La cronaca del Wanderer

Il Wanderer può essere tutti noi.

Non ti è mai capitata la voglia di scrivere su un avvenimento musicale o su uno spettacolo? Scrivi alla redazione del sito e manda il tuo articolo, la tua riflessione, una citazione, una nota, tutto quello che ti passa per la testa e che ha rapporto col mondo degli abbadiani. Il CAI ti offre il lusso di essere il giornalista per una sera, approfitane e scrivici precisando, "per la cronaca del Wanderer"

Il Wanderer racconta il viaggio per raggiungere il Teatro degli Arcimboldi, dove la Scala si è di recente trasferita.

Ritornare all'attualità

DOSSIERS

L'album dei nostri ricordi, l'archivio della nostra attività, le nostre emozioni, tutto questo alla pagina
Dossiers.

WANDERER'S STORY:
cronaca 1
cronaca 2
cronaca 3
cronaca 4
cronaca 5
cronaca 6
cronaca 7
cronaca 8
cronaca 9
cronaca 10
cronaca 11
cronaca 12
cronaca 13
cronaca 14
cronaca 15
cronaca 16
cronaca 17
cronaca 18
cronaca 19
cronaca 20
cronaca 21
cronaca 22
cronaca 23
cronaca 24
cronaca 25
cronaca 26
cronaca 27

cronaca 28
cronaca 29
cronaca 30
cronaca 31
cronaca 32
cronaca 33
cronaca 34
cronaca 35
cronaca 36

Speciale 1 (Loggione)

PERSONAGGI
Piero Farulli
Romano Gandolfi
Pierre Boulez
Euro2000
Andrea Concetti

La cronaca del Wanderer
N°37



Wanderschaft verso gli Arcimboldi




Questo sabato sera, piove in modo continuo. La città corre sotto gli ombrelli. Sono le 21.30, voglio tornare a casa. Ma, un pannello stradale m'invita a dirottarmi...Vedo infatti: "Teatro degli Arcimboldi". Gli amici me ne hanno parlato tanto, pare che sia un bel Teatro, con i vetri un po' fragili soprattutto quando il corpo di ballo del Teatro alla Scala interpreta "Excelsior" con la sua leggerezza abituale, pare che la visione sia perfetta, i posti tanti, l'acustica buona...Tutte qualità che non mancherò di verificare quanto prima...ma per prepararmi all'avvenimento, mi sono dirottato stasera verso la stazione Greco, per ammirare dall'esterno il bel oggetto.

Sono arrivato in fondo a Via Melchiorre Gioia, sapete, laddove pochi vanno, aldilà delle ultime case, sotto i ponti della Ferrovia, sopra i ponti della Ferrovia, dritto, poi a destra, poi a sinistra..cominciano i lavori in corso, ma seguo le indicazioni numerose che mi dirigono verso il Sanctus Sanctorum. Sono davanti alla stazione Milano Greco, stazione di banlieue, vecchiotta, che si affaccia davnati al retro del Teatro, in mezzo ad impalcature, lavori e immensi palazzi vuoti, pieni di uffici, pieni di aule universitarie...Stasera, non c'è università, non c'è Teatro, non c'è nulla, è deserto...Seguo ancora l'indicazione fatidica, la strada è dissestata, la pioggia invade tutto..paesaggio da romanzo nero...Passo a sinistra, una viuzza buia..poi arrivo su un vialone deserto, ma illuminato...ci siamo..ci siamo...

Vedo una grande vetrata, come la parte anteriore di una nave da crociera..si..si..L'architetto, noto professore all'Università di Venezia aveva la vista diretta sulle navi da crociera della Costa Line...Gli ha riprodotti..Che idea originale ! Un teatro che è una nave! Un'idea proprio Felliniana...Si conosceva a Parigi la Grande Boutique...Adesso abbiamo le Grand Paquebot. Altri tempi...

Ma non voglio emettere altre osservazioni sull'opera Gregottiana, anche se ritengo personalmente questo archittetto come mediocre, malgrado la sua fama e la sua potenza...Quando un paese ha un Renzo Piano o un Massimiliano Fuksas, non si dovrebbe commettere con i Gregotti del caso. Ma questo è un'altro problema..De Gustibus....

