LA CRONACA
 DEL WANDERER
N°56

La Bottega dei Maestri Cantori

Guy Cherqui


Conclusioni sul ciclo della Lucerne Festival Orchestra






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La Bottega dei Maestri Cantori

Il Festival di Lucerna è stato aperto con una settimana di musica, concerti da camera, concerti sinfonici , prove. Quel folto programma è dovuto all’iniziativa di Claudio Abbado, che ha attirato sulle sponde del Vierwaldstättersee il fior fiore dei musicisti europei, i suoi amici.

Dopo il fuoco d’artificio iniziale, il Festival riprende la sua normale attività, lussuosa, ma meno originale, fino al 20 settembre.

Parecchi giornali hanno notato che questa settimana aveva cambiato qualcosa nel carattere di questo Festival un po’ troppo lussuosamente tradizionale .L’installazione nel nuovo Palazzo della Cultura e dei Congressi ne aveva già cambiato il “look”, e l’azione del giovane sovrintendente Michael Haefliger poteva già essere percepita :ma la congiunzione dello spirito d’iniziativa del sovrintendente e l’idea di Abbado hanno permesso cambiamenti più radicali.

La stampa ha abbondantemente commentato l’evento, sottolineando sempre che solo Abbado poteva mettere su una simile orchestra, attirare a lui musicisti di valore eccelso venuti da tutta Europa, solisti internazionali: “Der Meister rief, und alle, alle kamen” (Il Maestro chiamò, e tutti, tutti, arrivarono) ha intitolato un giornale tedesco.

Conviene tornare sulle lezioni di tale avvenimento, che forse, come diceva un articolo spagnolo, è una piccola rivoluzione.

Bernard Haitink, commentando ultimamente per un giornale italiano la crisi della musica classica, affermava in un’intervista che senza dubbio c’erano troppi concerti, e che nella massa, il livello di qualità si abbassava e il pubblico si diluiva…Molti hanno scritto sulla cultura diventata merce (la Scala non è più un Teatro, è un “Marchio” secondo il sindaco di Milano stesso ….). Bisogna tornare a fare musica, semplicemente !

Tutto questo è vero, pero, bisogna chiedersi se a Lucerna, il ciclo della Lucerne Festival Orchestra poteva nascere senza l’intervento decisivo della Nestlé ?

A parte Salisburgo, Lucerna è l’unico Festival europeo dove si incontrano tanti musicisti di tante orchestre diverse, gli altri Festival sono spesso legati ad istituzioni (La Radio a Montpellier ad esemio), oppure dedicati alla musica da camera o a une strumento, o all’opera lirica sotto ogni forma. La rinascita del Lucerne Festival Orchestra dà aria nuova al Festival di Lucerna .

Da una parte, l’incredibile qualità dei solisti e del programma, l’entusiasmo provocato dai concerti, al livello del pubblico e della stampa unanime, sta per creare un movimento che porterà di sicuro a Lucerna un pubblico nuovo.

Dall’altra, questo successo è dovuto allo sviluppo di due idee che vanno contro le tendenze correnti tradizionali:

- Fare musica significa praticare ogni tipo di musica classica: da solista, in formazione cameristica, in formazione sinfonica in piena libertà e in piena simbiosi.

- Si fa buona musica con musicisti che sanno fare musica insieme (zusammenmusizieren), che, in qualche modo, si sono scelti.

Il carismatico Claudio Abbado ha trascinato dietro di sé musicisti fuoriclasse, e lo ha fatto, con strepitoso successo, ai margini, o addirittura contro le forme tradizionali dell’istituzione musicale: non a caso certi spiriti stupidamente critici hanno sostenuto che il “Lucerne Festival Orchestra” non era un’orchestra. Queste forme tradizionali sono ad esempio orchestre costituite con gli obblighi di programmi un po’ “raccogli tutto”, di ricerca permanente di abbonamenti , di esigenze sindacali o economiche (Si ricorda “Prova d’Orchestra” di Federico Fellini), in breve, tanti ostacoli alla libertà di fare la musica che fa piacere: un programma come quello del Gala, tutto dedicato a Debussy o quasi fa raramente il pieno di pubblico, e anche a Lucerna, solo il concerto dedicato a Mahler ha fatto il tutto esaurito immediatamente..

