LA CRONACA
 DEL WANDERER
N°58

Cronaca di fine stagione

Alessandro di Gloria





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Un altro anno di musica si è concluso. Con il concerto di Potenza le attività di Claudio Abbado si fermano, salvo sorprese, fino al febbraio 2004 con la ripresa del “Così fa tutte” a Ferrara, Modena e Reggio. Ma come è stato questo 2003 abbadiano? Naturalmente memorabile, emozionante, costruttivo, storico. Partiamo dai concerti di febbraio a Ferrara, con la proiezione del “King Lear” di Kozincev su musiche di Sostakovic insieme ai “Tristia” di Berlioz. Poi il concerto beethoveniano con la VII e il Triplo. Due fredde serate riscaldate dal fuoco dell’emozione, soprattutto la prima: nessuno credo potrà scordare il grido di dolore disperato di Lear davanti il cadavere della figlia Cordelia su cui si leva violentemente il coro luttuoso e la musica struggente di Sostakovic. Quel silenzio, in conclusione, nella sala buia: il film è finito, ecco il messaggio di pace, in un momento di guerra, di Claudio Abbado. Trionfo, lacrime per qualcuno. Sarà ancora la bandiera colorata della pace che qualche giorno dopo sta sotto il podio del Maestro, abbandonato ad una gioiosa e forsennata coda della VII di Beethoven, e alla fine sono vere e proprio urla di gioia. È possibile considerare questi eventi soltanto da un punto di vista artistico-musicale? Cosa è successo ognuna di quelle sere in Teatro è difficile riassumerlo e tantomeno spiegarlo. Credo si stabilisca una linea elettrica tra musicisti, direttore e pubblico che consenta a ognuno di entrare in osmosi con l’altro, e la musica diventa il vettore straordinario di una comunicazione al di sopra delle nostre facoltà.

Ma ancora non avevamo intuito cosa ci avrebbe riservato la trasferta estiva a Lucerna.

Sono sicuro, non era immaginabile un miracolo simile: alla prova generale del concerto inaugurale la nuova orchestra si è accordata pubblicamente per la prima volta. Un momento che cambia la storia della musica e dell’interpretazione. Il concerto di Gala del 14 Agosto è stato fantastico, con un Wagner accuratamente scelto come ouverture di una corposa selezione del metafisico “Martirio di San Sebastiano” di quel geniale Claude Debussy ancora protagonista nel finale con “La Mer”. Da togliere il fiato, ma “normale”. Poi i “brandeburghesi”: e qui ci eleviamo verso un universo dove la perfezione matematico-musicale ci consente la beatitudine eterna. Toccando considerazioni estetiche e ragionando sul bello e le sue definizioni potremmo decisamente considerare l’esecuzione di Bach come una esemplificazione pratica del “bello” che pur manifestandosi in musica assume una certa corporeità fatta di suoni e movimenti. Superando ciò arriviamo alla trascendenza, alla sublimazione di una terra pastorale che risorgerà necessariamente nonostante tutto.

Quello descritto da Mahler nelle sue sinfonie è un mondo fatto di colori, suoni, parole regolate da equilibri troppo complessi per essere capiti. A salvezza di ciò arriva l’intuizione e l’istinto dell’uomo teso a “risolversi” in qualcosa di superiore a sé.

Tornando alla storia dell’interpretazione: quella che abbiamo ascoltato non era “una esecuzione della II di Mahler” ma “la II di Mahler”, quella che ci ha fatto commuovere, sorridere, soffrire, esaltare in quello stato atemporale che la musica rappresenta. Ci siamo fermati dunque e risvegliati a quel grido, “Auferstehen”, ancora roboante nelle nostre orecchie. Ed è stato magnifico quando alla fine della prova il silenzio ha invaso la sala tradendo la nostra emozione, rendendo manifesta, per un solo attimo l’essenza del nostro sentire sviscerata dalla musica.

Non ci sono commenti da fare sull’orchestra, su Abbado, su nulla.

E ora Ferrara, di nuovo, con i concerti per violino di Berg e Stravinsky seguiti dalla IV di Beethoven. Non solo un concerto, ma una lezione di storia della musica che parte già dalla sera precedente con i madrigali di Gesualdo da Venosa eseguiti nella Sala degli Stemmi del Castello dal King’s Consort. Dal XVI secolo scopriamo che arrivano dissonanze, scale cromatiche, accordi e idee degne di un compositore d’avanguardia novecentesco.

Dopo la festa di Ferrara, dove i fiori abbadiani hanno come sempre coronato il successo della serata, concludiamo con Potenza, dove Abbado porta la sua orchestra, la sua accademia e il suo interesse verso Gesualdo, di cui nella vicina Venosa si è inaugurato un centro studi.

E ora pausa, è il momento di raccogliere i dati e disfare i bagagli di tutti questi viaggi.

Prepararci ad un nuovo anno di musica, con Claudio. Che è veramente il più grande.



















































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