LA CRONACA
 DEL WANDERER
N°67

Mahler a Budapest

Ermanno Gloria

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GMJO Easter Tour 2004



































































































































































































































































































Mahler a Budapest.

Sono finalmente ritornato a Budapest a rivedere anche il Danubio e mi sembrava, con la suggestione della memoria, che l'acqua scorresse più veloce per far dimenticare il tempo perduto e nel contempo ricordare che qui pulsava il cuore della vecchia Mitteleuropa.

Quale migliore occasione per ritornare dopo molti anni e dopo i noti cambiamenti politici e per di più con un evento musicale nel nome di Mahler, di Claudio Abbado e nella primaverile compagine orchestrale della Gustav Mahler Jugendorchester.

Due giorni prima avevo assistito a Bolzano al medesimo concerto, la sinfonia n.9 e "Der Abschied" da "Das Lied von der Erde" di Mahler (quest'ultimo brano non eseguito a Budapest per l'indisposizione di Anna Larsson), ma nonostante l'alto livello esecutivo qui a Budapest si è verificato qualcosa di più trascendentale: il luogo, in stile Liberty del Liszt Musikkademie-Grosser Saal era una degna cornice illuminata a giorno da enormi lampadari e altrettanta luminosità scaturiva dall?interpretazione Abbadiana dove per tutto il tempo dei tre movimenti della sinfonia Mahler passa in rassegna le sue reminiscenze tra citazioni, contemplazione della natura, esaltazioni profane e religiose e lancinanti rifiuti.

Ma nell'ultimo tempo, dopo un ultimo tentativo di opposizione al passo estremo ecco la trasformazione in quell'anelito alla speranza nell'accettazione Mahleriana a ciò che all'uomo non è concesso di sapere e di raccontare.

In questa parte finale Orchestra e Direttore non erano più esecutori e perdendo nella musica ogni fisicità, restituivano l'idea Mahleriana del trapasso dove "la non espressione" si muta in un sereno stupore contemplativo. Se la musica è fatta anche di silenzi, qui il silenzio predominava ed era l'unica musica possibile per la meditazione collettiva di questo mistero lanciata dall'immobilità carismatica di Abbado al pubblico che a sua volta rispondeva all'invito di non infrangere questo silenzio che sembrava dovesse durare per sempre: "...Ewig...Ewig..."





























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