ABBADO NELLA STAMPA Il Corriere della Sera
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L' Abbado-Day: Mahler ha un prologo rumoroso Trionfo davanti a Ciampi, ma prove disturbate dagli studenti: «O state zitti o uscite!» Due mondi distanti: i ragazzi delle scuole con piercing e gel e i coetanei che suonavano in frac SANTA CECILIA / Per lui il primo concerto al Parco della Musica. Ha diretto la sua Orchestra Giovanile nella Nona Sinfonia Cappelli Valerio Al mattino la Roma dei piercing, i ragazzi dei tatuaggi, del gel tra i capelli, delle felpe colorate, delle magliette giallorosse. Alla sera la Roma delle istituzioni, il presidente della Repubblica Ciampi, i politici, ma anche gli avvocati e i medici in doppiopetto e le signore in lungo. Claudio Abbado, sul podio per Mahler, ha incontrato due mondi diversi, lontani, che non si sono incontrati. Ieri con uno tra i maggiori direttori d' orchestra al mondo si sono toccati con mano, in modo più efficace di dieci eventuali puntate di «Porta a Porta», gli effetti disastrosi della mancanza dell' insegnamento musicale nelle scuole. L' avvenimento per cui si era scatenata una forsennata caccia al biglietto, è stato vissuto, da una parte degli studenti che ieri mattina alla prova generale hanno avuto la possibilità di non fare file e di non pagare, con una spiacevole disinvoltura conclusasi malamente. Fino al piccolo colpo di scena della richiesta, da parte del maestro Abbado, di uscire dalla sala, se proprio non riuscivano ad ascoltare in silenzio. Abbado, anche fisicamente, dal podio, ha rappresentato lo spartiacque tra i due mondi, e la distanza ha invaso le prove del mattino: sul palco l' Orchestra Giovanile «Gustav Mahler», in platea gli studenti romani. Le due «tribù» erano quasi coetanee. I giovani professori d' orchestra provengono da 25 paesi, viaggiano tra i 20 e i 25 anni di età. All' intervallo si son messi a giocare con gli strumenti, suonando «Happy Birthday» a una ragazza dell' Orchestra che compiva gli anni, e poi lo scherzo del paso doble «Amparito Roca». Ma quando è rientrato Abbado hanno rivestito il frac delle grandi orchestre, e hanno risposto al brusio dei loro coetanei, gli spettatori, facendo «ssst», portandosi l' indice alla bocca invocando il silenzio. Invece un gruppo di studenti seguiva la prova parlottando di affari loro, sovrapponendo alle note un fastidioso mormorìo. Abbado dapprima si è voltato, la bacchetta sospesa a mezz' aria, pensando di risolvere la questione con uno sguardo severo. Macché. Ha chiesto il silenzio attraverso il suo assistente, lo ha guardato: «Avranno capito tutti?». No, non avevano capito tutti. Dopo l' intervallo è uscito alla ribalta un dirigente di Santa Cecilia, che ospitava l' evento, sponsorizzato dalla Provincia: «L' Adagio conclusivo dura 25 minuti, è il movimento più delicato, se voi continuerete a chiacchierare come avete fatto finora, comprometterete l' esecuzione e la registrazione che stiamo realizzando. Il maestro Abbado ci prega di dirvi che se qualcuno non è capace di seguire le prove, può uscire dalla sala. E non applaudite subito nel finale, l' Adagio dilegua sempre più piano. Per favore, silenzio e pazienza». Così Abbado ha potuto almeno dire: «Alla fine sono contento perché l' Adagio è stato ascoltato in modo rispettoso». C' è da dire che la sera, all' ingresso, i Club Abbadiani hanno distribuito volantini dal titolo «Sapere ascoltare in silenzio», nei quali erano riportate alcune parole del maestro da un' intervista a un quotidiano tedesco: la pausa del silenzio come momento necessario fra la fine dell' Adagio di Mahler e l' inizio degli applausi. La Nona, una tra le più tragiche partiture nella storia della musica, è avvolta in un fascino morboso e drammatico, dilatato nella forma, nelle continue soluzioni timbriche; un magma in cui sembra alzarsi in pochi squarci un barlume di intima gioia, una vertiginosa caduta a picco fino al lacerante abbandono, fino all' ombra dei suoni che si sperdono nel legno biondo di ciliegio della sala, accompagnati dall' uso teatrale delle luci, che si affievoliscono anch' esse; «esterbend», annota Mahler sull' ultima battuta, «morendo». È un addio agli amici, alla vita. Il ritorno di Abbado a Roma, tre anni dopo la magnifica galoppata beethoveniana con i Berliner, ha avuto due facce. Era la prima volta che il grande direttore milanese metteva piede al nuovo Auditorium. E, assecondando la sua antica sensibilità nel portare la musica a tutti, ha voluto avvicinare i giovani: la sera ha messo a disposizione 250 biglietti al prezzo di 12 euro per quelli sotto i 26 anni, al mattino ha aperto le prove generali ai mille studenti delle superiori selezionati dalla Provincia. Raffaele, 16 anni, del liceo «Vivona» all' Eur: «Il pubblico deve interagire in uno spettacolo, senno' mi sentivo il compact a casa». Inutile dire a Raffaele che non è uno spettacolo ma un concerto con le sue regole. Un gruppo di professoresse dell' istituto tecnico commerciale «Caffè» a Monteverde: «Il maestro è stato scostante, i ragazzi invece sono stati bravi, hanno apprezzato più il contenuto della forma». Che cosa volete dire? «Hanno capito che la musica è un' arte grande». I mille studenti erano stati preparati grazie a un incontro con un musicologo. Cosa avete appreso? Manuela, del tecnico industriale «Fermi» di Monte Mario: «Che ci sono quattro tempi e non bisogna applaudire tra un tempo e l' altro». Un' accortezza per la verità disattesa. A nulla è valso l' intervento dell' assessore alla Cultura della Provincia, Vincenzo Vita, che sottolineava «la straordinaria opportunità che oggi avete voi, ragazzi, di ascoltare...». E tu come ti chiami? «Cinzia». Cinzia, vedi la musica classica come un mondo inaccessibile, élitario, lontano? «La vedo bene». Ride. E si rimette a parlare col vicino di sedia, Alessio, che ha più voglia di discorrere: «Ci hanno illustrato l' atmosfera di inizio ' 900 in cui Mahler era immerso, la disgregazione di un' epoca, la sua rivoluzione...». Ecco Bruno Cagli, il presidente dell' Accademia di Santa Cecilia che sta restituendo slancio e fantasia alla programmazione: «Abbiamo lavorato molto per preparare questi studenti, noi dobbiamo fare tutti gli sforzi per ovviare alle mancanze della scuola. Certo non basta un singolo concerto, per quanto straordinario, anche perché le chiavi di accesso alla musica cambiano da persona a persona». Insomma ieri all' Abbado-Day c' è stata la conferma che anche saper ascoltare è un privilegio, anche la percezione del bello non è un bene comune. Valerio Cappelli Note:
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