La cronaca del Wanderer

Il Wanderer può essere tutti noi.

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Ritornato in Europa, il Wanderer manda queste impressioni newyorkesi.

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La cronaca del Wanderer
n°33


Abbadiani a New York


Un gruppo di Abbadiani itineranti a New York: 2 - 7 ottobre 2001
(attenzione, vedere anche la piccola galleria di immagini che corredano il rapporto)


Avevamo promesso un rapporto del nostro viaggio in America. Eccolo: non sarà un resoconto completo (manca la parte che riguarda Boston, dove solo quattro di noi hanno proseguito il viaggio, mentre nessuno ha potuto seguire la tournée a Chicago, Ann Arbor e Los Angeles), né un resoconto centrato unicamente sui concerti ascoltati alla Carnegie Hall, tre concerti sinfonici con i Berliner sotto la direzione di Claudio Abbado e un recital pianistico di Maurizio Pollini, tenutisi rispettivamente nei giorni 3, 5, 6 e 7 ottobre 2001.
Tutti concerti bellissimi, tutte esecuzioni di eccezionale livello (rimandiamo ai commenti della stampa per la valutazione critica), ma quello che ce li renderà indimenticabili è la circostanza del tutto particolare in sui si è inserito questo tour americano dei Berliner Philharmoniker.
L'attacco terroristico dell'11 settembre è ormai entrato nei nostri pensieri, nei nostri sogni (o nei nostri incubi?), ha sconvolto le nostre aspettative, le nostre speranze, condiziona e condizionerà ancora a lungo la nostra vita e i nostri progetti. Niente sarà più come prima e anche la musica, sicuramente il migliore messaggio di speranza e solidarietà che Abbado, Pollini e i Berliner potevano offrire all'America e a New York in particolare, viene vissuta in modo diverso sia da chi la esegue, sia da chi la ascolta.
Ecco quindi che le nostre emozioni di spettatori sono ingigantite e caricate di altri significati: Beethoven, protagonista dei programmi newyorkesi, come molti giornali locali hanno scritto, rappresenta la musica dei tempi di crisi e vi si può riconoscere di volta in volta l'orgoglio nazionale, la voglia di riscatto e di rinascita, la ricerca o la riaffermazione della libertà contro la barbarie, e tante altre cose ancora.
Il programma originale è stato infatti cambiato: i sei pezzi per orchestra di Anton Webern (ascoltati la settimana prima a Berlino in un'esecuzione perfetta) sono parsi troppo tragici per la circostanza, mentre la VII di Mahler, originariamente in locandina per l'ultimo dei tre concerti sinfonici, è parsa troppo pessimista per essere proposta ai newyorkesi a meno di un mese dall'attacco terroristico al World Trade Center.
Così, in un'atmosfera del tutto particolare, un gruppo di abbadiani itineranti (per lo più abbadiane), che hanno raggiunto il numero di 18 presenze la seconda sera, si è ritrovato a New York, ognuno con il suo bagaglio di sentimenti diversi nell'affrontare l'impatto con questa città in questo momento. C'era chi a New York non era mai stato e si chiedeva che impressione avrebbe avuto dalla Grande Mela, cuore dell'America, del Nuovo Mondo, protagonista della modernità e del progresso, colpita a morte proprio in uno dei suoi simboli, le torri gemelle del WTC, costruzioni ardite e superbe, che sfidavano il cielo di Manhattan e ne dominavano il celebre skyline. E c'era chi di noi a New York c'era stato varie volte, o che addirittura vi aveva vissuto, e che comunque amava questa città unica al mondo, e aveva voglia di tornarvi ora, come si corre da un amico ferito gravemente, bisognoso del nostro sostegno e del nostro affetto. Molti fra quelli che hanno superato incertezze e paure nell'affrontare il viaggio, hanno pensato che fosse quasi un dovere morale non rinunciare alla trasferta americana, così come il sindaco di New York ha esortato i suoi concittadini a non rinunciare a svaghi e divertimenti e a riprendere a frequentare teatri, sale da concerto, ristoranti, perché la vita deve riprendere e bisogna scacciare in ogni modo l'angoscia e la paura. Il suo intervento dal palcoscenico, prima dell'inizio del concerto del 3 ottobre, che inaugurava la stagione alla Carnegie Hall, è stato applauditissimo da un pubblico commosso che, in piedi, aveva cantato appena prima "God bless America" insieme ad un tenore del corpo di polizia di New York. La commozione ha preso anche noi, che non siamo né cittadini di New York, né cittadini americani e non ci ha lasciato più per tutto il concerto, da quando la bacchetta di Claudio Abbado ha dato l'attacco dell'Egmont, a quando si è abbassata sulle note conclusive del lungo bis generosamente concesso (le musiche rasserenanti della Rosamunda, regina di Cipro, di Schubert). Così si è concluso il primo dei tre concerti, con il pubblico entusiasta che applaude in piedi, con una partecipazione ed una gioia che non avevamo creduto possibili. Ci eravamo aspettati una città più depressa, ancora in ginocchio, con nessuna voglia di dedicarsi a svaghi e divertimenti, sia pure di livello culturale. E invece l'attività frenetica che caratterizza questa città, la gente per le strade, l'affluenza ai teatri, ai luoghi di ritrovo, ai ristoranti, ai negozi, la presenza di giovani e anziani nel famosissimo polmone verde della città, Central Park, ci sono apparsi appena diminuiti. Mancavano i turisti, questo sì, ma, al di fuori della zona del "ground zero", la zona del disastro, non si sentiva solo angoscia e disperazione, la vita era ripresa, anche se ad ogni angolo la tragedia ci veniva ricordata in tanti modi: dai messaggi di cordoglio espressi da istituzioni pubbliche e private, dai fiori deposti alle stazioni dei pompieri, eroi di questa catastrofe, dalle bandiere esposte dappertutto, dalle foto delle persone scomparse appese in Union Square, dai manifesti che invitano a ritrovare la forza e l'orgoglio della nazione, e da tanti altri segni ancora.
Certo, lo shock nella zona del ground zero è davvero terribile, ancora nettamente distinguibile l'odore di bruciato: la visione del disastro e delle rovine delle torri gemelle dalle strade perpendicolari alla Brooklyn all'altezza di quello che era il World Trade Center non ci lascia trattenere le lacrime, così come angoscioso è il via vai di camion che rimuovono e trasportano altrove i detriti, le macerie e le ceneri, cui sappiamo sono mescolati i resti umani di tanti innocenti sorpresi da una morte atroce mentre iniziavano una giornata di lavoro.
Ma torniamo ancora un momento alla musica: ne abbiamo ascoltata molta, fra prove e concerti, e ci è servita come elemento rasserenante per lenire l'impressione dell'orrore, come deve esserlo stata per il pubblico locale, accorso a gremire la sala (tutto esaurito per tutti i concerti) e che ha mostrato di apprezzare molto questo omaggio in musica portato da un'orchestra straniera - la prima orchestra ospite dopo i tragici fatti - e da due fra i massimi artisti italiani, Claudio Abbado e Maurizio Pollini, firmatari, insieme a Thomas Quastoff, il baritono che ha mirabilmente cantato i lieder di Mahler in programma la prima serata (tra cui il bellissimo "Ich bin der Welt abhanden gekommen" dai Ruckert Lieder), di un toccante messaggio che vi abbiamo già fatto conoscere e di cui trascriviamo qui di seguito la parte più significativa, a chiusura di questo resoconto, forse un po' scoordinato e sicuramente incompleto, ma scritto con ancora tutto il carico di emozione particolare che questo viaggio newyorkese ci ha lasciato:

