La cronaca del Wanderer

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Il Wanderer torna da Pesaro, dove ha visto le prove generali degli spettacoli in cartellone.

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La cronaca del Wanderer
n°27

Passegiata pesarese 

Uno dei grandi piaceri dell'estate è di andare a Pesaro. Rossini, mare, vacanza, sole. Tutti gli ingredienti favorevoli ai piaceri del Festival estivo. Certo, la riviera Adriatica è una mostra permanente di tutto quello che l'architettura produce di più volgare e di più orrendo, ma c'è anche il charme di vecchie ville Liberty, di un centro città tranquillo dal fascino provinciale. Insomma, Rossini ha fatto bene a nascere a Pesaro!
Tra l'altro, il Festival ormai lavora su tre strutture diverse, il Palafestival per le grandi regie macchinose, il Teatro Rossini per le opere richiendendo più intimità, e l'auditorium Pedrotti per le farse. Quest'anno , il Teatro Rossini è chiuso per restauri: il festival si è istallato nei giardini di una villa neoclassica, la villa Caprile, costruendo un autentico Teatro Romano (di legno) in mezzo a pini e cipressi, dove buona parte delle scene sono fatte dal parco stesso.

Una volta di più si è verificato quanto Pesaro è un Festival "serio", nel senso che funziona perfettamente, appoggiato alla ricerca musicologica rossiniana, e che produce spettacoli che sono autentici punti di riferimento, come devono essere produzioni da Festival. Tanto per la sceltà dei cantanti, che per le scelte registiche e per l'apparato tecnico, questo festival è un modello che potrebbero seguire tante istituzioni. Solo la sceltà dei direttori qualche volta sembra al di sotto del livello registico o vocale.
Alberto Zedda torna come direttore artistico quest'anno presentando un cartellone esigente al livello musicologico, e sorprendente per le scoperte che abbiamo fatto.

Le Nozze di Teti e di Peleo è una Festa Musicale in giardino, composta da due cantate rossiniane (Giunone e Le Nozze di Teti e di Peleo, con brani di opere popolari del maestro pesarese). Pier Luigi Pizzi ne ha fatto un incanto, strutturando il palcoscenico in due tempietti dorici, con il fondo il parco, illuminato in modo di comporre un autentico quadro alla Leonardo Ricchielli (vi ricordate gli sfondali del IV atto delle Nozze di Figaro di Strehler...). In questa cornice assistiamo ad un Festival di acrobazie rossiniane, con giovani cantanti (La Ciofi) o veterani eccelsi (Blake o la Podles). Direi che la messa in spazio di Pizzi è quasi "ronconiana" per la sua gioiosa ironia e ricorda molti spettacoli passati di Pizzi ma anche qualche volta "il Viaggio a Reims", anche per il dispositivo scenico (la passarella attorno all'orchestra). Una serata incantevole che ci fa anche dimenticare i cento gradini che abbiamo percorso per arrivare su!! (ma ci sono anche navette, con una logistica perfetta).

La Gazzetta è la "riscoperta" di un'opera buffa rappresentata nel 1816 a Napoli, tra "Barbiere" e "Cenerentola" e poi scomparsa...solo l'ouverture è ben conosciuta visto che Rossini la riutilizzera qauttro mesi dopo per Cenerentola....Opera ambientata a Parigi, è la classica opera buffa fatta di amori segreti, di padri ridicoli (un Bruno Pratico, padre napoletano irresistibile). Nella versione presentata, la regia di Dario Fo è una regia piena di gags utilizzando immagini stereotipate della Parigi anni 20 (Josephine Baker, Mistinguett, Charleston, les p'tites femmes...). Dario Fo riesce a farne una piccola revue "Folies Bergère" e ad integrare movimenti di Charleston o di Tango su una musica con la quale ovviamente non c'entra nulla, ma dando questo tocco di follia incredibile che rende il pubblico alla fine completamente entusiasta. Musicalmente, bei momenti, ma anche se l'orchestra Giovanile del Festival ha dato una buona prova, si aspetterebbe più vivacità dalla direzione di Maurizio Barbacini. Buoni tutti i cantanti con lode particolari a Stefania Bonfadelli, ottima cantante, ottima attrice, con una fisico da star americana, a Bruno Pratico ovviamente, e all'eccelso Antonino Siragusa ed a Laura Polverelli, perfetta nella sua irresistibile imitazione di Josephine Baker.

Pezzo duro del cartellone, "La donna del lago", in una nuova produzione di Luca Ronconi, diretta da Daniele Gatti, con un cast eccezionale, con una Mariella Devia protagonista, che cantava la parte di Elena per la prima volta. A dire il vero, l'opera non era delle mie preferite, drammaturgicamente lenta, con bellezze ma anche momenti più fiacchi....A Pesaro, se mi ricordo bene, non aveva convinto neanche la produzione Aulenti-Pollini e la critica internazionale non aveva molto apprezzato la direzione di Maurizio Pollini, che incise il disco poco dopo. Con Riccardo Muti alla Scala mi ricordo di una noia mortale della regia poco ispirata di Herzog, e della voce senza carattere ne emozione della Anderson. Ricardo Muti non mi aveva convinto...ascoltando le relative registrazioni, devo rivedere la mia opinione sulla direzione di Pollini, con la distanza degli anni, la sua "Donna del Lago" mi sembra decisamente ben più degna di interesse di quella scaligera: Ricciarelli, Valentini Terrani, ramey, Gonzalès sono pieni di emozioni, di sensibilità, e l'insieme da un risultato veramente eccezionale.

A Pesaro, la produzione di Luca Ronconi, a parte qualche effetto scenico (l'arrivo in barca di Elena, l'apparizione del castello del Rè) insiste sulle luci, sulle nebbie misteriose della Scozia mitica: Ronconi fa una regia "mistero" che dà un colore particolare all'insieme, di indiscutibile bellezza, giocando con le scene di Margherita Palli su diversi punti di vista. Ambiente misterioso, pesante, a volte inquietante, che ricorda i romanzi medioevali, che rammenta anche certi ambienti wagneriani, certe opere romantiche alla Weber. Tirando l'opera sul romanticismo nascente alla Walter Scott, rende l'opera affascinante.
Le prestazioni dei cantanti per una prova generale, sembrano ottime, Juan Diego Flores è decismante un artista di primissimo livello, in gran forma, Daniela Barcellona alla voce formidabile fa perfino forse gara con la Valentini Terrani: una prova eccezionale. Charles Workman sembra avere più difficoltà a reggere l'estensione del ruolo di Rodrigo, e Mariella Devia non è apparsa convincente in un ruolo forse troppo grave per lei: priva di emozioni, sembrava accumulare riserve per la prima...Daniele Gatti ha dato una prova dignitosa, ha saputo dare all'opera i ritmi giusti, sottolineando tutto quello che è topico nell'opera rossianiana: le costruzioni delle arie, la struttura dei concertati, assolutamente simili nell'opera seria e nell'opera buffa (che permetteva interscambi sorprendenti...). Mancava pero un tocco di sensibilità, una raffinatezza che regia e cantanti da parte loro avevano largamente offerto.

Comunque, sembra che il Festival sia partito per un grande successo, visto la qualità dei tre spettacoli cosi diversi tra di loro. Un'ultima nota: abbiamo incontrato Tiziana Fabbricini che prepara lo spettacolo sulle farse...una voce particolare e molto discussa forse troppo velocemente dimenticata e distrutta dal mondo crudele dell'opera. Avrebbe il suo posto anche lei nelle grandi compagnie di canto pesaresi.