La cronaca del Wanderer

Il Wanderer può essere tutti noi.

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Cronaca dell'estate molto abbadiano del Wanderer Alessandro Di Gloria

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DOSSIERS

L'album dei nostri ricordi, l'archivio della nostra attività, le nostre emozioni, tutto questo alla pagina
Dossiers.

WANDERER'S STORY:
- cronaca 1(Boccanegra - Berlino)
- cronaca 2 (Abbadium Bug)
- cronaca 3 (Ferrara: Così fan Tutte)
- cronaca 4 (Salzburg: Simon Boccanegra)
- cronaca 5 (Aix, Makropoulos)
- cronaca 6 (Orange, Racconti di Hoffmann)
- cronaca 7 (Hannover, Concerto)
- cronaca 8 (Salzburg, Les Troyens) 
- cronaca 9 (Bolzano, concerto Boulez)
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cronaca 10 (Faust di Peter Stein ad Hannover )
- cronaca 11 (Fabio Vacchi a Salisburgo)
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cronaca 12 (I Berliner Salisburgo)
- cronaca 13 (Nono a Venezia)
- cronaca 14 (Il ritorno di Abbado)

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cronaca 15 (Tristan und Isolde , Tokyo 2000)
- cronaca 16 (Requiem di Verdi a Berlino 1)
- cronaca 17 (Requiem di Verdi a Berlino 2)
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cronaca 18 (Beethoven a Vienna)
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cronaca 19 (Beethoven a Vienna)
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cronaca 20 (Beethoven a Vienna)
- cronaca 21 (Falstaff a Salisburgo)
- cronaca 22 (Mahler VII, Berlino)
- cronaca 23 (Simon Boccanegra, Ferrara)
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cronaca 24 (Impressioni dalla tournée Boccanegra)
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cronaca 25 (Impressioni da Cincinnati Opera)
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cronaca 26 (Teatro alla Scala, stagione 2001-2002)
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cronaca 27 (Festival di Pesaro 2001)
- cronaca 28 (Abbado a Lucerna)
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cronaca 29 (Berlino, 27/09/2001)
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cronaca 30 (NYC)
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cronaca 31 (NYC)
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cronaca 32 (NYC)
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cronaca 33 (NYC)
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cronaca 34 (Parsifal a Berlino)
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cronaca 35 (Berlino: Beethoven - Mendelssohn)
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cronaca 36 (A Berlino per Schumann)
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cronaca 37 (in viaggio verso gli Arcimboldi)
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cronaca 38 (Parsifal Salzburg)
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cronaca 39 (Parsifal Salzburg)
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cronaca 40 (Parsifal Salzburg)
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cronaca 41 (Berlino Aprile 2002)

Speciale 1 (Loggione)

PERSONAGGI
Piero Farulli
Romano Gandolfi
Pierre Boulez
Euro2000
Andrea Concetti

La cronaca del Wanderer
N°46

Un estate itinerante



Quelle che potremmo definire "peregrinazioni" abbadiane quest'estate ci hanno portato a compiere un salto oltre la Manica e raggiungere la lontana terra scozzese. Città affascinante, Edimburgo, con quel castello imponente e maestoso cui è impossibile non rivolgere uno sguardo d'ammirazione. I magnifici prati, le ordinate panchine, gli insoliti ponti sulle ferrovie. È una città che conserva un austera dignità regale, a cui i cittadini sono fieri di appartenere. A parte poi le possibili disquisizioni riguardo le generali abitudini degli scozzesi è innegabile che Edimburgo sia una città dalla forte vita culturale e i numerosi Festival estivi che si collegano fra loro ne sono conferma. Sarà forse anche per questo che il nostro Maestro trovi così piacevole e stimolante tornarvi con abitudine e fare anche qui il pieno di trionfi. Per legittimare tali trionfi era impossibile che un gruppo di soci non si facesse vivo dal Maestro e così, anche chi non lo prevedeva, come il sottoscritto, si è trovato a prendere un aereo, un costosissimo treno, e arrivare a Edimburgo.

Ne valeva la pena, anche di attendere per due giorni una valigia finita a S. Paolo del Brasile!

