LA CRONACA
 DEL WANDERER
N°63

Gli eredi

Guy Cherqui

Gustav Mahler
Das Lied von der Erde, (ultima parte)
„Abschied“

Solista
Anna Larsson

Gustav Mahler

Symphonie N°9 in re maggiore

Gustav Mahler Jugendorchester

Claudio Abbado


Bolzano Palasport
2 Aprile 2004

GMJO Easter Tour 2004









Menu principale





































































































































































































































































































Singolare programma da offrire ai giovani della Gustav Mahler Jugendorchester: L’addio del “Canto della terra”, e la sinfonia n°9 in re maggiore, altro addio alla terra. Claudio Abbado vuole instillare l’idea che l’addio non è per forza triste, ma che appartiene alla vita, anzi, può generare anche momenti di vita intensa nonché di emozioni profonde. Così è stato a Bolzano l’altra sera, appuntamento tradizionale per gli abbadiani, dove la Gustav Mahler Jugendorchester in residenza ha preparato questo programma primaverile, e dove ha inaugurato la tournee di Pasqua che la porterà da San Pietroburgo a Roma.

« L’addio » del Canto della Terra è un inno crepuscolare alla natura rinascente, fiori, alberi, ruscelli, e un addio alla vita terrestre verso un’altrove illuminato d’azzurro ( “Allerüberall und ewig blauen licht die Fernen” - “s’illuminano d’azzurro gli orizzonti” ); le ultime parole ewig…ewig…(« per sempre….per sempre ») spingono al viaggio eterno, lacerante e a volta fremente, di un dolce fremito che prende l’anima in pace per sempre.

La nona sinfonia, composta da Gustav Mahler nel dolore, descrive il momento dove l’artista si congeda da tutto e tutti, da tutto quello che amava, vita, arte, musica, in un vortice malinconico (1° tempo) ma anche straziante ed ironico (2° e 3° tempo, danze macabre dove la vita è oggetto di disprezzo caustico ), che si conclude con l’approccio della fine, nel 4°movimento che si annega a poco a poco nel silenzio, silenzio finale che fa parte della musica (”Still”, scrive Mahler nella partitura”), dove il suono a poco a poco si diluisce fino all’impercettibile.

L’orchestra una volta di più a dimostrato la sua capacità, in così poco tempo (quindici giorni di prove, tra cui una settimana con Claudio Abbado) a dominare queste partiture così difficile che fanno uscire le parti soliste allo scoperto, e soprattutto ad acquisire un’omogeneità e una personalità sonora che lo proietta “d’emblée” tra i più grandi . A la fine del concerto, Claudio Abbado ci interpellava con un “He! Sono bravi!”.

Certo, abbiamo in mente l’incredibile tecnica dei Berliner a Salisburgo e Lucerna, e la rotondità dell’impressionante suono che faceva dell’ultimo movimento una sorta di sospiro infinito e di monologo completamente interiorizzato. I giovani della Gustav Mahler Jugendorchester non soffrono del paragone: è l’unico termine di paragone per la loro performance! Con meno esperienza e meno padronanza tecnica senza dubbio, ma un simile (se non superiore) entusiasmo e la stessa dedizione hanno proposto un’interpretazione sconvolgente , piena di energia giovanile ma già profondamente matura. Abbiamo tra l’altro notato la concentrazione del giovane contrabbassista venezuelano Johanne Gonzales Seijas, l’impegno e la raffinatezza del cellista francese Benoît Grenet, e la padronanza assoluta del Konzertmeister il violinista Raphaël Christ , degno erede del padre Wolfram Christ, prima viola della Lucerne Festival Orchestra e già prima viola dei Berliner Philharmoniker.

Preparati dai strumentisti dei Wiener Philharmoniker e dei Berliner Philharmoniker, questi giovani musicisti dimostrano une volta di più che gli eredi sono pronti!

Anna Larsson invece ha un po’ deluso le attese nella parte solista del “Canto della Terra”, amiamo questa voce profonda già più volta apprezzata (nella Terza di Mahler, oppure nei Kindertotenlieder e i Rückert Lieder a Reggio Emilia l’anno scorso. Forse è l’acustica del Palasport, ma la voce ci è apparsa più opaca, i gravi meno sonori, il soffio più corto, il testo poco “sentito” e l’insieme non ha generato l’emozione abituale.

Al contrario l’orchestra sotto la guida di Claudio Abbado è apparsa capace di evitare le trappole tecniche della partitura, ma anche di darci questo “supplemento d’anima” così importante in queste pagine così laceranti. Da ricordare il scintillo strumentale nella prima parte dell’ “Abschied” del “Canto della Terra”, ma anche il sconvolgente “rondo” del 3°tempo della Sinfonia, una sorta di infernale vortice che contrasta con il finale dove si passa successivamente dal suono alla traccia sonora e al silenzio, che lascia i musicisti con il gesto sospeso e paralizza il pubblico dall’ emozione. Grande!

Come al solito, Claudio Abbado era galvanizzato in mezzo ai giovani, ed è apparso in ottima forma, pieno di progetti, tra cui la fondazione dell’ennesima orchestra, un orchestra giovanile di stampo mozartiano, in autunno a Bologna….




































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