Il 29 Novembre scorso, alla Philharmonie, Claudio Abbado ha diretto per la prima volta Parsifal.

Tutta la stagione è segnata da Parsifal, che verrà rappresentato in forma scenica a Salisburgo (Festival di Pasqua) con i Berliner Philharmoniker e durante l'estate a Edimburgo, in forma concertante a Lucerna (in queste due ultime città con la Gustav Mahler Jugendorchester)


Tappa 1: Gli strumenti di base
Tappa 2: La trama
Tappa 3: Un testo di Claudio Abbado
Tappa 4: Un giorno a Bayreuth
Tappa 5: Un testo di V.Mascherpa

Tappa 6: Un lessico per Parsifal


Inoltre:

Critiche dei giornali tedeschi
Il
Wanderer a Berlino (in francese)

Testo di Ermanno Gloria

Testo di Vittorio Mascherpa


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Verso Parsifal (4)

Una testimonianza: un giorno a Bayreuth

Un testo di Ermanno Gloria

UN GIORNO A BAYREUTH

Erano le 15,50 di un assolato giorno di agosto e mi aggiravo all'uscita della biglietteria del 'tempio' wagneriano, con appeso al petto un vistoso 'suche Karte' (cerco biglietto) in quanto ero arrivato quasi per caso a Bayreuth, e non avevo prenotato, almeno qualche anno prima, come era ed è normale, per poter assistere ad una rappresentazione.

Stavo per perdere ogni speranza, ma ecco, una provvidenziale rinuncia mi permise di entrare nel Festspielhaus. Sì, era la mia prima volta a Bayreuth e per di più con il PARSIFAL! Ero incredulo e commosso? Presi posto e poco dopo, nel silenzio reso ancor più intenso dall'oscurità, la mia attenzione si diresse sul sipario appena rischiarato dal sottostante 'golfo mistico' dell'orchestra invisibile.



NEL REGNO DEL GRAL
Il primo flebile accordo impregnò l'aria: la musica non veniva da una direzione precisa, ne ero immerso. Ed ecco i primi cinque mistici accordi dei fiati, che mi risvegliarono dallo stupore e mi ricordavano dov'ero e stavo davvero ascoltando e vedendo il PARSIFAL!

Dopo il preludio, in una soluzione di continuità, appare quel pianissimo pedale introduttivo irreale che introduce in un sottobosco e ti fa indovinare gli impercettibili richiami della natura, sulle rive di un lago, e ti descrive la statica e misteriosa situazione del regno del Gral, ed ecco l'onnipresente Gurnemanz che tenta di spiegare la sofferenza di Amfortas nel dover rinnovare il rito del Gral, sollecitato anche dal padre Titurel ormai morente'la cupidigia di Klingsor'(nel capitolo seguente spiegherò chi è questo personaggio) e la speranza dell'avvento di chi potrà guarire, con la famosa lancia, la ferita di Amfortas; chi sarà il 'reine Tor'? (il puro folle, così tradotto per comodità, ma non folle o pazzo, il significato più giusto sarebbe 'credulone', e perché tale, ingenuo, cioè puro, in quanto fin dalle prime battute Parsifal si esprime con un 'non so'? neppure quando gli chiedono il suo nome; una cosa sola sa, e può far sorridere, che ha una mamma! Inoltre 'Tor'ha un significato arcaico, in quanto attualmente viene tradotto nel sostantivo 'porta'.