La nostra amica Marion ha assisitito a tutte le recite e si è presa il suo attimo di meditazione prima di decretare con sicurezza che la più riuscita delle tre recite di Parsifal è stata l'ultima, del 18 agosto. È proprio di questa che fortunatamente qui si riferisce. Al posto dei magnifici Berliner Philharmoniker in buca c'era la Gustav Mahler Jugendorchester. Probabilmente qualcuno si sconvolgerà nell'apprendere che siamo stati tutti concordi, noi presenti, a definire la loro prestazione allo stesso livello e forse complessivamente migliore rispetto a quella dei Berliner. Il tratto distintivo risiede nella maggiore duttilità della Mahler nell'accompagnare un'opera, capacità che ai Berliner manca perché abituati quasi esclusivamente alla musica sinfonica. Quest'orchestra di giovani musicisti invece, entusiasti e pronti ad assorbire ogni insegnamento di Abbado, riesce dunque a organizzare un suono nitido, avvolgente e perfettamente integrato al canto. A questa considerazione, magari frutto di una impressione personale, si aggiunga però il fatto che l’ambiente nettamente più ristretto rispetto al Grosses Festspielhaus salisburghese ha consentito di godere di tutti i minimi particolari di cui è ricca la partitura.

Riguardo l'interpretazione di Abbado è meglio forse non azzardare giudizi che potrebbero risultare sminuenti: sempre coerente rispetto alle precedenti esecuzioni, anche a Edimburgo la sua direzione ha creato quella tensione che ci ha tenuti col fiato sospeso e col cuore in gola fino all'ultima nota. I due interludi del primo e terzo atto, ad esempio, sono stati sfolgoranti, il secondo in particolar modo. Trovandoci in una posizione ottima, a teatro, potevamo vedere da vicino sia la scena che la buca orchestrale, podio compreso: saranno effetti di "isteria collettiva", come un affermato e competente critico ha giudicato le reazioni di noi "seguaci" del Maestro, ma vedere il gesto vigoroso e netto di Abbado, la sua espressione ispirata, e sentire intanto la musica farsi sempre più penetrante e ritmata dal suono delle campane che si intrecciavano al velluto degli archi, alla precisione dei fiati, ottoni o legni che siano, uniti tutti da un equilibrio quasi irreale, generava un momento trasfigurante, in cui sembrava di essere un tutt'uno con la musica.

Sul versante vocale il livello si è mantenuto alto: sempre ottima la Kundry di Violeta Urmana che unisce alla forte caratterizzazione vocale una interpretazione drammatica e scenicamente credibile. La sua dizione, così come quella degli altra cantanti, è stata impeccabile, in modo da potere godere di un canto e un declamato sempre espressivo.

Non mi sentirei di pronunciarmi negativamente nei confronti del Parsifal di Thomas Moser: a fronte di qualche fibrosità la linea vocale si mostra sempre salda e sostenuta con sicurezza. Il registro acuto non è particolarmente baldanzoso così come l'aspetto fisico non proprio fanciullesco, ma accettabile in entrambi i casi. Eccellente per padronanza della parte, capacità interpretativa e vocale l'Amfortas di Albert Dohmen. Non sempre intonato invece e a volte sgraziato è Hans Tschammer nella impervia e lunga parte di Gurnemanz; la voce è comunque possente, espressiva, abbastanza calda e brunita.

Ottimo il diabolico Klingsor di Eike Wilm Shulte. Tra le parti di fianco citerei Elena Zhidkova che nelle pur brevi parti della "voce dal cielo" e di una delle "fanciulle-fiore" mostra bellissima e promettente voce. La regia di Stein è in sostanza tale e quale a Salisburgo ma coll'ulteriore difetto che a Edimburgo ci si trova in un teatro nettamente più piccolo: dovendo racchiudere le immense scene in questo spazio ristretto ogni effetto simbolicamente accettabile a Salisburgo, qui risulta abbastanza inutile. Si è limitato ad eliminare la tremenda croce "neon" che chiudeva il secondo atto e a rendere immobile l'ancor più oscena antenna parabolica che lo apriva.

I cori hanno dato un'ottima prova, compreso quello dei bambini. Il successo è stato naturalmente vivissimo così come l'emozione, che è inutile cercare di trasmettere a parole.

