OPINIONI
N°2
Pubblicchiamo ormai
sotto il titolo "opinioni"
le contribuzioni dei soci e non soci.













Menu principale
Guida al sito



















































Una mia amica, che non vuol comparire nella polemica, ha inviato a me, anziché agli abbadiani ,questa lettera. A me sembra interessante ed io quasi quasi la pubblicherei perché se non altro è dissonante rispetto a quelle pubblicate, scritte certamente con il cuore, un po' meno con spirito critico (se permetti).

(...)

Antonio Augusto Rizzoli
---------------------------------------

Sono decisamente a favore delle orchestre stabili: sono il segno, il mezzo, l'occasione di una cultura, anzi di una civiltà che noi italiani abbiamo da tempo perduto.

In Germania, dove il pubblico è educato all'ascolto della musica - lei sarà d'accordo con me - ogni grande città ha almeno tre grandi orchestre stabili e resta spazio per orchestre e gruppi cameristici; quasi ogni piccola città ha la sua orchestra stabile ed i cittadini - beh, sì, forse non tutti, ma parecchi - fanno il tifo per la loro orchestra come da noi si fa solo per le squadre di calcio e le riconoscono tangibile dignità, pagando biglietti non proprio a buon mercato; i biglietti omaggio sono quasi inesistenti (per una orchestra di serie A, quando va bene, non più di 10 su 1000, ed in certe occasioni nemmeno uno)

L'italiano medio, caro professore, non è educato ad ascoltare la musica e le orchestre stabili spesso non sono motivate allo studio e, come si suol dire, si siedono.

Da noi c'è bisogno del grande evento - che certe volte è grande davvero, ma non è detto che tutti ne colgano la grandezza, anche se pagano biglietti salatissimi, e certe volte è soltanto kitsch; perciò si rimescolano le carte, si creano nuove combinazioni, si spendono tanti quattrini, si fa grande battage pubblicitario, talvolta anche la TV.....e allora l'italiano si accorge che esiste la musica.


L'ho letta ma non mi sembra coerente al cento per cento perchè dopo aver detto che preferisce le orchestre stabili, dice anche che spesso da noi "si siedono"! Quindi non è detto che la ricetta sia buona per tutti i Paesi! Per il resto sono d'accordo sulla differenza di cultura, sensibilità e abitudine alla musica che c'è in Germania rispetto all'Italia. Sulla conclusione poi della necessità del grande evento qui in Italia per richiamare l'attenzione del pubblico e del rimescolamento di carte (immagino che volesse dire fare una formazione orchestrale non stabile come ha fatto ora Abbado) come escamotage per creare il grande evento, bisogna dire allora che non è il solo "trucco" che abbiamo visto, e non certo il peggiore; ci sono altre operazioni definibili kitsch con maggior merito, come il tour della speranza, o quello che sia, nelle zone più disastrate del mondo che ogni anno ripropone Muti (ultima tappa è stata a Damasco, con un concerto fra i peggiori che ho mai sentito, il che questa estate ci ha tolto la diretta del Parsifal di Boulez da Bayreuth, cosa che non ho ancora mandato giù...), ma nessuno l'ha censurata - e tanto meno il Sole-24 ore - !!!!

(...)
Attilia








Attuale

Attualità

Gli editoriali
del CAI



Scriverci
(diventare socio, prenotare)

Email