Nel frattempo si insinua, a brevi interventi, la figura di Kundry, la misteriosa donna che ambiguamente, sotto il giogo di Klingsor, avea sedotto Amfortas, il custode della lancia (proprio quella che colpì il costato di Cristo) e del Gral, la coppa contenente il sangue sgorgato dal costato. Amfortas, reso debole peccatore da Kundry, sarà poi ferito da Klingsor con la lancia di cui se ne approprierà. Kundry tenta di plagiare i cavalieri e allo stesso tempo di aiutarli in una disperata ricerca di espiazione e di salvezza spirituale: 'Ich bin müde' (sono stanca).
Un accenno di fanfara (tema di Parsifal), che scompiglia la pigra tranquillità, annuncia l'arrivo del protagonista, che viene redarguito da Gurnemanz, per avere trafitto un cigno, che assieme alla sua compagna volteggiava sul lago.
L'esposizione di Gurnemanz, che stupisce Parsifal, è sottolineata brevemente dalla musica che poeticamente descrive il volteggiare sul lago della coppia di cigni e si spegne, più avanti, con le flebili note staccate e discendenti indicanti l'immobilità dell'occhio spento e le ali pendule del cigno ucciso.
E' qui che Parsifal, sollecitato da Kundry, che gli svela di aver conosciuto sua madre e di averla vista morire, diventata sensibile al ricordo materno, anzi, violento, si scaglia contro la donna, accusandola di mentire, e poi sviene; segue la tenera scena, sottolineata da Gurnemanz, che approva la carità cristiana che spinge questa strana donna a soccorrere chi l?ha percossa.
Kundry, cosciente di dover sedurre Parsifal ,costretta dall'infernale Klingsor, deve lasciare il suo stato di donna pietosa, metamorfosi che acquisterà attraverso il sonno, infatti si allontana, strascicando: "Machtlose Wehr!?Die Zeit ist da"-'schlafen?schlafen?ich muss?' (inutile difesa?è giunta l'ora?dormire?dormire?io devo).
A questo punto Gurnemanz pensa che Parsifal potrebbe essere l'annunciato salvatore del Gral e avvertendo che Amfortas torna dal bagno, possibile sollievo alla sofferenza, per affrontare il rito del Gral, decide di far partecipare il giovane che chiede cos'è il Gral, e Gurnemanz risponde:'Non si può dire: ma se tu sei alla sua gloria eletto la conoscenza ne sarà l'effetto.'
Ora, all'affermazione di Parsifal:'Io non mi muovo, pure mi sembra d'esser già lontano' si entra in questo magico mondo musicale e la risposta di Gurnemanz:'Vedi, mio figlio, il tempo diventa spazio' ne accentua l'atmosfera e la musica ti trasporta in una dimensione cosmica.
E fu così quel giorno a Bayreuth: sotto l'influsso di questa musica chiusi gli occhi e mi sentii trasportato in alto, fuori dall'auditorio, fino a vedere con gli occhi della mente, il Festspielhaus, dove in quel momento si svolgeva il rito del Gral.
Questo episodio, con la disperazione di Amfortas per il dolore che gli provoca l'esposizione della coppa e la sua speranza di redenzione ed il rito che segue fra un alternarsi di cori maschili, femminili e di piccoli cantori, non può essere spiegato, lascio ogni considerazione e scoperta a chi si accosta per la prima volta ad ascoltarlo.
Il finale di quest'atto ci riporta amaramente alla realtà: Parsifal, apparentemente, non comprende nulla e alla richiesta di Gurnemanz allarga le braccia in senso negativo, accompagnato da accordi che rivelano un profondo sconforto. Gurnemanz adirato apostrofa:'Ma tu sei dunque proprio solo un folle! Là, va pel tuo cammino!' Lascia in futuro i bianchi cigni in pace, e cercati per te, papero, un 'oca!' Espressione che fa sorridere, ma che la musica e un richiamo lontano avverte solennemente: 'Per compassione sa il puro folle!' Beati nella fede!' Giustamente Wagner volle che non si applaudisse al termine di quest' atto e, almeno a Bayreuth, si rispetta ancora questa tradizione.
Dopo un intervallo di un' ora, il pubblico veniva avvertito dell'inizio del secondo atto, da una fanfara di trombe e tromboni, che si affacciava sul terrazzo sopra l' ingresso del teatro, e intonava, brevemente, un tema differente per ogni atto. Era ancora giorno.

