Pubblichiamo gli articoli sulla tournée italiana dei Berliner e di Claudio Abbado

La Stampa



La Repubblica, Edizione di Palermo
Il nostro concetto di Mostra
Corriere della sera

La Repubblica (Edizione di Torino)
Il Gazzettino
Il Manifesto
La Nuova Ferrara
Brescia oggi
Giornali e agenzie catalane e spagnole
La Stampa
La Gazzetta di Parma

Tournée in Italia 2002
La Stampa 11 maggio 2002


L´addio ai Berliner entusiasma il Lingotto

TORINO

Il maestro ha incantato il Lingotto. Il successo che ieri sera ha travolto Claudio Abbado con l´orchestra dei Berliner Philarmoniker era ampiamente annunciato. Un concerto-evento: si trattava infatti del saluto al pubblico italiano del sodalizio Abbado-Berliner iniziato nell´89. E' cominciato nel modo più sommesso il concerto di Claudio Abbado e dei Filarmonici di Berlino: i cinque Lieder di Rückert, meravigliosamente cantati da Waltraud Meier, sono tra le più poetiche miniature di Mahler, uno stratificarsi di colori pastello e di delicatissime sfumature per cogliere il mistero della natura nell'intimità di un'esperienza individuale, segreta. Un intero mondo abbraccia, invece, la Settima Sinfonia, dove la poesia della natura trionfa nelle due «musiche notturne» alternate a tre movimenti tragici: il primo perché è una marcia funebre, il terzo perché rappresenta il demonismo mahleriano allo stato puro, l'ultimo perché l'inventiva crolla, e il compositore, come spossato, conclude l'opera in uno stato catastrofico di crisi. In questo mondo, che è poi il nostro mondo, profeticamente annunciato all'inizio del secolo scorso, anche il brutto ha la sua parte, organica al tutto. Esecuzione, naturalmente, formidabile, per due motivi. Una è la trasparenza. E' facile trasformare la più contorta e difficile delle Sinfonie di Mahler in un cafarnao di materiali che si accumulano, travolgendo l'ascoltatore con una schiacciante sovrabbondanza di suoni. Abbado e i Berliner hanno tracciato i percorsi, sovrapposto le parti, operato gli incastri con una nettezza e una pulizia rivelatrici. Ecco che cosa vuol dire spiegare la forma, cioè guidare l'ascoltatore in percorsi, anche tortuosissimi, senza mai fargli smarrire la strada. Su questa base strutturale è fiorita la poesia: poesia, prima di tutto, del suono che raggiunge nella Settima Sinfonia uno dei culmini dell'intera produzione di Mahler. Abbado e i Berliner ci hanno fatto capire che nasce qui, evidentemente, l'idea shoenbergiana della cosiddetta melodia di timbri: portare avanti un discorso che mette in secondo piano i temi per affidarsi ai colori. E la tavolozza che l'orchestra ha esibito l'altra sera era davvero inesauribile: le lontananze dei corni, i fremere dei tamburelli, i pigolii degli strumentini, le gocce e i flussi delle quattro arpe, il nerofumo spalmato da fagotto e controfagotto, il tintinnio del mandolino, lo scrosciare dei campanacci delle mucche, su cui si spalanca il paesaggio della prima delle due «musiche notturne», e poi i fischi dell'ottavino, come razzi traccianti in un cielo tempestoso, gli squarci apocalittici dei tromboni, e i silenzi, riempiti dai più misteriosi dei fruscii o da un trasalire segreto, tutto si è composto in un'avventura della musica come colore, chiaroscuro e suggestione tattile che ha alle spalle anni di studio, sovrana perizia tecnica, e una maturità di concezione interpretativa oggi difficilmente eguagliata. Risultato, pubblico in piedi e ovazioni, giustamente, interminabili.

