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Capodanno a Berlino
Cosa dicono i Giornali ?
La Stampa, 2 gennaio 2000


 E Abbado infiamma i Berliner

San Silvestro nel nome di Beethoven e Stravinskij
Armando Caruso, inviato a BERLINO.

Nella Philharmonie Grosser Saal, Claudio Abbado e i Berliner hanno
acceso «fuochi d'artificio» per salutare il 900 e annunciare un 2000 carico di conferme e speranze musicali per l'umanità. Nella sera di San Silvestro, alle 20 in punto, scandito dal folgorante attacco della «Settima» di Beethoven, Abbado e i Berliner come pervasi da uno speciale stato di grazia, hanno fatto crollare ogni ideale barriera, aperto nuovi orizzonti, creato un fantastico nuovo mondo. La loro concezione della musica è senza confini, e con Beethoven, hanno ribadito una vocazione universale che oggi, dall'Ovest all'Est della città, diventa simbolo di libertà assoluta. Fuori 3 milioni di berlinesi gremivano le piazze scatenando una indescrivibile festante baldoria e improvvisando spettacoli d'ogni genere.
La Berlino del terzo Millennio costruita da architetti italiani, tedeschi,
giapponesi, svedesi, ricca di edifici avveniristici, simbolo della
riunificazione sociale, politica ed economica, è un segno estremamente positivo per la cultura e specificatamente per la musica. Qui che sono ben otto le orchestre sinfoniche e operistiche che lavorano 365 giorni l'anno e sono orchestre di gran livello, che affrontano qualsiasi repertorio.
Dentro, nella «Grosser Saal» oltre 2500 spettatori, hanno vissuto momenti di tensione emotiva forse irripetibili. Claudio Abbado ha stilato la prima parte del concerto di San Silvestro con i movimenti finali di grandi sinfonie: la «Settima» di Beethoven, appunto, la «Ottava» di Dvorák, la «Quinta» di Mahler. Quindi, la «Danza infernale» dell'«Uccello di fuoco» di Stravinskij; un brano da «Daphnis et Chloé», le musiche di Prokof'ev per il film «Aleksandr Nevskij» e «Gurrelieder» di Schönberg, avvalendosi per questa esecuzione della straordinaria partecipazione di Klaus Maria Brandauer, voce recitante.
Abbado e i Berliner sono, oggi, un'unica autentica anima ed è un peccato che nel 2002 il grande direttore lasci il podio a Simon Rattle, perché - lo si è avvertito ancora una volta nel concerto di San Silvestro - sarà ben difficile riprodurre in futuro tante affinità tra suono, precisione, musicalità, sublime interpretazione, che creano colori, sfumature, intimità, potenza espressiva.
E' stata subito luce vivissima fin dalle prime battute della «Settima»
beethoveniana: il «brio» scorreva impetuoso come travolgente cascata e
vocazione e purezza dei «pianissimi» come quieti ruscelli alpini. Ma la più alta vetta di un simbolo forse impossibile, Abbado l'ha toccata nell'esecuzione della «Danza infernale» dell'«Uccello di fuoco» di Stravinskij, la cui forza creativa e rigeneratrice non poneva limiti all'immaginazione. Eccezionale il coro da camera della radio di Berlino in Ravel, Prokof'ev e Schönberg.
Nella seconda parte Abbado ha lasciato che l'orchestra e il pubblico si
sfogassero al suono dei popolarissimi walzer, polke e mazurke. Alla fine ha affidato alla «spalla» giapponese l'esecuzione di un festante brano berlinese scandito dall'accompagnamento ritmico del pubblico. Era già la festa del 2000.

