LA CRONACA Cronaca di fine stagione
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Ma ancora non avevamo intuito cosa ci avrebbe riservato la trasferta estiva a Lucerna. Sono sicuro, non era immaginabile un miracolo simile: alla prova generale del concerto inaugurale la nuova orchestra si è accordata pubblicamente per la prima volta. Un momento che cambia la storia della musica e dell’interpretazione. Il concerto di Gala del 14 Agosto è stato fantastico, con un Wagner accuratamente scelto come ouverture di una corposa selezione del metafisico “Martirio di San Sebastiano” di quel geniale Claude Debussy ancora protagonista nel finale con “La Mer”. Da togliere il fiato, ma “normale”. Poi i “brandeburghesi”: e qui ci eleviamo verso un universo dove la perfezione matematico-musicale ci consente la beatitudine eterna. Toccando considerazioni estetiche e ragionando sul bello e le sue definizioni potremmo decisamente considerare l’esecuzione di Bach come una esemplificazione pratica del “bello” che pur manifestandosi in musica assume una certa corporeità fatta di suoni e movimenti. Superando ciò arriviamo alla trascendenza, alla sublimazione di una terra pastorale che risorgerà necessariamente nonostante tutto. Quello descritto da Mahler nelle sue sinfonie è un mondo fatto di colori, suoni, parole regolate da equilibri troppo complessi per essere capiti. A salvezza di ciò arriva l’intuizione e l’istinto dell’uomo teso a “risolversi” in qualcosa di superiore a sé. Tornando alla storia dell’interpretazione: quella che abbiamo ascoltato non era “una esecuzione della II di Mahler” ma “la II di Mahler”, quella che ci ha fatto commuovere, sorridere, soffrire, esaltare in quello stato atemporale che la musica rappresenta. Ci siamo fermati dunque e risvegliati a quel grido, “Auferstehen”, ancora roboante nelle nostre orecchie. Ed è stato magnifico quando alla fine della prova il silenzio ha invaso la sala tradendo la nostra emozione, rendendo manifesta, per un solo attimo l’essenza del nostro sentire sviscerata dalla musica. Non ci sono commenti da fare sull’orchestra, su Abbado, su nulla. E ora Ferrara, di nuovo, con i concerti per violino di Berg e Stravinsky seguiti dalla IV di Beethoven. Non solo un concerto, ma una lezione di storia della musica che parte già dalla sera precedente con i madrigali di Gesualdo da Venosa eseguiti nella Sala degli Stemmi del Castello dal King’s Consort. Dal XVI secolo scopriamo che arrivano dissonanze, scale cromatiche, accordi e idee degne di un compositore d’avanguardia novecentesco. Dopo la festa di Ferrara, dove i fiori abbadiani hanno come sempre coronato il successo della serata, concludiamo con Potenza, dove Abbado porta la sua orchestra, la sua accademia e il suo interesse verso Gesualdo, di cui nella vicina Venosa si è inaugurato un centro studi. E ora pausa, è il momento di raccogliere i dati e disfare i bagagli di tutti questi viaggi. Prepararci ad un nuovo anno di musica, con Claudio. Che è veramente il più grande.
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