ABBADO NELLA STAMPA

Febbraio 2004

Due osservazioni a riguardo:
Pensiamo un po' superata la solita partita Abbado-Muti, e deploriamo che la stampa ne faccia ancora i suoi titoli. Gli artisti non sono rivali, sono servitori dell'arte, ciascuno nel suo modo.
Queste osservazioni dimostrano quanto mutevole può essere il parere della critica a secondo delle origini (nella fatti specie britanniche) e delle tradizioni. Ciò dovrebbe indurci a modestia e moderazione.













































































































































































































 

La nuova edizione della "Gramophone Classical Good CD Guide 2001" esibisce i consueti severi giudizi sulla discografia classica. Con uno sguardo sciovinisticamente benevolo per gli interpreti britannici

di Sergio Bianciardi


Stando alle segnalazioni della "Gramophone Classical Good CD Guide 2001", da poco facilmente reperibile in Italia, Claudio Abbado batte Riccardo Muti sei a uno. Il prestigioso appuntamento annuale curato dalla rivista considerata un po' la bibbia dei melomani (insieme alla pubblicazione della Penguin, che esce "solo" ogni tre anni) non ammette le discussioni o le prese di posizione nostrane: Abbado è fra i grandissimi, Muti un po' (parecchio) meno. Con buona pace per Paolo Isotta.

Abbado è ritenuto interprete di riferimento per l'integrale sinfonica di Mahler e in generale per la musica di Mendelssohn, Rossini, Berg e Beethoven (i Concerti per piano, con Pollini, sono considerati un vero classico). Muti si difende bene "solo" nei caserecci territori del melodramma italiano.


Altro interprete italiano assai rispettato è Carlo Maria Giulini, la cui Ottava sinfonia di Bruckner con i Wiener Philharmoniker è degna di stare fra quelle di Karajan, Jochum o Celibidache. E nella musica cameristica il Quartetto Italiano, fra i vecchi ensemble non più in attività, la fa ancora da padrone.

Imprescindibile per i critici inglesi è il rigoroso rispetto delle partiture da parte degli interpreti. In questo senso Arturo Toscanini è a tutt'oggi una vera e propria Bibbia. Posizione che diventa discutibile alla constatazione di una valutazione superficiale dell'opera discografica di Glenn Gould, relegato e limitato negli angusti limiti di un "genio bizzarro".

Altra critica da parte nostra è infine da muovere all'eccessivo rilievo dato a compositori e interpreti britannici. Autori come Ralph Vaughan Williams o Edward Elgar sono trattati al pari dei grandissimi. E direttori come Simon Rattle e Charles Mackerras, pur assai meritevoli, sono ritenuti punti di riferimento assoluti. Maggior attenzione avrebbero meritato bacchette come quelle di Giuseppe Sinopoli o Yuri Temirkanov.


Autori vari, "The Gramophone Classical Good CD Guide 2001", Gramophone edizioni, lire 70 mila circa















































































































































































































































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