Pubblichiamo gli articoli sulla tournée italiana dei Berliner e di Claudio Abbado

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Tournée in Italia 2002
La Repubblica (Torino), 11 maggio 2002


Il concerto al Lingotto

Tutti in fila per l'ovazione ad Abbado

SUSANNA FRANCHI VERA SCHIAVAZZI

Un applauso lungo e fragoroso saluta l'ingresso di Claudio Abbado sul palco dell'Auditorium «Giovanni Agnelli» del Lingotto. Sono le 20.01: è la prova generale dell'ovazione che una platea commossa tributerà più volte, alzandosi in piedi tra le poltrone, al maestro che dirige il suo ultimo concerto italiano alla guida dei Berliner Philharmonker. La serata è di quelle destinate a essere ricordate da tutti: da chi c'era, da chi è rimasto in coda per ore, dai vip come dai «normali» melomani. Il clima è quello dell'evento e forse proprio per questo Torino risponde con la sua proverbiale sobrietà: qualche abito nero, molto fiducioso beige primaverile per le signore, molti ombrelli portati direttamente in sala.
I nomi che contano ci sono tutti, o quasi: il sindaco Chiamparino con la moglie Anna, la presidente della Provincia Mercedes Bresso, il prefetto Achille Catalani, la vicepresidente del Toroc Evelina Christillin, Sergio e Andrea Pininfarina con le mogli, i presidenti delle fondazioni bancarie cittadine Onorato Castellino e Alberto Comba, il presidente del Castello di Rivoli Cesare Annibaldi, il direttore dell'Orchestra Rai Cesare Dapino, il sovrintendente del Regio Walter Vergnano, il direttore d'orchestra Roberto Abbado (nipote del maestro), l'architetto Renzo Piano, «papà» dell'Auditorium, Oddone Camerana. Già alle 19.45 la maggior parte degli spettatori è seduta al suo posto, mentre fuori un paio di «bagarini» vendono a 200 euro gli ultimi biglietti. Ad aspettare davanti alle scale ci sono qualche giovane e una coppia di turisti giapponesi che esibisce un supplichevole cartello: «Cerchiamo biglietti a qualunque prezzo». Ma c'è anche chi i biglietti li ha e resta ugualmente fuori, venti o trenta ritardatari tra i quali spicca la signora Anna Ghigo, arrabbiatissima nell'elegante abito nero, col figlio Pit che invece quasi si rallegra: «Dài, mamma, così possiamo andare al cinema». Come in tutti gli eventi, nasce anche un piccolo incidente diplomatico: tra le 19.30 e le 20 la biglietteria vende ancora quattro tagliandi a 116 euro ciascuno, ma l'ultimo acquirente non riesce a scendere abbastanza in fretta e si vede chiudere in faccia le porte dell'Auditorium, mentre il concerto più atteso della stagione si avvia a celebrare un autentico tripudio.
La giornata torinese del maestro era stata come ogni volta e più di ogni altra volta appartata, protetta, forse un po' struggente, immersa nell'atmosfera uggiosa della pioggia e nella nostalgia dell'«ultima volta» dello straordinario binomio con i Berliner. Il direttore artistico del Lingotto Musica, Francesca Camerana, non nasconde l'emozione per un evento destinato a restare nella storia musicale della città. Ma si rifiuta di considerarlo come l'ultima pagina di una storia: «Se esiste l'Auditorium "Giovanni Agnelli" è soltanto grazie al sostegno che Claudio Abbado ci ha dato fin dall'inizio, e che continuerà a darci. Fu sua, addirittura, l'idea di progettare nell'ex fabbrica una sala come quella poi disegnata da Renzo Piano, fu suo il suggerimento di chiamare come consulente l'ingegner Miller. E fu sempre lui a dirigere il concerto inaugurale, il 6 maggio del 1994». Ecco perché, assicura Francesca Camerana, «con Abbado la parola fine non c'è mai... Sono certa che il maestro tornerà a suonare qui». Ma l'emozione resta, anzi cresce, e forse toccherà il suo culmine a tarda sera, quando com'è ormai tradizione Francesca Camerana e Filippo Beraudo di Pralormo ospiteranno a cena, nella loro «casa» del Lingotto, l'intera orchestra berlinese e, almeno così si augurano, anche Claudio Abbado.
La giornata torinese di Abbado era cominciata di buon'ora, quando il maestro ospite in una casa privata era giunto al Lingotto per le prove. Il primo applauso «fuori copione» è arrivato alle 10,30 in un Auditorium gremitissimo da studenti di Conservatori e licei piemontesi: Claudio Abbado era salito pochi minuti prima sul palco per parlare con i Berliner Philharmoniker schierati al gran completo perché Mahler per la sua Settima sinfonia prevede un organico smisurato: ci sono persino quattro arpe, campane, chitarra e mandolino. In sala, oltre agli studenti, docenti di Conservatori, qualche musicista dell'Orchestra Rai, il giovane pianista torinese Gianluca Cascioli che lo scorso anno suonò a Roma e Vienna con Abbado e i Berliner, la figlia del maestro Alessandra.
A una prova non si dovrebbe applaudire, ma quando il primo violoncello ha battuto le mani per richiamare l'attenzione degli altri orchestrali, il pubblico ne ha approfittato lasciandosi sfuggire un caldissimo applauso per salutare e ringraziare Abbado. Il direttore, in golf e pantaloni blu, ha sorriso e ha dato il via alla prova: sul leggio un foglietto con annotati i passi da provare, brevi conversazioni in tedesco, atmosfera informale e distesa, qualche risata, l'arpista che attira l'attenzione del maestro chiamandolo per nome («Claudio!»), due violisti che lasciano i loro strumenti per imbracciare chitarra e mandolino, un altro che scende in sala per verificare se i due strumenti si sentono bene.
Un'ora e venti di prova, con lunghi spezzoni dal primo e dall'ultimo movimento, compreso il trascinante finale accolto da un prolungato applauso. Ma non è finita: un ispettore dell'orchestra invita i ragazzi a rimanere seduti, Abbado prova solo con i fiati mentre gli altri orchestrali lasciano la sala. Quando il tempo del lavoro è finito, una decina di ragazzi si lancia verso il palco alla ricerca di un autografo e Abbado, tra un sorriso e un ultimo dialogo con il primo violino, firma i loro foglietti.
In camerino ci sono già ad aspettarlo per un saluto il sindaco Sergio Chiamparino e l'assessore Elda Tessore, che verranno raggiunti dall'assessore alla cultura della Regione, Giampiero Leo, munito di una robusta targa in cristallo dedicata dal Piemonte al maestro. «Claudio Abbado - dirà poi il primo cittadino - sarà ancora una grande risorsa per la nostra città: ci sono i suoi progetti con la Mahler Orchestra, e le idee che il maestro ha promesso di regalarci sull'intreccio tra musica e arti figurative e tra musica e cinema».