Salzburg 2002

Anteprime/Prime impressioni (4): La Repubblica

La Repubblica, 24 marzo 2002

Ieri sera a Salisburgo ha debuttato il suo allestimento di "Parsifal" diretto da Abbado

Stein: Wagner deve restare nazista
Il regista tedesco polemizza con il Festival di Bayreuth

"Inutile tentare di occultare l´improbabile apparato mitologico, le sue pesantezze"
DAL NOSTRO INVIATO
LEONETTA BENTIVOGLIO


Salisburgo -
«Wagner? Non va affatto "denazificato", ma restituito così com´è, coi suoi barocchismi, le pesantezze, l´apparato mitologico improbabile o grottesco: completo, insomma, di tutti quegli elementi che si sono facilmente prestati a una strumentalizzazione da parte del nazismo». Inaccettabile, dunque, la posizione del Festival di Bayreuth, che a più riprese ha tentato di occultare questa sostanza in messe in scena forzatamente (e inopportunamente) «denazificanti» delle opere wagneriane.
Così, con durezza e sprazzi di humour, il regista Peter Stein, già fondatore e guida della leggendaria Schaubühne di Berlino, da sempre considerato uomo di teatro "di sinistra" e noto come anti-wagneriano radicale (tempo fa definì i testi di Wagner «inaccettabili e ridicoli», pieni di «alliterazioni e assonanze imbecilli»), parla del compositore di Parsifal, l´opera diretta da Claudio Abbado di cui Stein ha appena montato la regia (il suo spettacolo ha inaugurato ieri sera il Festival salisburghese di Pasqua).
Durante un incontro ristretto, organizzato dall´Università di Salisburgo nell´ambito di un simposio sulla figura di Kundry (unico personaggio femminile di Parsifal), Stein, alla vigilia del debutto, ha furoreggiato per un´ora e mezza sul suo rapporto violentemente conflittuale col mondo di Wagner, «la cui forte negatività», ha segnalato, si esprime, oltre che in un´esplicita misoginia (come l´asservimento di Kundry dimostrerebbe in pieno), «in una concezione drammaturgica molto limitata e in uso della lingua tedesca ridotto a "maschere" stilistiche».
E se Stein (ebbene sì) di Wagner non disdegna la musica, d´altra parte lo accusa di «servirsi dell´opera per proiettare spudoratamente nel cosmo il proprio ego». Il regista tedesco, che aveva 7 anni alla fine della guerra, spiega di sentirsi inevitabilmente parte di quella cultura teutonica del diciannovesimo secolo che ha generato gli elementi più odiosi dell´estetica wagneriana, inclusi i cascami ideologici. E confessa di essersi salvato dal loro pernicioso influsso «grazie alla filosofia francese e all´amore italiano» (Stein è sposato con l´attrice italiana Maddalena Crippa, n.d.r.).
Ma allora, perché affrontare Parsifal? «Soprattutto perché me lo ha proposto Abbado, con cui ho già collaborato felicemente in passato. Quando si è gravemente ammalato mi sono spaventato molto, ed è stato in quel periodo che ho aderito al suo invito: avrei detto di sì a qualsiasi cosa mi avesse chiesto. È un musicista da cui c´è sempre da imparare».