Grazie alla diligenza dei nostri soci, pubblichiamo adesso una parte degli articoli usciti nei giornali locali e nazionali sul Simon Boccanegra.

Le critiche alla prima
Le
critiche al concerto del 31
Le critiche al concerto del 31 (2)
Le
critiche di Parma
Le cronache di Bolzano

Le cronache di Bolzano (2)
Bolzano: Critiche

Articolo de L'Unità

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Simon Boccanegra a Ferrara, Parma e Bolzano
Il Mattino dell'Alto Adige, 7 giugno, anteprima


di GIULIANO TONINI BOLZANO - Come nella trama del Simon Boccanegra, l'opera 'genovese' di Giuseppe Verdi, c'è una frattura temporale di circa 25 anni fra il prologo e i tre atti successivi che ripristinano le tre unità aristoteliche di tempo, luogo e azione, così fra la prima (1857) e la seconda versione (1881) dell'opera intercorre egualmente un quarto di secolo circa, ma mentre per la comprensibilità della vicenda che ruota attorno alla figura del doge Boccanegra è indispensabile la conoscenza di quell'antefatto, è grazie alla successiva revisione svolta con la determinante collaborazione del librettista Arrigo Boito che il Boccanegra raggiunse la sua definitiva e straordinaria forma drammaturgica musicale di autentico capolavoro non solo verdiano ma di tutto il teatro musicale ottocentesco. Ma questa sua imponente statura drammaturgica si è imposta all'attenzione del pubblico solo gradualmente grazie ad alcuni fra i più illuminati musicologici del Novecento ma soprattutto grazie ad alcuni allestimenti scaligeri dell'opera verdiana in primis quello del 1965 diretto da Gianandrea Gavazzeni con il baritono Giangiacomo Guelfi (bolzanino d'adozione) nel ruolo del protagonista e del quale il poeta Eugenio Montale nelle vesti di critico ebbe a dire che aveva "creato un nuovo personaggio verdiano", e successivamente la memorabile edizione dell'inizio degli anni Settanta diretta da Claudio Abbado con un cast di voci eccezionali (Freni, Cappuccilli, Carreras, Ghiaurov e van Dam). Ed è ancora a questa partitura verdiana "uno dei culmini, forse il culmine della sua carriera" (P. Isotta) che Abbado è ritornato giusto un anno fa riproponendola nell'ambito del Festival pasquale di Salisburgo, ed è ancora con il Simon Boccanegra che Abbado commemora Verdi nel centenario della morte con un nuovo allestimento frutto della felice collaborazione del Teatro Comunale di Ferrara/Ferrara Musica, il Teatro Regio di Parma e la Fondazione Nuovo Teatro Comunale e Auditorium di Bolzano. Rispetto all'edizione salisburghese dello scorso anno le parti di Simon Boccanegra, Amelia Grimaldi, Gabriele Adorno e il Capitano dei balestrieri sono ora sostenute rispettivamente da Vladimir Chernov, Marina Mescheriakova, Fabio Sartori e Dario Balzanelli mentre nei ruoli di Jacopo Fiesco, Paolo Albiani, Pietro e l'ancella di Amelia sono rimasti rispettivamente Julian