ABBADO NELLA STAMPA Corriere della Sera
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Abbado: anche l' Italia scopra la tv di qualità «Solo noi esclusi in Europa dal canale Arte» «La rete culturale franco-tedesca negli altri Paesi è accessibile a tutti, la Rai non ha voluto collegarsi» Il maestro a Ferrara per le prove di «Così fan tutte» che torna nell' edizione di Martone Manin Giuseppina DAL NOSTRO INVIATO FERRARA - Senza pubblicità, senza volgarità, capace di proporre cultura e informazione seria. Claudio Abbado chiede il diritto a un' «altra» tv. Una tv che non c' è. «Certo che esiste. Si chiama Arte, il canale franco-tedesco che trasmette da oltre 10 anni programmi di arte, spettacolo, musica, storia, ma anche documentari, reportage, dibattiti. In Europa vi partecipano tutti i Paesi. Tranne l' Italia». Una platea vastissima, dovrebbe fare gola. Invece. «Invece in Italia qualcuno non ne vuol sapere. Da anni, a diverse riprese, è stato offerto alla Rai di collegarsi. Ma, per una ragione o per l' altra, non si è mai approdato a nulla. Anzi, addirittura ci sono stati tentativi per bloccare alcuni programmi che, pur se mandati in onda solo all' estero, risultavano comunque sgraditi». Nel 2002 il presidente di Arte, Jerome Clement, denunciò un intervento del nostro governo presso il primo ministro Raffarin per una trasmissione scomoda sull' Italia di oggi. «Non mi interessano le polemiche. Il fatto è che l' Italia è tagliata fuori da parte della vita culturale europea. Arte è un bene di tutti i cittadini dell' Unione, un mezzo per creare quell' identità comune così importante. Noi però non ne possiamo usufruire. Una limitazione di libertà anti democratica. Vivendo per tanti anni all' estero, a Vienna, a Londra, a Berlino, ho imparato a conoscere aspetti di quelle culture proprio grazie ad alcuni canali tv. Arte in testa». Ma chi considera questa rete un pericolo? «Quanti guardano con sospetto alla cultura. Quelli soddisfatti degli attuali sette canali, dove persino il cinema di qualità viene frantumato dagli spot. La stessa Rai da un lato produce i film, dall' altro a volte non li trasmette o li manda in onda a tarda notte o li massacra con la pubblicità». E' facile ribattere che Arte è una rete d' élite, per pochi. «Il diritto di scelta è di tutti. Avere a disposizione un canale così anomalo sarebbe un arricchimento, anche linguistico, dato che Arte trasmette in originale con sottotitoli oppure offre la possibilità di decidere la lingua del doppiaggio». Attualmente l' unico modo per vederla è saper orientare la parabola sul satellite Astra. Ma non è impresa da tutti. «Negli altri Paesi invece è trasmessa via terra o via cavo, senza bisogno di complicate tecniche o abbonamenti. Un bene fruibile da tutti. Possibile che in Italia non ci sia nessuno, magari un gruppo privato, che intervenga per far conoscere il valore di questa rete? L' informazione sta vivendo un gran brutto momento, e non solo da noi. Sempre più si cerca di nascondere le notizie scomode. Una censura omologata: Arte sarebbe un importante antidoto. E' normale che gli stadi siano più affollati dei teatri, ma la legge dei numeri non deve essere l' unico criterio di valutazione». A proposito di teatri, il 17 febbraio al Comunale di Ferrara lei riproporrà il «Così fan tutte» nella felice edizione di Martone. «Il cast è in parte rinnovato, Ruggero Raimondi sarà Don Alfonso. Porteremo lo spettacolo anche a Modena e a Reggio Emilia. E il 20, sempre a Ferrara, con Martha Argerich e la Mahler Chamber, eseguiremo il Terzo di Beethoven». Di recente è stato a Cuba. Anni fa andò a portare aiuto musicale ai giovani talenti dell' Avana. Il progetto continua? «Tutta l' America Latina è in pieno fermento musicale. In questi anni le orchestre giovanili del Venezuela coordinate da Abreu hanno cresciuto ben 123.000 strumentisti. E all' Avana ho appena sentito straordinari esecutori di musica barocca, che suonano la viola da gamba e insieme cantano. Ragazzi davvero speciali. Li ho invitati al Festival dedicato a Gesualdo da Venosa che in autunno si terrà tra Potenza, Avellino, Matera». Giuseppina Manin
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