IL CASTELLO MAGICO DI KLINGSOR
Il secondo atto si apre con il tema di Klingsor, musica di carattere insinuante e misteriosa e prosegue con il drammatico e dolente monologo di Klingsor, che per essere certo di rimanere "puro" e possedere il Gral oltre la lancia, già in suo possesso, non esitò ad evirarsi. Ora, per mezzo di Kundry, soggiogata a lui con arti magiche, tenterà di annientare Parsifal, che vede come il pericoloso ostacolo al suo progetto di potenza. Lo vediamo nel suo giardino fatato con le insidiose fanciulle fiore, che hanno già irretito numerosi cavalieri del Gral. Kundry cerca di ribellarsi al potere di Klingsor, anche attaccando e irridendolo per il suo stato di uomo impotente, ma a nulla valgono le sue proteste e dovrà sedurre a tutti i costi Parsifal. Sempre annunciato dalla fanfara, come nel primo atto, egli giunge e nulla possono contro di lui le insidie voluttuose delle fanciulle fiore; interviene Kundry, con un pedale musicale insinuante, accomiata le fanciulle fiore, e chiama il giovane, per la prima volta, Parsifal. Questi si meraviglia del nome e lei gli rivela che con tale nome il padre, Gamuret, prima di morire in Arabia, salutava la nascita quando il figlio era ancora nel seno materno. Con questo sottile approccio all'infanzia di Parsifal, Kundry incomincia il suo racconto ed è teneramente curiosa, nella lingua tedesca, la parola composta nella frase:"Ich sah das Kind an seiner Mutter Brust; sein erster LALLEN LACHT mir noch im Ohr" (Vidi il fanciullo sul materno petto, ancora sento il primo VAGIRE). Sì, questo LALLEN LACHT, lo si dovrebbe ascoltare dalla Meyer, in una bellissima edizione del Parsifal a Monaco, sussurrato in un modo onomatopeico che ti fa rivivere, letteralmente, questo 'sorriso di bimbo'.

Apprendiamo che la madre di Parsifal si chiama Herzeleide e che in attesa del ritorno del figlio muore. Kundry insinua così la colpevolezza in Parsifal e alludendo all'amore della madre per Gamuret, che per questo amore egli fu generato, bacia appassionatamente il giovane, mentre la musica accompagna mollemente l'atto amoroso fino ad interrompersi improvvisamente descrivendo l'improvviso sussulto di Parsifal, che attraverso questo bacio ricorda la ferita di Amfortas e in un delirio fra passione e ardore religioso comprende il pericolo del peccato e invoca il Salvatore, ecco il tema lancinante della disperazione; in uno stato di veggenza Parsifal rivive la sensualità con la quale Amfortas ('das Heil der Seele') perse la salute dell'anima.
Kundry, comprendendo di aver fallito, ambiguamente, in quanto anche lei desidera in qualche modo la redenzione, tenta Parsifal, fra il mistico e il profano, con la persuasione della religione:
si rivolge a Parsifal chiamandolo redentore, e gli rivela che lo aspettava per la sua salvezza, poichè sulla via del Golgota vide il Redentore e lo derise: 'Ich sah Ihn, Ihn , und - lachte?'(Io lo vidi – Lui, Lui, ma risi?). Vale la pena di soffermarsi su questo punto che trovo straordinario. Il racconto di Kundry viene accompagnato da una musica lenta, dolente, quasi di marcia funebre a significare il cammino della Via Crucis, e all'acuto grido 'lachte'(io risi?) sospeso e troncato in aria la musica si ferma: una breve pausa, che fa gelare, non più musica, questo silenzio sembra interminabile, e sottolinea con potenza l'atto del Redentore, come spiega ancor più dolentemente Kundry:"ed allora il Suo sguardo mi ferì".Ma a nulla valgono le richieste di salvazione con l'unione materiale a Parsifal e Kundry esasperata lo maledice cruentamente, mentre interviene Klingsor che volendo colpire il ragazzo, scaglia verso di lui la lancia (il percorso della lancia viene sottolineata musicalmente da una scala ascendente dell'arpa): questa, magicamente, si ferma sopra il capo di Parsifal, che l'afferra e tenendola sollevata esclama: "Con questo segno spezzo l'incanto! Così la piaga chiuda la lancia che l'aprì, ed in lutto e rovina questo fasto precipiti!" e rivolto a Kundry :"Tu sai dove mi puoi trovare ancora!".
La musica descrive prima la rumorosa catastrofe del magico regno che crolla, e poi la desolazione di ciò che rimane e si spegne con un progressivo rullo del timpano che si arresta in sospensione.

Dopo un'ora di intervallo ecco la fanfara con un altro tema che annunciava il terzo atto. Eravamo ormai al crepuscolo.

