ABBADO NELLA STAMPA La Repubblica
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Il grande direttore protesta per l´assenza di Artè, il canale televisivo europeo, dai nostri teleschermi Abbado : "Il monopolio tv è un pericolo per la nostra cultura". "L´Italia è l´unico paese dell´Unione Europea escluso dal canale televisivo". "Un paese democratico non può rinunciare a un´opzione culturale e non commerciale" da La Repubblica di Leonetta Bentivoglio FERRARA - «L´Italia è l´unico paese della Comunità Europea escluso dal canale televisivo Arte, che costituisce uno dei migliori strumenti di vita culturale in Europa. Tutti gli italiani, in quanto europei, dovrebbero avere la possibilità di accedervi. È un diritto democratico e d´informazione che ci viene negato». Con fervore radicale («è una battaglia importantissima, sono sicuro che molte migliaia di italiani sarebbero pronti a sottoscrivere la mia protesta»), Claudio Abbado, impegnato a Ferrara nelle prove di Così fan tutte (ripresa dell´allestimento di Mario Martone, sarà in scena il 17 e 19 febbraio), attacca «il monopolio dell´informazione televisiva in Italia: un controllo che ci priva del diritto di seguire la sola rete europea senza pubblicità, ricca di trasmissioni culturalmente di alto livello». Aggiungendo che «non è una questione politica, non c´entrano la destra e la sinistra: è una questione di libertà di scelta. Per questo credo che la Comunità Europea dovrebbe pronunciarsi sulla diffusione di Arte anche in Italia».Può spiegarsi meglio?«La televisione è un bene della collettività e un patrimonio d´informazione comunitario. Un paese democratico non può rinunciare a un´opzione culturale e non commerciale come Arte. Nata dieci anni fa in Francia e in Germania, a cui, nel tempo, si sono uniti i vari paesi europei, Arte trasmette ottimi programmi, documentari anche italiani, concerti e opere, film di qualità doppiati o con sottotitoli nelle varie lingue. È chiaro che Arte non sarà mai seguita come una tivù commerciale. Ci sono gli stadi di calcio, per 100.000 persone, e le sale da concerto, per 2000, ma non per questo si possono negare al pubblico le sale da concerto. Lo stesso discorso vale per Arte. Eppure il presidente Jerôme Clement, nonostante i suoi ripetuti tentativi per concludere un accordo con l´Italia, ha incontrato un sistematico rifiuto. Per gli italiani è una forma di censura: equivale all´imposizione del sistema del non diritto alla scelta».In Giappone, in ottobre, quando le fu conferito il Premio Imperiale, lei accusò l´Italia di non fare abbastanza per la cultura, sostenendo che l´affermarsi della televisione commerciale minaccia l´identità culturale nazionale.«Infatti. Il monopolio di un mezzo televisivo fondato sulla pubblicità può condurre a un´atrofizzazione dell´immaginazione, in particolare tra i giovani. È un pericolo gravissimo per il futuro della nostra cultura».L´appello di Abbado giunge in un momento di intenso entusiasmo progettuale per il direttore d´orchestra: rientrato di recente da un lungo soggiorno a Cuba, dove ha lavorato con i giovani musicisti cubani e venezuelani («alcuni tra loro oggi suonano coi Berliner Philharmoniker»), e dove immagina, per il futuro, «un grande festival latino-americano», Abbado pensa a Gesualdo da Venosa, il madrigalista in nome del quale, grazie a lui, è nata in Basilicata un´Accademia per giovani strumentisti: «E a Gesualdo, nell´ottobre di quest´anno, la regione dedicherà un festival. La sua musica è una di quelle ricchezze culturali di cui la nostra tivù non parla». Oltre a Così fan tutte con la Mahler Chamber Orchestra (che sarà in scena anche a Modena, il 23 e il 25 febbraio, e a Reggio Emilia il 2 e il 4 marzo), Abbado dirigerà a Ferrara un concerto straordinario (20 febbraio) con Martha Argerich. In aprile, con la Gustav Mahler Jugend Orchester, inizierà a Bolzano (il 2) un tour che si concluderà a Roma il 14. E in giugno tornerà a Berlino per tre sere (3, 4 e 5), sul podio dei Berliner Philharmoniker.
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