EDITORIALE

Alti & bassi
Dopo Lucerna

Guy Cherqui












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Dopo tanta gioia musicale, tanti entusiasmi, tanta genialità, dopo 10 giorni felici a Lucerna, mi sembra importante per tutti noi soci del CAI e non soci, per tutti noi stimatori dell’arte di Claudio Abbado, sottolineare quanto la stampa italiana mi è sembrata riluttante a rendere conto dell’attività del più illustre direttore del paese. Pochi articoli, sostanzialmente banali o brevi – i giornalisti di turno dispongono di poche righe per poter scrivere articoli di peso. Ma la stampa italiana non è isolata nel non senso, la stampa francese – Le Monde ad esempio- non ha neanche pubblicato una critica del Parsifal di Boulez a Bayreuth, un evento di importanza pure notevole nel mondo della musica.

La tendenza della stampa di oggi a privilegiare la fascia media del lettorato, di pubblicare assecondando i gusti della maggioranza designata dal direttore del marketing e evitando perciò di sviluppare e approfondire le notizie, il gusto di dare importanza smisurata al fatto di cronaca piuttosto che alla critica, di privilegiare gli avvenimenti-lampo, di non essere più un contro potere, ma di privilegiare il consenso, soprattutto nel campo culturale, come fa la televisione ogni giorno (la famosa teoria del “panem et circenses”, da tradurre in “sorrisi e canzoni” nel linguaggio del 2004) non può che condurre alla mediocrità, oltre ad essere un pesante pericolo per la libertà di scrivere e di pensare . Solo la stampa tedesca sa ancora pubblicare – per quanto tempo ancora?- veri articoli di fondo, perché vicino alle grande testate di riferimento, c’è una stampa popolare (Bild Zeitung ad esempio) che mira ad un lettorato largo meno esigente.

Quest’atteggiamento della stampa odierna non può che condurre a riflettere anche sul ruolo attuale della musica classica nel mondo, sul suo pubblico, sulla sua funzione sociale e culturale. Barenboim ha scritto a proposito delle righe molto belle nel suo dialogo con Edward Said “Paralleli e Paradossi”: la musica classica è una nicchia piccola nel mondo mediatico, ma anche nel mondo dell’educazione: si parla volentieri di pittura, di architettura, si parla poco di musica. Quasi nessun allievo francese conosce il nome di Debussy, che pure è fondamentale nella storia culturale dell’inizio XX°secolo! In questo senso l’attività di Claudio Abbado, da sempre aperta verso i giovani, musicisti, certo, ma anche scolaresche (basta ricordare tutte le prove aperte agli studenti in Italia durante le tournées) rimane un modello da seguire, da sviluppare, e una fonte di infinita ammirazione. L’artista è nel suo ruolo di primo soldato della cultura, di riferimento, di portavoce della città.

Dalla nobiltà dell’arte scendiamo adesso verso il mero quotidiano di quelli che cercano di seguire per quanto possibile questi soldati della cultura: l’esempio di “civiltà” nel senso più alto della parola, dovrebbe essere seguito sempre anche da tutti i nostri amici soci del CAI, alcuni dei quali invece a volte sembrano dimenticare gli sforzi che vengono fatti per assicurare a tutti un biglietto e per accontentare i desideri di ciascuno; tutto viene fatto in perfetta buonafede e per chi gestisce le cose con tanto entusiasmo e fatica, risulta poi mortificante vedere che qualcuno si lamenta del posto, chiede l’impossibile (scambio di date, reperimento di un biglietto all’ultimo momento, rinunce, etc) o si offende se non può accedere al camerino!

Il CAI è un’ associazione che unisce persone che riconoscono in Claudio Abbado uno dei massimi artisti e artefici in campo musicale e hanno come scopo quello di difendere e diffondere la sua arte. Per questo si è data un’organizzazione che cerca di facilitare ai soci – e con certi limiti, anche ai non soci – l’accesso alle sue interpretazioni, con uno spirito di amicizia e di genuina volontà di aiuto fino quasi all’impossibile. In cambio è giusto aspettarsi da parte dei soci un comportamento analogo, senza maldicenze infondate e credendo all’assoluta buonafede degli organizzatori, il cui lavoro è puramente volontario e che meritano la riconoscenza che in verità la stragrande maggioranza di voi attribuisce loro.

Insomma, all’indomani della felicità musicale assoluta vissuta a Lucerna, dove abbiamo toccato la grandezza dell’arte, non facciamoci prendere dalla tentazione di seguire modelli di mediocrità, lasciandoci andare a pettegolezzi, maldicenze ed altro, ma seguiamo anche noi nel nostro piccolo il modello di civiltà che ci siamo dati come simbolo, e soprattutto crediamo all’amicizia fra noi, nata grazie ad un’affinità elettiva che ci unisce nel nome di Claudio Abbado.


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