ABBADO NELLA STAMPA La Repubblica Claudio Abbado
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Il teatro lirico milanese torna a invitare il suo ex direttore: scambio di lettere tra i due artisti La Scala corteggia Abbado L' invito di Muti, la risposta: non sono in condizione PAOLA ZONCA MILANO - Claudio Abbado potrebbe tornare presto alla Scala? Troppo prematuro, allo stato attuale, ma è innegabile che la complicata macchina della diplomazia si sia già messa in moto, soprattutto in vista del rientro nella Scala ristrutturata. Lo testimoniano due lettere, dal tono cordiale e affettuoso, che sono state affisse sulla bacheca riservata alle comunicazioni per l' orchestra, al Teatro degli Arcimboldi. La prima è scritta dal maestro Riccardo Muti, direttore musicale scaligero, e dice più o meno così: caro Claudio, mi piacerebbe molto che tu venissi a dirigere il primo concerto sinfonico alla Scala nella prossima stagione, all' inizio del 2005. E continua: noi saremmo lieti di mettere a tua disposizione il teatro quando e come tu vorrai. Accanto c' è la risposta di Abbado: "Caro Riccardo, con grande gioia ho ricevuto il tuo invito a tornare alla Scala e te ne ringrazio. Purtroppo le mie attuali condizioni non mi permettono di affrontare un' attività troppo intensa e quindi devo rinunciare a molti progetti, privilegiando quelli per cui mi sono da tempo impegnato». Per ora si tratta di un no, dunque, ma senza polemiche, tanto che alla Scala viene interpretato come un passo di avvicinamento verso Abbado, che potrebbe in un prossimo futuro tornare nel teatro milanese dopo il concerto tenuto nel 1993 coi Berliner Philharmoniker, in collaborazione coi "Concerti del Quartetto". Tutti, insomma, sperano di coronare un grande sogno: i milanesi, che da troppo tempo non ascoltano Abbado dirigere nella sua città, ma anche gli orchestrali scaligeri, che da tempo esprimono il desiderio di averlo a Milano. E, per convincerlo, anche il coordinatore artistico dell' Orchestra Filarmonica della Scala, Gianluca Scandola, gli ha di recente inviato una lettera, spiegandogli che i professori sarebbero lieti di fare musica insieme a lui: quelli che lo hanno già conosciuto vorrebbero incontrarlo di nuovo, mentre i giovani che non hanno mai lavorato col maestro (e sono tanti, circa l' 80% dell' orchestra) potrebbero avere l' occasione di averlo sul podio. Ma la risposta di Abbado è sempre la stessa: «Le esprimo i miei più vivi ringraziamenti per l' invito che mi rivolge a nome della Filarmonica. Purtroppo dopo l' intervento che ho subito qualche anno fa ho dovuto rallentare il mio ritmo di lavoro. La prego di credere che un' attività più intensa risulterebbe per me fisicamente insostenibile. Voglia far giungere tuttavia a Lei e alla Filarmonica della Scala i miei più calorosi auguri di buon lavoro e un invito a continuare con passione la strada intrapresa». Certo, in passato, i rapporti di Abbado con la Scala e con Milano sono stati un po' difficili: dopo aver lasciato la direzione musicale del teatro nel 1985, il maestro avrebbe dovuto tornare nel ' 94 con Fidelio, ma qualcosa nelle trattative andò storto. E, quando nel 1998 si diffusero voci che avrebbe potuto dirigere qualche recita del Don Giovanni con la regia di Peter Brook al Piccolo Teatro, l' assessore alla Cultura del Comune di Milano, Salvatore Carrubba, si disse preoccupato per le possibili reazioni della Scala e di Muti. Così non se ne fece nulla. Ma ora, forse, i tempi sono maturi per una schiarita. LE PAROLE DI Abbado Il medico mi dice di lavorare meno ROMA - «Le mie attuali condizioni di salute non mi consentono più di lavorare come facevo prima dell' operazione. Non posso prendere tanti impegni, e le forze che ho devo dedicarle a quelli già presi, come il Festival di Lucerna». Interpellato al telefono, così Claudio Abbado spiega i motivi della sua risposta negativa all' invito rivoltogli dalla Scala per dirigere a Milano. «Il medico», aggiunge il grande direttore, «mi ha detto che d' inverno non posso più nemmeno andare in montagna, come ero solito fare, perché devo evitare i climi freddi. è inutile cercare altre ragioni. Di recente ho dovuto rifiutare gli inviti che mi sono stati rivolti anche dalle orchestre di Vienna e di Londra, altre due città dove ho lavorato tanto». (l.b.)
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