LA CRONACA
Ferrara, 20 ottobre
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Irrealtà e sogno (2). (Mariavittoria Zocchi) Neanche un mese è intercorso fra i due happening abbadiani di inizio stagione, il 28 settembre Bologna e ora Ferrara. Due avvenimenti che hanno avuto una caratteristica comune, il senso della festa, della gioia, dell’inaugurazione. A Bologna la Mahler Chamber Orchestra guidata da Claudio Abbado ha, come suol dirsi, tenuto a battesimo, la neonata Orchestra Mozart con un programma degno dell’occasione, W.A.Mozart: “Ouverture dalle nozze di Figaro”; “Concerto per pianoforte e orchestra n. 21”; L.van Beethoven “Sinfonia n.1”; F. Mendelssohon-Bartholdy “Sogno di una notte di mezza estate”: Scherzo (bis), un concerto brioso, spumeggiante, che dopo tanto Mahler, e Beethoven, e Wagner (indimenticabili e splendidi) dell’estate scorsa ci hanno restituito alla dimensione del gioco, del sorriso e dell’allegria. In questa tonalità ci siamo presentati a Ferrara, meno seri e gravi che a Lucerna, più musicali e ariosi, pronti per la nuova avventura. Un programma che era “tutto un programma” già dal titolo: Irrealtà e sogno, C. Ives: The unanswered question S. Prokof’ev: Il luogotenente Kize F. Mendelssohon-Bartholdy : Sogno di una notte di mezza estate, Mai credo titolo di programma fu più indovinato, tutto il concerto è stato come un sogno, qualcosa che vivevi, ascoltavi, vedevi, ma non riuscivi ad afferrare, pur volendolo esattamente come accade nei sogni. Ovviamente la non particolare domesticità, con i primi due brani ha dato un grandissimo contributo a tutto questo. Insolito tutto, l’orchestra fuori scena, con visibili solo i legni e il direttore. Insolita la musica, per la sua levità, per la sua impalpabilità, simile a una nebbia che sorge dal nulla e come lei bellissima, leggera, invisibile, si spande, avvolgente per il teatro. Insolita e accattivante la tromba solista che torna a riproporsi ad intervalli, come una domanda che aspetta la risposta. Insoliti i legni, che si inseriscono come squarci in un velo, rapidi e taglienti. Non avevo mai ascoltato niente di simile, non conoscevo Ives, e tutto questo non faceva che accrescere sensazione di qualcosa di intravisto qualcosa di bello senza aver avuto la possibilità di trattenerlo, un attimo in più nella memoria.. Il brano di Porkof’ev, ci ha subito conquistati, anche se non proprio familiare questa musica è molto più decifrabile, ed è piacevole come un gioco, seguirla, decifrarla lungo i vari episodi che segnano la vita di Kize, fra marce e squilli di tromba, sonagli, fra realtà grottesche e squarci di lirismo, riusciamo a seguire come in uno schermo la sua vita. Sul “Sogno di una notte di mezza estate”, potremmo continuare a parlare e parlare, non c’è stata una cosa che non sia andata alla grande, mi astengo dal commentare la direzione, perché ogni parola sarebbe ovvia e di poco conto, mi limito a dire che Mendelssohn se ne è molto avvantaggiato. Vorrei invece dopo aver reso i dovuti meriti a Nicoletta Braschi irreale e fanciullesco folletto, alla Rachel Harnisch e alla Julia Kleiter, sottolineare la bravura dei componenti dell’Arnold Schonberg Chor, che hanno regalato al finale un tocco in più, se mai ce ne fosse stato bisogno. Detto questo, il grande merito di questa serata va alla Mahler Chamber Orchestra che di anno in anno, ma che dico da un mese all’altro, cresce nel suono, nella chiarezza, nella compattezza, nella duttilità, Chiara Tonelli ha raggiunto vertici incredibili nello scherzo del Sogno! Questa orchestra, ha veramente uno spessore e una qualità che la pone di diritto fra le grandi orchestre europee, merito di Abbado che l’ha creata e fatta crescere, merito di Daniel Harding che continua ad aggiungere progresso a progresso, ma merito soprattutto di questi ragazzi, che ovunque e con CHIUNQUE li ho visti suonare, sono sempre stati la voce e l’immagine della gioia di far musica insieme…..anche con il pubblico. Per ultimo ho lasciata, la bellissima sorpresa della serata, il dono di una fata buona o di un elfo benigno, mi riferisco a Reinhold Friedrich, inaspettata, gioiosa, gigantesca presenza in mezzo all’orchestra. Sua la tromba nascosta e suggestiva che poneva le domande in Ives, che scandiva le marce e coloriva i suoni di Prokof’ev, suo il sorriso, che per tutta l’esecuzione del “Sogno” ha parlato di allegria, di gioia di esserci, di partecipazione! Una magia, contagiosa, che ancora non ha cessato il suo benefico effetto. E così di sogno in sogno, fra una magia e l’altra ci prepariamo per il “Flauto Magico”. Alla prossima… Maria Vittoria
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