Kostantinov, Lucio Gallo, Andrea Concetti e Clare McCaldin. Invariata l'orchestra (Mahler Chamber Orchestra) e il coro (Europea Festival Chorus diretto da Winfried Maczewski) a cui si è aggiunto quello dell'orchestra "G.Verdi" di Milano diretto da Romano Gandolfi. Regia, scene e costumi sono invece firmati da Carl Philip von Maldeghem (che proviene dalla scuola di Peter Stein a Salisburgo) e Lorenzo Cutuli. Lo spettacolo approda nel Nuovo Teatro Comunale di Bolzano questa sera (inizio alle ore 19) dopo i trionfi registrati prima a Ferrara e poi a Parma, per la sua ultima replica a conclusione della tournèe italiana 2001 del maestro Abbado: bisognerà attendere infatti l'edizione del Maggio Musicale Fiorentino del prossimo anno per vedere nuovamente Abbado alla direzione dell'orchestra di un teatro italiano ancora nel Simon Boccanegra. Mette conto ricordare succintamente la trama dell'opera basata su un dramma dello spagnolo Guiterrez, lo stesso autore de El trobador. Simon Boccanegra, il candidato a doge di Genova dei ceti popolari la cui candidatura è proposta e sostenuta dall'ambizioso Paolo Albiani, ha un drammatico scontro con Jacopo Fiesco il padre di Maria da lui sedotta e da cui ha avuto una figlia. Simone tenta una riconciliazione ma invano perché non è in grado di soddisfare alla richiesta di Fiesco di consegnargli la nipote in quanto data per dispersa. La morte di Maria, reclusa nella casa paterna, sancisce l'insanabile odio fra i due. Amelia Grimaldi, in realtà Maria la figlia del Boccanegra, rincontra a distanza di circa 25 anni suo padre, il quale, ignaro della sua vera identità, aveva progettato di darla in sposa a Paolo Albiani. L'agnizione gli fa però aprir gli occhi sulle vere intenzioni dell'Albiani il quale, visto sfumato il suo progetto di sposare Amelia, progetta di rapirla. Boccanegra, mentre presiede una drammatica riunione del governo della Repubblica, è accusato da Gabriele Adorno, fidanzato di Amelia e suo giurato nemico politico, di essere il mandante del rapimento. Interviene Amelia la quale, liberatasi in modo fortunoso dai suoi rapitori, lo scagiona dicendo di sapere chi è il vero mandante. L'Albiani, bandito da Genova, prima di allontanarsi dal Palazzo Ducale riesce non solo a versare del veleno nella coppa del doge ma ad avvicinare Andrea, un nome di comodo sotto cui si cela in realtà Jacopo Fiesco tutore di Amelia ancora ignaro della sua vera identità, e Gabriele proponendo loro di uccidere il Boccanegra nel sonno. Ma proprio nel momento in cui Gabriele sta per uccidere il doge è trattenuto da Amelia ed apprende dallo stesso Boccanegra che è sua figlia. Tocca ancora a Simone, il cui destino è ormai segnato, rivelare a Jacopo Fiesco la vera identità di Amelia - Maria. Il veleno gli concede solo il tempo di benedire le nozze fra sua figlia e Gabriele e designare quest'ultimo a suo successore.