NEL REGNO DEL GRAL

Il terzo atto si apre su di un prato, al limite di una foresta; vi si scorge una capanna da anacoreta e vicino una fonte. E' primavera, ed è il Venerdì Santo, ma la musica accennando ai temi di Amfortas, del Gral e della redenzione, descrive un cupo immobilismo. E' passato del tempo e il regno del Gral si trascina in un sopore di annientamento: Amfortas, desiderando solo la morte per il grande patimento, non rinnovava più il rito del Gral ed essendone privato, il padre Titurel moriva. Ad un tratto il silenzio è rotto da un lamento angoscioso proveniente da un roveto e dalla capanna esce Gurnemanz attratto da questo richiamo, che ritiene famigliare: infatti è Kundry, in abito da penitente, rigida quasi inanimata. Viene soccorsa e sollecitata al risveglio: ha un aspetto diverso, non più selvatico, come al primo atto; è pallida e fissa lungamente in volto Gurnemanz. Il tema del Venerdì Santo, appare per la prima volta sommessamente, ad indicare il miracolo della redenzione per Kundry. Ora il suo atteggiamento è come quello di un'ancella e alle rimostranze di Gurnemanz che si rammarica di non ricevere alcun ringraziamento per averla risvegliata da un sonno mortale, essa risponde con un laconico:"Dienen! dienen!"(Servire!servire!) per indicare il ringraziamento per il dono ricevuto e saranno le sole parole che Kundry pronuncerà in quest'atto.

Ad interrompere il tema del Venerdì Santo, che risuona rarefatto, intervengono dei colpi in pianissimo del timpano, poi il tema di Parsifal, l'accenno di fanfara, ma in tono minore, alternato dagli accordi di sgomento, quelli che nel primo atto sottolineavano l'incomprensione di Parsifal dopo il rito del Gral, annunciano l'arrivo a lentissimi passi di un uomo in nera armatura con la lancia abbassata. Gurnemanz chiede allo sconosciuto chi egli sia e perché in questo giorno santo osi avvicinarsi in tenuta di guerra e in quel luogo sacro. Non ha alcuna risposta dall'armato,che noi sappiamo essere Parsifal: infatti senza parlare egli si inginocchia davanti alla lancia e poi si toglie l'elmo facendosi riconoscere. Durante questi lenti movimenti la musica alterna nuovamente tutti i temi sopra citati e Gurnemanz, sollecitando l'attenzione di Kundry, si sorprende e riconoscendo Parsifal ringrazia il sacrosanto giorno in cui si è risvegliato e gli chiede quale sia il suo cammino .Parsifal, con toni concitati e dolorosi spiega che attraverso lunghi e penosi vagabondaggi e combattimenti cercò di preservare la sacra lancia, in quanto, portatrice di salvezza, non poteva mai usarla per difendersi, ma solo doveva raggiungere Amfortas per guarirlo con essa e portare salvazione al regno del Gral. Esaltazione di Gurnemanz che vede vicina la salvezza del regno del Gral. Parsifal si dispera in quanto non è mai riuscito a trovare la strada per compiere la sua missione, ma viene rassicurato da Gurnemanz, che dopo avergli spiegato gli eventi dolorosi del regno gli annuncia che lo porterà da Amfortas, ma prima lo conduce alla fonte purificatrice per preparaolo all?alto compito che lo aspetta.

Parsifal chiede se verrà condotto il giorno stesso da Amfortas e mentre Gurnemanz, aiutato da Kundry, gli toglie l'armatura, conferma che tutti sono convocati per assistere ancora una volta al rito del Gral, poiché Amfortas vuole ancor più espiare la sua colpa, ora aggravata dalla morte di Titurel.

A questo punto Kundry bagna i piedi di Parsifal, che stupito dall'atto della donna, chiede a Gurnemanz di essere battezzato: viene esaudito e Kundry, traendo dal petto una fiala, gli asperge d'olio i piedi e li asciuga con i suoi capelli. Su invito di Parsifal, in modo che venga salutato re del regno del Gral, Gurnemanz unge, con lo stesso olio, il suo capo. La musica accompagna con la mistica solennità che comporta tale rito fino a trasformarsi in fanfara alludendo alla promessa dell'evento di un uomo puro, che sarebbe diventato re.

