La cronaca del Wanderer

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Il Wanderer - nostro socio Ermanno Lupezza - racconta la sua delusione di fronte alla regia di Peter Stein (Parsifal - Salisburgo 2002)

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DOSSIERS

L'album dei nostri ricordi, l'archivio della nostra attività, le nostre emozioni, tutto questo alla pagina
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WANDERER'S STORY:
- cronaca 1(Boccanegra - Berlino)
- cronaca 2 (Abbadium Bug)
- cronaca 3 (Ferrara: Così fan Tutte)
- cronaca 4 (Salzburg: Simon Boccanegra)
- cronaca 5 (Aix, Makropoulos)
- cronaca 6 (Orange, Racconti di Hoffmann)
- cronaca 7 (Hannover, Concerto)
- cronaca 8 (Salzburg, Les Troyens) 
- cronaca 9 (Bolzano, concerto Boulez)
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cronaca 10 (Faust di Peter Stein ad Hannover )
- cronaca 11 (Fabio Vacchi a Salisburgo)
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cronaca 12 (I Berliner Salisburgo)
- cronaca 13 (Nono a Venezia)
- cronaca 14 (Il ritorno di Abbado)

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cronaca 15 (Tristan und Isolde , Tokyo 2000)
- cronaca 16 (Requiem di Verdi a Berlino 1)
- cronaca 17 (Requiem di Verdi a Berlino 2)
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cronaca 18 (Beethoven a Vienna)
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cronaca 19 (Beethoven a Vienna)
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cronaca 20 (Beethoven a Vienna)
- cronaca 21 (Falstaff a Salisburgo)
- cronaca 22 (Mahler VII, Berlino)
- cronaca 23 (Simon Boccanegra, Ferrara)
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cronaca 24 (Impressioni dalla tournée Boccanegra)
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cronaca 25 (Impressioni da Cincinnati Opera)
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cronaca 26 (Teatro alla Scala, stagione 2001-2002)
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cronaca 27 (Festival di Pesaro 2001)
- cronaca 28 (Abbado a Lucerna)
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cronaca 29 (Berlino, 27/09/2001)
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cronaca 30 (NYC)
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cronaca 31 (NYC)
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cronaca 32 (NYC)
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cronaca 33 (NYC)
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cronaca 34 (Parsifal a Berlino)
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cronaca 35 (Berlino: Beethoven - Mendelssohn)
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cronaca 36 (A Berlino per Schumann)
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cronaca 37 (in viaggio verso gli Arcimboldi)
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cronaca 38 (Parsifal Salzburg)
-
cronaca 39 (Parsifal Salzburg)
-
cronaca 40 (Parsifal Salzburg)
-
cronaca 41 (Salzburg 2002)

Speciale 1 (Loggione)

PERSONAGGI
Piero Farulli
Romano Gandolfi
Pierre Boulez
Euro2000
Andrea Concetti

La cronaca del Wanderer
N°39



Cronaca di una delusione



PARSIFAL
Berlino - novembre 2001
Salisburgo - marzo 2002
Quattro mesi separano questi due avvenimenti.

Il Parsifal di Berlino è stato realizzato in forma semi-scenica alla Philarmonie e l'evento, come è stato ribadito, rimane un punto di riferimento sull'interpretazione, dell'ultimo monumentale capolavoro di Richard Wagner, da parte dei Berliner sotto la direzione di Claudio Abbado: in quell'occasione si trattava di una totale rappresentazione della musica in quanto gli essenziali movimenti scenici si integravano con l'orchestra.

Ma il Parsifal è anche teatro e si intuisce quanto sia difficile rappresentarlo per i suoi contenuti filosofici e religiosi e si dovrebbe evitare di mettere in scena il già visto cadendo in facili banalità.
Il trend comune è di realizzare delle regie provocatorie e dissacratorie: ben vengano! Forse a Salisburgo le intenzioni erano queste, ma non mi sembra siano state realizzate.

E' noto che Peter Stein non ama Wagner, la prima domanda che viene spontanea: "perché allora si è cimentato con Wagner e proprio con il Parsifal?" Ammettiamo, come ho già detto, che Stein avesse voluto dissacrarne appunto i riti religiosi, ma per fare questa operazione era necessaria una sottile ironia che qui è mancata, si è rappresentata l'azione scenica fedelmente con le didascalie di Wagner, (questa affermazione non è una contradizione, va bene per un neofita che segue pari, pari, il racconto, ma qui siamo a Salisburgo, dove ci si aspetta qualcosa di innovativo) calcando, semmai ,ancor più la mano: ed ecco la rossa lampadina che viene fatta accendere nel calice del Gral, ancora la lampadina rossa sotto la punta della sacra lancia, l'esagerata ferita di Amfortas (che sappiamo essere più simbolica che reale), l'insopportabile infantile trovata dell'aureola, che simula il bordo di un laghetto, nella scena del Venerdì Santo, e che viene fatta elevare sopra il terzetto dei cantanti a mò di benedizione; nel primo atto (mi si perdoni se non procedo con ordine) quella scena bella, per i critici, ma per me da vecchio presepio con il particolare del cigno che, colpito, precipita, obliquamente, per poi essere portato in scena in barella.
Nel secondo atto che cosa se ne fa un mago (Klingsor) di un una parabola da radar? Ah! " attualizzazione!!! "e le saffiche fanciulle fiori? E Kundry che deve sedurre Parsifal montando e scavalcando le siepi di un ipotetico labirinto? Il culmine del ridicolo( il pubblico ha riso) si è avuto quando Klingsor scaglia la lancia che si avvia, lemme, lemme, attraverso un filo d'acciaio, per oltrepassare la posizione di Parsifal, e poi indietreggiare per essere staccata dallo stesso Parsifal! E i colori? E' stato usata l'intera gamma dell'arcobaleno: vent'anni fa Attilio Colonnello, all'arena di Verona, stupiva le folle turistiche con questi effetti, ora assunti da un orientamento minimalista. E dal momento che se ne sono visti di tutti i colori mi fermo qui.

Gli interpreti? Non tutti eccezionali. La migliore comunque Violeta Urmana, musicalissima nelle parti liriche, ma in difficoltà per la veemenza vocale che occorre nel finale del secondo atto. Parsifal, Moser, sufficiente, ma scenicamente, se nel primo atto era coerente, si è sempre comportato da "Ganser"(papero), come lo apostrofa Gurnemanz.

Peter Stein, con i suoi scenografi e costumisti, se avessero seguito i prodigi dei Berliner, sotto la stupefacente direzione di Claudio Abbado , avrebbero trovato una adeguata ispirazione per la loro realizzazione scenica, inventandosi una fede che evidentemente qui latitava, come, anche se l'esempio è spropositato e lontano da noi, fu per il Caravaggio, uomo dissoluto, ma che ebbe il genio di fondere il sacro con il profano.

Un'occasione quindi mancata per uno spettacolo che poteva essere un punto di riferimento scenico da affiancare all'evento di Berlino.
Ermanno Gloria