing our respect for Maestro that way and not only that. He is sharing his music with all of us and we are sure he would expect nothing less from us. We would be honoured to cooperate with you. Music unites people and Maestro is a living proof - I met my best friend because of him.He is the best and deserves the best. Thank you very much for your time.
VIVA ABBADO!!!

Very sincerely yours,

Milijana (Bosnia) and
Milena (Brazil)

Da Kimitoshi, Tokyo

Dear Guy, Tilla and our CAI friends,
How I wish I could fly to Berlin with you to attend the performance of Verdi requiem! Fortunately NHK is going to broadcast it live or delayed live soon. So we can in time appreciate it in Japan. The news of its broadcast made us beside ourselves with sheer joy. And I ask you to remember us in your thoughts during the performance. Because we share the same adoration, respect, love toward Great composer and Great social reformer, "humble peasant" Verdi and Maestro Abbado.
Love
Kimitoshi

By the way, have you ever visited http://www.hilaryhahn.com? Visit it and read her postcard entries from Tokyo and Osaka, and you will see Maestro's photo with her and many good pictures which surely remind you of your stay in Japan.


10/12/2000

Una lettera di Kimitoshi Sato, a proposito dell'ultima recita di "Tristan und Isolde" in Giappone. Impressioni ed emozioni che permetteranno ai nostri membri di conoscere meglio i nostri amici giapponesi .
The last and third performance of Tristan turned out to be a great success, about which Guy will surely write a detailed report.
CAI members gathered in great excitement at the appointed place. Guy wanted to come into the backstage directly from the inside of the theatre, instead of going out. He successfully negotiated with Mr. Dewitte, and Guy and Shiho called us from afar. We rushed to the entrance with a guard standing there, and found some members absent: Romi and Mr. and Mrs. Hayami (I think Mrs. Hayami is not a member). Remembering Romi walking to the cloak to collect her coat, I ran and ran up to the crowds of people waiting for their turn. I looked hard around and around to find them, until finally I took a glimpse of Romi receiving her coat. She was with Mr. and Mrs. Hayami. I said they should hurry, and they in turn ran to the entrance, and to my great embarrassment, a number of people whom I didn't know ran with us! But some of the members were gone already, together with Guy and Mr. Dewitte. Well, we hesitantly entered the backstage, but we lost their trail. They had disappeared. We waited alone long, maybe too long, and Kyoko and I began to walk out of the hall, when Guy came up, and he took us to the underground in haste.
There were many people there. Maestro was there, coming out of the room. I
wanted Romi to meet him, because she should be entitled to do so. Romi was fascinated by Maestro in 1973, when he visited Japan for the first time, and she heard the live concert for the first time. It was when Romi was not even ten! She has never missed Maestro's concerts in Japan ever since. For her, Maestro is a great wizard, well, with a baton, yes. She even worships him as a god.
Now Romi is married and has her child, who is in love with Maestro, too! And her health problem prevents her from going abroad to attend the Maestro's concerts. Every member but Romi has enjoyed his concerts in Europe a number of times, while Romi has the only chance to do so here in Japan.Now you may know why I was quite desperate for her. She was behind, so I pushed her forward. I was mildly rebuked by Mr. Dewitte saying,"No reason to push." And someone shook my hand lightly and warmly, and when I looked at that someone, I was terribly surprised that it was Maestro Abbado. He was
gone before I could say something nice to him. I admit I was very stupid.
To my great relief and joy, Kyoko told me that Romi had talked with Maestro and shook hands with him.
Well, when he was gone, looking around, I found a tall lady standing in a loose wear chuckling and giggling like a Cheshire Cat, a beautiful cat full of elegance, as it were. After a moment, in my imagination, she transformed herself into the incomparable, unforgettable Isolde, the most beautiful lady who savored the deepest sadness and thereby conquered the worldly sufferings by following her beloved Tristan's words and deeds. Guy introduced us to her. She was definitely happy about the presence of CAI members in Japan. Kyoko asked her to give her autograph, saying,"I am your biggest fan." She giggled a lot about Kyoko's expression, and gladly signed it adding "For my biggest fan." Now it was my turn. I said,"I am your biggest fan, too." She happily
laughed. That's all. I already knew she is a very wise singer endowed with great talents, and a good collaborator with Maestro Abbado. Her performance was almost transcendental, indeed. But it would be foolish to say so, for she was now enjoying herself after the tremendous three performances. But I was being foolish again, because I mistook her for a norhtern European, I don't know why. If I had rememberd she is an American, I might have talked a lot, to her annoyance.
This was how Guy accomplished his mission to let all CAI members meet Maestro Abbado. Well done.
A very personal remark I would like to make: Kyoko and I are not the people who visit backstage after the performance. I love Toscanini's anecdote: one time when he saw audiences enthusiastically clapping hands, he asked what they want. and he said, " When I was moved by Lohengrin, I sat there crying quietly ."
Yes, we had a very unusual time on the December 1, 2000.

