EDITORIALE
Scuola e musica

Guy Cherqui












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Scuola e musica

Aldilà del fatto contingente (ma grave) dell'insegnamento musicale considerato superfluo nel piano regolatore della nuova scuola italiana, vorrei allargare il discorso al fatto più generale del ruolo dato alla scuola in un paese sviluppato. Mi sembra un sintomo gravissimo dell’errata visione corrente sul ruolo affidato alla scuola; visione quanto mai sbagliata, anche se purtroppo condivisa in altri paesi dell'Unione Europea. In università come a scuola, prevale ormai il modello anglosassone, che non ha nulla a che vedere con la nostra tradizione, e che ha sempre piu' da vedere col modello liberale e mercantile che i nostri governi vogliono a tutti costi imporci.

La scuola diventa sempre di piu' non un diritto del (futuro) cittadino, ma un servizio a geometria variabile con una base comune, quello che viene considerato lo "strettamente utile da sapere per tutti": in Italia "italiano, inglese, informatica, impresa", in Francia il cosidetto "socle" (zoccolo duro) dei saperi indispensabili...; per il resto, ognuno fa da sé...La scuola non è più il luogo dove la società offre a tutti i saperi che da sé il cittadino non potrebbe acquisire per motivi culturali, sociali, etc..., ma il luogo dove si impara a diventare un cittadino di serie B (come basico), con il denominatore piu' comune, cioè il piu' ridotto. Quanti tra noi, grazie alla scuola, hanno potuto accedere a saperi finora sconosciuti, o scoprire campi del sapere da approfondire fino a farne il nostro mestiere, oppure il nostro hobby, la nostra passione? Tra la scuola che offre a tutti una larga scelta di materie e la scuola di base per tutti e c'è la frontiera ideologica che separa la scuola come ascensore sociale dove ognuno ha diritto ad accedere a tutto se ne ha le capacità intellettuali, dalla scuola come stabilizzatore sociale, ognuno al suo posto con un sapere che gli corrisponde, a seconda delle sue capacità economiche.

Nella scuola senza ambizione che offre lo "zoccolo duro" come unico scopo educativo, ovviamente l'arte - e la musica - non hanno posto: sono materie superflue che i ragazzi potranno sempre studiare privatamente. La musica (soprattutto classica) rimane cosi' un divertimento salottiero, una distrazione "distintiva" nel senso di Bourdieu, che crea distintinzione tra gli "eletti" e gli altri.

Quello che distingue Claudio Abbado è il suo sforzo continuo a provare che la musica è fatta per tutti: la sua risposta alla stupidità che prevale nel nuovo ordinamento della scuola è splendidamente data nel suo operato sud americano, come in Venezuela, dove appunto la musica è diventata il motore indispensabile dell’ ascensore sociale.

In quanto abbadiani, in quanto amanti della musica, in quanto appassionatamente legati ad un’ idea alta di una scuola dinamica, culturalmente larga e socialmente aperta, non possiamo che sostenere tutti quelli che protestano contro l’abolizione della musica dalla scuola italiana o contro il concetto di "zoccolo duro" sviluppato nella nuova legge sulla scuola in Francia.

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