Club Abbadiani Itineranti

Così fan tutte a Ferrara

I primi commenti

Pubblichiamo i primi commenti, a caldo, di due spettatori delle prove (generale e antigenerale) che danno il tono all'entusiasmo che molti di noi presenti hanno provato in Teatro. Ringraziamo Giovanna, Marco e Ernesto Palacio, che hanno scritto questi commenti a caldo e li hanno mandato al Newsgroup "it.arti.musica.classica". Sono al nostro parere illuminanti su quello che certi di noi hanno vissuto a Ferrara i 6 e 8 febbraio scorso. Ringraziamo Ernesto Palacio che da al suo commento il grande peso dell'artista eccelso che conosciamo. Ha saputo in poche righe trasmettere l'essenziale dell'emozione provata da tutti

Da Ernesto Palacio:

Anch'io ho sentito la generale. Oggi più che mai ho capito la grande
importanza che significa avere un GRANDE direttore. La sensazione che si ha
alla fine è di avere riscoperto un'opera. Dopo il Barbiere il Così è
l'opera che ho cantato di più, ebbene oggi credevo di sentirla per la prima
volta. L'orchestra era stupenda e abbiamo avuto così una interpretazione
di
Grande Musica; in questo modo tante piccole imperfezioni si perdonano
facilmente. Tutto il cast mi è sembrato all'altezza della situazione; chi
non brillava per bellezza di voce o emissione cantava con grande stile e
impegno. Sono contento che si stia preparando il video di questo lavoro che
rimarrà testimonianza del fortunato debutto di Claudio Abbado nel Cosi fan
tutte.

Ernesto Palacio

Una piccola postilla:

sono stato da sempre un incondizionato ammiratore di Claudio Abbado e mi dispiace che cantai solopoche volte con lui. Quando ero studente andavo tutte le sere al loggione della Scala e ho potuto sentire tantissime sue direzioni favolose. Sono convinto che è stato lui con la sua autorità musicale a rendere giustizia a Rossini e a cambiare il corso della storia. L'altra sera sono stato letteralmente trasportato in un'altra dimensione e il merito è tutto suo.


Da Giovanna:

Il Maestro Claudio Abbado possiede sempre più il dono della rivelazione. Finalmente mi è tutto chiaro: la sua interpretazione mi ha dato la chiave per entrare nel mondo musicale e letterario del Così fan tutte. Non aggiungo altri commenti: venite a vedere e ascoltare! Claudio Abbado ringiovanisce inoltre ad ogni appuntamento; questa interpretazione in particolare non ha tanto la cifra dell'elaborazione matura, saggia e pensosa, quanto piuttosto una freschezza, immediatezza, irruenza e quindi un potere comunicativo tipici di uno spirito giovane.

Da Marco:

Ho potuto oggi assistere al primo atto dell'Antegenerale del Così Fan Tutte
ferrarese (produzione di Napoli, di Martone) che segna il debutto di Claudio
Abbado nell'ultima fatica mozart-dapontiana.
Non si può giudicare una produzione avendone vista solo una metà, quindi, in
attesa di vedermi tutta l'opera nei prossimi giorni, lancio solo qualche
opinione.

Anzitutto premetto che l'unica cosa veramente interessante mi è parso il
Maestro. Ogni volta che Abbado, in questi anni, si avvicina a un nuovo testo
operistico, ti lascia perplesso circa la visione generale (in particolare
ricordo di essere uscito frastornato dal Tristano) ma ti seduce e persino
sconvolge per le incredibili intuizioni del dettaglio (ritmico e
coloristico). Come si possa, ad ogni battuta, cavar fuori mille impensate novità in un
testo che credevamo essere già stato sviscerato in tutti i suoi aspetti è
qualcosa di incredibile.
E dire che l'ultimo Così a Ferrara fu di John Eliott Gardiner che, quanto a
fantasia e ad acume analitico, non è l'ultimo arrivato.
La Mahler Chamber Orchestra, solitamente fiera della propria pompa, con
Abbado si scompone quasi, si distilla...
Ogni strumento, anche nel più insignificante intervento, assurge al ruolo di
solista, o meglio, protagonista (anche se nel breve volgere di poche
battute) di guizzi di colore teatrale e psicologico che definire rivelatori
è dir poco.
L'inesauribile serie di trovate della concertazione abbadiana ha sempre un
preciso significato (psicologico anzitutto, quindi narrativo). Mai si ha la
sensazione di calligrafismo che spesso altri grandi "analitici" della
bacchetta comunicano.
Certo, sfugge l'idea di un'architettura più vasta, di un disegno più
organico (ma ripeto mi manca ancora tutta la seconda parte).

