AVVISO IMPORTANTE

Siamo stati invitati a partecipare al concerto straordinario, organizzato con il sostegno del Rotary Club di Firenze e della Banca Toscana, che vedrà impegnata l'Orchestra "V. Galilei", sotto la direzione di Rocco Filippini (che partecipa anche come violoncello solista), in un programma comprendente musiche di Rossini, Haydn e Beethoven. L'importo della serata sarà devoluto a sostegno della Scuola di Musica di Fiesole, fondata da Piero Farulli.
Il CAI ha deciso di aderire all'iniziativa acquistando 10 biglietti per questo concerto, che si terrà a Firenze mercoledì 10 maggio alle ore 21.00 al Teatro Verdi.
I biglietti resteranno a disposizione di studenti e appassionati che ne faranno richiesta presso la Scuola di Musica di Fiesole.


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PERSONAGGI
Piero Farulli
Romano Gandolfi
Pierre Boulez

Piero Farulli compie 80 anni

La scuola di musica di Fiesole
Da molti anni il CAI fa parte degli "Amici della Scuola di Fiesole", associazione nata a sostegno della Scuola di Musica di Fiesole, fondata e diretta dal Maestro Piero Farulli, che tutti ricordano come componente (viola) del Quartetto Italiano e che ha recentemente compiuto 80 anni, festeggiato a Firenze l'11 gennaio scorso in una bellissima serata al Teatro Verdi.

La nostra amica e socia Ornella Pontello ci ha mandato il discorso fatto in questa occasione da Piero Farulli, che riassume una vita dedicata alla musica e, soprattutto, dedicata ai giovani che della musica hanno scelto di fare la propria professione artistica. Vi consigliamo di leggerlo, è un messaggio di speranza per un futuro migliore dell'insegnamento e della diffusione della cultura musicale, in questo nostro Paese che è (o era) definito il Paese della Musica.

Discorso del Maestro Piero Farulli per i suoi ottant' anni

Nella mia battaglia, certamente perdente contro la vecchiaia, l'appuntamento con gli ottant'anni è una sfida terribile. Della mia vita Alfredo Gasponi (critico musicale del Messaggero, ndr) ha parlato con dovizia, pazienza e grande capacità nel volume "Il suono dell'Utopia" (Passigli Editori, Firenze - £ 60.000.=), che è uscito proprio oggi. Ma al di là di tutto devo dire che la mia vita, malgrado terribili avversità, è stata quella di un uomo fortunato. Ho fatto un mestiere meraviglioso per trentadue anni. Non posso che augurare utopicamente a tutti di provare l'emozione profonda di suonare gli ultimi Quartetti di Beethoven.

Ho potuto, poi, riversare questa ricchezza su tanti giovani contribuendo, credo, alla loro crescita umana e culturale. Se finì la straordinaria avventura del Quartetto Italiano, ancora sta crescendo questa miracolosa della Scuola di Fiesole, ogni giorno in forse eppure sempre più proiettata in avanti, sempre più ricca, sempre più attraente per tanti musicisti che, nonostante compensi vergognosi, e parlo soprattutto degli amici della scuola di base, continuano a lavorare per far crescere una nuova cultura di una Grande Musica. Non quella inutile di San Remo. Una cultura della Musica prospettata in una dimensione sociale. Avete sentito ora l'emozione che può scatenare un coro e un'orchestra nei colori travolgenti di Handel. Sergio (rivolgendosi a Sergio Cofferati, di cui è nota la passione per la musica, sostenitore della Scuola di Fiesole ed anche socio del CAI), perché non portarli il primo maggio sul palco del mega concerto a Roma? Facciamo vedere che la classe operaia, se ancora esiste, può andare nel paradiso della cultura? Non credo di vaneggiare. Con l'amplificazione giusta potremmo inondare quello spazio sterminato coinvolgendolo in una grande emozione e, forse chissà, potremmo far nascere qualche nuova vocazione. Se accetti la sfida, noi siamo pronti.

Perché la cosa straordinaria di questa nostra Scuola, come forse avete potuto intuire anche questa sera, è la testarda volontà di dare a tutti questo grande patrimonio. E a Fiesole abbiamo ampiamente dimostrato di come si può fare egregiamente il musicista e nello stesso tempo laurearsi in matematica, in scienze politiche, in filosofia o in quant'altro. Insomma, questi ragazzi sono giovani che possono dare un contributo costruttivo all'umanità, ma ancora ad ottant'anni non posso rassegnarmi a che troppi siano esclusi dalla grande cultura. Questo è stato sempre il mio cruccio maggiore. Perché io, figlio di povera gente, sono arrivato a suonare gli ultimi Quartetti di Beethoven, mentre milioni di persone si accontentano delle canzoni di San Remo? E' un'ingiustizia sociale, che non riguarda solo la musica, e contro la quale non finirò mai di battermi.

Grande fortuna, e grande lezione, è stata per me l'aver lavorato per trentadue anni nel Quartetto Italiano per portare il nostro Paese ad avere qualcosa che potesse bilanciare i fasti del Quartetto di Budapest, del Julliard, dell'Amadeus. Si cercava la perfezione, lavorando con totale dedizione e accanimento e senza mai accontentarsi, perfino negli ultimi anni di vita del Quartetto abbiamo ripreso a studiare il nostro Debussy, vero cavallo di battaglia che avevamo già inciso più volte e l'abbiamo ristudiato nota per nota, attenti all'intonazione come dei principianti. Ma ora basta parlare di me. Troppe cose sono accadute in questa lunga vita. Voglio ringraziare tutti…e l'unica cosa che posso promettere è che continuerò ancora, finché avrò vita, a battermi perché i giovani abbiano un futuro migliore, più ricco di prospettive culturali, più ricco di Beethoven!

(Piero Farulli, Firenze, 11 gennaio 2000)