Grazie alla diligenza dei nostri soci, pubblichiamo adesso una parte degli articoli usciti nei giornali locali e nazionali sul Simon Boccanegra.

Le critiche alla prima
Le
critiche al concerto del 31
Le critiche al concerto del 31 (2)
Le
critiche di Parma
Le cronache di Bolzano

Le cronache di Bolzano (2)
Bolzano: Critiche

Articolo de L'Unità

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Simon Boccanegra a Ferrara, Parma e Bolzano
Vladimir Chernov, un Simon umano e nobile
Il Mattino dell'Alto Adige, 9 giugno, la critica


di GIULIANO TONINI BOLZANO - La morte per avvelenamento di Simon Boccanegra è scandita da 5 rintocchi funebri di campana, dall'invocazione del coro Pace per lui" su un accordo di la bemolle privato della terza e pertanto desolatamente vuoto ma soprattutto da una dinamica che scivola gradualmente nel silenzio. Il maestro Abbado non solo ha realizzato scrupolosamente questa estrema indicazione della partitura verdiana dimostrando che quanto prescrive l'autore non è un 'per modo di dire', ma ha accompagnato questa lenta estinzione del suono orchestrale con lo spegnimento di tutte le luci, ultime quelle sul suo leggio, ottenendo il buio totale sul palco, in buca, in sala. E questo momento di raccoglimento è durato quel tanto da inverare l'emozione di un'esecuzione di eccezionale tensione espressiva di questo capolavoro del tardo stile verdiano capace, come aveva eloquentemente dimostrato nella mattinata il prof. Girardi nel corso del convegno promosso dalla fondazione del Nuovo Teatro Comunale, di rinnovarsi pur dentro una sostanziale fedeltà alla "solita/solida forma" tradizionale dell'opera. Quello che è accaduto dopo è già stato riferito con dovizia di particolari dai colleghi della cronaca, in un certo senso cronaca di un successo annunciato in quanto preceduto da quelli conseguiti nei giorni scorsi a Ferrara e a Parma ma che per Bolzano ha avuto un significato particolare perché ha inaugurato con i migliori auspici la prima stagione lirica nel Nuovo Teatro Comunale. Questo successo poggia prevalentemente sulla lettura di questo capolavoro di cui oggi il maestro Abbado è il più autorevole interprete, il titolo verdiano da lui più frequentato e al quale ha legato anche alcuni dei suoi più memorabile successi, come ha ricordato il critico Foletto sempre durante i lavori del convegno prima menzionato. Quello che riesce in modo impareggiabile ad Abbado è dare massimo risalto alla tinta orchestrale del Simon (assecondato millimetricamente da una strepitosa Mahler Chamber Orchestra), anzi in questo allestimento ci pare si sia avvicinato in modo vertiginoso alla quintessenza del suono orchestrale desiderato da Verdi, tutt'uno con quello che avviene sulla scena: natura, storia, groviglio di sentimenti. Ma l'attenzione di Abbado non è rivolta ai soli aspetti coloristici di questa partitura, pur di per sé già così 'teatrali', ma soprattutto alla straordinaria drammaturgia di quest'opera che non procede più per compartimenti stagni (i cosiddetti numeri chiusi) ma al ritmo di un incalzante succedersi di eventi i cui momenti più spettacolari sono dati dalle grandi scene di massa. Nel cast di cantanti si è imposta la voce e la presenza scenica del baritono Vladimir Chernov nel ruolo del protagonista Simon Boccanegra ma gli ha tenuto testa quella di Lucio Gallo che ha dato risalto alla grandezza tragica di Paolo Albiani in cui già si intravede la sinistra figura di Jago. Amelia interviene nella scena del consiglio (Atto I, secondo quadro)

Amelia Grimaldi, in realtà Maria la figlia di Boccanegra data per dispersa ma restituita in extremis all'affetto di suo padre che può così chiudere la sua vicenda umana nel segno di una ritrovata pace interiore, l'unica protagonista femminile dell'opera (a parte il personaggio secondario dell'ancella, interpretata da Clare McCaldin), è stata interpretata dal soprano Marina Mescheriakova, capace di appoggiare la voce con estrema dolcezza negli acuti ma anche di sfoderare una voce più incisiva nei momenti 'forti' della parte. Le altre due parti maschili principali, quella di Fiesco, il nonno di Amelia/Maria e quella di Gabriele Adorno, suo promesso sposo, sono state ottimamente interpretate dal basso Julian Kostantinov e dal tenore Fabio Sartori, quest'ultimo in particolare è riuscito a far 'crescere' il suo personaggio nel corso dell'opera sia vocalmente che scenicamente. Negli altri ruoli Andrea Concetti (Pietro) e Dario Balzanelli (Araldo). Straordinario il personaggio collettivo del popolo, le masse corali dell'European Festival Chorus e del coro dell'orchestra sinfonica di Milano "G. Verdi", istruite da Romano Gandolfi. La regia di Carl Philip von Maldeghem si è sviluppata con coerenza ed aderenza al dettato del libretto traducendolo in una gestualità sobria ed eloquente, creando quadri di suggestivo impatto visivo nelle grandi scene di massa. L'essenzialità delle scene è stata integrata dai costumi, firmati da Lorenzo Cutuli, storicamente credibili e accurati nella scelta dei tessuti e dei colori. Particolare fascino hanno presentato le proiezioni video di Luca Scarzella che hanno fatto da cangianti fondali al divenire della vicenda, dagli scorci del palazzo dei Fieschi nel Prologo agli orizzonti marini che ricorrono più volte nel corso dell'opera.