Paolo Gallarati

La Stampa, 11 maggio 2002


Scene di caccia al biglietto

Mondanità discreta e fan da tutto il mondo

TORINO

Che trionfo, per Claudio Abbado. L´ultimo suo concerto italiano alla guida dei Berliner è stato un´estasi per i 1900 fortunati da mesi in possesso del biglietto per l´auditorium «Giovanni Agnelli» del Lingotto. Fortunati davvero, ad assistere all´addio del maestro sul podio della mitica orchestra con cui, otto anni fa, aveva inaugurato questa sala. L´ultima volta di Abbado con i Berliner era un evento: e, come tutti gli eventi, ha originato la caccia al biglietto, alle 19, un´ora prima che la bacchetta del direttore s´alzasse imponendo un silenzio sacrale, fuori dal Lingotto e dentro, davanti alla scala che scende nell´auditorium, musicofili, tra cui una giovane coppia giapponese, mostravano il cartello scritto a mano: «Cerco biglietto». A due è riuscito il miracolo di acquistarlo da un signore «Mia moglie non è potuta venire per un impegno improvviso», e da una signora: «Il marito s´è ammalato stamattina». Trattandosi di un evento, la serata s´è colorata di mondanità. Molto contenuta, poco appariscente, comunque: un paio di smoking, qualche signora in lungo, prevalenza di mise nere. Tra i primi a entrare, Mercedes Bresso, presidente della Provincia, Evelina Christillin, Paolo Cantarella, Sergio e Andrea Pininfarina, il professor Onorato Castellino, presidente della compagnia S. Paolo, lo scrittore Oddone Camerana, il prefetto Catalani, il sindaco Sergio Chiamparino innamorato della musica, «di Mahler, però, non particolarmente. Mi piace molto Abbado, sono interessato al suo progetto per Torino che prevede eventi musicali connessi con le altre arti e la Mahler orchestra chamber con il direttore Harding». Mentre Chiamparino entrava è arrivato l´assessore regionale Leo che nel pomeriggio aveva consegnato al maestro una targa di cristallo con lo stemma della Regione. Assente il presidente regionale Ghigo, è venuta la moglie Anna con il figlio Pit. Però, sono giunti alle 20,01, appena erano state chiuse le porte sul tuono di appluasi che aveva accolto il maestro sul podio. Nulla da fare, Anna Ghigo e il suo ragazzo aspetteranno mezzora, al primo intervallo raggiungeranno i loro posti insieme al manipolo di ritardatari sbuffanti e, invano, protestanti. Tra i vip, Renzo Piano, l´inventore della trasformazione del Lingotto da fabbrica a tempio del tempo libero, dello svago, della cultura. Il maestro fu il primo sperimentatore dell´acustica quando la sala era un cantiere: successe nell´aprile del `94, un sabato pomeriggio grigio di pioggia. Accompagnato da Piano, il direttore visitò il Lingotto, fece tacere per alcuni minuti il rumore degli operai e ascoltò il Quartetto d´archi di Torino. Le prime note che risuonavano nell´auditorium in via di costruzione, soddisfecero il maestro: «Stupendo, acustica perfetta». L´episodio era ricordato ieri da alcuni Lingottofili, uno ha aggiunto: «Per la verità, Abbado e i Berliner suonarono qui, in una sala provvisoria, nel 1990, quando il Lingotto era tutto sottosopra, anche allora "fu" Mahler, la Quarta». Una cascata di applausi, abbiamo detto, ha accolto il direttore. Ovazioni hanno salutato la fine dell´ultimo concerto italiano dei «suoi» Berliner, tra i più entusiasti un gruppo di francesi, arrivati da Lione, e cinque tedeschi di Stoccarda, li chiamano «gli abbadiani itineranti». Il commento unanime di fan internazionali e pubblico torinese, in due aggettivi: «Formidabile», «sensazionale».

