ABBADO NELLA STAMPA Rivista Prometheus Marta Argerich Pubblicchiamo volentieri gli articoli usciti in questa rivista pubblicata sul Net, dove scrive il nostro amico e socio Alessandro Di Gloria Link verso la Rivista Prometheus
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Con Abbado a ‘Ferrara’ trionfa la ‘Musica’ di Alessandro Di Gloria C’è da essere grati alla piccola Ferrara, così silenziosa ma allo stesso tempo tanto ricca di musica: sono anni che la Mahler Chamber Orchestra vi risiede animando la stagione concertistica di "Ferrara Musica" con eventi importanti e qualitativamente eccellenti ma, più di ogni altra cosa, offre a Claudio Abbado la possibilità di tornare sul podio, in Italia. Stavolta però Abbado torna all’opera, riprende il "Così fan tutte" di Mozart allestito nel 2000 con la regia di Mario Martone, con un cast rinnovato e particolarmente brillante capitanato da un grandissimo Ruggero Raimondi. A conclusione delle due recite mozartiane Abbado ci sorprende e dopo il trionfale concerto inaugurale di ottobre, un nuovo concerto straordinario approda in cartellone, il 20 febbraio, proponendo in locandina un programma dal taglio inusuale: nella prima parte sul palco saranno protagonisti i pochi solisti della Mahler affiancati al pianoforte da Bruno Canino per cimentarsi nella "Ouverture su temi ebraici" di Sergej Prokof’ev e nella "Kammermusik n.1 con Finale 1921" di Paul Hindemith. Se l’ouverture per clarinetto, pianoforte e quartetto d’archi di Prokof’ev si mantiene entro le forme del classicismo, con i suoi temi variati e i ritmi popolari, l’atmosfera generata dalla prima delle Kammermusik di Hindemith è, come all’epoca della prima esecuzione, esplosiva. I 12 eccellenti solisti si trovano alle prese coi ritmi e i suoni più disparati: dal fox trot importato dal jazz alla popolare fisarmonica tutti gli strumenti cantano con un vigore "selvaggio" proprio come prescritto in partitura, ma sono anche capaci di assottigliare la voce e raccogliersi meditativamente prima di trionfare nuovamente nel Finale al suono di una futurista sirena a manovella. Nulla di strano quindi se il pubblico non lamenta la calcolata assenza di Abbado sul podio in questo primo tempo, anche lui come il pubblico sta applaudendo da dietro le quinte i "suoi" musicisti, sempre più bravi ed entusiasmanti. Nella seconda parte si passa al grande repertorio classico ma anche stavolta Abbado sembra non abbia voglia di protagonismo e cede all’amica Martha Argerich il proscenio, pronta a debuttare, dopo tre anni di annunci e smentite, nel concerto n.3 di Ludwig van Beethoven per pianoforte e orchestra. È un’esperienza d’ascolto impareggiabile, un modo per riscoprire un concerto noto ai più e generalmente identificato come l’ultimo tra i "mozartiani". Ma la Argerich e Abbado, assolutamente complementari tra loro, tendono verso un’interpretazione più terrena e sentimentale, ma sempre lucida e contenuta entro un argine di razionalità. Martha Argerich offre una cadenza sublime, fatta di suoni rarefatti sui quali l’orchestra di Abbado si inserisce e sostiene con impalpabile precisione, ma poi si concede un Allegro finale vorticoso, in cui le difficoltà sembrano essere sparite e ci si abbandona alla musica, con un esito mozzafiato. Il pubblico, silenzioso e attento, si scatena in prolungate richieste di bis, ovazioni e lanci di fiori, battimani a ritmo: una festa da stadio conclusa dalla ripetizione dell’intero terzo movimento, unanimemente apprezzato ancor più del precedente. Il concerto, che pare verrà presto consegnato al disco, conclude degnamente il periodo ferrarese di Abbado, in attesa del prossimo appuntamento di ottobre, pare, con il "Sogno di una notte di mezz’estate" di Mendelssohn.
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