John F. Kennedy disse una volta, in un momento critico della storia di Berlino "Sono un berlinese". In questo terribile momento vogliamo essere quelli che dicono a voi: "Siamo tutti Newyorkesi".
Dedichiamo questi concerti di New York e la tournée Americana a tutti coloro che hanno sofferto in questa immensa tragedia.
Carnegie Hall:
3 ottobre - Claudio Abbado - Berliner Philharmonisches Orchester - Thomas Quastoff baritono .
L. van Beethoven, Egmont Ouverture
Gustav Mahler, 4 lieder dal Das Knaben Wunderhorn e "Ich bin der Welt abhanden gekommen" dai Ruckert Lieder
L. van Beethoven, sinfonia n° 3

5 ottobre - Claudio Abbado - Berliner Philharmonisches Orchester - Maurizio Pollini piano.
J. Brahms, piano concerto n° 1
L. van Beethoven, sinfonia n° 7

6 ottobre - Claudio Abbado - Berliner Philharmonisches Orchester .

L. van Beethoven, sinf. n° 5 e 6

7 ottobre - Maurizio Pollini pianoforte -
L. van Beethoven, sonate n° 24 op 78 e sonata n° 23, Appassionata;
F. Chopin, ballate op. 23, op. 38, op. 47 e op. 52