Il Mattino dell'Alto Adige, 8 giugno,commenti e progetti

Venti minuti di applausi quando già si era alla quindicesima uscita. È stata una serata di grandi emozioni. E di aggettivi superlativi. Gli spettatori che lasciano la sala per l'intervallo al termine del primo atto del «Simon Boccanegra», sembra abbiano trattenuto il fiato per tutto il tempo. Finalmente possono lasciarsi andare. «È una cosa superba, un'esecuzione superba, come meglio non si potrebbe», riassume il pensiero di tutti la direttrice del Conservatorio, Vea Carpi. «Non c'è un particolare della partitura - aggiunge - che non sia reso al massimo livello. E poi, ribadiamolo, Verdi è divino, è grandi, è sublime. Abbado è un grande direttore, ma poter risentire Verdi a Bolzano è una grande cosa». «Sono ancora emozionato - le fa eco il sindaco, Giovanni Salghetti Drioli, quando è già ora di rientrare - è veramente di ottimo livello. Soprattutto il maestro che riesce a trasmettere il proprio carisma, ma anche l'orchestra e la scenografia, che trovo originale». Il vicepresidente della giunta provinciale, Michele Di Puppo, era conquistato prima ancora di entrare in teatro: «L'orchestra è eccezionale, Abbado, poi, qualsiasi cosa dicessi sarebbe una banalità, averlo a Bolzano è un vero onore». La sua, confessa, è una vecchia passione, che risale agli anni giovanili, quando, intorno ai diciassette anni, ha fatto la comparsa in alcune rappresentazioni liriche, come la Tosca o il Rigoletto. «Allora - ricorda Di Puppo - l'opera veniva messa in scena al vecchio palazzo del ghiaccio, in via Roma. È una passione che poi ho coltivato. Ogni anno, faccio una "fuga" all'Arena e questa volta che non c'erano da fare tanti chilometri non potevo certo perdere l'appuntamento». Non è, però, che per il vicepresidente della Provincia sia tutto perfetto: «Forse è a causa della posizione non proprio buona, ma devo ancora trovare il giusto equilibrio fra l'orchestra ed il coro: l'impressione è di una non perfetta immersione. E, poi, aggiunge, ci sarebbe da capire perché, nel centenario di Verdi, sia stato scelto il Boccanegra che, fra le tante, non è una delle sue opere più coinvolgenti». Un premio alla sincerità va al vicesindaco: «Non capisco niente - ammette candidamente Elmar Pichler Rolle - non sono in grado di dare un giudizio sul contenuto musicale». Riferisce, quindi, quello di un conoscente arrivato da Monaco di Baviera: «Mi ha detto che Abbado e l'orchestra sono letteralmente strepitosi, di un livello che non si vede spesso neanche a Monaco. Di questo mi ero reso conto anch'io, mentre la scenografia mi sembra meno buona». Un'esperienza che invita a riprendere a Bolzano la tradizione della stagione operistica. «È una cosa che ho sempre sognato - dice Vea Carpi - non potrei che essere felice se si continuasse su questa strada. Non può essere solo un "evento", perché è un peccato che possano assistervi solo poche persone. Saremo più contenti quando l'opera diventerà un patrimonio comune». Salghetti Drioli assicura che in Comune già ci stanno pensando. «Bolzano è una città che sa apprezzare la musica e gli spettacoli di alto livello -dice il sindaco - Non riusciremo ad esprimerci sempre ai livelli di questa serata, ma anche i prossimi appuntamenti che si stanno mettendo in cantiere, con Ferrara Musica, con il Santa Chiara di Trento, con Rovigo, saranno buoni. Tenteremo anche si inserire nostri cantanti. Anche per l'Haydn sarà un'esperienza molto forte. Abbiamo pure preso contatti con Innsbruck, ma poiché abbiamo cominciato solo da un anno, potremo inserirci nel loro programma solo dal 2003 o 2004».