Un anno dopo l'esecuzione ormai mitica della Nona di Beethoven in questa sala il 24 febbraio 2001, era interessante assistere al concerto del 12 maggio 2002, alle 11 perché oltre ai Wiener Philharrmoniker, era l'occasione di ascoltare anche l'interpretazione di Sir Simon Rattle, uno dei più grandi direttori di oggi, il successore di Claudio Abbado a capo dei Berliner. Per paragonare, non per opporre due visioni molto diverse di questa opera così emblematica del grande repertorio tedesco. Numerosi gli abbadiani itineranti al concerto, caloroso il pubblico viennese che viene concludere un ciclo delle sinfonie che ha ricavato un grandissimo successo, di cui si è fatto velenoso eco un cosidetto "critico" (!!!) di un grande giornale milanese. Lungo tutti questi anni si è creato un legame affettuoso con I berliner. Rimarremo fedeli a questa orchestra: il suono sontuoso e carnoso dei Wiener, gli archi ineccepibili non sostituiscono nel nostro cuore la duttilità, l'impegno, la sottilezza dei Berliner. I Wiener suonano come sempre, magnificamente, suonano come sempre, professionnalmente, suonano come sempre, aristocraticamente rigidi nel loro ruolo di Cerbero della grande tradizione. Suonano anche come sempre, qualsiasi sia l'impegno ho il gesto del direttore: difficile distinguere uno sguardo verso Rattle. L'interpretazione di questa sinfonia è stata grande, inutile negarlo, grandi i solisti, a cominciare dallo straordinario Hampson, grande il coro, anche se non all'altezza dei svedesi o dell'Arnold Schoenberg Chor. Grande anche Rattle. Direttore dal gesto spettacolare, preso da una autentica rabbia di dirigere: rabbia leggibile sull'espressione del viso quasi sofferente, quasi cattivo, tesissimo. Un autentico direttore, un gesto rigidissimo e prepotente, senza frac, con il gilet nero e la camicia bianca, Rattle impone uno stile nuovo.
Uno stile dove l'intelletto a più spazio che la sensibilità. Tutto in questa interpretazione è costruito, elaborato. Una elaborazione di ogni suono che viene prodotto. Tutti gli effetti sono preparati, calcolati. Quando scoppia il suono, scoppia come una bomba, non come un cuore. Quando viene il pianissimo, diventa una dimostrazione di pianissimo, non un sussuro della sensibilità. C'est mathématique !.
Allora una messa in teatro tale, una messa in spettacolo di Beethoven così dimostrativo piace perché senza dubbio impressionante nella sua perfezione, ma sembrerebbe che domani suoneranno esattamente nello stesso modo, come da computer. Spettacolo perfettamente messo a posto, dove non manca neanche un bottone, manca pero il cuore, manca pero il legame tra i diversi strumenti, e se la direzione è perfetta, manca quache volta, per il mio gusto, la musica della sensibilità. Vivo questa esecuzione come una dimostrazione perfetta, come un'architettura magistrale, ma come un meraviglioso palazzo ancora vuoto, senza anima. Certo che alla fine la musica di Beethoven porta via tutto come un torrente e malgrado tutto Beethoven vince ancora...Ma nel terzo movimento, dov'era la malinconia? dov'era la lacrima dell'anima sensibile e rousseauista?
Alla fine enorme successo, standing ovation. Si ! era grandissima, Si ! Rattle è un grandissimo direttore, Si ! Wiener sono perfetti...
Ma a me piace un Beethoven meno distanziato, più vitale, più primaverile...
Dovrei dire a me ORMAI piace così. E il lettore sa perché. |