Chiuso il capitolo wagneriano si apre adesso quello del concerto alla Usher Hall la sera del 20 agosto. Avendo seguito le prove ci siamo recati in teatro convinti di essere abbastanza preparati al tipo di ascolto e alla conseguente emozione che avremmo avuto ma, in realtà, non sapevamo che ci attendeva una serata assolutamente unica e irripetibile. La Musica per archi, percussioni e celesta di Bartok che ha aperto il concerto è uno dei pezzi chiave della storia della musica: è quasi sconcertante quanto geniale riesca essere il linguaggio di questa "Musica" che, come un camaleonte, muta colori ogni attimo, passa dalle dissonanze a ad accordi di melodiosa intensità e piacevolezza, dal pianissimo al fortissimo. Abbado e l'orchestra sono stati veramente formidabili nel rendere l'insieme dei quattro movimenti come un unico copro in continua evoluzione. Una interpretazione che ci ha disorientato perché ha unito alla perfezione che già avevamo conosciuto alle prove la caratteristica esplosione di adrenalina che solo il pubblico riesce a generare. Tuttavia la serata è stata ancora più speciale quando è entrata la fantastica Martha Argerich, solista al pianoforte per il Concerto in sol di Ravel: ha avuto inizio un vero e proprio incantesimo. Le sonorità prima esplosive e poi eteree dei primi due tempi del concerto erano calibrate alla perfezione in modo da riuscire a integrare lo splendente tessuto orchestrale al suono del pianoforte. Riguardo la prova della Argerich siamo rimasti incantati dalla purezza del suono e dalla capacità della pianista di non far perdere all'orecchio neanche una nota, mantenendo tuttavia un "tocco" sulla tastiera che rasenta proprio la magia per quanto riesca a essere contemporaneamente lievissimo e determinato. L'esecuzione del secondo tempo resterà un ricordo indelebile nella memoria: la Argerich anziché suonare ha iniziato a far levitare le mani sulla tastiera e Abbado le stava dietro sostenendo il canto del pianoforte con sonorità impalpabili. Solo la tosse delle persone ha fatto sì che si rimanesse vigili e ancora sicuri di vivere un momento reale. Commovente.

Il breve e ironico terzo tempo, con la sua vivacità ci ha definitavemente risvegliati per concludersi in un tripudio osannante nei confronti di Abbado e, soprattutto, della Argerich che ha alla fine dovuto concedere un bis, la toccata in re di Scarlatti. La seconda parte del concerto ha rivisto protagonista la grandezza interpretativa di Abbado alle prese con il difficilissimo La Mer di Debussy e, come bis, il finale dell'Uccello di Fuoco di Stravinsky. Memorabili entrambi.

La spedizione abbadiana in Scozia terminava qui, ma naturalmente la forza abbadiana è illimitata: la nostra socia e amica Rosemarie sarebbe andata naturalmente anche a Londra, Lucerna, Salisburgo e Bolzano. Escludendo Londra anche Marion avrebbe fatto lo stesso.

Io posso riferire solo del concerto mattutino a Salisburgo e posso dire che, pur mancando l'atmosfera unica di Edimburgo, l'esito è stato ugualmente entusiasmante. Musicalmente infatti l'insieme si era fatto ormai più naturale e meno teso, la musica fluiva con soggiogante naturalezza. La Argerich ha superato se stessa ma anche lei ha confessato in camerino di avere preferito la prova di Edimburgo.

Abbado, in camerino, è stato cordiale ed ha anche parlato più del solito, esprimendo la sua perplessità riguardo il concerto in programma a febbraio a Ferrara (dubbi ormai svaniti, pare).

Rimane da dire ancora una volta: Grazie Maestro.

Arrivederci a Ferrara e Lucerna.

Richard Wagner
Parsifal
Violeta Urmana: Kundry
Alfred Dohmen: Amfortas
Hans Tschammer: Gurnemanz
Thomas Moser: Parsifal (Edinburgh)
Robert Gambill: Parsifal (Lucerne)
Markus Hollop: Titurel (Edinburgh)
Gwynne Howell: Titurel (Lucerne)
Eike Wilm Schulte: Klingsor
u.a

Philharmonischer Chor(Herren)
Arnold Schönberg Chor
(Damen)
Tölzer Knabenchor

Gustav Mahler Jugendorchester
Claudio Abbado