LA CRONACA
 DEL WANDERER
N°72

Missioni impossibili

Roberto Rinaldi

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Estate 2004



































































































































































































































































































Missioni impossibili ovvero le rincorse da un concerto all’altro.

Chi se non Attilia Giuliani e uno sparuto manipolo di abbadiani potevano farlo? Da Milano e Reggio ad Aix-en-Provence fino a Bolzano e Dobbiaco. Parola d’ordine? Esserci, ascoltare, commentare e salvaguardare in special modo la bravura di una certa orchestra e del suo direttore da attacchi e insulti sulla stampa. Un esempio: la recensione di Paolo Isotta sul Corriere (18 luglio) alla voce “Traviata” diretta da Daniel Harding con la Mahler Chamber. Per chi non ha ancora avuto la “sfortuna” di leggerla, consigliamo un’ora di buona meditazione e training autogeno, prima di essere rapiti da insaziabile curiosità e forte senso di autolesionismo. Il detto “se lo conosci lo eviti” fa al caso suo, Isotta naturalmente. Definire Harding un “non direttore”, la Mahler Chamber “esangue organismo” e quanto di altro possa servire a creare smarrimento e incredulità nel lettore –ascoltatore, ritenuto peggiore e colpevole “se in buona fede” da quello “di parte”, travalica da ogni ragionamento critico dettato dal buon senso. Recensire è esercizio del mestiere di un critico, a torto o a ragione egli può permettersi un giudizio simil oggettivo, ma anche soggettivo. Ognuno può e deve esprimere ciò che prova, a maggior ragione all’atto dell’ascolto e della visione di un concerto od opera lirica che dir si voglia. Ma quando ci si limita ad ascoltare per radio (da casa!!!) e ci si fa carico di scrivere ai lettori, il proprio giudicare, avvalendosi di commenti radiofonici del conduttore al programma, allora ci si rende ridicoli e supponenti. Io non c’ero, ma è come se ci fossi stato. Dall’alto di tanta tracotanza che resta da dire? Meglio girare di persona da un concerto all’altro. Che abbadiani itineranti si sarebbe se no? Ecco allora che la spedizione riparatrice parte per Aix-en - Provence, guidata da Tilla, capomanipolo alla testa delle fidate Giulia e Gabriella, in quanto capaci di recensire e giudicare della buona musica, ne sanno più di tanti critici da strapazzo, pseudo intellettuali frustrati. Insieme alle tre abbadiane doc, i mitici Ermanni, intenditori e ottimi compagni di libagioni. Traviata dunque. “Più non esiste. Or amo Alfredo, e Dio lo cancellò col pentimento mio” –afferma dolorante Violetta - caso mai di pentimento qualcun altro dovrebbe occuparsi, visto quanta sconsideratezza prova nei confronti di chi deve leggerlo. In ogni modo “brindiam brindiam” Traviata, capolavoro con tutta la sua carica di convulsioni emotive è piaciuta. Attilia torna a casa affrancata. Harding può piacere o non piacere ma questa è un’altra cosa. Si riparte verso le montagne dell’Alto Adige. A Bolzano sta facendo furore il “Bolzano festival” che riunisce la collaudata stagione estiva di “Musica e Gioventù” con altre manifestazioni (vedi Premio Busoni). Da giorni la città è invasa dai ragazzi talentuosi della Gmjo ed Euyo, creazioni abbadiane. E si sente, pur diretta da altri, il suono è inconfondibile. La radice che germoglia in ogni tournée è sempre quella. Concerti superlativi. La Suite dal “Mandarino Meraviglioso” di Bartók, la “Settima” di Bruckner, la monumentale “Terza sinfonia” di Mahler, per la bacchetta di Ivan Fischer. All’Euyo il compito di ricreare l’architettonica “Quinta