Pubblichiamo gli articoli sulla tournée italiana dei Berliner e di Claudio Abbado

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Tournée in Italia 2002
La Nuova Ferrara, 9 maggio


Teatro stracolmo di personalità e amanti della musica

L'abbraccio del nipotino

FERRARA.
E' stata una festa. Una festa di compleanno per Nuria Schönberg Nono che ha ricevuto in regalo l'esecuzione del "Pelleas un Melisande", scritta dal padre. E' stata la festa per il ritorno a casa di Abbado, che ha fatto del Teatro comunale e della nostra città, la sua residenza italiana. Il segno della festa l'ha dato Gigi, il nipotino del Maestro, che alla fine gli ha consegnato sul palco un mazzo di fiori, subito ricambiato da un gesto di tenerezza. Tutto questo tra gli applausi e la grande commozione. Un Teatro stracolmo di personalità e amanti della musica. C'era Nicoletta Braschi, moglie di Roberto Benigni; entrambi erano andati ad ascoltare Abbado a Napoli. Emma Marcegaglia era nel palco con il marito Roberto Vancini assieme a Maurizio Chiarini, presidente di Agea. Nel settore palchi c'era anche il senatore Claudio Petruccioli, presidente della Commissione Vigilanza Rai. Tutta la stampa nazionale era rappresentata, molti anche i giornalisti inglesi, tra questi Steven Hastings di Opera News. Tra gli addetti ai lavori Mauro Meli, sovrintendente a Cagliari, Ornella Farioli rappresentante in Italia delle maggiori case discografiche (Decca, DG, ecc), il regista Denis Krief. Tanta gente da ogni parte d'Europa per questa grande festa.

Abbado trionfa a Ferrara

Il quarto concerto in Italia, martedì sera al teatro Comunale di Ferrara, di Claudio Abbado e dei Berliner Philharmoniker è stato salutato da un vistoso successo. In cartellone un programma di non facilissima fruibilità come i cinque Ruckert Lieder di Gustav Mahler e il poema sinfonico di Arnold Schoenberg "Pelleas und Melisande". L' esecuzione è stata di grandissimo livello: orchestra e direttore in ottima forma hanno dato il massimo assieme al mezzosoprano Waltraud Meier, splendida interprete, ispiratissima, dei canti mahleriani.

La Nuova Ferrara, 9 maggio Critica del concerto del 7 Maggio

Un minuto di silenzio e poi il boato e gli interminabili applausi per il Maestro ed i Berliner
Abbado, diritto al cuore

Lanci ripetuti di fiori hanno concluso l'intensa serata

L'EVENTO AL COMUNALE


FERRARA. Quell'ultima nota non toccava ai Berliner Philharmoniker ma spettava a tutti noi che avevamo appena finito di seguire con crescente emozione il concerto. Era una specie di punto corona del silenzio che Abbado ha voluto che si tenesse il più a lungo possibile, con la mano alzata, il braccio sospeso e l'ultimo accordo del "Pelleas und Melisande" di Schönberg già esaurito da tempo e noi ad interpretare il desiderio del Maestro di fare indugiare ancora il silenzio, di tenere la concentrazione dell'ascolto, di lasciarsi catturare dall'opera.
E bisogna riconoscerlo che il pubblico l'altra sera al Teatro Comunale di Ferrara è stato all'altezza dei Berliner. Il silenzio era perfetto, tesissimo, indicibile. Non c'era nell'aria nessuna ansia di applaudire, solo il desiderio di ascoltare ancora. Poi c'è stato tempo lo stesso - venti minuti di ovazioni, lanci di fiori, rincorse al palcoscenico e un paio di boati solo per il Maestro richiamato in scena quando l'orchestra si era già sciolta - per farsi sentire.
Un concerto fuori da ogni calcolo, da ogni previsione. Anche se certo non si può immaginare un accostamento più meditato di questo che affianca Mahler e Schönberg e soprattutto i Rueckert Lieder e il "Pelleas und Melisande". Il canto e un teatro senza parola nell'alba del Novecento, nel cuore della Mitteleuropa. Ma sono tutte considerazioni che si dissolvono davanti ad Abbado e ai Berliner Philharmoniker. E certo c'è anche il mezzosoprano Waltraud Meier straziante in questi cinque Lieder che Abbado ci consegna con un'orchestra che lievita leggera sempre più e si fa trasparente man mano che si va avanti.
E' incredibile come il gesto di Abbado, ormai lasci l'impronta sui Berliner, plasmi il suono e distribuisca i colori come in un gioco che sarebbe di prestigio se non fosse il risultato di una intesa reciproca, dove si può chiedere e ottenere tutto. I Lieder escono trasfigurati dal gesto di Abbado, dal suono dei Berliner, dalla voce della Meier e prendono la forma di quello che vanno cantando. Ossia sembrano fatti essi stessi di sonno, profumo, elegia, azzurro. Si vacilla. Si vacilla ancor più con "Pelleas und Melisande" di Schönberg. Si può pensare a quel che ha visto il musicista viennese nel dramma di Maeterlinck e quante cose ha saputo vedere che non aveva visto Debussy. E soprattutto ascoltato. Spirali di colore messe in moto dall'ossessivo accordo del Tristano di Wagner. Spirali che agitano un'orchestra colossale pronta ad avventarsi addosso a noi o ad assottigliarsi. Ma non si indulge ai facili effetti. Abbado mira al cuore, sempre. Anche dove il vortice addensa temi contrapposti o ricompare in orchestra il fantasma di Tristano con un motivo wagneriano o dove scopri che sotto quel movimento obliquo, cova un valzer.
"Pelleas und Melisande" diventa un poema di presagi e premonizioni, un incunabolo del Novecento che suona umanissimo, per niente perentorio. Ci leggi la strada che percorrerà Schönberg. Ma anche quelle che non ha percorso.
Miracolo di Abbado Miracolo dei Berliner. E quando smettono loro attacchiamo noi. Con quel silenzio bellissimo che comunica al Maestro la misura di questa tensione ormai allo spasimo. Dopo tutto, è il minimo che si poteva fare.

