Pubblichiamo gli articoli sulla tournée italiana dei Berliner e di Claudio Abbado

Brescia oggi



La Repubblica, Edizione di Palermo
Il nostro concetto di Mostra
Corriere della sera

La Repubblica (Edizione di Torino)
Il Gazzettino
Il Manifesto
La Nuova Ferrara
Brescia oggi
Giornali e agenzie catalane e spagnole
La Stampa
La Gazzetta di Parma

Tournée in Italia 2002
Brescia oggi, 9 maggio


Ieri sera al teatro Grande l'attesissimo concerto, salutato da lunghi applausi e da manifestazioni d'affetto per il maestro

Abbado e i Berliner: un trionfo

Coinvolgente la Settima Sinfonia di Mahler. Niente bis

di Luigi Fertonani

Una Sinfonia come la Settima di Mahler non è soltanto una composizione, è una vera e propria impresa: coordinarne i cinque vasti movimenti, renderne le sfumature (tantissime e diverse, come vedremo), presuppone un lavoro quasi ciclopico. Le vaste dimensioni dell'orchestra dei Berliner Philharmoniker hanno da subito fatto ben sperare nelle grandi forze a disposizione, con il palcoscenico del teatro Grande che ieri sera era letteralmente gremito di sedie, di leggii, di strumenti a percussione nelle ultime file, accanto ai fiati.
La «Sinfonia n. 7 in mi minore» di Gustav Mahler, lo diciamo subito, non è tra le nostre preferite proprio perché l'esuberanza dei mezzi messi in campo a volte suona un po' eccessiva, ridondante rispetto ad altre composizioni mahleriane più sobrie ed essenziali. Questo nulla toglie però ai meriti di Claudio Abbado e dei suoi Berliner Philharmoniker, che ieri sera hanno dato al pubblico bresciano una prova generosa e strepitosa.
Il primo movimento della Settima parte con un Adagio, seguito da una specie di marcia un po' sibillina che presto acquista quel clima eroico che potremmo accostare a Wagner anche se qui, in Mahler, come tratto distintivo c'è anche la punteggiatura delle percussioni. Già, le splendide percussioni dei Berliner, un vero e proprio spettacolo con tamburelli baschi a volte addirittura in coppia, con glockenspiel e gong, fruste e altre amenità, fino a strabiliare nel fragoroso finale con due campane (autentiche, non quelle tubolari) e addirittura una serie di campanacci.
Ed è proprio quello che all'epoca di questa Sinfonia venne criticato: l'effettismo estremizzato, che risulta oggi gradevole ed elettrizzante; quindi ben vengano il tamburo militare, i piatti e i tamburelli a dare la sveglia al pubblico.
L'altra grande sezione dei Berliner Philharmoniker è quella dei fiati, anche perché questa Sinfonia di Mahler ha come caratteristica quella delle fanfare insistite, come nell?apertura del secondo movimento, col bellissimo corno cui rispondono prima lo strumento in sordina e poi i curiosi effetti "col legno" di tutti gli archi. I fiati si passano il tema principale in un discorso quasi cameristico che Claudio Abbado ha sottolineato in modo particolare, contenendo le loro sonorità e riservando le tinte forti per lo Scherzo del terzo tempo, con i timpani che bloccano il discorso musicale, contrappuntati dagli strumenti gravi e gravissimi come il controfagotto.
Una particolare menzione, nel corso di questa splendida interpretazione della Settima Sinfonia di Mahler, merita sicuramente l'"Andante amoroso" della seconda Nachtmusik: Abbado in particolare ha fatto emergere il suono quasi romantico del violino solo su tutti i carezzevoli archi, e in questa atmosfera raccolta sono così emersi i suoni delicati del mandolino e della chitarra, nella loro serenata notturna.
Quasi brutale invece il Finale, con i suoi timpani e le rinnovate fanfare di fiati: campane, campanacci, bordate di suoni in crescendo, mentre Abbado e la sua orchestra si muovevano come un mare in tempesta nell?immane, entusiamante fatica.
Una signora alla fine ha commentato: «È bellissimo anche solo vederli». Ed aveva ragione, naturalmente, perché lo spettacolo di una grande orchestra come quella dei Berliner Philharmoniker è sempre di potente coinvolgimento, qualunque sia il programma proposto.
Alla fine, lunghi minuti di applausi da parte di un pubblico soddisfatto, che ha osannato i Berliner e il loro amato maestro Claudio Abbado. Una serata davvero difficile da dimenticare.

