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Pubblichiamo i primi commenti, che ci sono pervenuti, di una nostra socia, Giulia, che ha assistito come molti di noi alla prova generale del Simon Boccanegra lo scorso 12 aprile. La commozione è stata condivisa da molti, ma questa testimonianza molto personale farà capire quello che è successo.
Da Giulia:
Assistere al 'Simone' di Abbado con il mento appoggiato alla balaustra che divide l'orchestra dal pubblico. Un insperato privilegio, una inimmaginabile quanto appagante 'fatica' psicologica. Ascoltare, in quel caso, ha significato arginare il poderoso flusso sonoro del Berliner carico di una forza di michelangiolesco calibro forgiata con un gesto mobilissimo e complesso. Parcellizzato ed unitario al medesimo tempo; 'terribile' ed incredibile a vedersi. La bacchetta porgeva gli attacchi, mentre l'altra mano accompagnava i solisti e la massa corale, a volte poderosa, in ogni impercettibile spostamento sul palcoscenico. Spesso a ciò si univa il movimento della bocca teso a suggerire l'inflessione della frase: quell'imput per il quale ogni cantante si andava rivelando anche un provetto attore. Si è trattato soprattutto di un superbo lavoro di raccordo mirato a non ha far disperdere la preziosa opera del regista Peter Stein. Abbado l'ha 'semplicemente' esaltata conducendola con autorità inequivocabile sulle note della grande partitura verdiana. Nel suo scorrere lento e veloce al tempo stesso, fuori uscivano personaggi tratteggiati a tutto e parallelamente si faceva largo la consapevolezza di un'interpretazione unica fuori da qualsiasi termine di paragone. La mia 'fatica' emotiva è stata nel cercare di raccogliere ogni messaggio contenuto nel più piccolo gesto musicale degli interpreti senza perdersi il successivo. Un impegno che alla fine e lo dico con franchezza, mi ha portato ad una profonda commozione.
Giulia