A sua volta Parsifal, attingendo alla fonte, battezza Kundry, e la esorta a credere al Redentore, poi si rivolge alla natura, osservando che mai come ora aveva visto tanti fiori e profumi. Gurnemanz gli ricorda che è "l'incantesimo del venerdì Santo" al che Parsifal si chiede, come mai, in questo giorno di dolore, la natura invece rinasce.
Ed ecco tutto il racconto di Gurnemanz, con il commovente tema dell' "incantesimo del venerdì Santo", in cui viene contrapposto il sacrificio divino alla rinascita della natura che non potendo contemplare il Salvatore sulla croce, osserva l'uomo redento, che si sente libero dal peso e paura del peccato, reso puro e salvo dal sacrificio amoroso di Dio. Ora steli e fiori nei prati sanno che oggi nessun piede d?uomo li calpesta, ma - come Dio con celeste pazienza ebbe pietà di lui e soffrì per lui- così l'uomo oggi con pia benevolenza li risparmia con lieve passo.
E qui la musica raggiunge una ispirazione così intensa, proiettata in una serenità ultraterrena e culmina con la pietosa considerazione di Parsifal verso Kundry:"anche la tua lacrima si fa rugiada di benedizione: tu piangi, vedi, ride il prato!"
Questo lungo episodio di pregnante mistica poesia viene interrotto dal rintocco di una campana lontana: "Mezzogiorno: è l'ora. Permetti che il tuo servo ti scorti!! canta Gurnemanz, e i tre si avviano per partecipare al rito del Gral, accompagnati dalla marcia, come al primo atto, ma resa più funebre, dal corteo dei cavalieri che portano il feretro di Titurel, mentre da un altro lato avanza la lettiga che porta Amfortas, ormai al limite delle forze.

La marcia assume sempre più un tono drammatico e il suo suono aumenta sempre più di intensità fino a raggiungere un fragore inaudito, poi lentamente si spegne e il coro inizia il lamento funebre rimproverando Amfortas della morte del padre, per averlo privato della luce del Gral.
Tutti invocano il rinnovamento del rito, almeno per l'ultima volta: scoprono il feretro e si leva un grido di dolore.
E qui Amfortas inizia la sua preghiera di contrizione al padre e gli chiede, ora che si trova alla presenza di Dio, di intercedere per lui, per la sua sofferenza, per dargli la forza di adempiere al sacrificio e poi concedergli di porre fine alla sua tormentata vita.
Musicalmente è tutto un susseguirsi di temi discendenti e ascendenti del tormento , del dolore divino e della redenzione che accentuano le frasi disperate di Amfortas.
Il coro per l'ennesima volta, con forza, sollecita il compiersi del rito, ma Anfortas temendo di prolungare con questo atto ancor più la sua vita, si rifiuta e invita i cavalieri, fattisi ancor più minacciosi, ad ucciderlo. Si strappa la veste e li incita a colpire proprio sulla ferita.
Su questo culmine drammatico, accompagnato dal tema della lancia, Parsifal interviene con questo declamato:"Solo un'arma vale: chiude la ferita solo la lancia che l'aprì." E con la punta della lancia tocca la ferita di Amfortas: il suo volto s'illumina d'un santo rapimento, vacilla e viene sostenuto da Gurnemanz.
Con i temi del "puro folle", del Gral, e della redenzione Parsifal esalta il miracolo della simbiosi del sangue della ferita di Amfortas che ora è divino come quello che era sgorgato dal costato di Cristo e che è custodito nella sacra Coppa e intima di aprire lo scrigno: estrae il Gral che viene illuminato da una raggio di luce, mentre discende una bianca colomba che si libra al di sopra del capo di Parsifal. Tutti si prostrano e Kundry cade, forse esanime.
L'atmosfera mistica si illumina dei ritorni tematici, della rarefatta presenza dell'arpa, dei leggeri timbri orchestrali e di mistiche voci unite in un etereo contrappunto. Tromba e trombone propongono, per l'ultima volta, il motivo della Cena d'Amore.
Mi ritrovai fra gli applausi, ma la mia commozione mi impediva di unirmi a questo caloroso rumore: la prima volta a Bayreuth era, per me, un avvenimento troppo importante, e avrei preferito il silenzio.

Racconto emotivo di Ermanno Gloria (Padova)