Il Corriere della Sera, 2 gennaio 2000

 No al festival estivo: "Accordi traditi su scene e costumi. Non accetto rotazione delle orchestre"
Giuseppina Manin
DAL NOSTRO INVIATO
BERLINO
San Silvestro alla berlinese: grandi botti alla Porta di Brandeburgo e due colpi di scena alla Philharmonie a inaugurare il Duemila. Claudio Abbado fa sapere di aver disdetto, in aperta polemica con il direttore artistico di Salisburgo Mortier, le sue presenze operistiche al prossimo Festival estivo. Niente "Così fan tutte", niente ripresa di "Tristano". Per la prima era prevista una nuova edizione rispetto a quella italiana con Martone (a febbraio a Ferrara). "Gli accordi non sono stati mantenuti - ha detto il Maestro all'agenzia Apa -. E' inaccettabile il sistema di rotazione delle orchestre. Inoltre i bozzetti per Mozart li ho ricevuti solo a dicembre e non tengono in nessun conto quello che avevamo stabilito. Ormai non c'è più niente da fare: mi dicono che costumi e scene sono già in produzione".
Ben più lieve e scherzosa la seconda trovata. Scavalcando il dilemma gag o non gag al concerto di Capodanno, Abbado inventa la terza via, quella della sparizione. Attacca il gran finale con la popolare marcetta "Aria di Berlino", scende dal podio e se ne va. Attimo di sgomento in sala. Ma i Berliner continuano a suonare imperterriti e con tale entusiasmo da contagiare il pubblico, scatenato ad accompagnarli ritmando il tempo con applausi e fischietti. "A questo punto l'Orchestra può benissimo cavarsela da sola - spiega dietro le quinte il Maestro divertito -. Quest'Aria qui è popolarissima. Come in Italia l'Inno nazionale". Una piccola gag, insomma, che ha coronato una serata scandita in due parti. La prima "seria", costruita su grandi "finali" diretti con passione e slancio dionisiaco: dal quarto tempo della Settima di Beethoven alla Danza generale di "Dafne e Cloe" di Ravel e a quella Infernale dell'"Uccello di fuoco" di Stravinsky. E l'ultimo dei Gurrelieder di Schönberg, con un intenso Klaus Maria Brandauer, voce recitante su un testo che invita alla gioia, a guardare verso il sole. Un augurio per il nuovo Millennio accolto con entusiasmo dalla platea. Quindi, la cornice di stoffa dorata attorno all'orchestra s'accende di mille luci e si attacca la seconda parte dedicata al "leggero", Lincke, Kollo, Nicolai. E gran finale con l'"Aria di Berlino", l'equivalente della "Marcia di Radetzky" a Vienna. Ma la festa non finisce qui. La musica continua nel foyer, dove dieci suntuosi buffet attendono gli ospiti e dove gruppetti di Berliner si scatenano in ballabili, da "Night and day" a "Ragazza di Ipanema". Intanto Abbado e Brandauer, da perfetti padroni di casa, girano per i tavoli, contesissimi dal pubblico. "Questo collage di finali - spiega il Maestro - è emblematico di un'epoca che sta chiudendosi. Per il Capodanno 2001 invece dirigerò estratti dal "Falstaff"". E per il 2002? In quell'anno lei lascerà i Berliner. "Mi avevano chiesto di fare comunque San Silvestro qui con loro. Ma c#edac01o che mi regalerò una serata tutta mia. Questo non vuol dire che interrompa i rapporti con l'Orchestra con cui nel 2002 verrò in tournée anche in Italia, da Palermo a Ferrara, a Roma, al nuovo Auditorium. Se non sarò più il loro direttore stabile, ogni anno costruiremo insieme un grande evento musicale. Per fortuna, con il mio successore, Simon Rattle, ci sono ottimi rapporti". Nel 2002 l'addio ai Berliner, quest'estate niente Festival di Salisburgo, non avrà intenzione di lasciare anche la direzione di quello di Pasqua? "Sì, allo scadere del mio mandato con i Berliner. Sono arrivato a un punto della vita in cui ho bisogno di aver maggior tempo a disposizione: per me, per chi amo, per la musica. L'incontro con Peter Brook per il "Don Giovanni" mi ha fatto scoprire la bellezza e il piacere di lavorare senza affanni, senza scadenze capestro. Una lezione già sperimentata con Tarkowsky e poi anche con Dodin. Incontri di saggezza e di arte: i russi sono straordinari nel saper centellinare la vita".
Crescerà invece il suo impegno con i giovani? "Ci c#edac01o talmente che, dacché sono ai Berliner, l'Orchestra è stata rinnovata di ben 80 elementi. Tutti giovani. Musicisti senza confini, più liberi e aperti di quelli delle generazioni precedenti. I giovani sono spesso accusati di apatia e conformismo. Ma non quelli che fanno musica. La musica tiene svegli il cervello e il cuore, è maestra di disciplina. Chi la pratica non conosce quei terribili vuoti interiori che sono all'origine di tanti problemi dei ragazzi".
Per più precisioni: vedere Abbadium Bug