Pubblichiamo gli articoli sulla tournée italiana dei Berliner e di Claudio Abbado

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Tournée in Italia 2002
Il Gazzettino, 12 maggio 2002


Conclusa a Torino con la Settima Sinfonia la tournée italiana dei Berliner Philarmoniker

Abbado tra le allucinazioni di Mahler

Al Lingotto una lettura nitida, "microscopica" della monumentale partitura

Torino
NOSTRO INVIATO

Claudio Abbado, con la Filarmonica di Berlino, ha concluso l'altra sera al Lingotto di Torino la sua tournée italiana con un concerto mahleriano. Ad apertura di programma ancora i "Rueckert Lieder", già presentati a Ferrara, con Waltraud Meyer, il celebre soprano wagneriano, che emerge nella declamazione e nello scavo della parola cantata, ma che ha perduto qualcosa della sensibilità del suono. Abbado coglie, della raccolta liederistica, il trapasso tra verginale purezza e spettrale stupefazione dei timbri: l'angelismo appare, in chiave "liberty", come trasognata ansietà.

Nella monumentale "Settima sinfonia" il grande direttore sembra attenuare la marzialità funebre dell'esordio, sentito in senso elegiaco. Così sono proprio i momenti di chiarificazione lirica che acquistano un singolare rilievo, forse per convincere l'ascoltatore che questo colossale primo tempo non è sempre contrassegnato da una furia angosciosa. Una scelta antitetica quindi rispetto al gigantismo delirante di Dimitri Mitropoulos: attraverso la lettura di Abbado si colgono le eterne assonanze con le successive "Nachtmusiken", le musiche della notte, di emersione di notturni e serenate classico romantiche, di levigata trasparenza. Abbado le rende con magistrale eleganza sfruttando tutte le portentose risorse della Filarmonica di Berlino. La ricerca del direttore punta sulla nitidezza dei timbri e sull'analisi oggettivata delle immagini. La nostalgia per il passato si configura come apparizione di "oggetti trovati", brandelli sospesi in una luce quasi astratta. Risulta di conseguenza chiaro come Mahler, spesso cambiando punto di osservazione di un particolare, ne deforma i caratteri scoprendone aspetti insospettati, "come una maschera vista di fronte o di profilo" (Pestelli). In tal modo anche i prodigi dell'orchestrazione vengono indagati attraverso l'osservazione al microscopio delle trame cameristiche (incanti mendelsshoniani, paesaggi weberiani, suoni agresti, insorgenze etniche, risposte in eco, proiezioni spaziali, eccetera).

L'"andante amoroso" della seconda "Nachtmusik" sfocia del tripudio del Finale. È la conclusione in un certo senso positiva di una sinfonia che nel primo e nel terzo tempo (un vortice allucinatorio, reso da Abbado con distaccata deformazione prospettica) oscilla tra "jugendstil" cimiteriale ed espressionismo. Eppure anche l'ultimo tempo si presentava l'altra sera con un volto grandiosamente esasperato. Le evidenti memorie dei "Maestri cantori" wagneriani, intese come celebrazione delle glorie della cultura tedesca, nella concezione di Abbado si aprivano anche a prefigurazioni clamorosamente novecentesche.

Il pubblico, che gremiva il bellissimo auditorium di Renzo Piano, è stato galvanizzano dalla accecante esecuzione dell'epilogo sinfonico e ha riservato al direttore e alla sua orchestra i più entusiastico, prolungati consensi.

Mario Messinis