In questo però Abbado non è aiutato dal regista.
Martone è banale e scontato nell'approccio generale, fiacco nel dettaglio.
E dire che, in mancanza di idee più profonde, il libretto offre miriadi di
spunti se non altro per tener destissima la vivacità in scena.
Ricordo bene, sempre a Ferrara, i miracoli della Rocrooft con Gardiner
durante il "Come scoglio", esaltato da un'infinita serie di contro-scene
esilaranti.
Qui i due "albanesi" restano seduti in disparte, mentre Fiordiligi (col
ditino puntato) sciorina tutte le sue agilità.
Annoiarsi durante il "Come scoglio" è un controsenso.
Il cast poi non mi è parso, in generale, all'altezza dell'evento.
Si stacca solo Workman, eccellente musicista e attore (vocalmente non sempre
in regola).
Uliveri e Concetti sono i soliti mozartiani di oggi, saltano, ammiccano,
fanno gli spiritosi e i piacioni, ma la vera personalità latita.
La Remigio e la Polverelli (purtroppo non c'erano la Diener e la Antonacci)
sono bravine e grintosette.
Ma, con le Fiordiligi e le Dorabelle che abbiamo sentito, si poteva
veramente trovare di meglio.
Una buona menzione (!!!) contro ogni attesa, alla Mazzucato.
Vocalmente è stanca, gli acuti sono un ricordo e il suo fraseggio sa di
stantio. Ma non è affatto la soubrettina che si poteva temere. O meglio, è la soubrettina, ma fiera dei suoi asciutti cinquant'anni, inasprita, indurita, dalla sensualità espertissima... Con le "padroncine", sviluppa un gioco di competizione (anagrafica oltre che morale e sociale) travolgente.Il suo dottore, che sbrodola il latino con evidentissimo accento romagnolo (stile signora Coriandoli), è stato un effetto di teatro clamoroso.

Salutoni a tutti. Marco

 


POSTILLA: MELANIE DIENER E ANNA CATERINA ANTONACCI

Avendo visto anche la generale, oggi pomeriggio, credo di poter far cosa
gradita a molti "operisti" del NG riferendo le mie prime sensazioni relative
alla Fiordiligi della Diener.
La carriera internazionale che da pochi anni il soprano sta percorrendo (da
Aix en Provence a Bayreuth) la rendono una delle giovani voci più
chiacchierate. Rispetto a Donna Elvira (vista due anni fa a Aix, in alternanza con la
Gens), Fiordiligi consente di valutare meglio le caratteristiche, sia
vocali, sia tecniche, sia attorali del trentatreenne soprano.
Mi dispiace ribadire che qualsiasi confronto con la Remigio è impensabile.
L'unica cosa che la Remigio può vantare rispetto alla Diener è un registro
acuto molto più facile, non solo perchè Carmela, di suo, ha acuti
luminosissimi, ma perché la Diener non sempre ha retto agli sbalzi brutali
di Fiordiligi con la facilità che mi sarei aspettato.
I la acuti (anche in pianissimo) hanno un fondo di stridenza che, secondo
me, dovrebbe orientare la cantante verso ruoli di tessitura più centrale.
Il do (quello del Come scoglio) è poco più che un urletto.
L'altro limite che ho colto sta nel virtuosismo, non particolarmente
brillante. La voce è però timbricamente fascinosissima, ricorda la Isokoski, chiara e
penetrante, ma morbida e vellutata. I pianissimi, soprattutto in zona centrale e grave, sono dominati da somma vocalista. Gli effetti che ne risultano (non solo nello struggente "per pietà") hanno letteralmente conquistato il pubblico di Ferrara, così come la supremaluminosità della linea e l'aristocratica eleganza dell'accento. Scenicamente, pur senza rinunciare alla sobrietà che le è propria, ha
esibito facilità attorale, autorevolezza, carisma. Insomma, una Fiordiligi maiuscola, che ha letteralmente offuscato la pur rispettabilissima Dorabella della Antonacci, che tuttavia si è esibita in
una performance di altissimo livello, anche vocale, dato che la tessitura
(una volta tanto) non l'ha esposta ai ben noti disagi con l'acuto.
Pur senza avere la personalità della "sorella", l'attrice (mettendo da
parte, se Dio vuole, quelle pose da grande tragica di cui solitamente si
compiace) sfodera risorse straordinarie, tanto che, a mio giudizio, la sua è
la migliore Dorabella italiana di oggi.

Ribadisco, ahimé, quanto già riferito sulla vuotezza drammaturgica della
regia di Martone.

In attesa della prima...

Salutoni a tutti.

 

 

 

Pagina precedente

Pagina successiva

Ritorno al Menu Principale