Quello che mi stupisce, e che mi fa riflettere sul senso urbanistico degli Edili milanesi, è proprio l'idea di costruire un Teatro là. Non ho nulla contro la costruzione di un nuovo Teatro a Milano, povera di veri Teatri mentre ne aveva centinaia all'inizio dell'Ottocento, anzi, dobbiamo salutare e la decisione e la rapidità di costruzione, inabituale nel paese della Fenice o del Petruzzelli. Ma per me costruire un Teatro non è un gesto gratuito, è un gesto urbanistico forte, che richiede riflessione, lungimiranza. Mi auguro che fra dieci anni migliaia di abitanti rendano vivace la zona, ma mi sembra che prima si stia pensando ad uffici e università, tutti centri di vita diurna..mentre gli Arcimboldi è un centro di vita notturna...Il Teatro è un centro di vita, e deve essere al centro della vita, perché il Teatro è vitalità. Invece, di vita non c'è ne attorno, nessun bar, nessun ristorante, una stazione poco utilizzata, dei cantieri, dei luoghi di lavoro...Nessun centro abitato.

Certo, salutiamo la scomessa di vedere là svilupparsi una vita provocata dalla presenza del Teatro. Come i miei connazionali hanno fatto per l'Opéra Bastille...Ma la zona della Bastiglia era già una zona popolare, popolata, di artigiani, di piccoli ristoranti, la Parigi dei Faubourgs...Qua la zona è la zona di nessuno.

Allora che si proceda in altra maniera...Che si cerchi a creare vita attorno, e che si cominci dai mezzi pubblici. Un mezzo rapido, moderno, dovrebbe attirare la gente. Invece, come per Malpensa, si costruisce prima, si pensa dopo alle relazioni stradali, ai mezzi pubblici. Pare che ci sarà una linea tramviaria rapida..quando..come..? C'è una stazione dietro, sette minuti dalla Centrale o da Garibaldi..Non era possibile trattare con "Trenitalia" ossia le Ferrovie dello Stato per una relazione locale rapida, magari un po' divertente, un treno opera ad esempio, che fa ascoltare la musica dello spettacolo che si va a vedere "Stasera, prendiamo il Trenopera", anche le FS potevano fare la loro pubblicità...

No..c'è la solita navetta aranciona, efficiente senza dubbio, ma dove c'è il tocco di fantasia, il tocco di intelligenza, che farebbe da questo viaggio lungo qualcosa di seducente..Ma a Milano, si pensa poco ai mezzi pubblici come strumento di seduzione, al contrario di tante città estere, il Milanese preferisce spostarsi in Fuoristrada (anche se, nel caso degli Arcimboldi, il Fuoristrada potrebbe convenire....).

Allora a poco a poco, mammano che la zona diventerà umana, forse diventerà umano anche andare agli Arcimboldi, perché la Legge del Teatro è terribile: si fa Teatro là dove c'è Umanità, non Centro direzionale o Universitario: U-ma-ni-tà cari amici Lombardi, si confa con Cul-tu-ra...Ma questa parola a Milano non sembra di moda, si preferisce, appunto moda, fiera, soldi, apparenza...

Come stupirci allora che questo Teatro abbia delle difficoltà a trovare il suo pubblico: I grandi managers che gestiscono il più-grande-teatro-lirico-del-mondo hanno avuto la politica esattamente opposta. Hanno per anni puntato sul luogo Scala, e sul nome Scala, come prodotto, come "scatola regalo", hanno puntato sul contenente e non il contenuto, hanno puntato sull'apparenza e non sull'umanità, ne sulla cultura. Adesso che il contenente non c'è più, chi se ne frega del contenuto!

Il bancario, l'invitato, lo sponsor potevano sentirsi lusingati, anzi, distinti, di essere "alla Scala", poco importava allora se Muti dirigeva bene Traviata o Macbeth, se la Guleghina o la Gorciakova cantavano. L'importante era di "esserci", di essere visto...ed era importante ! Essere visto agli Arcimboldi, per questo tipo di pubblico, non ha più valore che farsi vedere un giorno qualsiasi al reparto pesci dei mercati generali ! Allora intere file della sala sono vuote...e per di più il Teatro cade a pezzi (di vetro)!!

I grandi managers che gestiscono il più-grande-teatro-lirico-del-mondo hanno forse creduto che bastava dire: "la Scala si sposta" per far muovere il pubblico "Rome n'est plus dans Rome, elle est tout où je suis". Purtroppo, si sono affidati ad un pubblico che dei programmi non si interessa tanto, e hanno disprezzato il pubblico che invece viene fino a Greco, nel fango, tra le impalcature e le stazioni deserte, per ascoltare musica... Se questo poteva far ritrovare al Teatro alla Scala un vero pubblico di melomani, sarebbe il primo miracolo degli Arcimboldi...Ma non credere, anche se è Gregottiano, anche se è lontano, anche se non c'è il Tram, sono pronto ad amarlo, questo Teatro, basta che un geniale direttore (chi?) sappia farci soffiare lo spirito e l'anima...

Guy Cherqui