La cronaca del Wanderer

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Il Wanderer torna da Vienna, dove ha assistito all'intero ciclo Beethoven

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La cronaca del Wanderer
N°18

Beethoven, Abbado, Roma, Vienna


LE SINFONIE DI BEETHOVEN: "COSE" MAI ASCOLTATE
di Giulia Bassi

"Questo brano mi sembra di non averlo mai ascoltato eppure lo conoscevo molto bene..". Suonano pressappoco così la maggior parte dei commenti di coloro che seguono i concerti di Claudio Abbado. Niente di più vero ora per le 9 sinfonie di Beethoven eseguite tutte d'un fiato, insieme ai 5 Concerti per pianoforte, a Santa Cecilia a Roma e quindi al Musikverein di Vienna. Come può essere - ci domandiamo - che per brani così noti si possa dire: sembra la prima volta che li ascoltiamo? Eppure Abbado ci fa vedere - partitura alla mano - che la sua lettura corrisponde a quanto scritto dal compositore. Ma è lui stesso a rendersene conto: - "Si può sempre scoprire qualcosa di nuovo in queste Sinfonie" - ammette candidamente a conclusione della bella intervista riportata nel libretto che accompagna l'edizione dell'integrale discografica della DG con i Berliner Philharmoniker uscita di recente. E coloro che hanno ascoltato quei CD e ancor più gli splendidi concerti di Roma e di Vienna - con risultati ancora sorprendentemente diversi tra loro - lo riconfermano. Anzi aggiungono: non è stato solo un ascolto, ma qualcosa di molto più. Il riferimento va all'intera "impostazione" interpretativa dei celeberrimi capolavori restituiti dalla bacchetta di Abbado attraverso una grossa lente d'ingrandimento. E paradossalmente, proprio perché si conoscono, tutti senza distinzione, e alcuni in modo "inesorabile", l'effetto del nuovo è stato più profondo e quasi tangibile. Il segreto? Una concomitanza di fattori, da ricercare a nostro avviso nell'atteggiamento del suonare da parte dei Berliner. Abbado ha da sempre cercato il "modo di suonare insieme, come si fa nella musica da camera". E' così questi strumentisti già di per sé magnifici, cesellano la loro parte come solisti di un insieme cameristico dove anche le minuzie risultano essenziali ai fini di un'interpretazione perfetta. La grande orchestra così impostata, anche alle prese con le conosciutissime 9 Sinfonie di Beethoven, riesce a trasformarle in altrettanti scrigni ricchissimi di autentiche sorprese. Oppure in immensi mosaici dove ogni elemento, dal fraseggio, agli accenti, alle dinamiche, si coglie con semplice trasparenza. Da qui tutto il nostro stupore di fronte a "cose" mai ascoltate come il Finale della VII Sinfonia o addirittura l'intera Quinta che ci è apparsa come una musica dai mille volti, imprendibile. L'inesorabilità dell'inciso iniziale che si riscopre in tutti gli altri tempi, in questa lettura di Abbado si infila come una lama radente. Tutto è cristallino ma tutto precipita e la leggerezza ed il nitore si sposano con pregnanza e profondità. Assolutamente sorprendente lo "stacco" tra il III e il IV movimento dove un'apparente sosta sembra contenere l'energia esplosiva che pervade quest'ultima parte, che piomba addosso irresistibile e non si può che rimanerne attoniti e rapiti. Tra le alte novità: il terribile "temporale" della Sesta dove le sferzate sonore dei contrabbassi diventano terribili come una schiera di ottoni. E ancora la sensazionale Ottava la cui difficoltà di lettura, superata in maniera stupefacente, ha messo davvero in risalto - ammesso che ce ne fosse stato bisogno - l'assoluta preparazione degli orchestrali. Per finire la Nona, presentata in una versione intima ma incisiva, per nulla magniloquente: una incredibile fucina di colpi di genio. Queste Sinfonie sono state presentate dunque come mosaici immensi dove questo aggettivo sta proprio a sottolineare anche il grande impatto sonoro in relazione al ristretto numero degli strumentisti. Il grande senso musicale di Claudio Abbado, unito alla sua vasta cultura ed esperienza, ha permesso che questi capolavori fossero filtrati e cuciti come tante proiezioni di un'unica mente geniale. Assistere a tutto il ciclo ha significato davvero penetrare con facilità nel genio beethoveniano, in tutto quello che di più mirabile ha creato. Accanto al nuovo si sono ascoltati echi della tradizione passata, a partire dai contrappunti palestriniani per poi risalire a Monteverdi, fino ai classici e perfino ad avvertire anticipi sulla futura musica del novecento. E Abbado continua a stupirci più semplicemente che mai.