Per moltissimi anni, da semplice ma attento fruitore di musica, ho conservato in cuore alcune certezze.
Eccole:
1°) le migliori sinfonie di Beethoven sono quelle di numero dispari, con l?esclusione della prima;
2°) la prima e la seconda sono state composte nel solco di Mozart. Sono chiamate appunto "mozartiane" e sono piacevoli, anche se prive di una precisa autonomia;
3°) Beethoven è spesso pletorico; l'enfasi è nascosta dal grande mestiere e la sua musica affonda talvolta nel mare della retorica, anche se approda, prima o poi, a buon fine;
4°) la quinta sinfonia, la mia preferita, è un coacervo di pugni nello stomaco ed è più che comprensibile (se è vero) che alla prima di Vienna, nel 1808, all?attacco dell'ultimo tempo, un granatiere di Napoleone si sia alzato in piedi, gridando: "Viva l'Empereur";
5°) delle sinfonie di Beethoven basta, talvolta, il solo ricordo di una buona esecuzione.
Ebbene, ho ascoltato a Vienna il ciclo beethoveniano diretto da Claudio Abbado. E le mie certezze sono svanite, una dopo l'altra. Annullate, cancellate.
Il grande Claudio, questo genio cresciuto in casa nostra, mi ha spiegato coi suoni cos'è Beethoven, cosa sono le sue sinfonie, che non ce n'è una più bella dell'altra, che ciascuna di esse è una meraviglia autonoma, che ciascuna vive senza il soccorso dell'altra e che ciascuna è un aspetto della nostra vita. Mi ha detto che tutte le sinfonie sono perle di una stessa collana e che senza di esse forse la vita non è degna di essere vissuta; mi ha spiegato come giochino in orchestra i vari strumenti, quale sia il loro peso, la loro cifra indimenticabile, come le pause siano rapportate ai suoni, come i suoni si concatenino tra loro; come ci si serva, infine, di un'orchestra straordinaria, usata talora in forma cameristica, talora veemente, talora struggente, talora dolcissima.
Ho scoperto un nuovo musicista, Ludwig, nato ieri, anche se morto duecento anni fa; Claudio gli ha tolto la muffa del tempo, ha ripescato le sue musiche, come un sommozzatore, qualche tempo fa, ha scoperto, in fondo al mare, i bronzi di Riace.
Che sono stati puliti a dovere dalle incrostazioni, dovute al lavorio del tempo e del mare.
Il nostro sommozzatore si chiama Claudio Abbado.
Una grande lezione che, a me, pare una benedizione.
Grazie, Ludwig! Grazie, Claudio!
Camillo Mariani
Arcisate, 4 marzo 2001
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