NELLA STAMPA
Scuola, Stato e Musica

L'articolo del Sole 24 ore, pur riferendo il movimento di protesta contro i provvedimenti del Ministero a riguardo della musica nella Scuola,viene intitolato in una maniera discutibile. Discutibile anche per noi l'argomento sul ruolo dello Stato nel mondo della lirica . La nostra socia Giovanna Gatta risponde qua sotto con una lettera inviata al giornalista.












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L'articolo del Sole 24 Ore

Egregio dr. Chiaberge,

il titolo dell'articolo di domenica mi ha incuriosito e con curiosità l'ho letto.
Con molto franchezza ho poco gradito il pensiero ironico(?) che sottende il suo articolo: Muti e Abbado uniti solo nella richiesta di più soldi, come a dire che persino due "nemici" con modi diversi di pensare e di concepire il lavoro musicale e culturale quando però si tratta di chiedere soldi (che caso!!) sono concordi.
L'ho trovato svilente per entrambi in due grandi direttori. Col cuore mi sento di dire specialmente per Abbado che dagli anni settanta ha cercato di fare diventare la musica parte del DNA dell'educazione dei cittadini italiani e di questa nazione.
Il suo articolo mi ha stimolato alcune considerazioni ognuna della quali forse meriterebbe un approfondimento che per ovvie ragioni non si può condurre in questa occasione.
1)La legge del '96 ha generato una miriade di fondazioni sedicenti private, ma di fatto a forte partecipazione di "soci pubblici", che faticano a tirare avanti
2)Il demandare al privato il settore presenta molti rischi e soprattutto non aiuta a dare il posto che alla musica spetta nell'educazione e nella vita culturale italiana. Si va verso un mecenatismo di altri tempi con il pericolo di azzerare decenni di sviluppo di un'idea di cultura
3)Le affermazioni del Maestro Muti hanno giustamente sottolineato che si è migliorato il livello dei musicisti, si è fatto dei conservatori una scuola di specializzazione al pari dell'Università (su questo ci sarebbe molto da dire....) e a questi giovani non si dà alcuna prospettiva. Tralascio ogni considerazione sulla riforma Moratti che elimina la musica dalle materie di insegnamento nella scuola.
4)Questo momento di "vacche magre" potrebbe essere uno stimolo e un incentivo a promuovere giovani artisti italiani e a investire in idee invece che sui soliti noti e su allestimenti faraonici (purtroppo non è così: i cantanti costosi continuano a essere costosi e giovani validi professionisti con meno nome faticano ad avere continuità di lavoro)
5)Nessuno pone in evidenza che si vuole ridurre un FUS che già quando fu istituito costituiva una risibile percentuale del PIL. Nessuno pensa che il sostegno pubblico debba essere tale da coprire tutti i costi, ma che continui ad avere un ruolo preminente questo è importante
6)Intristisce che le nostre classi dirigenti dimentichino così frequentemente che l'Italia è importante nella storia della musica. La lingua italiana si studia anche perchè è la lingua della musica e dell'opera!
Ci piacerebbe che il vostro pregevole inserto fosse attento osservatore di questi aspetti
Grazie dell'attenzione.
Distinti saluti

Giovanna Gatta

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