Claudio Abbado, che seguiamo da anni, è un’artista che sa cos’è lo spettacolo: ha un senso innato del teatro, è un grande direttore di opera lirica, e soprattutto, concentra la sua energia sul momento effimero e insostituibile dello spettacolo serale: è un direttore è un direttore che sa fare e fa fare musica, non note, che fa sentire, suggerisce, che spiega raramente: ne deriva un’esigenza di grande concentrazione degli orchestrali e del pubblico, ne derivano anche certe critiche durante le prove da parte di quelli che aspettano dal direttore una linea direttrice, delle giustificazioni, un discorso, degli ordini. Quest’approccio concentrato sull’effimero momento del concerto, unico, fa sì che ogni concerto è diverso, profondamente sorprendente, anche per i musicisti, che spesso dicono decollare (la parola è del cellista Georg Faust) durante il concerto. Lo spettacolo è per definizione una “macchia d’eternità”, apparisce e sparisce nell’istante e non sarà mai ripetuto: la seconda sinfonia di Mahler, ascoltata tre volte in due giorni (con la prova generale) non ha mai prodotto gli stessi effetti sul pubblico. Così va la Lucerne Festival Orchestra: nell’istante forse la migliore orchestra del Mondo, ma qualche momento dopo sparisce e si disperde nel Mondo per un anno: l’orchestra dell’attimo fuggente.

Ed è meglio così ! Claudio Abbado sa che il pericolo più grande per l’arte sarebbe che la magia diventasse a poco a poco routine e abitudine: bisogna che tutto sia breve, bisogna che tutto sia unico, per irrompere nel cielo musicale, rompere le abitudini, e meglio scuotere anime, spiriti e cuori.

Questo successo dipende dunque della forma breve del ciclo, una sorta d’esplosione che trascina tutto, poi « Die Stille nach der Musik », il silenzio dopo la musica, durante un anno – se si fa eccezione per le tournée, che saranno rare, visto le difficoltà logistiche nell’organizzazione del ciclo.

Quest’orchestra è anche essenzialmente fatta da giovani: effetto Abbado senza dubbio: bisognava vedere questi giovani, aggrappati ai loro strumenti, dimenarsi in una danza che accompagnava fisicamente la loro esecuzione! Per Abbado, è una “conditio sine qua non”: i giovani hanno l’immenso vantaggio di non avere ancora cattive abitudini, dettate dalla pratica del repertorio e dalla routine, di essere aperti, di volere imparare…Poi questi giovani hanno tutto sommato l’abitudine di suonare con “Claudio”. Per quanto riguarda i solisti confermati, oppure i pensionati (c’è Westphal, ex-Berliner, che suonava con Karajan quarant’anni fa), sono in orchestra per tuffarsi di nuovo nella fontana della giovinezza: se un’artista come Natalia Gutman ritorna in orchestra come violoncellista di fila, oppure gli Hagen, oppure la famiglia Meyer, i fratelli Capuçon, la ragione è solo una: trovano in orchestra, nel contatto con Abbado, fonte di rinnovamento, di piacere, di apprendimento e di arricchimento personale: l’amicizia, reale tra tutti questi artisti, è la naturale conseguenza di un profondo sentimento di stima artistica: come nella morale cavalleresca, le affinità elettive nascono solo dalla mutua stima.

Fare musica insieme, è anche nel quadro ufficiale del Festival, aprirsi al pubblico e lasciarlo impregnarsi dell’ambiente ; la sorprendente apertura delle prove – un’abitudine per Claudio Abbado – dà anche lì un colore diverso: appena il ciclo finito, le prove sono ritornate ad essere chiuse….….

Claudio Abbado sa che il pubblico delle prove è quello più rispettoso del lavoro degli artisti e il più interessato, sa anche che aprire le prove dà la possibilità ai più giovani e agli studenti di accedere a concerti i cui prezzi sono proibitivi, ma anche di creare l’indispensabile complicità tra pubblico e musicisti, per godere di questo piacere di stare insieme.

Per tutte queste ragioni, Claudio Abbado, al quale non piace essere chiamato “Maestro”, è un vero maestro, non al senso abituale della parola: è un maestro perché è sempre in posizione di insegnare qualcosa: non si esce mai indenne dai suoi concerti – musicisti come pubblico-. E’un maestro perché trascina attorno a lui giovani, studenti, artisti confermati, pubblico, con la sola forza della sua arte. E’ un maestro nel senso medioevale del termine, che a Lucerna ha costituito la sua « Bottega » , dove le opere prodotte sono singolari o collettive, mosse dall’amicizia e dall’ammirazione per un maestro il cui tocco dà coerenza, e rende la firma inimitabile. Quest’orchestra, quest’avvenimento, questi momenti prendono molto alla tradizione italiana della “Bottega”tutta animata dal maestro, ma anche a quella tedesca più collettiva delle confraternita di Maestri Cantori, con il loro giovane Walther di 70 anni: due tradizioni europee del medioevo che portano alle soglie del Rinascimento nuovo.






















































































































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