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Fabio Sartori parla della sua esperinza con Claudio Abbado

La nostra amica Giulia Bassi ha intervistato il giovane tenore trevigiano Fabio Sartori, Adorno a Berlino e futuro Adorno a Ferrara, Parma, Bolzano.

<Ad un certo punto della cena squilla il mio cellulare. Lui lo prende e con un sorriso risponde: sono Claudio e avvia una simpatica e scherzosa conversazione facendo divertire tutti i presenti. Anche dal punto di vista umano, Claudio Abbado è riuscito a stupirmi, non solo come musicista. Era quella la terza cena che lui offriva a noi cantanti a Salisburgo. Nella mia carriera è la prima volta che mi capita>. Non usa mezze parole il tenore Fabio Sartori, apprezzato interprete di Gabriele Adorno nel Simone Boccanegra? di Berlino (27 e 29 novembre 1999) e del Capitano nonché ?copertura? di Roberto Alagna in quello di Salisburgo. La sua ineccepibile prova in entrambe le situazioni gli ha fatto meritare l?assegnazione del ruolo di Adorno nelle cinque recite di Simon Boccanegra in programma a Ferrara, Parma e Bolzano tra maggio giugno prossimi. Sartori tra l?altro ha rivestito questo ruolo anche nell?antegenerale di Salisburgo dopo la rinuncia all?ultimo momento dello stesso Alagna. Sia il regista Peter Stein che lo stesso Abbado gli hanno rivolto grandi complimenti raccolti da lui con molto onore, tanto che –ci ha confessato- sta facendo di tutto per studiare a puntino la parte che dovrà sostenere, nonostante la sappia già. Dopo l?incontro con Abbado, il trentenne tenore trevigiano si sente rimesso a nuovo. <La principale caratteristica del mio canto è il pathos. Durante l?audizione che ho sostenuto a Ferrara l?anno scorso - spiega Sartori - Abbado è rimasto favorevolmente colpito da questo mio modo di cantare, e così sono stato scelto. L?esperienza successiva delle prove del Simone a Berlino è stata indimenticabile. Tra i molti aspetti che mi hanno colpito c?è senza dubbio la cura estrema di tutte le parti: per lui non esiste la distinzione in parte principale o secondaria, tutte hanno la medesima importanza. Semplicemente magistrale la sua maniera di condurre i concertati dove all?occorrenza cerca di tirar fuori i ?piano? nelle sue più infinite sfumature. In quelle situazioni, provate infinite volte, ci ha insegnato a preparare l?ingresso delle altre voci senza alcuna forzatura. Lui stesso con grande precisione ritornava su alcune sequenze cercando di adattare in un formidabile equilibrio le timbriche delle voci con quelle degli strumenti>. Sartori non nasconde che l?esperienza con Abbado sia stata come un?impagabile lezione da mettere in pratica per il futuro <Sempre che altri direttori capiscano -puntualizza-. Dopo la Messa da Requiem che ho cantato in Giappone nell?ambito della tournée della Scala, sono stato contattato dallo stesso teatro per una serie di opere tra cui Trovatore e Macbeth che ho rifiutato: il primo perché mi sembra fuori luogo o quanto meno prematuro, il secondo perché veniva a coincidere precedenti impegni che ho già preso. Mio preciso intendimento è quello di non bruciare le tappe cantando tutto e subito ma diluire gli impegni senza fretta accettando soltanto quello che può essere adatto alla mia voce >. Adesso Sartori è impegnato nella grande e sfarzosa produzione della Jérusalem di Verdi che inaugurerà a partire dal 18 novembre la stagione Lirica del Carlo Felice di Genova: un evento molto atteso che vedrà sul podio Michel Plasson con la regia di Ermanno Olmi. I cantanti lavorereranno sul palcoscenico aperto: 16 metri per 10 con una profondità di 10. Si parla anche di 450 costumi disegnati da quel grande mago che si chiama Danilo Donati>.

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