LA CRONACA
 DEL WANDERER
N°82



Lucerne Festival 2004

Curiosità del Festival di Lucerna 2004
Ermanno Gloria


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Lucerna 2004













































































































































































































































































































Curiosità del Festival di Lucerna 2004.

Buffet e concerto a Tribschen.

Il 18 agosto, complice anche il bel tempo, che si alternava in quei giorni fra vento e pioggia, si è svolta una curiosa manifestazione in omaggio a Wagner.

Un gruppo di “friend” della Mahler Chamber Orchestra, con alcuni solisti della stessa, con Daniel Harding, assieme alla moglie e alla loro bimba, si imbarcavano, dal molo a lato del Centro Congressi, su un battello per raggiungere la vicina località di Tribschen, dove, appena discosto dal lago, sulla cima di una collinetta, c’è la casa, ora museo, di Richard Wagner.

Questa casa fu concessa a Wagner da Luigi di Baviera per un periodo fra il 1866-1872, quale allontanamento del compositore da Monaco per lo scandalo suscitato dalla relazione con la moglie del noto direttore Von Bűlow. In questa casa furono ospiti lo stesso re di Baviera, Nietzsche e Listz.

Qui, il 4 dicembre 1870, Wagner terminò la composizione de Lidillio di Sigfrido che poi fece eseguire in omaggio alla moglie Cosima il giorno di Natale dello stesso anno. In questo periodo Wagner completava anche I maestri cantori di Norimberga. Ora la casa è museo ed oltre ai cimeli conservati, fra cui un pianoforte Erard, sono esposti pregiati e rari strumenti musicali che facevano parte della raccolta di Heinrich Schumacher (1881-1906). Inoltre, nel 1938, Arturo Toscanini, fondando il primo Festival di Lucerna, diresse nel giardino di questa casa il concerto inaugurale includendo proprio Lidillio di Sigfrido.

Dopo una breve navigazione, che metteva maggiormente in luce gli aspetti paesaggistici del lago,

la “compagnia” sbarcata nel piccolo molo, raggiungeva la villa per il breve sentiero in salita, trovando un ricco buffet nel giardino che la circonda.

Dopo il piacevole ristoro, appena sotto l’ingresso del museo, cui si accede da due corte e contrapposte scalinate, limitate da una ringhiera, cinque violoncelli della Mahler Chamber Orchestra, disposti a semicerchio, si sono accinti ad improvvisare un gradevolissimo concerto all’aperto.

Dopo una furtivo sguardo di intesa fra gli esecutori, l’attacco rivelò le prime note dell’ouverture dei “Maestri Cantori”. Quale occasione per i presenti e per me, che, come wagneriano convinto, non chiedeva altro di far rivivere con la musica la suggestione del luogo! Come in una carrellata cinematografica il mio sguardo dai violoncelli si spostava sulla casa, sulle finestre, dalle quali si può scorgere il verde prato diviso dal sentiero che conduce al lago, dove proprio sulla riva un grande albero contorce le fronde, proprio come un frassino…Ed era proprio là che il mio sguardo, annebbiato dalla commozione, si era fermato. Mi volsi appena, una signora mi stava osservando: un complice sorriso di entrambi mi riportò alla musica dei violoncelli.

Al caldo applauso seguì una riduzione dal duetto d’amore fra Lohengrin ed Elsa, e dopo di questo un brano, suonato questa volta con quattro celli, di Alexandrov (compositore russo non molto conosciuto), introdotto dagli esecutori scusandosi di non avere a disposizione altri brani wagneriani elaborati per i loro strumenti. (Contavo di riascoltare proprio “l’idillio”…).

Durante l’esecuzione, una leggera folata di vento aveva fatto volare uno spartito sotto ad un tavolo: Harding, veloce, si era gettato a carponi per raccoglierlo e rimetterlo sul leggio, fra la divertita e sommessa ilarità degli astanti. Nell’accordo finale un violoncello apostrofò una sonora dissonanza: il collega di fronte gettò uno sguardo allibito e tutto si risolse in un’allegra risata: bell’esempio di “umanità” di questi strumentisti, che si sottopongono per propria convinzione ad una ferrea preparazione

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Qualche osservazione (con una punta di polemica…)

Il 20 e il 22 agosto avevo assistito ai concerti della Cleveland Orchestra diretti da Franz Welser-Mőst . Rispettivamente, nella prima serata, con la Sinfonia dal “Guglielmo Tell” di Rossini, la Sinfonia n.100 “Militare” di Haydn e la Sinfonia n.15 op.41 di Schostakowitsch; nella seconda serata “Jeux” di Debussy e la Sinfonia n.7 di Mahler.

La scelta della Sinfonia dal ”Guglielmo Tell” sarà stata suggerita per l’esecuzione in Svizzera oppure per la citazione degli identici squilli di tromba (indicati come “assalto al castello”nella Sinfonia del G.Tell), che si ritrovavano a tratti nella Sinfonia di Schostakowitsch? Riconosco la mia ignoranza e non so dare risposta.

A prescindere da questa osservazione sono stati due pregevoli concerti: la grande orchestra ben allineata, come un esercito di soldati in parata, con eguali distanze fra ogni strumentista, copriva il grande spazio del palcoscenico e produceva un bel suono compatto. Le parti solistiche offrivano pure una dimostrazione di notevole professionalità.

Applausi molto generosi. Personalmente non ho provato emozioni anzi, a tratti, un po’di noia. Ogni brano, a parte la connotazione anagrafica, veniva eseguito senza una particolare attenzione filologica.

Talvolta è bene ascoltare anche gli “altri” per convincersi delle differenze che non tutti, ahimé riescono, o non vogliono, recepire.


Collaborazione.

Nei giorni precedenti al concerto del 23 agosto dedicato a Paul Hindemith, Abbado provava con elementi della Mahler Chamber Orchestra, nonché con i solisti Kolja Blacher (violino) e Wolfram Christ (Viola) inimitabili solisti rispettivamente nei complicati ed intensi “Kammermusik n.4 e n.5”.

Nel corso di una di queste prove e precisamente quella in cui veniva eseguito l’esilarante “Finale 1921 aus Kammermusik n.1 op.24 per 12 solisti”, dove ogni musicista era sottoposto ad inusuali virtuosismi, Abbado faceva ripetere più volte la conclusione, in quanto il percussionista, l’eccezionale Raymond Curfs, non poteva terminare nel tempo esatto di misura la coda della sirena, che per natura stessa dello “strumento” non poteva essere interrotto. Non si riusciva in quanto, rispettando lo spartito, l’attacco della sirena non si poteva anticipare. Che fare? Momento di pausa.

Mentre stavo commentando la cosa con Alessandro Di Gloria , ci raggiunse in platea l’assistente del Maestro, Christoph Müller, che, sollecitato da Abbado, chiedeva agli amici del CAI di collaborare, nell’esecuzione pubblica, coprendo con l’applauso l’esubero della sirena.

Quale più adeguato suggerimento ci poteva essere chiesto?! Un entusiastico e divertito passaparola movimentò la platea dei fedelissimi presenti!


















































































































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