Il Mattino dell'Alto Adige, 8 giugno, la cronaca

di NICOLA PEDROTTI BOLZANO - Un trionfo. Preannunciato peraltro da quelli già verificatisi a Ferrara e a Parma. Si è conclusa così la recita bolzanina del verdiano «Simon Boccanegra» andato in scena ieri sera al Nuovo Teatro Comunale davanti a un pubblico che dire foltissimo è dire poco. Venti minuti di applausi, con la gente in piedi. Ed una marea di fiori che è calata sul palco. La recita era esauritissima da mesi e certamente coloro che sono riusciti a strappare il biglietto con i denti possono ritenersi fortunati: raramente accade di assistere ad eventi così impeccabilmente completi. Tutti se ne sono accorti, salutando alla calata del sipario i protagonisti con interminabili applausi ed entusiastiche acclamazioni: dall'artefice della limpida e tersa concertazione musicale, il maestro Claudio Abbado alla testa di una formidabile Mahler Chamber Orchestra, ai cantanti, fino agli autori del rigoroso eppur suggestivo impianto scenico e registico. Di tutti loro avremo modo di riferire più compiutamente nei prossimi giorni, ché questo vuol essere solamente un primo commento a caldo per un evento che senza dubbio meritava di essere valorizzato appieno. Serata di grandi emozioni e di aggettivi superlativi che si sprecano. Gli spettatori che lasciano la sala per l'intervallo al termine del primo atto del «Simon Boccanegra», sembra abbiano trattenuto il fiato per tutto il tempo. Finalmente possono lasciarsi andare. «È una cosa superba, un'esecuzione superba, come meglio non si potrebbe», riassume il pensiero di tutti la direttrice del Conservatorio, Vea Carpi. «Sono ancora emozionato - le fa eco il sindaco, Giovanni Salghetti Drioli, quando è già ora di rientrare - è veramente di ottimo livello. Soprattutto il maestro che riesce a trasmettere il proprio carisma, ma anche l'orchestra e la scenografia, che trovo originale». Il vicepresidente della giunta provinciale, Michele Di Puppo, era conquistato prima ancora di entrare in teatro: «L'orchestra è eccezionale, Abbado, poi, qualsiasi cosa dicessi sarebbe una banalità, averlo a Bolzano è un vero onore». La sua, confessa, è una vecchia passione, che risale agli anni giovanili, quando, intorno ai diciassette anni, ha fatto la comparsa in alcune rappresentazioni liriche, come la Tosca o il Rigoletto. «Allora - ricorda Di Puppo - l'opera veniva messa in scena al vecchio palazzo del ghiaccio, in via Roma. È una passione che poi ho coltivato. Ogni anno, faccio una "fuga" all'Arena e questa volta che non c'erano da fare tanti chilometri non potevo certo perdere l'appuntamento». Non è, però, che per il vicepresidente della Provincia sia tutto perfetto: «Forse è a causa della posizione non proprio buona, ma devo ancora trovare il giusto equilibrio fra l'orchestra ed il coro: l'impressione è di una non perfetta immersione. E, poi, aggiunge, ci sarebbe da capire perché, nel centenario di Verdi, sia stato scelto il Boccanegra che, fra le tante, non è una delle sue opere più coinvolgenti». Un premio alla sincerità va al vicesindaco: «Non capisco niente - ammette candidamente Elmar Pichler Rolle - non sono in grado di dare un giudizio sul contenuto musicale». Riferisce, quindi, quello di un conoscente arrivato da Monaco di Baviera: «Mi ha detto che Abbado e l'orchestra sono letteralmente strepitosi, di un livello che non si vede spesso neanche a Monaco. Di questo mi ero reso conto anch'io, mentre la scenografia mi sembra meno buona». Un'esperienza che invita a riprendere a Bolzano la tradizione della stagione operistica. «È una cosa che ho sempre sognato - dice Vea Carpi - non potrei che essere felice se si continuasse su questa strada. Non può essere solo un "evento", perché è un peccato che possano assistervi solo poche persone. Saremo più contenti quando l'opera diventerà un patrimonio comune». Signore in eleganti abiti lunghi di seta nera frusciante alle sei di sera accompagnate dai loro «cavalieri» in completo da cerimonia e pappillon? Chi si trovava a passeggiare nel tardo pomeriggio di ieri in Piazza Verdi, proprio davanti al Nuovo Teatro Comunale, ignaro del fatto che per la prima volta, dopo cinquant'anni, tornava l'opera lirica a Bolzano, è rimasto senza dubbio stupito. Inusuale quella passerella alla quale si trovava ad assistere, magari involontariamente. L'occasione cultural mondana, era quella della prima e unica rappresentazione bolzanina dell'opera lirica di Giuseppe Verdi «Simon Boccanegra» diretta dal Maestro Claudio Abbado. In suo onore la Fondazione del Nuovo Teatro Comunale, ha voluto realizzare la prima stagione lirica cittadina, che proseguirà poi in autunno con altri due appuntamenti. Per lui ieri sera, su iniziativa degli oltre cento abbadiani venuti anche dall'estero per ascoltare il grande maestro, erano già pronte negli scatoloni le 300 rose color albicocca che sono state lanciate a fine spettacolo sul palcoscenico, come segno di grande ammirazione nei confronti di uno dei più grandi direttori d'orchestra della scena internazionale contemporanea. Ma ad ammirare il prestigioso maestro invece, all'ultimo momento, non è arrivato lui, il presidente Luis Durnwalder. Nè tantomeno la bella Heike Müller, che tanti conoscono come grande appassionata di musica. Probabilmente però, non di quella diretta da Abbado. Quasi dieci minuti prima che le luci scendessero in sala immergendo nel «golfo mistico» wagneriano il pubblico presente, è arrivata una telefonata del presidente all'ufficio stampa, con la quale si scusava di non poter essere presente. Non è invece mancato il sindaco Giovanni Salghetti Drioli che, impeccabile in un completo grigio scuro, è arrivato con un buon quarto d'ora d'anticipo sull'inizio dell'opera, accompagnato dalla moglie in giacca verde smeraldo.