La Nuova Ferrara, 14 maggio

Conclusa trionfalmente la tournée italiana di Claudio Abbado e dei Berliner Philharmoniker

Tornerò a Ferrara per Lear

Un progetto multimediale dedicato al re shakespeariano
di Alessandro Taverna

FERRARA. «A Ferrara ritornerò la prossima stagione con le musiche che Sostakovic scrisse per il Lear di Shakespeare». Un progetto multimediale è l'impegno di Claudio Abbado per il futuro di Ferrara Musica con un concerto che prevede la proiezione al Teatro Comunale di spezzoni di un film russo dedicato al re shakespeariano.
E proprio con la musica di Sostakovic con cui il maestro milanese si è congedato da Berlino il mese scorso per l'ultimo concerto alla Philharmonie in veste di direttore musicale. Ora è anche finito il viaggio in Italia di Abbado e dei Berliner Philhamoniker. Sei tappe da Palermo risalendo lo stivale e toccando Napoli, Firenze, Ferrara, Brescia e Torino. Proprio a Torino i Berliner erano venuti nel '94 per tenere a battesimo l'auditoriun progettato da Renzo Piano nel cuore del Lingotto Fiat.
In questa sala tutta di legno che ti dà la sensazione di essere dentro uno strumento musicale Abbado diresse la Nona Sinfonia di Mahler. Tocca a Mahler anche l'altra sera, per l'ultimo concerto della trasferta italiana ma stavolta è la Settima Sinfonia preceduta dai cinque Ruckert Lieder affidati alla voce del mezzosoprano Waltraud Meier.
Come altre tappe di questo viaggio in Italia il concerto serale ha avuto un prologo la mattina con le prove aperte ai ragazzi concluse da una corsa a conquistare un autografo del Maestro ancora sul podio. Davanti a lui l'orchestra sterminata prevista dal Mahler per questa Sinfonia che si distende come una gigantesca ricapitolazione di tutte le sinfonie precedenti di Mahler.
Quattro arpe, una selva di percussioni fra cui campanacci, chitarre affiorano fra uno stuolo di ottoni ed un oceano di archi. Il colossale primo movimento è messo in moto da una di quelle marce funebri che Mahler dispone proprio in apertura, come un avviso di liquidazione. Il tempo lento lascia il posto a due Musiche notturne e lo Scherzo è una sarabanda spettrale. Il finale poi è una di quelle apoteosi consegnate al vuoto. Abbado l'ha già diretta da Napoli e Brescia ma qui per la prima volta la ascoltiamo non in un teatro bensì in una vera sala da concerto che può ricordare l'acustica della Philharmonie. Abbado la dirige come una sinfonia piena di miraggi. Sono le oasi liriche struggenti e strazianti che si aprono come riflessi incondizionati nella gigantesca architettura dell'opera. Miniature disegnate da corni e perfino percussioni per dare corpo al Mahler più visionario. Lettura di strepitosa bellezza conclusa da oltre quindici minuti di applausi per l'orchestra che lascia alla fine il palco per l'ultimo trionfo decretato al Maestro che ritorna da solo.
Ed il pubblico si assiepa ancora una volta attorno al podio, come per abbracciare il Maestro un'ultima volta, per non lasciarlo andare via. Lui comunque promette di tornare presto. Anche senza Berliner.