La Stampa, 21 maggio 2002


DA GENNAIO IL GIOVANE GENIALE DIRETTORE INGLESE A CAPO DELLA MAHLER CHAMBER ORCHESTRA

Harding prende casa al Lingotto con la regia di Claudio Abbado

TORINO

«Sintonie»: sembra che se ne parli da sempre. Invece, Claudio Abbado non ne ha mai parlato con nessuno se non con Francesca Camerana, ed oggi che i tempi sono maturi, ecco l´annuncio ufficiale: il «Progetto Harding» è sottoscritto da Lingotto Musica, di cui la Camerana è direttore artistico, Regione Piemonte e Comune di Torino. Claudio Abbado desiderava con tutte le sue forze che Torino, di qui al 2006, per le Olimpiadi Invernali, accogliesse il giovane direttore inglese. E non poteva esservi idea migliore che quella di affidargli per l´intero progetto, la Mahler Chamber Orchestra che Abbado ha fondato nel 1997 con musicisti della Gustav Mahler Jugendorchester. Perché «Sintonie»? Perché racchiude in sé il meglio di Torino: la musica, il cinema, le arti figurative, senza alcuna prevaricazione, in assoluta parità democratica. Tutti insieme, uniti, perché Torino, storicamente, contiene in sé questi valori. Ed allora ecco Claudio Abbado e Francesca Camerana discutere dello scacchiere possibile e parlarne con il Presidente della Regione Piemonte, Enzo Ghigo, con Giampiero Leo, il sindaco Sergio Chiamparino e l´assessore Fiorenzo Alfieri. Risultato: tre concerti dal 28 gennaio 2003 con la Mahler Chamber Orchestra diretta, appunto, da Daniel Harding, genio precoce del concertismo internazionale, stella di prima grandezza, che s´è lasciato plasmare, con somma intelligenza, da due grandi padri: Claudio Abbado e Simon Rattle. Il primo programma è dedicato a Beethoven compositore prediletto da Harding. Si ascolterà così l´Ouverture di «Die Ruinen von Athen» op. 113 (Le rovine di Atene); «Poèmes pour Mi» di Messiaen, la Sinfonia n. 6 di Beethoven in Fa magg, la «Pastorale». Canterà il soprano Mireille Delunsch. Il 3 febbraio la Sinfonia n. 3 di Beethoven («Eroica»), sarà anticipata dall´esecuzione della Kammersymphonie n. 2 di Schoenberg e da «Liturgies» di Messiaen. Il Coro è quello della tedesca Rias. L´8 febbraio il grande poema sinfonico «Die Schöpfung» («La Creazione») di Haydn con Susan Gritton, Nancy Argenta, Timothy Robinson, Nathan Berg e Hans Voschezang. Il Coro è sempre della Rias. Anno nuovo, ventata di entusiamo: 15 giorni in compagnia di Harding e della Mahler Chamber Orchestra. E non è che l´inizio, perché si può ben immaginare quale spinta emotiva il progetto susciterà non soltanto nel pubblico, ma anche negli organizzatori. Francesca Camerana, che dell´associazione De Sono e di Lingotto Musica è anima ispiratrice, anticipa: «Abbado che, un po´ vezzosamente, dice di essere il "nonno" della Mahler Chamber Orchestra, ha fortemente voluto che questa iniziativa nascesse proprio a Torino e che la città divenisse sede periodica dell´orchestra europea e adottasse il giovane Harding che, a mio avviso, è davvero musicista geniale. Ma sono certa che Abbado, senza farsi notare, farà qualche salto a Torino, per darci consigli sul modo migliore di coordinare l´intero progetto. Musica, letteratura, cinema e arti figurative, per cui ci sarà anche una mostra alla GAM dei dipinti di Schoenberg. Ma di questo, ne parlerà a suo tempo Giovanna Incisa Cattaneo, presidente della Galleria d´Arte Moderna». Proiezione 2006, dunque? «Credo proprio di sì, ma io desidero ed è ciò che pensa Abbado, che si debba andare oltre. Un´occasione come questa era da prendere al volo e Claudio l´ha fatto intendere chiaramente. Naturalmente, negli anni successivi Harding potrà invitare direttori di suo gradimento. Harding è felice di dirigere periodicamente a Torino a contatto con i giovani, con le prove sempre arte ai ragazzi, in un clima di esplorazione del mondo musicale che offre attrattive culturali per tutti. Penso al Museo del Cinema che l´Europa ci invidia, a tutte le musiche che si possono abbinare a celebri film, a partire da Shostakovic».