Tra il pubblico anche la vedova di Arturo Benedetti Michelangeli

Orizio: «Una data memorabile» Busi «sgrida» i lanciatori di fiori

Era un'atmosfera tesa e frettolosa, quella dominante ieri sera al teatro Grande in attesa del concerto di Abbado e dei Berliner: col timore un po' irragionevole di non trovare il proprio, prenotatissimo posto in sala, il pubblico si affrettava nell'ingresso passando davanti ai pennacchi dei carabinieri in alta uniforme. Il teatro si è presto riempito come un uovo, fra bresciani e bergamaschi in equa misura. Tra le personalità spiccava il sindaco Paolo Corsini, mentre da parte bergamasca è stata subito notata la presenza del presidente del Festival, Gibellini. Confusi tra la folla anche Cesare Romiti, Giovanni Bazoli, Mino Martinazzoli, Emilio Gnutti. E' poi arrivata anche Giuliana Michelangeli, vedova di Arturo Benedetti Michelangeli, che prima del concerto è andata a salutare Abbado. Fuori campo si è udita inaspettatamente la voce del maestro Agostino Orizio, sensibilmente emozionato, che ha salutato questo 8 maggio 2002 come data memorabile nell'albo d'oro del Festival, ricordando come nel 1996, quando Abbado venne a Brescia con l'Europe Chamber Orchestra, promise che sarebbe tornato; e l'ha fatto... con l'orchestra più famosa al mondo.
Poi la grande avventura della Settima di Mahler è iniziata, con un «Bravo!» lanciato da una voce femminile all'indirizzo del maestro Abbado, prima ancora che cominciasse.
Alla fine del concerto una pioggia di applausi e di fiori dal loggione, che hanno "centrato" qualche orchestrale ma non Abbado: Aldo Busi ha apostrofato i "lanciatori" con frasi colorite («Avrebbero potuto rompere uno Stradivari con quei mazzi di fiori»), ma senza successo: le munizioni floreali hanno fatto altre vittime... ma nessun danno.

Brescia Oggi, 15 maggio

Vienna: lunedì Abbado ha ceduto la «bacchetta»

Vienna. È avvenuto lunedì sera a Vienna il simbolico passaggio della bacchetta da Claudio Abbado (68 anni) a Simon Rattle come direttore artistico dei Berliner Philarmoniker. Il maestro Abbado ha concluso il suo lungo ciclo di addio ai Berliner con un concerto al Musikverein in occasione delle Festwochen 2002. Abbado, che aveva assunto la guida dell'orchestra tedesca nel 1989, ha diretto i suoi Berliner in una esecuzione della Sinfonia n 7 in mi minore di Gustav Mahler (la stessa eseguita con grande successo mercoledì scorso al teatro Grande di Brescia, nel concerto straordinario del Festival pianistico internazionale), alla presenza del suo successore alla guida dei Berliner, Rattle. Subito dopo aver ricevuto standing ovations per oltre mezz'ora, il maestro ha partecipato ad una cena di gala con gli orchestrali nella Sala Brahms del Musikverein.
Il maestro italiano era stato chiamato a succedere ad Herbert von Karajan alla guida della prestigiosa orchestra dopo la sua morte nell'89. Qualche anno fa, con largo anticipo ed enorme sorpresa di tutti, Abbado annunciò di non voler rinnovare il contratto con i Berliner dopo la scadenza del 2002. Al suo posto, a giugno '99 fu scelto Simon Rattle.
Claudio Abbado, comunque, quest'estate sarà a Firenze per dirigere un «Simon Boccanegra». Poi chissà. E' comunque è difficile credere che, ora che sembra aver dominato la sua malattia, non continui ad occuparsi dei nuovi talenti da inserire nelle piccole-grandi orchestre europee.