ABBADO NELLA STAMPA La Repubblica Martha Argerich
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IL CONCERTO Argerich al piano e Abbado con la Mahler Chamber Orchestra Serata incandescente con Martha a Ferrara Un´esecuzione commovente che ha trascinato il pubblico entusiasta ANGELO FOLETTO FERRARA - Esecuzione incandescente, tanta tenerezza e commozione. Grandi idee musicali e interpretative, qualche discontinuità ma poesia e soluzioni strumentali d´una ricchezza straordinaria: in una parola, serata indimenticabile. Il debutto in pubblico di Martha Argerich nel Terzo Concerto per pianoforte di Beethoven, registrato anche in questi giorni, è stato accompagnato da un clima di bellezza avventurosa e toccante. Dopo avere esordito nel Triplo Concerto un paio d´anni fa, la meravigliosa pianista ha ampliato il suo orizzonte beethoveniano affrontando il concerto più amato dall´autore con uno slancio di fantasia e forza strumentale uniche. Alle sue magistrali provocazioni interpretative ha corrisposto l´accompagnamento di pari vividezza e incanto musicale della Mahler Chamber Orchestra ispirata da Claudio Abbado in una lettura vibrante. Soprattutto nell´assorto largo, ricreato dalla Argerich con estasiata solennità romantica e colori delibati con lacerante profondità emotiva, l´incontro tra i due musicisti è parso magnifica. Qualche caratteristica intemperanza e imprecisione nell´allegro iniziale e l´imprevedibilità gioiosa del rondò (bissato per intero, con intenzioni ancora più pungenti, al termine del programma) hanno completato un tracciato esecutivo da cui scaturiva la rigogliosità interpretativa esclusiva della pianista argentina che in estate tornerà con i suoi amici a Lugano (dal 12 al 27 giugno) per la terza edizione del fortunato "Progetto Martha Argerich". Al di là della resa musicale, tutta sotto il segno dell´eccezionalità, a rendere la serata incancellabile e struggente c´era un raro tono confidenziale e insieme appassionato che spiccava non soltanto dai particolari d´una collaborazione solista-direttore-orchestra difficile da immaginare più tersa ma anche dai gesti affettuosi e di somma naturalezza con cui la Argerich e Abbado hanno reagito sorridendo all´entusiasmo del pubblico. Schiacciata dal rilievo e dell´esito del debutto beethoveniano ma non meno importante era la prima parte del programma, lasciata da Abbado ai virtuosi solisti della MCO, alla concertazione violinistica di Antonello Manacorda e alla carismatica presenza al pianoforte di Bruno Canino, in cui sono state proposte l´ouverture su temi ebraici di Prokofiev e, in una versione di avvincente schiettezza e energia, la Kammermusik n. 1 con Finale 1921 di Hindemith.
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