Sinfonia” di Bruckner con Paavo Järvi. Fin qui nulla di strano, se non ché la presidentessa abbadiana compare in quel di Bolzano in bicicletta e fa ingresso nel foyer del Nuovo teatro con regolamentare caschetto e maglietta slogan “Viva Claudio”. Sinfonia per orchestra, cori, soli e bicicletta oserei dire. La star della serata è lei e viene vista da tutti. Il sindaco della città, l’assessore alla cultura del Comune, il caporipartizione alla cultura, deus ex machina di tutti i concerti abbadiani in loco. Baci e abbracci per tutti. Una regista programmista radiofonica della sede Rai di Bolzano esclama: ”Sono senza parole, e per una che parla in radio è un bel problema!”. Lei, Tilla, per nulla scomposta tira dritto e si fa fotografare (speriamo nella sua liberatoria nel pubblicare qui qualche scatto) e riparte la mattina dopo. Destinazione Dobbiaco e le “Settimane musicali Mahleriane”, gran finale con Schönberg e i “Das Lied von der Erde” di Mahler. C’è Harding (qualche apprensione a comprare il quotidiano milanese c’è….) ancora con la Mahler Chamber. E qui la storia si fa’interessante. Tilla pedala arrancandosi su per la Val Punteria, il sottoscritto prende il treno causa infortunio alla gamba rovinata sull’asfalto di Lampedusa. Dal Mediterraneo alle Dolomiti il passo è breve. In auto compare Falstaff ovvero il roboante Stelio Vinanti, va incontro a Tilla e gli fa da macchina ammiraglia. Non è il Giro d’Italia, ma l’importante è esserci. Che trio. L’atleta abbadiana per antonomasia, uno zoppo che in ogni viaggio abbadiano arriva trafelato e l’uomo che non si ferma mai. Nemmeno quando dorme. Parola di chi ha condiviso una stanza a tre letti chiedendo perfino l’intervento della buon anima di Mahler, l’unico forse in grado di zittirlo. Grand’Hotel gremitissimo. Musica d’autore, Anna Larsson in stato di grazia. Voce commovente. Harding si fa ascoltare con concentrazione e partecipazione attiva. Una serata di gran musica e la Mahler Chamber, forse grazie alla buona aria di montagna adatta alle convalescenze non è poi così “esangue”. La bici è riposta al riparo. Fuori piove. Vinanti scalpita, pensa, parla, riscalpita, ripensa, riparla. Fa su e giù nel corridoio dei camerini come se dovesse aspettare fuori dalla sala parto l’annuncio “è nato”. Attilia e io abbiamo fame. Dobbiaco non è Ferrara o Reggio. Qui chiudono presto. Ci rifugiamo in pizzeria e troviamo l’orchestra con il suo conduttore. Il trio si ricompone ma il pensiero è rivolto alla notte che deve seguire. Tre letti separati e una certa apprensione. Che sarà mai di noi? Riusciremo a farlo stare zitto il buon Stelio? Impresa ardua e perigliosa. Il suo letto è un cumulo di carte, programmi musicali, libri, piantine, foglietti con appunti, telefoni, chiavi, una scrivania rovesciata sulle lenzuola. Ha per la testa centomila cose. Alla frase “ne avrò ancora per un’ora e mezza. Devo lavorare” l’urlo di ribellione echeggia in mezzo alle montagne, chissà che qualcuno non creda al fantasma di Mahler capace di materializzarsi nelle notti umide e piovose. Non sanno che è solo Stelio che sbraita! Abbadiani sì, ma con ancora l’istinto di sopravvivenza. Sveglia alle sei di mattina. Facce stravolte, riprendo il treno per scendere a valle. Stelio scompare a fare toilette, e dice “devo partire presto”. Ma è come se non fosse mai arrivato. E’ sempre in viaggio. Tilla sogna scalate di passi dolomitici in bicicletta fino alla sua bella casa di campagna e sicuramente cosa sta facendo Claudio. Lo sguardo si fa altrove. Ci aspetta Lucerna e chissà quante altre avventure ci aspettano. A come abbadiani vedi alla voce A …..avventure

Roberto Rinaldi










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