Kimitoshi Sato

10/10/2000


Sono molto felice di avere ricevuto il messaggio e di sapere che il
Maestro Abbado sta ormai molto bene. Ho letto anche i vostri articoli,
impressioni berlinesi e la cronaca, con molto interesse.
Qui in Giappone le sue registrazioni delle nove sinfonie di Beethoven sono
appena uscite in vendita. Ora siamo ascoltandole invece di venire a Berlino
ad ascoltare i suoi concerti con i Philharmoniker.
Ovviamente tutti di noi attendiamo con gioia il Tristano del Maestro Abbado
a Tokyo, nel mese prossimo.
Con sincera amicizia,

Shiho


10/10/2000
Mi ha fatto un grandissimo piacere ricevere la bellissima notizia .
Certamente anche noi tutti amici giapponesi siamo molto contenti di sentire
che il Maestro Claudio Abbado e' gia' stato bene e che la sua attivita'
riprende.
Attendiamo con gioia che potremo vedere il Maestro Abbado in giappone!
Con amicizia
Keiko Tagawa

10/10/2000

Ciao carissimi amici!
Un saluto affettuoso,e anche un po la nostalgia degli spettacoli con Claudio.
Voi potete capire....sono sempre serate indimenticabili!
Ci vediamo a Berlino,per salutare il vecchio 2000!
Tanti baci e....viva il Maestro!!!
Carmela Remigio

20/07/2000

VOGLIATE GENTILMENTE FAR PERVENIRE AL MAESTRO CLAUDIO ABBADO
I MIEI PIU' AFFETTUOSI AUGURI DI PRONTA GUARIGIONE IN ATTESA DI
RIASCOLTARLO IL 18 SETTEMBRE CON LA MAHLER CHAMBER ORCHESTRA
A TORINO

UN GRUPPO DI ESTIMATORI DELLA SUA ATTIVITA' DI MUSICISTA


Luciano Riva ed amici....

P.S. : Il Vostro sito è splendido......COMPLIMENTI !!!!!!

10/07/2000

Cari AMICI,
mi chiamo Valeria, ho 25 anni e da quando avevo 10 anni ascolto
quasi unicamente Musica Classica; il mio MITO è, ovviamente, IL MAESTRO!!
Non ho mai potuto ascoltare un suo concerto, dato che manca dall' Italia da
tempo, e forse nella mia città, Cagliari, non è mai venuto. Sono davvero
felice che esista un sito tutto per noi fan del Maestro. Il mio sogno è
quello di incontrarlo e di fargli sapere quali e quante emozioni mi susciti,
e quanto lo stimi, sia umanamente, che professionalmente.
Vorrei chiedervi alcuni favori: esiste una e-mail dove potergli scrivere? So
che lui ha pubblicato un libro, "La casa della Musica", che, naturalmente, a
Cagliari non sono mai riuscita a trovare! Mi aiutereste??
Non vi tengo ulteriormente occupati, ma aspetto con ansia vostre notizie.
Grazie davvero di esistere
Valeria Murgia - Elmas, Cagliari

07/07/2000

Carissimi amici abbadiani,

spero che vi ricordiate di me, sono le 3, 30 del mattino e, trovato il vostro bellissimo sito, ho pensato di mandarvi un caro saluto con grande affetto.
Spero di rivedervi presto, ma nel frattempo continuerò a consultare il vostro (nostro) sito!


Con grande affetto
Andrea Concetti

23/06/2000

Sehr geehrte Damen und Herren! Ich freue mich sehr,
daß ich heute die Homepage von Herrn Abbado gefunden
habe. Er ist der beste Dirigent von heutigen Welt. Und
ich bin sein Fans. Darf ich Sie bitten, daß Sie mir
ein paar Fotos von Herrn Abbado mit seinen
Auotogrammen schicken. Ich freue mich sehr darauf.
Vielen Dank im Voraus. und mein Namen und meine
Adresse:
Wang Erdong
Metternichgasse 4
A-1030 Wien
Austria/Österreich


27/03/2000

Davvero bella la pagina dedicata al grande lavoro svolto da Romano Gandolfi quale ChorusMaster alla Scala. Solo una piccola, ma preziosa, precisazione: vi chiedo cortesemente di menzionare, tra le opere cui ha collaborato con Carlos Kleiber, anche il memorabile "Tristan und Isolde" del 1978. Di tale versione esiste anche il triplo cd Myto (3 MCD 993.208) contenente la prima del 12 aprile 1978. E nel cofanetto, molto opportunamente, viene citato il M° Gandolfi.
Per inciso, quel Tristan è a dir poco magico e fenomenale, e forse anche migliore di quello ufficiale "all stars" della DG.
Grazie e arrivederci

Achille Maccapani

Ecco una bellissima lettera del nostro socio Federico Pennelli, che torna anche lui dal Simon Boccanegra di Berlino:

"..mando subito feedback sulla rappresentazione del Simone a cui ho assistito Sabato sera. Devo dire che mi e' piaciuta molto: buoni i cantanti specialmente ....non mi ricordo mai i nomi del Simone, mettiamola cosi': tutti molto bravi, Simone (Chernov) un po' meno e Amelia (non la Mattila, un'altra) bravina; probabilmente migliorera' questa sera.Cio' che mi ha veramente stordito e' stato il suono dell'orchestra: pieno, a volte struggente a volte commosso. Mai esagerato o sopra le righe (anche nei momenti corali), ma non per questo 'misurato'. Per esempio, l'introduzione alla prima aria di Amelia o quando Simone si affaccia a guardare il mare e dice qualcosa sulla brezza marina.... sembrava di sentire il profumo del mare in sala. Si aveva l'impressione di vedere il sole riflesso sul mare e quello strano bagliore, tipico di una giornata di vento di mare. Inc#edac01ibile una sonorita' di questo tipo da un'orchestra come i Berliner. Perdona il paragone, ma e' come se i Berline si fossero Wienerizzati un po', pur mantenendo la loro caratteristica pulizia.
Un'altra sorpresa e' stato il coro: pronuncia OK, accenti OK e molta, molta tensione: un vero popolo, dei veri patrizi, dei veri plebei..."

Ecco una lettera trovata sul newsgroup "it.arti.musica. classica" di cui raccomandiamo vivamente la lettura (vedere il commento su dibattiti e forum)

From: ACHILLE MACCAPANI <achille@rosenet.it>
Newsgroups: it.arti.musica.classica
Sent: Friday, October 22, 1999 9:31 AM
Subject: Abbado "solo per i finali": beata coerenza?

 

> Ho appena letto sul sito web dei Berliner Philharmoniker che il concerto di San Silvestro 1999, da anni appannaggio del direttore stabile, Claudio Abbado, sarà dedicato ai finali delle più famose sinfonie e composizioni classiche. Il concerto conterrà, ad esempio, il Finale della Settima di Beethoven, gli ultimi due movimenti della Quinta di Mahler, le ultime sequenze dell'Uccello di Fuoco di Stravinsky e così via. Una scaletta, anzi, una track-listing che sembra rispondere più ad esigenze di mercato che artistiche. Ma mi stupisce il fatto che tale iniziativa venga proprio dal M°Claudio Abbado, di cui ho ampia stima, ma che avevo fortissimamente ammirato, pochi anni fa, quando intentò una causa civile contro la DG per la pubblicazione, da lui non autorizzata, di un cd antologico intitolato "Adagio Mahler Abbado", in cui erano riuniti i più famosi Adagi delle Sinfonie di Mahler, diretti dal Maestro milanese. Quel cd, realizzato
dalla Polygram francese (e che ancora si trova, a fatica, in qualche supermercato della Costa Azzurra...), è stato ritirato dal mercato, non è più ovviamente in produzione, e la DG ha offerto un indennizzo risarcitorio al M° Abbado,da quest'ultimo devoluto ad una delle orchestre giovanili da lui dirette mi pare, non vorrei sbagliare, alla Gustav Mahler Jugendorchester, sotto forma di borse di studio a giovani musicisti). Bene, se Claudio Abbado è contrario
per principio alle antologie, agli "extract" da composizioni classiche, per rispettare l'unitarietà della composizione, dell'opera in quanto tale come avevo desunto dallo spirito della causa da lui intentata alla DG), ora non comprendo le ragioni della scaletta 1999 del concerto di San Silvestro.
Scelta artistica? O di mercato? Vero è anche che Abbado, forse anche a causa dei problemi gestionali alla Sony Classical (vedi le dimissioni di Guenther Breest e l'avvento di Peter "soundtrack" Gelb: quest'ultimo ha letteralmente
rovinato una giovane e già gloriosa etichetta come la Sony Classical, puntando tutto sul crossover e sulle colonne sonore; sono convinto che con i ricavi di "Titanic" egli abbia ricoperto i buchi di budget lasciatigli da Breest, come ad esempio quelli, citati in una leggenda metropolitana, e
derivanti dalle spese esose di registrazione della "Manon Lescaut" diretta da Maazel), con cui si è praticamente interrotto il progetto di registrazione delle sinfonie di Mozart con i Berliner, ha firmato un contratto ad ampio raggio con la DG, comprendente anche i Concerti di San Silvestro. E forse anche il Maestro sceglie di puntare, un po' di più,
verso il mercato (già nel precedente concerto di San Silvestro doveva essere presente Pavarotti, che per motivi fiscali ha lasciato il posto a Marcelo Alvarez). La riflessione si impone, ed è un'ulteriore conferma delle valutazioni emerse nei giorni scorsi nel NG sulla chiusura di Archiv e
Oiseau Lyre, sui tagli alle registrazioni programmate dalle majors (vedi l'integrale bachiana di Gardiner...).

Business is business?

Ciao
Achille Maccapani